IV. RTW
Veniamo al ritorno di questo breve TR. E' domenica, domani si muore cantava Lindo Ferretti col suo caratteristico ottimismo; e se domani si sciopa, allora che almeno si completi questo viaggio. Il ritorno e' previsto la mattina e alle 10 e qualcosa siamo radunati di sotto. Devo ammettere di essere abbastanza eccitato all'idea di questo volo: visto che i venti viaggiano da ovest verso est, alle nostre latitudini, voleremo in direzione opposta rispetto a quanto fatto all'andata, costeggiando le isole Kurili, poi la Kamchatka, Alaska, Yukon, le isole artiche canadesi, la Groenlandia e poi giu' fino a Londra. Compiremo cosi' un vero e proprio giro intorno al mondo, un round-the-world reso necessario dalle realta' geopolitiche dell'anno domini 2022.
Il ritorno in un volo cling-on e', di solito, un po' teso. Il pick-up dell'equipaggio e' organizzato in modo dal massimizzare il tempo di riposo, cosi' che si arriva in aeroporto all'incirca un'ora e venti prima del volo; considerando che di solito il check-in chiude a -1h e' un po' al pelo per uno, come me, che preferisce ampi margini in tutto. Ma stavolta sto volando su uno degli 'ABC' di 8200, biglietti che consentono il check-in online e, dato che il volo e' pieno solo all'85%, sono stato confermato prima della partenza. Al solito mi sono imbattuto in un bug nel sistema, che affligge solo gli staffer e per cui non verra' mai rettificato, in cui il sistema mostra la cabina di Club al momento della scelta di un posto ma poi rifila un sedile in Y. Oh beh, ci penseremo poi. Al momento ho il mio 19F e tanto vale.
La lobby dell'hotel e' un tripudio di candelabri, poltrone figonze e sedie rivestite in pelle davanti ai banchi del check-in; noi ci raduniamo vicino alla porta e in men che non si dica siamo tutti li'. I
compagni di bevute piloti sono un po' perplessi perche' il piano di volo non e' ancora arrivato, girano voci di problemi sulla rotta che dovremmo seguire, i canadesi non hanno ancora dato le autorizzazioni per il volo di oggi o roba simile. Il capitano in carica del volo (ne abbiamo due oggi, piu' un SFO e un FO) mi prende da parte e mi spiega che, nel caso in cui si dovesse volare per la via da cui siamo venuti, sarebbe costretto a togliere cargo e all'incirca 70 passeggeri tra cui figurerei io. Se devo essere sincero non mi spiace molto, alla fin fine ho bisogno di un hotel e una connessione ad internet per lavorare, ma gia' che siamo tra amici gli chiedo come mai non facciamo come ANA e JAL che se la passano sopra il Polo e morta li'. La risposta e' che BA ha solo ETOPS 180 (o giu' di li, non ricordo con esattezza) mentre ANA e JAL, volando sul Pacifico, hanno ETOPS piu' lunghi visto che montano un sistema di soppressione degli incendi in stiva in grado di funzionare per 300 minuti.
Ad ogni modo, montiamo sul bus (
Friendly Limousine Bus) accompagnati da inchini da parte di mezzo mondo e corriamo sull'autostrada per Haneda. A bordo il capitano, IFM e 8200 come IFL fanno i loro briefing alla truppa, io sto zitto e scopro cose utili come il fatto che il piano di volo e' arrivato e voleremo con tutti i cristiani e le loro mercanzie previste, piu' meal ratios, breaks, numero di infanti a bordo e passeggeri a mobilita' ridotta. Ah, e chi non fa il riciclaggio dei vuoti verra' flagellato all'arrivo, che si prevede - ma pensa un po'! - molto umido e ventoso.
Ad Haneda siamo accalappiati dallo station manager, e io mi defilo per i controlli di sicurezza. L'emigrazione, grazie ai varchi digitali, richiede un secondo e sono airside nell'esatto momento in cui mio fratello mi manda un messaggello per chiedermi se posso trovargli una bottiglia di Yamazaki. Parto quindi in cerca dell'agognata boccia, che - spoiler alert - fallisco nel trovare.
HND ha un sacco di vetrate ma fare spotting e' oltremodo difficile.
ITA, nuovamente. Tra l'altro anche il crew di ITA era in cerca di whisky e del negozio di orologi e anche loro finiscono a mani vuote. Haneda, dove gli italiani che voglion spendere non riescono a strisciare la carta.
Il nostro gate, come nella miglior tradizione BA, e' quello piu' lontano di tutti. Arrivandoci vedo pero' un 747 di Lufthansa e mi scende una lacrimuccia.
Ma eccolo il nostro ferro, G-ZBKC.
Imbarco per ultimo per consegnare la mia usuale prebenda agli assistenti di volo e, soprattutto, per godere della vista di questo cazzabubbolo [cit. Dancrane] su ruote in forze presso BA Engineering qui a Tokyo. Ce l'avessero a LHR l'avrebbero ribaltato in secondi 10, netti.
Stavolta la cabina di F e' chiusa al pubblico, visto il load piu' basso, ma ancora una volta i capitani fanno un'eccezione e mi consentono di andare dentro. Saranno stati i molteplici giri di Kirin e Hibiki offerti, sara' la mia
bellezza e simpatia paraculaggine, sara' il fatto che anche loro volevano mandassi un messaggio al nostro Mod Edoardo per dirgli #maiunupgrade, ma qui mi ritrovo.
Sono praticamente da solo in First e, anche se il servizio e' solo di Club e in pratica sono sempre l'ultimo a ricevere qualcosa, questa sara' una delle mie migliori esperienze di volo. A servire questo lato sono, in alternanza, Marta e Tetsuya, uno dei due ICC che mi avevano aiutato all'andata, e inizio a pensare che mi ritengano un alcolizzato. Doppio
sciambagn pre-decollo. NB, sono le 11.30 e, tolto un dolcetto, non ho ancora mangiato. Ma se lo fanno Depardieu e Grace Jones allora posso farlo anch'io.
A LHR si poteva fare al massimo tug-and-three, ossia dolly+ tre vagoni, per motivi di sicurezza. A Haneda fanno 4 bidoni e una cassapanca, senza fiatare.
Macchine per il de-icing in attesa di qualcosa da sghiacciare; sullo sfondo, Tokyo.
Philippines. Me li ricordavo a LHR con gli A340 ex IB prima, e con i 77W poi. Ultimamente non li vedo piu', penso siano spariti.
Muso a muso con un 767 di JAL, che sempre mi manca tantissimo. Avevo considerato l'idea di volare con loro, ma i loads su myidtravel non erano per niente buoni.
Passiamo il terminal di HND mentre un 737 JAL s'impenna nel cielo blu sopra Tokyo.
Dicevamo appunto dell'Urbe. Mi mangio le mani per non aver portato la macchina fotografica.
Partiamo per il decollo e, in corsa, vedo uno dei 77W di stato del governo del Giappone in manutenzione. Chissa' cosa direbbero gli equivalenti nipponici di Di Maio e del Dibba se sapessero che aerei di stato ha il governo da 'ste parti.
Terminal ANA. Altra compagnia che vedro' soltanto nei Trip Report. Parlando di TR, caro
@BGW non e' che potresti fare un giro sulla F o J di ANA sui 77W e buttar giu' un reportage? Grazie.
E poi siamo su, sopra Tokyo. Sara' la doppia razione di
sciambagn, sara' quello che volete, ma mi viene un po' di nostalgia. Correva l'anno 2009, l'Italia era ancora campione del mondo e JAL volava col 747 con l'economy sull'upper deck. Un amico ed io facemmo il nostro primo viaggio intercontinentale, a Tokyo. Dormivamo in un ostellaccio ad Asakusa e vedevamo ogni giorno il troncone dello Sky Tree crescere un pochetto di piu'. Ed eccolo qui, ora, seppur seminascosto dall'ombra di una nuvola.
Poco dopo le nuvole tornano a farla da padrone. Io riprendo in mano il mio libro, non prima di aver sistemato il sedile nella miglior posizione. I comandi della poltrona sul 787 sono un po' strani da capire, ma una volta presa la mano sono abbastanza facili. In soldoni, prima si pigia il tasto per il servizio che si vuole - reclinare il sedile, accendere luci, roba simile - e poi si manipola la rondella centrale per ottenere l'effetto voluto.
Ohibo', e' arrivato un altro
sciambagn.
Nella cabina da 8 siamo io e uno dei piloti in pausa. Ovviamente lui si sta guardando il nuovo Top Gun: Maverick, che - devo ammetterlo - non e' per niente male. Io, invece, continuo a leggere mentre fuori c'e' il primo tramonto del viaggio. Vedremo due tramonti e un'alba, oggi.
Considerando che mi son fatto 3 bicchierate di alcol a stomaco vuoto, direi che e' tempo di mangiare. Il catering di Tokyo e' inusuale, per un palato inglese, e cio' mi garba. Quando arriva il mio turno le opzioni piu' "classiche" sono gia' andate, per cui rimedio sul pesce, che a me piace e pure parecchio. A seguire, formaggi.
Mi addormento in un punto imprecisato tra la Kamchatka e l'Alaska. Una specie di pisolino post-pranzo a giudicare dall'orario di Tokyo, non srotolo nemmeno la copertina. Ad un certo punto mi sveglio di soprassalto, travolto dal pensiero di essermi dimenticato qualcosa. Non ho 'chiuso' i finestrini, getto un'occhio fuori e rimango totalmente a bocca aperta.
C'e' un fiume verde che scorre in cielo, un'aurora boreale come mai l'avevo vista. Ora, il mio telefono non e' in grado di fare foto del genere; queste viene da una dei piloti, dal cockpit, ma la vista era esattamente cosi'. La scena e' epica: sono da solo in cabina, le 4 finestre sul mio lato sono aperte e l'intera cabina e' permeata da una luce verde eterea mentre fuori le luci ballano, si separano, si uniscono, cambiano tonalita' e forma senza fare un rumore. Siamo sopra lo Yukon, sotto di noi non c'e' nulla e nessuno.
Era da un bel po' che non mi capitava di essere cosi' eccitato per un volo. Uno dei motivi principali per volare, per me, e' quello di poter vedere cio' che c'e' sotto. Poter sorvolare lande che mai, in tutta onesta', potro' mai visitare: la Siberia, il Nord del Canada, il Sahara, le steppe mongole, la foresta amazzonica. Adoro passare ore a guardare di sotto, a immaginarmi la' a vedere la scia del mio aereo novemila metri piu' in su'. Non capiro' mai le compagnie aeree che costringono i passeggeri di chiudere gli scuri anche per un volo alle 10 di mattina.
Ad un certo punto devo essermi addormentato, perche' quando riprendo conoscenza noto una delle assistenti di volo in pausa al sedile 1D. C'e' un po' di luce che filtra dal lato destro della cabina e decido di andare in galley, dove sono nuovamente da solo. Fuori vedo questo.
La Groenlandia!! Non chiedetemi come mai, ma ho
sempre desiderato di andarci, o quantomeno vederla, e mai -
mai - in tutti i miei voli transatlantici son riuscito nell'impresa. O era buio, o era nuvolo, o eravamo troppo a sud, o fatevobis. Non oggi. Stiamo volando sopra la Groenlandia orientale e il secondo tramonto del viaggio e' in corso.
Mi siedo sullo strapuntino del jumpseat (su cui, all'andata, sarei dovuto stare) e sto li' per un bel po' mentre, sotto di noi, scorrono le montagne e i ghiacciai della Groenlandia. Chissa' quanto saranno alte quelle pareti, chissa' se qualcuno c'e' mai stato. Non ho un metro di giudizio per misurare le distanze, potrebbero essere alte venti o duemila metri.
Alla fine, si vede un po' di blu. Un fiordo il cui pack e' stato rotto dalle correnti.
E poi si torna al grigio antracite del nord Atlantico e io ritorno al mio sedile.
E' ora del secondo servizio. Potrebbe essere una colazione, ma e' notte fonda a Tokyo; a Londra, pero', e' gia' sera. Allora bando alle regole, mangiamo la cosa piu' strana sul menu'... tofu steak. Daje. Non devono essere in molti a volerla e, infatti, il sospiro di sollievo di Marta e' palpabile. Sono il primo a chiederla.
Verdetto? Sorprendentemente buona.
Sgomberato tutto, fatto l'ultimo giretto al bagno, mancano 40 minuti all'arrivo. Il segnale di allacciare le cinture si accende presto, perche' iniziamo a ballare con una bella intensita'. Entriamo in una specie di cappuccino torbido, sotto al quale dovrebbe esserci - cosi' dicono - il sud-Est dell'Inghilterra. E, infatti, sbuchiamo praticamente sulla verticale dell'inceneritore di Slough, praticamente a Heathrow, e siamo a terra dopo poco.
Sono passate 15 ore nette di viaggio tra aurore boreali, lande desolate e ghiacci eterni ed eccoci qui a LHR, pazientemente in attesa che un A350 si sposti dal nostro gate.
Grazie a tutti per leggere e buon 2023.