Volo New York-Roma, l’aereo perde quota per 9 mila metri: la decisione dei piloti e il rientro in aeroporto
di
Leonard Berberi
La rotta del volo United e, di fianco, l’aereo interessato (da Flightradar24)
Il timore di problemi di pressurizzazione all’interno della cabina ha spinto i piloti di un volo United Airlines del 13 settembre scorso diretto a Roma Fiumicino a far scendere sensibilmente di quota l’aereo prima di rientrare nello scalo di partenza, quello di Newark, vicino New York. Il velivolo, un Boeing 777-200, è passato da quota 37 mila piedi (11.278 metri) a 8.900 (2.713 metri) in circa otto minuti, scendendo così a circa 18 metri al secondo, stando ai dati forniti da Flightradar24. La vicenda viene confermata dalla compagnia aerea e dalla Federal aviation administration, l’ente federale Usa per l’aviazione.
La rotta
Il volo UA510 Newark-Roma Fiumicino è decollato dallo scalo situato nel New Jersey alle 21.20 ora locale (le 3.20 di notte del 14 settembre in Italia). Ma circa cinquanta minuti dopo un «problema di pressurizzazione» della cabina ha spinto i piloti prima a scendere di quota, quindi a scaricare un po’ di cherosene per alleggerire il velivolo, poi a fare ritorno verso lo scalo di partenza. L’aereo — che trasportava 270 passeggeri e 14 membri dell’equipaggio — è atterrato senza problemi alle 00.21 locali (10.21 in Italia).
L’aereo di sostituzione
«L’aereo non ha mai perso pressione in cabina», spiega United Airlines in una nota. Ma il timore che potessero esserci problemi ha portato i piloti in via precauzionale a scendere a una quota dove in ogni caso i passeggeri non avrebbero avuto problemi e senza la necessità di utilizzare le mascherine dell’ossigeno. Gli stessi viaggiatori sono stati poi imbarcati a bordo di un altro velivolo partito alle 3.33 di notte e atterrato a Roma alle 17.08 del 14 settembre.
I manuali
I piloti spiegano che in caso di problemi di pressurizzazione la procedura prevede proprio quanto fatto sul United. Durante la fase di «crociera» di un volo — a 9 mila metri di quota — mentre all’esterno la pressione dell’aria è un terzo di quella al livello del mare dentro la fusoliera la pressione viene mantenuta artificialmente a livelli equivalenti quelli tra 1.500 e 2.500 metri di quota. In caso di problemi e malfunzionamenti al sistema interno ecco che i piloti scendono fisicamente a quota 1.500-2.500 metri per poter far respirare normalmente i passeggeri anche se l’impianto non dovesse funzionare.
Il precedente
La vicenda del 13 settembre ha ricordato un’altra, del 18 dicembre 2022, anche se per cause diverse. Quel giorno un altro volo United, decollato da Maui (Hawaii) ha perso improvvisamente quota sopra l’Oceano Pacifico fermando la discesa ad appena 236 metri dall’acqua. Il volo UA1722 settantuno secondi dopo il decollo — con destinazione San Francisco — una volta arrivato a 671 metri di quota è sceso bruscamente di oltre 400 metri. Il rapporto d’indagine ha confermato che il tutto era successo per una comunicazione sbagliata tra i due piloti in cabina.
È successo il 13 settembre al collegamento United Airlines. Problemi di pressurizzazione hanno spinto i piloti a scendere di livello: nessun problema ai passeggeri
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