Capitolo Primo. LHR-HND, anzi no.
In principio, fedele alla linea in base alla quale il volo diretto è sempre preferibile al volo con scalo, doveva esserci un volo LHR-HND. 8200 ed io avremmo iniziato la nostra odissea di tre settimane (“
Tre settimane?!” disse incredula un bel giorno la mia Direttrice Cosmica prima di ricordarsi che le ferie me le aveva approvate lei medesima) con, per dirla come i Pizzicato Five, un bel
Nonstop to Tokyo.
Se non fosse che i 10 voli settimanali di BA volano pieni (quando non vengono cancellati, cosa che succede abbastanza spesso). Ma nel senso di pieni pieni, eh. A dicembre volavan pieni, d’estate volavan pieni, ora che s’è fatto tardo settembre… volano pieni. Qualcuno suggerirebbe di mettere aerei più grossi, o magari di smettere di aprire rotte per veri e propri buchi di c*lo tipo Pittsburgh o Cincinnati (
Cincinnati, cribbio) ma che ne so io. Fattostà che noialtri, su quell’aereo, non ci saliremo. Due giorni prima della partenza, vedo disponibilità su HKG; detto fatto, cambiamo le carte in corsa e siamo belli che confermati sull’A350 colà diretto, con Dancrane a ricordarmi che la cena di AC è a dicembre.
Non tutto il male vien per nuocere, se devo essere sincero: un volo intercontinentale in notturna è per me preferibile a uno diurno, e pazienza se non c’è First cui avremmo, in principio, diritto; c’è Club Suite e tanto basta.
Arriviamo a T5 nel tardo pomeriggio di sabato 16 e, senza troppo pensare, decidiamo di usare la prima fila di banchi self-service per depositare il nostro bagaglio. Già, tre settimane via e, in due, abbiamo solo una sacca da 70 litri che, col senno di poi, potevamo riempire pure di meno. Ciao ciao sacca, speriamo di rivederti a Hongers.
Abbiamo diritto ad usare il fast track, ma – siccome siamo comunque barboni – la fila del fast track si riversa in quella con tutti gli altri. Io e 8200 ci facciamo una risata (“
Typical Heathrow!”) ma un tizio davanti a noi si lamenta con un addetto, il quale risponde che è per via dell’allarme sicurezza causato da quel tizio, ve ne ricorderete, scappato da una prigione malgrado fosse sospettato di spiare per l’Iran. Conta poco che sia stato riacciuffato da una par di settimane. Magari sono solo io, ma la sensazione che in UK le cose stiano andando a rotoli sta diventando sempre più tangibile.
Anche il complice baretto del T5B, per dirne una, non ha birra alla spina. C’è solo Camden Hells o sidro Magners e quindi che sidro sia.
Fuori tutto va come deve andare.
Ed ecco il nostro potente mezzo, G-XWBL, A350-1000.
E, siccome in questo TR ho deciso di essere un po’ più organizzato, eccovi anche la mia spiegazzatissima boarding pass, con tutti i dettagli che consentono ai malintenzionati di accendere mutui a mio nomi ben (si spera) nascosti. Il sistema ci ha offerto due posti centrali, 10E ed F, senza possibilità di cambiarne altri. Alla fin fine, su Club Suite si casca sempre in piedi.
Il boarding viene fatto alla maniera di BA, ossia con settecentododicimila annunci, ventuno controlli e ovviamente nessuno che ascolta, cosicchè alla chiamata per il gruppo 1 si alzano tutti. Nel frattempo, il nuovo cazzabubbolo automatizzato di Mitie che pulisce i pavimenti decide che quello è il momento giusto per ramazzare lo sporco nell’area prospiciente il nostro gate, con i risultati che potete immaginarvi.
A bordo. Questo è il sedile della fila 11, dove si posizionerà un volto noto, almeno per me, in BA. Trattasi di un ingegnere conosciuto per avere un secondo lavoro, ossia quello di strongman in Islanda. Immaginatevi Gregor Clegane di Game of Thrones, solo non avvezzo ad ammazzare cristiani (credo). Durante il viaggio scoprirò che lui ed un altro collega sono diretti a HKG per sistemare un 787 che ha fatto ciò che i Dreamliners fanno, ossia rompersi.
Comunque, menu. Ça va sans dire che toccherò poco e nulla: formaggio stasera, e yoghurt all’arrivo.
Partiamo all’incirca in orario, che in BA conta come un successo, e prendo un Kir Royale (c’era anche uno
sciambagnino pre-decollo, ma finì nel gargarozzo prima di poter essere immortalato).
A seguire, come dicevo, formaggio e pane, per un’alimenazione sana e bilanciata...
E poi mi addormento sonoramente. Porta chiusa, aereo tranquillo, che gli altri mangino mentre io ronfo.
Mi sveglio che mancano un paio d’ore all’atterraggio e, nel (per una volta) capace IFE trovo il film più indegno fatto dai tempi di
Waterworld. Quel
The Meg che consente a Jason Statham di mostrare tutte le sue capacità espressive, ossia questa faccia:
Atterriamo dopo 9mila km, con lauto anticipo alle 13:10. Tutto sommato un volo ottimo: tranquillo, veloce, buona dormita, mi sento fresco e pronto per il prossimo.
Appunto, il prossimo.
Sbrigate le varie formalità legali, presa la sacca, decidiamo di lanciarci a pesce verso i banchi di JAL. C’è un HKG-HND alle 15:15, che abbiamo preso su MyID, e preferiremmo quello al volo di Cathay Pacific delle quattro e qualcosa. Arriviamo ai banchi, dove siamo solo noi e un tizio, e in men che non si dica siamo accettati a bordo. 8200, da brava aeronerd che non lo ammette, guarda su Expertflyer e nota che, in barbon, ci sono solo 4 sedili vuoti.
Arisbolognamo la valigia, aripassiamo controlli legali e di sicurezza, e arisiamo airside a HKG. Prima volta per me in questo aeroporto durante le ore di luce, per cui posso vedere cosa c’è fuori e, sorpresa delle sorprese, HKG ha un ponte tipo Gatwick.
Molto simpatica anche la soluzione per i gates:
L’imbarco di JAL è epico, e qui vi metto un allarme fanboysmo: io
adoro JAL. Quattro gruppi, nessuno si alza a caso, tutto fatto con efficienza, tutti a bordo in cinque minuti cinque.
In cabina, i toni sono quelli che ricordavo: bianco, nero e bordeaux. Sedili amplissimi – JAL è l’unica al mondo a montare una configurazione 2-4-2 in Y, a differenza di tutti gli altri che fanno 3-3-3 sul Dreamliner – e pitch assolutamente dignitoso. Siamo in ultima fila, in due in una fila da 4, e stiamo benissimo.
Tutto è color granata, e all'improvviso vengo colto da una visione di un universo parallelo in cui JAL sponsorizza il Toro, in cui il Tsurumaru campeggia sulla maglia granata, in cui Urbano Cairo affetta il bunet colla katana... e li, ammetto, ho avuto un mancamento.
Meglio riprendersi. Informazioni di prammatica:
JAL non ha fatto fuori la rivista di bordo, meraviglia.
Ci sono pure informazioni utili come la mappa di CDG, che fa capire il livello di pazzia di chi l’ha progettato:
Il menù delle bevande:
E la lista della flotta. In questo viaggio prenderemo cinque tipi su otto.
Partiamo spaccando il minuto, con un tempo di volo previsto di meno di 4 ore. Più corto di un LHR-LCA che, alle nostre latitudini, viene fatto su un A321neo con interni carro bestiame [cit] e servizio sovietico.
Piccoli dettagli: salvietta umida e cartellino che dice che le latrine – con tanto di getto lavanatiche, NdR – sono di fronte.
Rancio, che si rivelerà esser pollo e miso soup. Buono per essere economy, e menzione d’onore per avere i gamberettini nell’insalata e il gelato.
Posate in metallo, da quanto non vi vedevo in Barbon?
E vi domanderete: ma dov’è l’alcol? Eccolo, eccolo.
Il resto del volo procede con efficienza. Sbaglio un secondo nel premere il pulsante di chiamata, e la capocabina si materializza di fianco a me, tipo genio della lampada. Atterraggio abbastanza ventoso, come di prammatica a Haneda, e siamo arrivati. Sono le 8 di sera, è buio, abbiamo preso una stanzina minuscola al Villa Fontaine di Haneda, ma siamo finalmente nella terra degli Onigiri e dei getti lavanatiche.
Continua!