Situazione voli Israele


kenadams

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Oltre alle ragioni di sicurezza se anche fosse tecnicamente possibile e sicuro operare i voli (cosa che non mi sembra affatto) credo che la domanda da e per Israele in questo momento sia prossima allo zero. Forse c'è richiesta solo per voli di movimento truppe militari o rientro di riservisti dall' estero.
Il traffico turistico sarà sicuramente basso ma il mondo è pieno di gente che se ne frega degli orari comodi per il weekend perché deve lavorare. Gli israeliani inventano e commerciano come e quanto pochi altri paesi del mondo: e per commerciare si deve viaggiare. I diamanti vanno comprati in Africa e venduti in USA ed Europa, i servizi e le tecnologie digitali vanno vendute in tutto il mondo, le tecnologie mediche e farmaceutiche da Israele vengono vendute in Russia, Corea del Sud, Cina, Brasile, Giappone, USA...
Il traffico outgoing è quindi notevole. E anche l'incoming non turistico rimane sicuramente importante: l'economia della diaspora fa sì che ci siano israeliani e familiari di israeliani sparsi un po' ovunque nel globo. E molta di questa è gente che non si lascia intimidire più di tanto dai razzi di Hamas: testa bassa e lavorare!
 

East End Ave

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su e giu' sull'atlantico...
Per esempio la moldava Hisky da KIV proprio l'altro ieri.
vabbe', allora "quasi nessuno"...calcolando che parliamo di una compagnia con 3 voli a settimana KIV-TLV dove operano anche Israir , la stessa ElAl e Arkia, il che significa che e' proprio il tipo di traffico di cui parlava Londonfog, ovvero israeliani che vanno e vengono per necessita'.
Basta vedere il tabellone arrivi/partenze di oggi a TLV per capire che "quasi" nessun altro ci vola!
 

vladi

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Albenga, Liguria.
me lo immagino operato da un Tupolev tu-104 con a bordo Sam Chui in business class che scrive quanto sia trendy volare su queste compagnie di nicchia.
Io direi che prima bisogna informarsi e non immaginarti TU 104 o cose simile. Comunque su TLV volano anche la TK, FlyDubai e altre straniere che non mi sembrano compagnie di nicchia.
 

Cesare.Caldi

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Non so voi ma personalmente in questo momento non volerei in Israele nemmeno se pagato a peso d'oro. Qualcuno prima parlava di traffico business che prosegue, certo qualche pazzo che mettendo a repentaglio la propria vita vuole continuare a fare business come se niente fosse ci sarà. Ma stiamo parlando di un paese in guerra e in guerra l'economia si ferma e subisce notevoli danni. Non siamo certo a business as usual.
Quello che invece potrebbe avere un impatto economico è la cosidetta economia di guerra legata alla produzione e reperimento di armamenti e altre forniture legate alla guerra.
 

kenadams

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Non so voi ma personalmente in questo momento non volerei in Israele nemmeno se pagato a peso d'oro. Qualcuno prima parlava di traffico business che prosegue, certo qualche pazzo che mettendo a repentaglio la propria vita vuole continuare a fare business come se niente fosse ci sarà. Ma stiamo parlando di un paese in guerra e in guerra l'economia si ferma e subisce notevoli danni. Non siamo certo a business as usual.
Quello che invece potrebbe avere un impatto economico è la cosidetta economia di guerra legata alla produzione e reperimento di armamenti e altre forniture legate alla guerra.
Cesare, per favore. L'economia in guerra non si ferma: qua non si sta combattendo la seconda guerra mondiale (e anche là ci sarebbe da discutere su cosa significhi esattamente "fermare l'economia"). L'unica economia che in questo momento subisce notevoli danni è quella di Gaza.

L'economia civile durante le guerre continua. E' così da sempre: c'è chi va a fare la guerra, chi cambia lavoro, chi cambia abitudini, ma l'economia non si ferma, anzi. Dove si combatte faccia a faccia (Gaza, Bakhmut, in certe zone del Sudan) è chiaro che si ferma tutto. Ma non a Tel Aviv, Kiev, Lviv, San Pietroburgo, Mosca e millemila altri posti in paesi in stato di guerra. L'economia non si è fermata nemmeno in Siria nelle fasi peggiori della sua guerra civile. Qualche mese fa una mia conoscente ucraina rifugiatasi in Ungheria all'inizio del conflitto è tornata a Kiev per un mese per sottoporsi a un intervento chirurgico: una volta fatto, è tornata in Ungheria.
A Tel Aviv i ristoranti sono aperti, le aziende sono aperte, chi vive di commercio commercia, chi vive di manifattura manifattura, chi vive di agricoltura coltiva. Se non fosse così le guerre durerebbero cinque minuti perché non ci sarebbe modo di continuare a finanziarle. E chi a Tel Aviv continua a lavorare lo fa senza rischiare veramente la vita. E' chiaro che un rischio minimo c'è, ma quello è la norma ovunque, dei rischi oggettivi esistono in tutti i mestieri e non solo nei periodi di guerra.
Vedi, caro Cesare, la storia che ci insegnano a scuola e la cronaca che ci mostrano in TV sono fuorvianti. La guerra è da sempre un fenomeno localizzato - dinamico ma localizzato. La guerra totale è roba recente e rimane rara. I bombardamenti coinvolgono la popolazione civile ma raramente bloccano l'economia per più di un paio d'ore.
Per portare un esempio di un'altra epoca, pensa che i nostri antenati veneziani e genovesi erano grandi commercianti: trascorrevano tanto tempo in mare rischiando sempre di venire attaccati da pirati o di affondare durante una tempesta (in tempo di guerra e pace allo stesso modo). E quando scoppiava una guerra contro l'Impero Ottomano, commercianti genovesi e veneziani si recavano comunque a Istanbul a fare scambi: il commercio non si fermava.
Giusto ieri ero in una videochiamata alla quale, oltre a me, partecipavano un giordano, un iraniano (residente in USA) e due israeliani (Tel Aviv): abbiamo fatto ciò che dovevamo fare, risolto le questioni tecniche e commerciali che dovevamo affrontare, e nella massima cordialità abbiamo svolto il nostro lavoro. Magari io non andrò in Israele (se dovessi lo farei tranquillamente -- non è che a Tel Aviv si corrano grandi rischi adesso), ma i due israeliani coi quali parlavo li incontrerò in USA a inizio gennaio: non verranno in gommone.

Resta pure a casa, caro Cesare. Nessuno ti verrà a cercare. Fuori, intanto, il lavoro prosegue.
 

Cesare.Caldi

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L'unica economia che in questo momento subisce notevoli danni è quella di Gaza.
Assolutamente no, anche l'economia di Israele sta subendo notevoli danni, pensa ad esempio al solo settore del turismo che si è praticamente azzerrato, proprio in questo periodo natalizio che in tempo di pace avrebbe visto Israele invaso da turisti e pellegrini da tutto il mondo.
Pensa a compagnie aeree, hotel, ristoranti, guide turistiche, lavoratori del settore aeroportuale, ecc. tutti questi sono settori pesantemente danneggiati e probabilmente molte persone avranno già perso il lavoro.
La guerra fa molti danni dall' economia, non è assolutamente vero che tutto prosegue senza conseguenze come niente fosse.
 

speedbird001

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Assolutamente no, anche l'economia di Israele sta subendo notevoli danni, pensa ad esempio al solo settore del turismo che si è praticamente azzerrato, proprio in questo periodo natalizio che in tempo di pace avrebbe visto Israele invaso da turisti e pellegrini da tutto il mondo.
Pensa a compagnie aeree, hotel, ristoranti, guide turistiche, lavoratori del settore aeroportuale, ecc. tutti questi sono settori pesantemente danneggiati e probabilmente molte persone avranno già perso il lavoro.
La guerra fa molti danni dall' economia, non è assolutamente vero che tutto prosegue senza conseguenze come niente fosse.
Per curiosità, sono andato a vedere ora le partenze a Ben Gurion, oggi sono 126, in questo momento : New York, Dubai, Amsterdam, Abu dhabi, Londra... non mi sembra sia cosi deserto....
 

londonfog

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Assolutamente no, anche l'economia di Israele sta subendo notevoli danni, pensa ad esempio al solo settore del turismo che si è praticamente azzerrato, proprio in questo periodo natalizio che in tempo di pace avrebbe visto Israele invaso da turisti e pellegrini da tutto il mondo.
Pensa a compagnie aeree, hotel, ristoranti, guide turistiche, lavoratori del settore aeroportuale, ecc. tutti questi sono settori pesantemente danneggiati e probabilmente molte persone avranno già perso il lavoro.
La guerra fa molti danni dall' economia, non è assolutamente vero che tutto prosegue senza conseguenze come niente fosse.
Cesare, vorrei farti un paio di esempi personali.
1) I centri di costo num.1 e 2 lavorano tranquillamente, tutti e due si sono trasferiti in Israele a un eta' che li preclude dal servizio militare o a far parte delle riserve.
2) Due miei cugine lavorano, un'altro e' nelle riserve.
3) Visto che ho rimandato al la fine di Gennaio (spero) hanno fatto una cena al ristorante per festeggiare il mio compleanno senza di me.
4( Al marito di mia cugina hanno rinviato un'operazione perche' meta dell'equipe medica e' nei militari
5) Molti alberghi ospitano evacuati dal sud e dalle immediate vicinanze dei confini con il Libano (paga lo stato), quindi non sono vuoti.

L'economia ne soffre ma non ai livelli apocalittici che pensi tu. Certo, lo Shekel ha perso valore, se questa situazione dovesse continuare ancoea per molto sarebbero volatili senza zucchero, ma per il momento i voli El Al, Israir e Arkia sono pieni (anche se rappresentamo la meta' dei movimenti totali che avrebbe TLV in questo periodo).
 

kenadams

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Ma stiamo parlando di un paese in guerra e in guerra l'economia si ferma e subisce notevoli danni.
Qui hai scritto che l'economia si ferma. Non è così.

Assolutamente no, anche l'economia di Israele sta subendo notevoli danni, pensa ad esempio al solo settore del turismo che si è praticamente azzerrato, proprio in questo periodo natalizio che in tempo di pace avrebbe visto Israele invaso da turisti e pellegrini da tutto il mondo.
Pensa a compagnie aeree, hotel, ristoranti, guide turistiche, lavoratori del settore aeroportuale, ecc. tutti questi sono settori pesantemente danneggiati e probabilmente molte persone avranno già perso il lavoro.
La guerra fa molti danni dall' economia, non è assolutamente vero che tutto prosegue senza conseguenze come niente fosse.
Ora parli solo di notevoli danni e sei partito con la solita serie considerazioni buttate lì a caso.

Ti dico un numero. Stando all'OECD (fonte qui), il turismo rappresenta il 2,8% (due virgola otto per cento) del Prodotto Interno Lordo di Israele. Ovviamente si parla comunque di molti posti di lavoro, ma il 2,8% di un'economia non significa che l'economia si fermi e nemmeno -- trattandosi evidentemente di un fenomeno limitato nel tempo -- che i danni all'economia siano notevoli.

Il PIL di Israele è pari a circa 500 miliardi di dollari all'anno. Visto che il turismo rappresenta meno del 3% di quel PIL, giusto per curiosità ti segnalo che il 18,1% del PIL dipende dal settore high tech. E' quello il principale settore dell'economia israeliana, e di sicuro non si è fermato mentre l'esercito va a spianare Gaza.
 

13900

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Signori, magari c'e' un modo di portare la pace nel medioriente. Se Netanyahu e quell'altro somaro di Hamas non la smettono diamo i loro numeri di cellulare a Cesare Caldi, e poi chi s'e' visto s'e' visto.
 

londonfog

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Londra
Fare uno schedule precario su TLV ci sta, operarlo regolarmente è altra cosa.
Oh, comunque hai ragione te, TLV pullula di voli delle major, movimenti immutati e vita normale. Va bene.
Completamente OT
Scusami, ma anche se la vita non e' normale, non siamo ai livelli di paralisi prospettati da Cesare. In un certo senso "la vita continua", male con un forte stress, ma continua.
Fine OT