4. Aprile – Testing, testing, testing
Archiviata Pasqua, il mio cervello è in modalità Eroica – Sud Africa (TR a venire), più un paio di grossi progetti nell’area di Loyalty. E, si, c’è anche Chicago. Addì 8 aprile dovremmo iniziare con le prove. Lato ground handling, dovremmo iniziare a fare i primi test del nuovo modus operandi split-terminal; lato taxi, c’è da certificare il taxi crew.
Tradotto in soldoni, s’ha da annà a Chicago.
Parto ancora una volta alle 4 del pomeriggio di domenica. Prima di partire il collega Darragh, altrimenti noto come l’irlandese più irlandese del mondo, mi fa “13900, tu che sei un bell’uomo, me lo fai un favore?”
Subodoro una fregatura, ma abbocco. “Dimmi,
stramaledetto carissimo amico”.
“Beh, sai quelle cose che mi hai chiesto di comprare dal supplier di Miami?” (dei banner pull-up, più altre fetenzie varie di merchandise che abbiamo comprato rigorosamente senza farlo sapere a Brands, altrimenti non ce l’avremmo mai fatta, vi prego non diteglielo).
“Si, quelli che ti ho detto e stradetto di mandare a Maureen al T5?” Rispondo, sapendo esattamente ciò che sta per succedere.
“Ecco, si, appunto quelli. Li han mandati al T5. A Heathrow” fa lui.
Reprimo la voglia di chiudergli la carotide con una pressa idraulica, e mi faccio dire dove andare a prendere i materiali. Poca roba, dice il maledetto. Giudicate voi. Graziaddio che sarei stato hand baggage only.
Sia come sia sbrigo tutte le formalità e vado airside. Al T5C c’è un simpatico A380 in partenza:
E altri avioni assortiti.
Oggi siamo sul 787-10, che mai avevo provato in First. Pensavo fosse diversa, invece è pari pari alla F del 787-9. Boh.
A bordo scopro che l’IFM altro non è che un carissimo amico di 8200. Trattamento da re, e arriva la richiesta: “Esimio, desidererebbe
sciambagn e noccioline calde?” e di fronte a cotanta beltade anche il più proletario si scopre borghese. Abbandono Lindo Ferretti, il Consorzio Suonatori Indipendenti, la Casa del Popolo, Peppone e mi abbandono alla più liberale debosciaggine.
Vi risparmio il menu, ché tanto è lo stesso dell’altra volta. Siamo in ritardo perché, sorpresa, il 787-10 ha un problema. Aspettiamo il reset del computer e quindi ogni occasione è buona per dell’altro
sciambagn. Dio benedica la fermentazione secondaria.
Scopro all’improvviso che al 2E c’è il training standard captain che deve venir giù per certificare i nostri prodi tassisti. Mark fa anche
delivery flights e, quella sera a ORD, racconterà a me e a Tony storie di lavori fatti
cum prosecutio schienis che racconterò solo oralmente a chi vorrà venire al raduno estivo. Nel frattempo, su sua raccomandazione, guardo un po’ a criterio con cui sono state posate le guarnizioni nel finestrino. Roba che manco io alla terza grappa colla pistola a silicone.
Vabbè, raccomandiamoci l’anima a chi di dovere e andiamo.
Se mai vi sentite dei fallimenti, ricordatevi che a Londra c’è Heathrow Airport Limited, la quale ha chiuso il Terminal 1 nel 2015 e ancora non l’ha demolito, perché quel terminal ha il BHS usato dal T2 e, fintantoché il T2 non ne ha uno, allora i sommergibili rimarranno dove sono e quel pezzo di LHR non si potrà usare. Pazzia.
AI vecchia livrea. Mi mancherai. Prima o poi c’arivolo, ma su un longhaul, solo per poter dire di averla usata sul lungo.
Il catramino UA vorrebbe entrare nel suo hangar ma… c’è un Virgin dentro?! E che mi rappresenta il 787 VS senza motori? All’improvviso mi sento portato di nuovo all’epoca in cui i Trent 1000 si fondevano. Bello essere ventenni.
Via sopra l’ufficio. Ha piovuto così tanto che è spuntato un lago (in basso al centro). Di solito non c’è.
Altro
sciambagn, stavolta rosé, canapè, frutta e formaggio. Basta cosi per oggi.
Mi getto a pesce sul lavoro, ho in ballo un po’ di deliveries negli altri lavori. Sopra il Quebec la situazione è questa:
Insalata pre-atterraggio.
E si fa presto ora di atterrare in una bella serata di primavera. C’è pure un parallel landing.
Ecchice.
Atterrati, ripiglio le mie scatole, le deposito al T5, torno in hotel, birre e cena con gli altri e il giorno dopo inizia il tour de force. Ho due progetti in dirittura d’arrivo allo stesso tempo di questo, e quindi mi alzo alle 3 di mattina per iniziare le prime chiamate, e finisco alle 10 di sera.
L’ufficio però prosegue a passi da gigante:
La vista dalla mia camera d’hotel, mentre discorro di
Pay with Avios e
annual Elite Qualification e fetenzie varie, è epica. Lavora con BA, vedrai il mondo.
Non ho altre foto della visita, ma tutto va bene. C’è wifi in ufficio, ci sono pure due sedie, il taxi crew ottiene l’agognata certificazione. Mark li definisce un po’ allegri colla manetta, ma tutto sommato vanno tutti bene, pure quelli che volavano coll’MD80. Le prove di carico e scarico – ne parliamo poi in futuro – vanno bene. Insomma, finiamo la visita con un bel “tick” verde a tutto ciò che ci serve, e siamo pronti a ripartire. Quattro giorni di viaggio, e ho dormito – penso – 15 ore in tutto. Sono de-va-sta-to, al punto che dico a OX49, che stavolta viaggia con me: “zia, vuoi andare tu in First? Tanto io mi siedo e dormo”.
Non se lo fa ripetere. Saliamo a bordo, dico all’equipaggio che lei è 13900, io sono OX49, e mi siedo al suo posto. Vecchia Club:
Poi, il nulla. Partiamo, reclino il sedile, manco tolgo le scarpe, e mi sveglio che mancano 20 minuti all’arrivo. Mi trascino in ufficio, endovena di caffè, e alle 4 mi dicono “vattene a casa che sei più bello che riposato e sei brutto come il peccato”.
Continua.