[TR] I diari della bicicletta - L'Eroica lontana.


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Buongiorno. Sono le due meno un quarto della mattina, sono nella una pausa di un conclave iniziato all'una (le gioie di un cutover con SYD) e, siccome non riesco a dormire, ecco che posso iniziare un ennesimo TR.

L'antefatto per questo TR e' la mia prima visita cicloturistica in Toscana, che potete leggervi qui. La scoperta del gravel, del sistema dell'Eroica, mi aprono un mondo. A dicembre 2023, mentre faccio qualche ricerca sul sito eroica.cc (dove si possono scaricare tracce .gpx) scopro questa meraviglia:

1715821096930.png
Nova Eroica South Africa - Eroica.cc

Nova Eroica South Africa: 172km nel deserto del piccolo Karoo, tra le montagne della provincia del Capo. Sarebbe la prima volta, per me, a un evento ciclistico di gruppo. Prima volta in Sud Africa. Prima volta a fare quella che gli americani chiamano "century", ossia una corsa di piu' di 100 miglia. Lo menziono a 8200 en passant, e poi me ne dimentico. A natale, con un sorriso furbo dei suoi, mi arriva un piccolo regalo: l'iscrizione all'Eroica 2024 in Sud Africa.
 
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1. LHR-CPT

L'Eroica e' a inizio aprile, teoricamente fine estate in Sud Africa, ma - cosa assai importante - post cambio stagione IATA. Il che vuol dire che i voli diretti da Londra passano, da due giornalieri da LHR e un quadrisettimanale da LGW, a uno solo da LHR. Il motivo me lo saprete dire voi - specialmente con la Pasqua a cavallo tra marzo e aprile, quest'anno - ma tant'e'.

Tutto questo per dire che l'idea di volare con le mie concessions, pure usando i biglietti con priorita' alterrima, vola dalla finestra prima di subito. Tre mesi prima della partenza, quando posso comperarne uno, vado in CM, vedo quanti pochi posti ci sono, e quanti staff sono gia' in coda, e mi dico "nah". Per cui decido di spendere in grande e mi compro un biglietto "vero". In barbon, ovviamente.

Un mesetto prima della partenza mi arriva un complice messaggello che mi propone un upgrade a Barbon Plus a un prezzo accettabile, e decido di prenderlo. Volo il giovedi sera, con arrivo il venerdi mattina, e la gara e' il sabato: se posso non essere uno zombie, meglio cosi.

Volo acquistato, non rimane da fare altro che allenarsi e passare il tempo. Un giovedi di ottobre, bici debitamente impacchettata e giornata di lavoro sbrigata, prendo un Uber da casa per LHR. Al volante c'e' un simpaticissimo signore albanese. Simpaticissimo finche' gli chiedo se non conosce Sokol, e scende il gelo. Meglio non indagare.

Scendo di corsa e mi rifugio nel terminal. L'ora e' tarda e le luci delle passerelle di accesso alle partenze sono in modalita' extra zarra.


A fine mese il mio status Bronze, altrimenti conosciuto come semi-barbon, scadra' e tornero' barbon a tutti gli effetti. Meglio usare ancora il premium check-in finche' si puo'.

Dalla mia ultima avventura cicloturistica documentata su questo forum ho deciso di passare alla ben piu' semplice valigia di cartone. Da un lato costa niente (vado semplicemente in un negozio di bici, faccio un acquisto, e chiedo se hanno uno shcatolo) pesa poco, protegge in ogni caso (e basta imballare bene) e, una volta rotta, la riciclo.


Il volo parte dai Gates C, C57 per l'esattezza, ossia una di quelle jetties lunghissime. Per me se non e' bus e' uno di quei gates. Il che vuol dire zero chance di fare foto all'avione ma... prima di portarvi al gate, vi devo raccontare del dramma.

Nel fare check-in online m'e' capitata una cosa buffa: non riesco a selezionare un sedile in Barbon Plus. O meglio, non riesco a selezionare nessun sedile. Mi arriva quindi una bella carta d'imbarco SBY, senza sedile, che non mi preoccupa molto finche' non mi rendo conto che questo dovrebbe essere un volo "vero", non uno standby. Non dovrebbe succedermi. Vado su Altea e vedo che World Traveller Plus e' oversold e che, disastro, Club e' pure piena. 56 posti in WT+ e 58 persone in lista; 55 persone su 56 posti in Club (ma uno dei posti e' crew rest e non viene messo in vendita). Piu' una turba di staffer. Dietro ci sono 219 posti disponibili, 213 acquistati e 6 bloccati; sono quelli in fila 35 che, nell'illuminatissima configurazione scelta da quel luminare del trasporto aereo chiamato Alex Cruz, non hanno recline. Arriva una duty manager e mi informa che se non riesco a essere in WT+ potrei essere downgraded a Traveller, in uno di quei posti.

Mi danno una BP e vado airside. Non sono felicissimo della situazione, ma a conti fatti il rimborso che dovrei ricevere (fare difference etc etc stando alla formula Mennens e quant'altro, c'e' un thread chilometrico su Flyertalk) dovrebbe coprire il costo dell'upgrade, piu' qualcosina.


Nel frattempo il primo Jo'Burg parte. Avevo chiesto se non potevo esser spostato su quel volo, ma gli orari non lo consentivano, e il secondo e' strapieno. Mai capiro' come mai BA ha deciso di ridurre i voli per CPT cosi' presto.


Arriva il momento dell'imbarco. Mi dicono che WT+ e' sempre piena, ma che un paio di passeggeri non sono riusciti a completare la connessione e sono in procinto di venir sbarcati dal volo. Devono anche caricare alcuni degli staff in standby, e per non saper ne' legger ne' scrivere mi chiedono di imbarcarmi. Ovviamente non appena salgo sull'A350 perdo il segnale del cellulare, e mi rassegno a rimanere qui, in 35D. Almeno ho due posti liberi di fianco, mi dico...


Finche' non mi arrivano di fianco due staff. Ottimo. Cornuto e mazziato mi rassegno al mio downgrade, finche' non arriva l'IFL, telefono alla mano, a dirmi che il PIL e' stato aggiornato e sono di nuovo dove dovrei essere. Posto 26A, di fianco a un promoter di Afrobeat nigeriano estremamente maranza che va ad organizzare un concerto a Cape Town.




Partiamo, recliniamo i sedili, ci facciamo un doppio G&T io e un triplo Johnnie Walker e coca lui, e io mi risveglio letteralmente il giorno dopo. Ho saltato a pie' pari il pasto, primosecondodessertcaffesigno', e siamo qua:




Mi dicono che ci sono state turbolenze mica da ridere, i bambini dietro e davanti hanno strillato per ore ma.. niente. Io non ho sentito niente. Dio benedica Barbon Plus.
Parte l'annuncio dei 20 minutes to landing, e veniamo invitati ad alzare gli scurini. Fuori c'e' un sole della Madonna, roba che non vedevo da, beh, ottobre. Stringiamo tutti gli occhi come vampiri.






Atterriamo in orario, e siamo fuori in men che non si dica. Di fianco a noi ci sono i tedeschi noiosi con l'aereo con i quattro fischietti, e i tedeschi umoristici con l'aereo-asciugamano.


Ed ecco il nostro:


Passo l'immigrazione, arrivo ai nastri di riconsegna e la mia bici e' gia' li. Passo la dogana, vengo fermato (primi sudori freddi al pensiero che, nella scatola, ho dei cubetti Luchos, e come gli spiego che si sono colombiani ma non non di quel tipo), ma passo indenne. Fuori trovo il mio contatto della compagnia di taxi, e zompo a bordo, destinazione Montagu.


Ma adesso stiamo tornando in conclave, sono le 03.38, e quindi tocca tornare a lavoro. A presto.
 

vipero

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Per un attimo ho pensato avessi partecipato alla Swartberg 100, dove Bottas si è qualificato per i mondiali...
 

Seaking

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Sono molto curioso di questo viaggio: ho avuto per anni colleghi sudafricani che mi hanno letteralmente riempito di storie dell'orrore sul cosa significhi vivere nel Sudafrica di oggi, per cui aspetto il seguito con grande interesse!
 

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2. Montagu

Chiedo scusa al buon Falkux, volevo continuare ieri sera ma mi sono addormentato alle 6 pomeridiane, una volta finite le 18h lavorative.

Dov'eravamo rimasti? Ah si, Montagu.

Allora, procediamo lungo strade onestamente perfette nell'entroterra sudafricano. Non una buca a trovarla, roba che a Londra succede per dieci minuti netti dopo una riasfaltatura, prima che arrivino quelli di Thames Water o Cadent a far buchi, o roba che in provincia di Biella capita quando passa il Giro d'Italia. La dicotomia tra ricchi e poveri si vede lontano un KM, un po' come in Brasile, e per l'appunto come in Brasile si vedono case con recinzioni elettrificate e via dicendo. Ogni casa, poi, ha il suo bravo logo di una compagnia di Armed Response, e quando chiedo all'autista chi siano lui mi fa' "Quelli li", e indica un pick-up (nel gergo locale, bakkie) con dentro quattro energumeni con fucili d'assalto e quant'altro. Come mi fa lui, se chiami la polizia magari forse se va bene arriva qualcuno. Chiami loro, e arrivano in petosecondo. Sparando.

Come disse la Sora Lella, nnamobbene.

Comunque, arriviamo a Montagu che si rivela essere una cittadina deliziosa, casette belloccie e siepi in fiore. Il raduno e' da De Bos, fattoria/backpackers, e io per fare il biellese ho deciso di prendermi due notti da loro per l'astronomica somma di 500 rand, 20 sterline o poco piu', in camerata.

Fuori mi accolgono cani a bizzeffe, tutti molto coccolosi, e questa meraviglia.


Seicento Abarth, e subito il pensiero corre a Turi Megazzeppa, Ivan Talko, Bruno Power, Mario Piu', Kighine e tanti altri. Ad altre latitudini (ma longitudini simili) da questo veicolo uscivano frotte di zarretti pronti ad assumere prodotti estremamente dubbi e a ballare a 180bpm in postacci sparsi per tutta la bassa piemontese. Amarcord.

L'ambiente e' pacifico e molto carino, ben piu' tranquillo del parcheggio antistante al Due di Cigliano o lo Shock di Paesana.




I primi ad essere arrivati stanno montando tende e quant'altro, l'atmosfera e' simpatica. C'e' una discreta tendopoli di climbers, e poi i primi ciclisti. Io sono da solo in camerata, al momento, e mi metto a costruire la mia bici. Essere arrivato con la valigia di cartone attira le attenzione dei sudafricani, e tutti quelli che si fermano a parlarmi sono stupiti del fatto che me la sia spippata da Londra a qua. I "Welcome to South Africa!" si sprecano.


Faccio conoscenza con Stan e Donnet, organizzatori dell'evento, ritiro il mio pacco gara e me ne vo a fare un breve giro per assicurarmi che la bici funzioni. Finisco col perdermi, entro per sbaglio in una proprieta' privata, arriva il cane piu' grosso dell'universo, mi ca*o addosso, esce il suo padrone - fai Balotelli, ma piu' grosso ancora - e mi aric*go addosso. Il padrone, risolto l'inghippo, si rivela un pezzo di pane, ma debitamente intimorito torno indietro.


De Bos si anima alla sera. All'incirca 150 partecipanti su tre categorie, e tutti ci troviamo a bere e mangiare. Prezzi non politici, di piu'. Faccio amicizia con un bel po' di gente, e la prima impressione e' che la "scena" sia molto diversa da quella di Londra. A Londra sono per lo piu' tutti avvocati bianchi danarosi; qui c'e' un po' di tutto: un gruppone di persone sulla cinquantina evidentemente malati di ciclismo, un piccolo gruppo di 'pro', una nidiata di giovani dallo stile del bike messenger amanti delle fixies, e poi io. Anche dal punto di vista etnico c'e' molta diversita', e mi riprometto di ritornarci piu' tardi.

Il sole tramonta, inizia a far freschetto, io accuso il colpo del viaggio, delle birre e del vino e mi ritiro presto. Domani si parte alle 4AM, e nel frattempo la camerata s'e' riempita (sulla sinistra, con quella specie di bandiera, il potente mezzo di un tedesco di 22 anni che e' partito mesi fa da Mannheim e che ha attraversato l'Africa in bici attraverso Mauritania-Africa occidentale-Nigeria-e via dicendo. Un eroe.



 

falkux

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Sei scusato, sempre e comunque. Anche se non usi Bianchi o Wilier, ma una mortificante Specialized.
 

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Per un attimo ho pensato avessi partecipato alla Swartberg 100, dove Bottas si è qualificato per i mondiali...
La Swartberg la fanno non troppo lontano, e la distanza è simile (più altitudine però).

Sono molto curioso di questo viaggio: ho avuto per anni colleghi sudafricani che mi hanno letteralmente riempito di storie dell'orrore sul cosa significhi vivere nel Sudafrica di oggi, per cui aspetto il seguito con grande interesse!
Ne parlerò un po' nel post-partita!

è come una serie TV, dove ti lasciano appeso fino alla stagione successiva :D
Chiedo scusa :(

Sei scusato, sempre e comunque. Anche se non usi Bianchi o Wilier, ma una mortificante Specialized.
Mi prenderei volentierissimamente una Colnago C68 da gravel, ma al prezzo che va mi comprerei due bici come la mia Diverge e mi avanzerebbe ancora un millino...
 
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3. Nova Eroica

Ci sono tre tipi di corse, oggi, sul programma: l'Eroica "classica" (una 70na di km, bici o classiche o single speed); la Hero (173km, bici classiche) e infine la Nova: stesso percorso della Hero, ma con bici moderne. Io, ovviamente, sono nell'ultima categoria.

La sveglia è alle 4AM e devo dire che sono in piedi prima ancora che suoni. La notte è passata in maniera abbastanza irrequieta, tra i nervosismi del prepartita e un po' di casino fuori. Esco e trovo un compagno di camerata, Guy, alle prese col porridge. Guy è un sudafricano che viveva a Putney e che è tornato, con la famiglia, a Cape Town. Ieri sera, chiaccherando, venne fuori che era compagno di triathlon di un mio collega in IAG Loyalty. Piccolo il mondo.

Oggi vedo Guy in tenuta da bici, vedo che razza di gambe ha, e mi rendo conto che non lo vedrò per l'intera gara. Ma procediamo con ordine.

Noialtri della 170km - una quarantina in tutto - ci raduniamo per un ottimo espresso a due rand e mezzo. Fa fre-ddo.


Breve briefing, e siamo pronti ad andare. La partenza è di gruppo, e dobbiamo rimanere dietro al furgone di Johan l'infermiere. Quindi tutti insieme in carovana, guadiamo il torrente che scorre fuori De Bos e attraversiamo il paese addormentato. Il ritmo è blando, si ride e si scherza, ma i pro sono già li davanti, francobollati al posteriore del furgone di Johan. Faccio amicizia con due italiani di Bologna, scopriamo di avere un altro amico in comune, scatta il messaggio Whatsapp. Poi inizia il gravel, Johan saluta e il manipolo dei pro letteralmente sparisce.

Il gruppo si divide in due: davanti i pro che stanno spingendo durissimo, dietro quelli meno veloci. Io provo a rimanere attaccato alla retroguardia di quelli con le bici "importanti". Ci sono un paio di guadi, il fango e l'acqua mi fanno cadere la catena un paio di volte, e rimango da solo, a metà del gruppo.

Poco male, mi dico, la salita è bella e non troppo dura, qui sotto il profilo altimetrico. Il Garmin non esce mai dal giallo, e se penso che per andare in Galleria Rosazza passa dal rosso al bruno non è troppo male. Devo mettere un po' di olio sulla catena, cosi che non mi caschi, ma lo farò poi dopo. Nel frattempo cambio con attenzione.

Screenshot 2024-05-19 at 16.36.34.png
Nel frattempo salgo a un ritmo leggero ma comunque non proprio da scampagnata. L'alba sta sorgendo, il gravel è ottimo, la strada ampia, e inizio a vedere le silhouettes di qualche montagna. Il percorso è organizzato in modo tale che alcuni segmenti sono a tempo e, volendo, potrei gareggiare per vincerli. Ma sinceramente non m'importa, e soprattutto non ho nè i polmoni nè le gambe di gente come Guy e altri. Il mio obiettivo è di finire, oggi.

Il cielo si fa più chiaro, sento qualche cane abbaiare, e in men che non si dica sono al primo stop, chiamato "Montagu Local". Ventiquattro km fatti, sto benone. Il cibo in offerta è molto buono: banane, biscotti, frutta, torta. Alcuni dei volontari mi dicono che il gruppone dei pro manco s'è fermato, cosa che trovano un po' antitetica allo spirito dell'Eroica, e concordo. Butto un po' di lubrificante sulla catena, faccio girare, e nel mentre uno dei volontari mi fa: "Li hai sentiti i babbuini?"
"No", rispondo io.
"Massì", continua lui "c'era un intero troop, abbaiavano. Li abbiamo spaventati via dalla strada".
Quindi non erano cani quelli che ho sentito per strada. M'inchia.


Rimonto in sella, e inizia la vera salita. Oubergpas, lo scoglio dietro al quale si estende il piccolo Karoo, il deserto che domina l'altopiano di questa parte di Sud Africa. La mattina è fresca, la salita è dura ma non troppo. Faccio anche in tempo a fermarmi per una breve foto. Non mi capacito di essere qua, tra queste colline, a vedere questa mattinata meravigliosa.




Mi dico che a scendere ci sarà da divertirsi su 'sta pendenza (non sono chissà che discesista, a me piacciono le salite) e in men che non si dica scavallo l'Ouberg. Quasi deluso, inizio una discesa epica. Unico difetto, il sole negli occhi.


Alla fine della salita, al km 34, c'è un'altra fermata. Hoek-Om, una fattoria di veri e propri afrikaner. I bambini hanno 4 e 6 anni e già mi arrivano alle ascelle; il cane da guardia è una cosa di dimensioni mai viste, vi propongo una foto dall'album di Stan dove lo potete vedere intento a masticare il gomito del suo padrone.



Vederselo arrivare incontro non è stato bellissimo.

Comunque, poco dopo di me arriva un vero Eroe, un ragazzo su una Hansom a 4 rapporti con cambio sul downtube e ruote da 25mm. Mangiamo un po' dall'enorme banchetto allestito dai signori della fattoria - ci sono panini, tramezzini, frutta, carne, caffè, soft drinks, una roba mai vista - e chiaccheriamo un secondo mentre l'alba è bell'e fatta.

Kenan, questo il suo nome, mi propone di continuare insieme e cosi facciamo. Il ritmo è veloce, la strada ottima, la vista - diobono, la vista.






Divoriamo km, e troviamo davanti a noi due ragazzi. Adam di Cape Town e Joseph da Jo'burg, e continuiamo come un quartetto. Abbiamo il vento in poppa, Joseph prova a dare la caccia a un segmento di Strava, e noi rimaniamo insieme. Facciamo i 40 all'ora senza praticamente sforzarci e in men che non si dica siamo al terzo stop, la fattoria Locarno dove fanno delle barrette di frutta letteralmente nu-cle-a-ri.




Sboroneggiamo senza ritegno. I pro, ci dicono le madame della fattoria, sono appena arrivati al checkpoint successivo, Lettas Kraal, distante un po' piu' di 30km. Un'oretta al massimo, ci diciamo, easy-peasy. Un po' di stretching, elargisco lubrificante come se fosse eucarestia, e partiamo col vento in poppa. Abbiamo 80km nelle gambe ed e' come non sentirli.

Se non fosse che, manco il tempo di girare ed ecco che il vento, da benignamente da dietro, ci prende in faccia. Non so se i non-ciclisti sanno cosa sia un headwind, ma fidatevi che e' una roba orribile. Adam e Joseph rimangono indietro, e Kenan, beh, Kenan butta giu' una prestazione da Eroe, con la E maiuscola.

Il nostro, su quella Hansom di cui sopra (la vedete nella foto di prima) inizia a pestare un ritmo veramente senza senso. Facciamo minimo i 25km/h con vento contro, spesso con punte di 30. Alle volte, non mi vergogno ad ammetterlo, mi siedo sulla sua ruota posteriore a fare un po' di drafting.

Siamo soli in mezzo al nulla piu' totale. Io inizio a canticchiarmi House on the Rock di Rob Mehl, e la mente svaga. Passiamo un toro di dimensioni incredibili, sembrava un cartellone pubblicitario dalla distanza, e ci fermiamo un attimo per prendere un po' fiato. Ci dividiamo due cubetti di Luchos e, siccome stiamo crampando entrambi, un mezzo cetriolo e l'infimo liquido in cui navigava. Passa tutto subito.

Che vista.




Che mezzo. Proletaria, alluminia, fatta in massa. Il Kalashnikov delle biciclette.


Arriviamo alla fattoria Lettas Kraal, gestita dal clone sudafricano di Anthony Hopkins. La signora ai fornelli offre pancakes ma, soprattutto, vetkoek: una specie di frittellona farcita di curry di carne macinata. Una meraviglia. La fattoria ospita cavalli e uliveti, e mi piacerebbe comprare dell'olio. Il signore che gestisce la fattoria rifiuta qualsiasi offerta di denaro, e dice che mi fara' avere due bottiglie tramite una delle volontarie. Che gente.

Ripartiamo, di nuovo col vento contro, e Kenan - che aveva rotto la ruota posteriore e ora l'ha riparata - riparte con lo stesso ritmo. Io decido di scendere sui 20/22km/h di media, e rimango presto da solo:






Faccio una cosa che non son solito fare in bici, ossia mettermi le cuffiette per ascoltare un po' di musica. Sono da solo e, non so perche', ma e' il momento giusto. 100+km, e mi sembra di pedalare su una nuvola. Adoro questi panorami.


All'improvviso ecco il bivio. L'Eroica da 170km percorre una specie di cappio, e questo e' il bivio per la strada del ritorno. Da qui in poi percorrero' strade che ho gia' fatto, magari pero' al buio.




La festaccia prosegue da Hoek-Om. Il caffe' ha fatto posto ai vodka coolers e alle birre, ma decido di rimanere sul normale con anguria, frutta varia e Coca. I duri uomini della fattoria mi raccomandano di prendermela con comodo con la discesa, che hanno mandato due persone in ospedale per via di una caduta sull'Ouberg. Effettivamente la discesa e' la parte che mi preoccupa di piu'.




Mi liquido la salita dell'Ouberg in quattro e quattr'otto, magari sudando di piu' che all'andata, ma la discesa, beh, e' qualcos'altro. Roba da crampi alle mani, e ci sono dei malati che la fanno in fixie - senza freni!!!!!!.

Una dei suddetti malati, che incontro alla fine di un tornate, mi fa "It's mad hectic" con la classica 'e' chiusa dei sudafricani, e poi s'invola giu' per la discesa. Ho i brividi solo a vederla.

Ad ogni modo arrivo alla fine dell'Oubergpas. Una breve sosta al ristoro, e poi volata finale.


Aiuto un paio di persone della Classica con forature e cose varie, lascio il multitool a un ragazzo (che poi mi trovera' a fine serata per darmelo,che manco me lo ricordavo), e sono di nuovo a De Bos per le 4 circa, compresa una parte su asfalto in cui decido di andare full maranza e mi metto la musica in altoparlante.

Strava dice quanto segue, e subito sono li a pensare a come migliorare la media. Pare che sia 15mo su 40 circa, non che conti molto.


Inizia la festaccia, mentre salutiamo gli arrivi. Un momento molto bello e' l'arrivo dei ragazzi di Khaltsha Cycles, un club di Khayelitsha alla loro prima partecipazione.


L'omone panzuto a destra, quello col cappellino alla Stone Roses, e' Johan l'infermiere. Un secondo dopo aver fatto la foto ha abbracciato una delle ragazze, che aveva soccorso durante la gara, dicendole "See? told you would've made it".


Momento premiazione. Un enorme plauso a Stan e Donnet per un'organizzazione veramente ottima, e a tutti i volontari. Sembrava di stare in famiglia, con l'eccezione che non c'era la zia rompiballe o il nonno fascio che insulta lo zio partigiano non appena si arriva alla doppia cifra di amari.




Vado a dormire cosi, dopo un quantitativo indegno di vino e cibo.

 

londonfog

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Londra
Wow, la mia prima reazione e' stata "Fantastico, peccato non poterlo piu' fare", poi mi sono ricordato che alla tua eta' non ci pensavo minimamente a fare certe cose! :) :) :) :) :)
Impresa eroica a parte, io apprezzo sempre il tuo stile di narrazione.
 
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4. Conversazioni

Domenica inizia con la pedalata sociale per la citta' di Montagu. Gli astanti arrivano alla spicciolata, tutti piu' o meno in doposbornia. Parlando con quelli che conosco mi sembra di capire che la serata, che io ho concluso presto perche' l'eta' si fa sentire, e' andata di male in peggio. Il truppone di maniaci delle fixies - ben pasturati da vino e birra imbibiti da De Bos - e' andato all'unico pub di Montagu, e li le cose sono, per dirla come l'ha messa Kenan, got lively.

A quanto pare, agli indigeni, quella mandria di gente tatuata, di colori e sessi diversi, in piu' con un paio di persone non-straight nel mazzo, non e' mai piaciuta. L'anno scorso c'era stata una rissa col barman, e quest'anno il suddetto s'e' rifiutato di servire un paio di persone con cui, pare, s'era scazzottato. Incidentalmente dalla pelle un pochino piu' scura degli altri. Iniziano a volare le prime parole grosse, arriva il buttafuori e fa capire che nella tasca dei pantaloni lui c'ha il ferro.

Comunque, umori non alle stelle mentre iniziamo la pedalata sociale. Tutto carino, si ride e si scherza, io mi meraviglio della bici di un fenomeno che ha fatto l'Eroica in slicks e solo freno anteriore (v. sotto) finche' la mandria non s'infila su per una strada in salita. Niente di trascendentale, un drittone di un km circa. Iniziamo la salita e poi tutti si bloccano, io quasi volo per terra dato che sono clipped in.


Vedo Stan che corre giu' di fretta e capisco che e' successo qualcosa. Le voci iniziano a circolare, qualcuno e' caduto, qualcuno s'e' fatto male. Qualcuno che s'intende di medicina va in avanti, e siccome io sono utile come il 2 a briscola rimango dove sono, meglio non fare l'asino. Vedo Nik, uno dei ragazzi dei Cape Flats, scendere dal davanti. Sporco di sangue, e con due bici. Mi riconosce, e gli offro la mia borraccia per ripulirsi un po'. "Non e' mio, Eric e' caduto per terra e ha battuto la testa. Pero' pensiamo si sia infartato".

Arriva un'ambulanza, e io riaccompagno Nik a De Bos con la bici di Eric, che riconsegnamo alla moglie. Eric ha una cinquantina d'anni, ottima forma, organizza gare di MTB tra cui le prime edizioni della Cape Epic, ieri ha finito la Hero su una Bianchi d'epoca. E oggi s'infarta su una salitina delle balle.


Arriva voce, sul gruppo di Whatsapp, che Eric e' stabile e sta andando all'ospedale di Paarl. Nik e', ovviamente, abbastanza scosso. Sono solo le 11 ma mi chiede se vogliamo andare a prendere una birra, e troviamo il bar di un hotel pronto a rifornirci.

Beviamo un paio di birre, mangiamo un tagliere di formaggi e olive, e nel mentre parliamo di un po' di tutto. Nik, o Niklaas, e' uno di quelli che in Sud Africa si identificano come "coloured" e, come la dice lui, la sua famiglia e' veramente un mischione e ha sangue indigeno, olandese, portoghese, Malay e libanese nelle vene. Il risultato e' un uomo dalla carnagione color rame, occhi leggermente a mandorla e iridi blu pallido. Nik ha quarant'anni, ed e' qui con i suoi fratelli; lavorano in Gauteng, ma sono tutti nati e cresciuti nella zona dei Cape Flats - "dove ti servono davvero filo spinato ed elettrificazione, mica come qua" mi dice, e parlano Afrikaans come lingua madre, piu' il suo dialetto Kaaps.

La discussione spazia dal ciclismo a cio' che e' successo ad Eric, e finisce sulla politica. I sudafricani, noto, sono estremamente franchi a riguardo - a differenza degli inglesi, mi sembra. Nik era fuori con i suoi fratelli, ieri, e uno di quelli che ha avuto uno screzio al pub era il piu' giovane. "Lui e' giovane", mi fa Nik, "e' nato dopo il '94. Certi atteggiamenti o non li ricorda, o non li concepisce".

Iniziamo a parlare dell'apartheid. Non m'era mai capitato di parlare con qualcuno che ha vissuto quegli anni dall'"altro" lato; gli unici a parlarne abbastanza apertamente, a mia esperienza, erano quegli inglesi di una certa eta' che rimarcavano come tutto fosse meglio ai tempi. Il racconto di Nik e' un misto di violenza e follia burocratica. I ragazzini di una township costiera che finiscono arrestati dalla polizia perche' la corrente li trascina in un'altra comunita' costiera, ma bianca; o il fatto che qualsiasi cosa dovesse avere cartelli a spiegare, in almeno tre lingue, che la tal fermata del bus, o la tal fontanella, era destinata ai bianchi/neri/coloured, col risultato che in un posto ventoso come Cape Town era normale vedere cartelli del genere venir divelti dalla natura. E la polizia s'incazzava. La cosa piu' ridicola era la differenziazione in base all'etnie: nella provincia del Capo, dove la maggioranza della popolazione e' mista, si arrivava a vette di imbecillita' senza precedenti. Alcuni cugini della famiglia di Nik, libanesi di credo cristiano maronita, erano considerati "bianchi" e quindi, per non perdere la loro "bianchitudine", non potevano piu' aver nulla a che fare con la sua famiglia. Altri libanesi, di credo musulmano sciita, erano classificati come "coloured". Nelle famiglie "coloured" era normale, in virtu' della genetica, che spuntassero fuori bambini piu' o meno, per dirla alla Berlusconi, "abbronzati". Che fare in quei casi? Nik, per esempio, tira fuori il cellulare e mi fa vedere la foto sullo schermo. Sono lui, moglie e due bambini. Uno dei due ha una zazzera di riccioli biondi, le lentiggini, gli occhi verdi e giusto giusto un'abbronzatura.


"Bianchi? Coloured? Vallo a capire".

La nostra conversazione mi fa capire quanto il sistema dell'apartheid fosse assurdo ma, soprattutto, quanto fosse radicato nel tessuto sociale del paese. "Apartheid vero e proprio e' stato definito per legge nel dopoguerra", mi dice Nik, ma esisteva da sempre.

Torniamo indietro, che s'e' fatta una certa [cit] e io devo tornare a Cape Town.

 

13900

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5. La Citta' del Capo

Xiphu e' l'autista del giorno, un omone Zulu con panza ragguardevole, sguardo bonario alla Romano Prodi e una delle migliori parlantine di sempre. Ci si capisce subito: carichiamo insieme la bici, zompo sul sedile davanti e siamo per strada, con lui a spiegarmi un po' del paese. La geografia umana di questa nazione e' incredibilmente affascinante: ieri parlavo con bianchi boeri con un accento che mi ricordavano i miei ex colleghi fiamminghi e frisoni (solo molto meglio), poi i ragazzi Coloured, ora un vero e proprio Zulu - col certificato di garanzia, mi fa lui ridendo.

E' stagione di elezioni politiche, e un po' come in Italia ci sono cartelli ovunque. Qualsiasi partito che si rispetti in Sud Africa deve avere un acronimo di due o tre lettere, e quindi ci sono sigle letteralmente ovunque. "L'unica che manca", mi fa Xiphu, "e' l'ANC". Gli chiedo cosa ne pensa, e lui fa un sospiro. Cio' che segue e' un soliloquio di un cinque minuti abbondanti, con un abbondare di nuance e di imparzialita' che nessun cabbie londinese potrebbe mettere insieme.

In soldoni, secondo il mio nuovo amico, all'ANC tutti riconoscono un merito: quello dell'aver vinto la guerra contro l'apartheid. E la figura di Mandela. Come dice Xiphu, te l'immagini 18 anni al gabbio (e che gabbio) a Robben Island, 300 anni di discriminazioni (le prime leggi volte ad ostracizzare i neri indigeni sono state emesse nella Colonia del Capo intorno al 1700), lo schiavismo, e malgrado tutto non si vendica?! Anzi, fa la commissione per la riconciliazione. Testicoli di ottone.

Allo stesso tempo, pero', tutto il resto e' stata una catastrofe, mi fa. Siamo nei dintorni di Paarl, stiamo correndo su una strada che sembra un biliardo - roba che a Biella si vede in aria di elezioni, o quando passa il Giro, e a Londra mai - e intorno a noi ci sono le case del quartiere meno abbiente, ovviamente nero. Ecco, non dico che ci andrei in giro di notte, ma mi sembra un posto abbastanza dignitoso e le case sono dei piccoli condomini multipiano come si vedono, per dirne una, al famosissimo Villaggio La Marmora (aka U' Villacc') a Biella. Faccio notare quanto sopra e lui mi fa: "Si, perche' qui l'amministrazione e' di DA, che magari non saranno proprio delle cime ma almeno non rubano".

La differenza, secondo Xiphu, e' che quando l'ANC e' arrivata al potere, gente che prima magari viva alla giornata, combattendo o nascondendosi, senza aver mai potuto fare un lavoro "gestionale", s'e' trovata a gestire miliardi. "They were in the bush, not the boardroom" mi fa lui, e gliela rubero' come frase. Aggiungiamoci il fatto che erano praticamente dei santi in terra, ergo nessuno scrutinio pubblico, ed ecco le ruberie. Poi c'e' l'ovvio fatto che freedom fighter =/= amministratore.

Qual e' la soluzione, quindi, gli chiedo mentre ci fermiamo davanti al manifesto dell'EFF con Julius Malema in rosso. Quell'uomo non invecchia mai, mannaggia a lui. Gli indico il faccione di Julius - non una ruga, oh - e gli chiedo cosa ne pensa. L'esasperazione di Xiphu e' visibile.

Ripartiamo, costeggiando una di quelle vigne che, da noi, sarebbero di proprieta' del Ducaconte Baranzani di Maranello-Coburg Gotha dell'Ordine dei Cavalieri di Malta, e che infatti e' li dal 1790 o giu' di li. Xiphu punta uno dei badili che fa da mano verso la vigna e fa: "Ecco, Malema vorrebbe dare questa vigna alla gente. E da un certo punto di vista c'ha ragione, che l'80% della terra e' in mano a pochissima gente".

Dall'altro, pero', lui mi fa che fare l'agricoltore e' mica facile. Se non vogliono finire come lo Zimbabwe servono capitali, conoscenze, intelligenza. E, allo stesso tempo, s'ha da ricordare che la vigna e' comunque li dal 1790 - quei bianchi sono sudafricani pure loro, continua. Quindi la soluzione sarebbe di far crescere una nuova generazione di persone di colore che hanno le capacita', le conoscenze, necessarie a gestire il paese e da li' ripartire.

Scendo dal furgone di Xiphu a Cape Town contento, fiducioso e allo stesso tempo incazzato. A Londra, per lavoro o tra amici, conosco una caterva di giovani di origine africana: sudafricani, nigeriani, ma anche ghanesi e via dicendo. Gente estremamente intelligente, preparata, brava. Sono il futuro del loro continente e la chiave per far si che l'Africa diventi cio' che potrebbe essere. Il problema e' che sono tutti a Londra e non al paese.

Dopo un trio di notti sul sedile d'aereo o in camerata ho riscoperto il mio animo borghese: hotel sul V&A (dove A sta per Alfred, non Albert), dove il personale mi chiede se intendo arrubbarmi la TV dell'hotel col mio shcatolo. Ma bando alle ciance, ecco la stanza - e che stanza - dell'hotel. Via subito in piscina. #faresoldi


A CPT vedo, oggettivamente, molto poco. Cammino sul Waterfront, vado a vedere un po' di negozi di bici e, soprattutto, esco un paio di volte con alcuni dei ragazzi dell'Eroica. La societa' ggiovane di Cape Town, a parte farmi sentire vecchio, mi fa sentire un po' ottimista per il paese. Se fossero i ciclisti a gestire tutto sarebbe molto meglio - o forse sarebbe un disastro, ma sai che pedalate.

Il mio vecchio animo Skyscrapercity viene catturato dal silo che troneggia sul waterfront, riadattato in hotel (dai prezzi da lacrima) e museo. Me-ra-vi-glia. Facessero una roba cosi coi silos della stazione di Vercelli potrei, per una volta, perdonare gli ungheri per non averla distrutta nel X secolo.






Per il resto faccio veramente l'inglese: giro in ciabatte, bevo ottimerrimi vini a prezzi politici, e guardo il popolo.






13900 senior mi chiede se non posso comprargli del rooibos e, da Woolworths, trovo un pacco da 160 bustine. Bello mio, non sai cosa t'aspetta.

Sembra tutto un idillio, ma e' ovvio che ci sono problemi. Le parti ricche di CPT sono a livelli olandesi, le parti povere sono al livello di Goma, RDC. Ovvio, naturale, che ci sia crimine. Parlando coi miei nuovi amici davanti a un G&T mi viene raccontato che capita di venir presi a mattonate per un telefono, o per il portafogli. Tutto viene raccontato quasi con fatalita': "Se non mangi da due giorni, qualcosa te lo devi inventare", fa uno dei ragazzi - la vittima del suddetto attacco. Vorrei avere quella chiarezza di vedute, onestamente.

Mi viene caldissimamente sconsigliato di girare da solo per strada dopo l'imbrunire, un po' come a Citta' del Messico, e infatti gli Uber sono ovunque. E' veramente un peccato, perche' il posto e' incredibile, la gente epica. Nei miei momenti peggiori vorrei lanciare su Giove chi permette che le cose siano cosi'; nei momenti migliori mi dico che, alla fin fine, cambiare 300 anni di politiche in 30 anni non riuscirebbe nemmeno al governo migliore del mondo.


Rimane il fatto che questo posto mi piace, e pure tanto. Clima-cibo-gente e possibilita' ciclistiche: c'e' tutto. Ecco, magari non andrei troppo a nord (m'han fatto vedere certi video dei green mambas che, quando gli si chiude la vena, sono veramente cattivi) ma qui ci tornero' di sicuro. In piu' sono tutti quanti matti per Rodriguez (il tizio in fondo a questa carrellata stava suonando Inner City Blues) per cui hanno anche buon gusto.










E con quest'ultima foto di una simpatica foca nel porto la chiudo qui. A presto per il rientro.

 

londonfog

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Londra
Mi sono piaciute le tue considerazioni sul Sud Africa. CapeTown e' un gran bel posto. Non ci vado da circa dieci anni ma ho dei ricordi fantastici.
 

magick

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Da far leggere a tutti coloro che cianciano di inferiorità dei neri, sostituzione etnica e altre p...anate simili. Se tutti viaggiassero come fai tu, il mondo sarebbe un posto migliore. Grazie infinite.
 
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13900

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In moto potrei pensarci ;)
Pedalare, belli!

Wow, la mia prima reazione e' stata "Fantastico, peccato non poterlo piu' fare", poi mi sono ricordato che alla tua eta' non ci pensavo minimamente a fare certe cose! :) :) :) :) :)
Impresa eroica a parte, io apprezzo sempre il tuo stile di narrazione.
Grazie :)

Che roba diosanto, che roba. Bellissimo.

DaV
Raccomandatissimo!

Mi sono piaciute le tue considerazioni sul Sud Africa. CapeTown e' un gran bel posto. Non ci vado da circa dieci anni ma ho dei ricordi fantastici.
Grazie ancora!

Da far leggere a tutti coloro che cianciano di inferiorità dei neri, sostituzione etnica e altre p...anate simili. Se tutti viaggiassero come fai tu, il mondo sarebbe un posto migliore. Grazie infinite.
L’idiozia e la propensità a rubare non hanno colore secondo me. Viaggiare, ma soprattutto parlare con la gente, apre gli occhi. A me li ha aperti di sicuro.
 

13900

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6. Il ritorno newrante

Arriva il momento del ritorno e, fedele alle origini barbonistiche, ho un bellissimo 58F, corridoio in penultima fila nella piccionaia del 350-1000. Prendo l'ennesimo Uber e in mezzoretta circa sono al CPT.

Partenze del pomeriggio. Questi sono i giorni delle piogge a Dubai, e c'è un discreto casino. More on that later.


Vado al banco del check-in BA, mi faccio taggare il baule di carton e ricevo abbondanti spiegazioni sul dove andare a posare il suddetto. Di fianco c'è il banco dell'assistenza, e due passeggeri che volano EK stanno cercando di bullizzare l'addetta nel farsi riproteggere su BA. EK li ha lasciati a sè stessi, parrebbe, e pretendono che BA - in quanto compagnia di bandiera (?) - li riporti in UK. "Che punto c'è nel pagare le tasse", fa uno. La signorina inarca un sopracciglio alla Carletto Ancelotti e dice loro che il nostro volo è pieno.

Comunque sia, mi dileguo e, tallonando un tizio con un'altra borsa-bici, deposito il pacco. Il passaggio richiede un minuto ai controlli, e qualcosina di più all'immigrazione, ma poi sono airside.

Il nostro mezzo è ancora ai remoti, ma verrà portato on-pier di li a poco.


Generazioni di aviopeerla a confronto.


Arriva pure Delta.


La foto fa pena, ma la metto solo perchè volevo scrivere Liberté, égalité, jet privé.


Comunque, in sordina e lauto anticipo parte l'imbarco. Siccome mi scade lo status bronzeo a fine luglio decido di usare ancora una volta il "perk" del gruppo 3. Salgo quindi a bordo con la cabina ancora semivuota. A gestire l'equipaggio c'è un caro amico di 8200 che mi fa "non ti posso spostare, perchè siamo talmente pieni che lasciamo 13 staff indietro inclusi due cling-on", ossia amici/parenti/'mbari dell'equipaggio. Non importa, siamo qua per la newranza.




Foto-pitch:


Giusto per garantirvi che sono sempre in barbon:


Decollo, equipaggio bene in palla, e primo beveraggio. La signorina al carrello mi riconosce subito e chiede "lo vuoi il bicchiere?". Ovvio che no.


Cibo. Non so, non ricordo cos'ho preso. Intorno a me c'è il delirio: in ultima fila, lato finestrino, c'è una famiglia con infant (invero bravissima). Davanti a loro c'è una sudafricana che, a voce bassissima tipo Peppone al comizio, confida a mezzo aereo - e penso che la sentano anche giù a terra - che s'è presa due Ambien e una bottiglia di vino in aeroporto. Genio. Davanti a me c'è una sessantenne inglese che reclina il sedile e, nel giro di cinque minuti, riesce a lanciarmi sui piedi una bottiglia di quelle di metallo, il suo cellulare, l'Almanacco del Sudoku del Daily Mail e, ovviamente, forchetta e coltello. Allo stesso tempo iniziano le turbolenze.


Alla sudafricana vietano altro alcol. Dopo un minuto sento qualcosa che mi tocca il ginocchio. Alzo gli occhi dalla terza serie di For All Mankind e me la vedo davanti, tipo Gollum, che mi fa "I'll give you £10 for your wine". Le dico "manco per £50" e mi rimetto le cuffie. Dopo un secondo mi tampina di nuovo. Ho i cosiddetti abbondantemente in giostra, come dice il saggio, ma sono piemontese e quindi falso e cortese, per cui mi limito a chiederle "Si?". "Per caso sei armeno?" mi fa lei. Il tutto urlato, nota bene, e lei è al 58H, dall'altro lato del corridoio e davanti rispetto a me. "Svizzero", le faccio io, e per qualche motivo la risposta basta a farla stare in silenzio.

Finiamo di mangiare, ritiro dei vuoti, cabina tranquilla. Sto per assopirmi e...

Di nuovo trambusto. Arriva l'IFL e arguisco che la nostra ne abbia combinata un'altra, stavolta con la famiglia con la bimbetta. L'IFL, uomo scozzesissimo, le fa che se sente ancora un fiato da lei faremo diversione, e siamo tra l'Angola e il Congo. Tanto basta, la tipa si spegne, e con lei mi spengo anch'io.

Il mio vicino di middle seat ed io dormiamo testa contro testa fino al 40 minutes to landing, e ora che mi ricordo di fare una foto per il TR sono in metro. M'hanno rotto la scatola, maledetti.


E anche questa è fatta, alla prossima.
 

vipero

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Eh che posti... (però ti vorrei far percorrere le strade di qui invase dai ciclisti giro-tour-replica il giovedì mattina. Cacchio di mestiere fanno i ciclisti per essere sempre così liberi di giovedì?).

Riguardo l'apartheid, ne ho sfiorato il profumo poco tempo fa, frequentando qui in terra nostra gente (bianca) proveniente da laggiù.
Ci sono rimasto male, ma erano colleghi di una persona alla quale tengo e ho dovuto fare pippa.
Però che str@nzi...
 
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