3. Nova Eroica
Ci sono tre tipi di corse, oggi, sul programma: l'Eroica "classica" (una 70na di km, bici o classiche o single speed); la Hero (173km, bici classiche) e infine la Nova: stesso percorso della Hero, ma con bici moderne. Io, ovviamente, sono nell'ultima categoria.
La sveglia è alle 4AM e devo dire che sono in piedi prima ancora che suoni. La notte è passata in maniera abbastanza irrequieta, tra i nervosismi del prepartita e un po' di casino fuori. Esco e trovo un compagno di camerata, Guy, alle prese col porridge. Guy è un sudafricano che viveva a Putney e che è tornato, con la famiglia, a Cape Town. Ieri sera, chiaccherando, venne fuori che era compagno di triathlon di un mio collega in IAG Loyalty. Piccolo il mondo.
Oggi vedo Guy in tenuta da bici, vedo che razza di gambe ha, e mi rendo conto che non lo vedrò per l'intera gara. Ma procediamo con ordine.
Noialtri della 170km - una quarantina in tutto - ci raduniamo per un ottimo espresso a due rand e mezzo. Fa fre-ddo.
Breve briefing, e siamo pronti ad andare. La partenza è di gruppo, e dobbiamo rimanere dietro al furgone di Johan l'infermiere. Quindi tutti insieme in carovana, guadiamo il torrente che scorre fuori De Bos e attraversiamo il paese addormentato. Il ritmo è blando, si ride e si scherza, ma i pro sono già li davanti, francobollati al posteriore del furgone di Johan. Faccio amicizia con due italiani di Bologna, scopriamo di avere un altro amico in comune, scatta il messaggio Whatsapp. Poi inizia il gravel, Johan saluta e il manipolo dei pro letteralmente sparisce.
Il gruppo si divide in due: davanti i pro che stanno spingendo durissimo, dietro quelli meno veloci. Io provo a rimanere attaccato alla retroguardia di quelli con le bici "importanti". Ci sono un paio di guadi, il fango e l'acqua mi fanno cadere la catena un paio di volte, e rimango da solo, a metà del gruppo.
Poco male, mi dico, la salita è bella e non troppo dura, qui sotto il profilo altimetrico. Il Garmin non esce mai dal giallo, e se penso che per andare in Galleria Rosazza passa dal rosso al bruno non è troppo male. Devo mettere un po' di olio sulla catena, cosi che non mi caschi, ma lo farò poi dopo. Nel frattempo cambio con attenzione.
Nel frattempo salgo a un ritmo leggero ma comunque non proprio da scampagnata. L'alba sta sorgendo, il gravel è ottimo, la strada ampia, e inizio a vedere le silhouettes di qualche montagna. Il percorso è organizzato in modo tale che alcuni segmenti sono a tempo e, volendo, potrei gareggiare per vincerli. Ma sinceramente non m'importa, e soprattutto non ho nè i polmoni nè le gambe di gente come Guy e altri. Il mio obiettivo è di finire, oggi.
Il cielo si fa più chiaro, sento qualche cane abbaiare, e in men che non si dica sono al primo stop, chiamato "Montagu Local". Ventiquattro km fatti, sto benone. Il cibo in offerta è molto buono: banane, biscotti, frutta, torta. Alcuni dei volontari mi dicono che il gruppone dei pro manco s'è fermato, cosa che trovano un po' antitetica allo spirito dell'Eroica, e concordo. Butto un po' di lubrificante sulla catena, faccio girare, e nel mentre uno dei volontari mi fa: "Li hai sentiti i babbuini?"
"No", rispondo io.
"Massì", continua lui "c'era un intero
troop, abbaiavano. Li abbiamo spaventati via dalla strada".
Quindi non erano cani quelli che ho sentito per strada. M'inchia.
Rimonto in sella, e inizia la vera salita. Oubergpas, lo scoglio dietro al quale si estende il piccolo Karoo, il deserto che domina l'altopiano di questa parte di Sud Africa. La mattina è fresca, la salita è dura ma non troppo. Faccio anche in tempo a fermarmi per una breve foto. Non mi capacito di essere qua, tra queste colline, a vedere questa mattinata meravigliosa.
Mi dico che a scendere ci sarà da divertirsi su 'sta pendenza (non sono chissà che discesista, a me piacciono le salite) e in men che non si dica scavallo l'Ouberg. Quasi deluso, inizio una discesa epica. Unico difetto, il sole negli occhi.
Alla fine della salita, al km 34, c'è un'altra fermata. Hoek-Om, una fattoria di veri e propri
afrikaner. I bambini hanno 4 e 6 anni e già mi arrivano alle ascelle; il cane da guardia è una cosa di dimensioni mai viste, vi propongo una foto dall'album di Stan dove lo potete vedere intento a masticare il gomito del suo padrone.
lightroom.adobe.com
Vederselo arrivare incontro non è stato bellissimo.
Comunque, poco dopo di me arriva un vero Eroe, un ragazzo su una Hansom a 4 rapporti con cambio sul downtube e ruote da 25mm. Mangiamo un po' dall'enorme banchetto allestito dai signori della fattoria - ci sono panini, tramezzini, frutta, carne, caffè, soft drinks, una roba mai vista - e chiaccheriamo un secondo mentre l'alba è bell'e fatta.
Kenan, questo il suo nome, mi propone di continuare insieme e cosi facciamo. Il ritmo è veloce, la strada ottima, la vista - diobono, la vista.
Divoriamo km, e troviamo davanti a noi due ragazzi. Adam di Cape Town e Joseph da Jo'burg, e continuiamo come un quartetto. Abbiamo il vento in poppa, Joseph prova a dare la caccia a un segmento di Strava, e noi rimaniamo insieme. Facciamo i 40 all'ora senza praticamente sforzarci e in men che non si dica siamo al terzo stop, la fattoria Locarno dove fanno delle barrette di frutta letteralmente nu-cle-a-ri.
Sboroneggiamo senza ritegno. I pro, ci dicono le madame della fattoria, sono appena arrivati al checkpoint successivo, Lettas Kraal, distante un po' piu' di 30km. Un'oretta al massimo, ci diciamo, easy-peasy. Un po' di stretching, elargisco lubrificante come se fosse eucarestia, e partiamo col vento in poppa. Abbiamo 80km nelle gambe ed e' come non sentirli.
Se non fosse che, manco il tempo di girare ed ecco che il vento, da benignamente da dietro, ci prende in faccia. Non so se i non-ciclisti sanno cosa sia un headwind, ma fidatevi che e' una roba orribile. Adam e Joseph rimangono indietro, e Kenan, beh, Kenan butta giu' una prestazione da Eroe, con la E maiuscola.
Il nostro, su quella Hansom di cui sopra (la vedete nella foto di prima) inizia a pestare un ritmo veramente senza senso. Facciamo minimo i 25km/h con vento contro, spesso con punte di 30. Alle volte, non mi vergogno ad ammetterlo, mi siedo sulla sua ruota posteriore a fare un po' di drafting.
Siamo soli in mezzo al nulla piu' totale. Io inizio a canticchiarmi House on the Rock di Rob Mehl, e la mente svaga. Passiamo un toro di dimensioni incredibili, sembrava un cartellone pubblicitario dalla distanza, e ci fermiamo un attimo per prendere un po' fiato. Ci dividiamo due cubetti di Luchos e, siccome stiamo crampando entrambi, un mezzo cetriolo e l'infimo liquido in cui navigava. Passa tutto subito.
Che vista.
Che mezzo. Proletaria, alluminia, fatta in massa. Il Kalashnikov delle biciclette.
Arriviamo alla fattoria Lettas Kraal, gestita dal clone sudafricano di Anthony Hopkins. La signora ai fornelli offre pancakes ma, soprattutto,
vetkoek: una specie di frittellona farcita di curry di carne macinata. Una meraviglia. La fattoria ospita cavalli e uliveti, e mi piacerebbe comprare dell'olio. Il signore che gestisce la fattoria rifiuta qualsiasi offerta di denaro, e dice che mi fara' avere due bottiglie tramite una delle volontarie. Che gente.
Ripartiamo, di nuovo col vento contro, e Kenan - che aveva rotto la ruota posteriore e ora l'ha riparata - riparte con lo stesso ritmo. Io decido di scendere sui 20/22km/h di media, e rimango presto da solo:
Faccio una cosa che non son solito fare in bici, ossia mettermi le cuffiette per ascoltare un po' di musica. Sono da solo e, non so perche', ma e' il momento giusto. 100+km, e mi sembra di pedalare su una nuvola. Adoro questi panorami.
All'improvviso ecco il bivio. L'Eroica da 170km percorre una specie di cappio, e questo e' il bivio per la strada del ritorno. Da qui in poi percorrero' strade che ho gia' fatto, magari pero' al buio.
La festaccia prosegue da Hoek-Om. Il caffe' ha fatto posto ai vodka coolers e alle birre, ma decido di rimanere sul normale con anguria, frutta varia e Coca. I duri uomini della fattoria mi raccomandano di prendermela con comodo con la discesa, che hanno mandato due persone in ospedale per via di una caduta sull'Ouberg. Effettivamente la discesa e' la parte che mi preoccupa di piu'.
Mi liquido la salita dell'Ouberg in quattro e quattr'otto, magari sudando di piu' che all'andata, ma la discesa, beh, e' qualcos'altro. Roba da crampi alle mani, e ci sono dei malati che la fanno in fixie - senza freni!!!!!!.
Una dei suddetti malati, che incontro alla fine di un tornate, mi fa "It's mad hectic" con la classica 'e' chiusa dei sudafricani, e poi s'invola giu' per la discesa. Ho i brividi solo a vederla.
Ad ogni modo arrivo alla fine dell'Oubergpas. Una breve sosta al ristoro, e poi volata finale.
Aiuto un paio di persone della Classica con forature e cose varie, lascio il multitool a un ragazzo (che poi mi trovera' a fine serata per darmelo,che manco me lo ricordavo), e sono di nuovo a De Bos per le 4 circa, compresa una parte su asfalto in cui decido di andare
full maranza e mi metto la musica in altoparlante.
Strava dice quanto segue, e subito sono li a pensare a come migliorare la media. Pare che sia 15mo su 40 circa, non che conti molto.
Inizia la festaccia, mentre salutiamo gli arrivi. Un momento molto bello e' l'arrivo dei ragazzi di Khaltsha Cycles, un club di Khayelitsha alla loro prima partecipazione.
L'omone panzuto a destra, quello col cappellino alla Stone Roses, e' Johan l'infermiere. Un secondo dopo aver fatto la foto ha abbracciato una delle ragazze, che aveva soccorso durante la gara, dicendole "See? told you would've made it".
Momento premiazione. Un enorme plauso a Stan e Donnet per un'organizzazione veramente ottima, e a tutti i volontari. Sembrava di stare in famiglia, con l'eccezione che non c'era la zia rompiballe o il nonno fascio che insulta lo zio partigiano non appena si arriva alla doppia cifra di amari.
Vado a dormire cosi, dopo un quantitativo indegno di vino e cibo.