- 16 Giugno 2009
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Air Dolomiti, azienda italiana del gruppo Lufthansa e seconda compagnia tricolore nel Paese dopo Ita Airways, archivia il 2023 con il numero più alto di passeggeri trasportati nella sua storia, sfonda il muro del mezzo miliardo di euro di ricavi e si prepara a un 2024 con un’offerta che incrementerà grazie all’arrivo di altri velivoli. «Il tutto seguendo il nostro modello di business che punta a portare i viaggiatori negli hub del gruppo», spiega al Corriere durante una chiacchierata l’amministratore delegato Steffen Harbarth.
Il passaggio di testimone
L’ex numero uno di CityLine — la divisione regional di Lufthansa — il 1° gennaio 2022 ha raccolto il testimone da Joerg Eberhart salito ai piani alti del gruppo come capo delle strategie e «ambasciatore» dell’accordo tra i tedeschi e il nostro ministero dell’Economia che punta al rilancio di Ita Airways, Antitrust Ue permettendo. E l’ingresso di un altro vettore italiano nel perimetro del colosso europeo dei cieli avrà inevitabilmente ricadute sul network di Air Dolomiti. Che intanto si prepara per l’avvio dei collegamenti Francoforte-London City, lo scalo cittadino della capitale britannica.
Come si chiude questo 2023, il primo anno di normalità post Covid?
«Abbiamo messo in vendita oltre 4 milioni di posti su 39 mila voli e nei dodici mesi avremo 3 milioni di passeggeri, con un tasso di riempimento sopra il 70%, il più alto di sempre».
La flotta, dopo quattro anni di stallo per la pandemia, inizia ad aumentare.
«Gli aerei ora sono 20, tutti Embraer. Il 21esimo entrerà in servizio a gennaio 2024. Puntiamo a salire a 25-26 tra la fine dell’anno prossimo e l’inizio del 2025».
Questo vuol dire anche che vi servono altre persone. Quante ne pensate di assumere?
«Ogni singolo velivolo che aggiungiamo è una piccola azienda. Un Embraer ha bisogno di 6 comandanti, 6-7 primi ufficiali, 21 assistenti di volo. Più 3-5 tra tecnici e meccanici, e 1-2 nell’amministrazione. Insomma possiamo dire 40 persone, quindi almeno 240 da assumere nel 2024 per l’aumento della flotta».
Vienna (Austrian Airlines), Bruxelles (Brussels Airlines)...
«Nel 2024 connetteremo l’Italia alla Svizzera, a partire da Firenze-Zurigo allargando così il raggio d’azione dei nostri voli. Firenze assieme a Venezia è una delle basi principali nel Paese. E nel capoluogo toscano abbiamo costruito un centro di manutenzione».
Sembra che stiate evitando l’aeroporto di Roma Fiumicino, hub di Ita Airways.
«Com’è noto Lufthansa ha notificato l’operazione per l’ingresso in Ita. Solo dopo l’ok della Ue si dovranno affrontare i temi relativi alle rotte. Air Dolomiti crescerà a prescindere dal dossier e la sua funzione è connettere Italia e Germania e presto Svizzera».
Però Ita non ha un vettore regional per «alimentare» i suoi voli intercontinentali. Potrebbe farlo Air Dolomiti...
«Potrebbe essere un’idea, ma possiamo parlarne solo dopo il via libera dell’Antitrust Ue».
E sul fronte dei conti?
«Alla fine dell’anno Air Dolomiti diventerà una società da almeno 500 milioni di euro di ricavi».
Il Covid ha cambiato la tipologia di passeggeri a bordo?
«Sì. Gli aerei sono pieni, ma ci sono meno viaggiatori corporate, calati del 15% rispetto al 2019».
Per la pandemia o per le norme aziendali?
«Diciamo per un insieme di fattori. Alcuni mercati (come la Russia) sono chiusi, altri (come la Cina) sono riaperti da poco. In alcuni casi sono le società ad aver tagliati i voli per motivi ambientali o per risparmiare. In parallelo salgono però i ricavi dal segmento leisure».
Sono cambiati anche i flussi?
«È quello che notiamo come gruppo. Le persone stanno volando anche a ottobre e novembre verso destinazioni dove prima del Covid non volavano. La stagione estiva (che nel trasporto aereo inizia a fine marzo e si conclude a fine ottobre, ndr) si è allungata a periodi dove non c’è più il clima mite».
E come Air Dolomiti?
«Registriamo un ritorno deciso di americani, giapponesi e coreani in particolare a Firenze, ma pure a Pisa e a Genova. Le posso dire che per diversi giorni, quest’anno, abbiamo operato voli per Firenze dove l’80% dei passeggeri a bordo proveniva dagli Usa».
Si è molto parlato del caro voli, in particolare in Italia. Un tema che non vede l’esclusione di alcun vettore.
«Le tariffe sono salite un po’ ovunque, direi del 15-20%, a prescindere dalla destinazione. Le compagnie devono fare i conti con l’aumento dei costi operativi, anche relativi alla manutenzione».
La manutenzione? Uno pensa ai costi aeroportuali, a quelli per il traffico aereo, al cherosene, agli stipendi...
«Ci sono alcuni pezzi di ricambio che costano il 25% più del solito anche perché i fornitori sono di fatto due, dipende dal componente che serve. Ma più del prezzo il compito più difficile è trovare quelle parti».
Vale anche per voi che utilizzate gli Embraer?
«Le basti sapere che c’è soltanto un produttore di freni per il nostro tipo di velivolo in tutto il mondo. Già questo rende l’idea delle complessità».
@corrriere