Instagram ha trasformato il marketing e la domanda turistica. Fino al 2018-2019 gli americani confondevano Firenze con Venezia ("qual è quella con le gondole?") e avrebbero a malapena saputo citare altre città italiane oltre Roma e Milano. Instagram ha portato alla ribalta decine di destinazioni europee molto fotogeniche: I want to go to Caprì (accento rigorosamente sulla ì)/Positano/Mikonos/Amalfi è la frase che più spesso mi chiede chi cerca informazioni per un viaggio in Europa. Durante la conversazione, capita che il soggetto in questione cacci fuori l'iphone, apra Instagram, e mi dica di voler cercare the other place dove vuole andare. Un tempo the other più comune erano le Cinque Terre, ora capitano più spesso Polignano a Mare e il lago di Como.
La nostra industria del turismo dovrebbe tirar su monumenti al fondatore di Instagram (e, al limite, a Zuck che se la comprò): le millemila zocc... influencer (con 2000 follower ciascuna a esagerare perché in realtà son tutte cameriere) d'America vogliono farsi la stessa foto e condividere la stessa story. E allora via verso le coste e le città italiane per riempire la propria pagina di foto seminude. E siccome fra i 2.000 follower hanno mammà baby boomer (che ha sognato un viaggio del genere tutta la vita) e soprattutto tanti uomini baby boomer che usano Instagram come un tempo usavano Sports Illustrated, ecco che gli aerei per le città secondarie italiane si riempiono di quel segmento di popolazione mediamente abbiente.