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Aeroporto, Brescia rompe con Verona
Già fissato un incontro con il ministro Passera: a Roma la prossima settimana
L'aeroporto di Montichiari
Altro che «accordo storico» e «pace dei cieli». Attorno all'aeroporto D'Annunzio il clima è tornato teso, come se d'improvviso la lancetta dell'orologio avesse fatto un balzo all'indietro di due anni, cancellando mesi e mesi di trattative. Giovedì la giunta della Camera di Commercio di Brescia avrebbe preso atto che non ci sono più le condizioni per proseguire nelle trattative con Verona. Si sarebbe così deciso di chiedere un incontro al ministro per le Infrastrutture Corrado Passera (il summit sarebbe in programma per la prossima settimana) per vagliare le possibili soluzioni.
A Roma hanno sempre spiegato che per la concessione del D'Annunzio serviva un accordo tra i due territori. Brescia spiegherà a Passera che questo accordo è (quasi) tramontato e ritenterà il vecchio azzardo: chiedere che la concessione per Brescia. AbeM, la società creata nel 2007 dal mondo economico bresciano per contendere a Verona la gestione dello scalo, avrebbe anche pronto un partner operativo. La mossa pare però poco percorribile; Ministero e Enac hanno spiegato che solo Verona ha i crismi per richiedere la concessione. La mossa successiva sarà allora quella di chiedere un bando di gara. Una gara europea dove AbeM se la vorrebbe giocare, magari come promoter. Se poi le cose non dovessero andare nella giusta direzione, Brescia potrebbe tornare a minacciare (e poi percorrere, come già fatto), le vie legali, dal Tar alla corte europea. La missione romana - alla quale dovrebbero prender parte Franco Bettoni, Giuliano Campana e forse Giancarlo Dallera - servirà anche per avere rassicurazioni dal ministro sul futuro dello scalo bresciano, secondo quanto previsto nel Piano nazionale degli aeroporti.
Di certo c'è che i sorrisi e le pacche sulle spalle tra Brescia e Verona rischiano di essere solo un ricordo. Che qualche crepa fosse tornata a minare l'intesa tra le due sponde del Garda lo si era capito già nei mesi scorsi: il bilancio della Catullo che registra perdite record, lo scalo di Montichiari visto come un peso, Brescia infastidita dalle punzecchiature veronesi. Le dichiarazioni ufficiali hanno sempre parlato di «coesione» e «unità di intenti». A luglio la Camera di Commercio di Brescia si è però astenuta dal voto su bilancio e piano industriale e ha disertato l'assemblea straordinaria del 10 agosto, chiamata ad approvare un aumento di capitale da 15 milioni per dare ossigeno alle casse della Catullo. Nel frattempo il D'Annunzio si è ritrovato senza presidente bresciano, sostituito dal direttore generale, «uomo di Verona». Ma soprattutto Verona avrebbe fatto sapere ad AbeM che l'ultima intesa trovata non è più valida. E che ritornerebbe in auge la lettera d'intenti siglata il 31 maggio del 2011.
Quest'ultima prevedeva un complesso meccanismo secondo il quale Brescia saliva al 25% della Catullo, come Trento, e Verona scendeva al 50. Nei mesi scorsi si era però trovata un'altra soluzione: Brescia al 70% del D'Annunzio, in modo da avere autonomia gestionale sul «suo» aeroporto. L'ipotesi reggeva sul meccanismo della sub concessione, che i tecnici del ministero hanno però giudicato impraticabile, ma poteva comunque stare in piedi grazie ad accordi parasociali. Verona pare però aver fatto retromarcia. Brescia invece sembra non voler rinunciare a decidere sul suo aeroporto. Piuttosto, meglio la gara europea.
Davide Bacca
Fonte: http://brescia.corriere.it/brescia/...-brescia-rompe-con-verona-2111831461237.shtml