Le compagnie saudite a caccia di piloti: 500 mila euro all’anno, benefit e zero tasse. Così Europa e Usa restano senza comandanti
di Leonard Berberi
I piani di espansione di Saudia e l’avvio di Riyadh Air nel 2025 scatenano il «mercato» di comandanti e primi ufficiali con offerte senza precedenti. E così i piloti lasciano i vettori occidentali (e non solo)
Con offerte che toccano il mezzo milione di euro all’anno, esentasse, e agevolazioni di ogni tipo per il trasloco — dalla casa alla scuola dei figli —, centinaia di piloti queste settimane stanno guardando con particolare interesse all’Arabia Saudita come prossima sede di lavoro. La dinamica, diventata significativa di recente, ha colto di sorpresa diverse compagnie occidentali e mediorientali che assistono a una riduzione imprevista delle loro «truppe» di comandanti e primi ufficiali. E si ritrovano a partecipare a una gara con gli altri per non restare scoperti per l’estate 2025 nel bel mezzo dei piani di espansione. È quanto spiegano al
Corriere tre dirigenti di altrettante aviolinee europee e del Golfo.
La competizione
Saudia Airlines, vettore storico del regno, e Riyadh Air, che
effettuerà i primi voli l’anno prossimo dopo mesi di annunci e commesse, si stanno rivelando particolarmente «aggressive» nel mercato dei piloti. Così tanto da aver stravolto una dinamica che da anni vede le compagnie del Golfo — come Emirates, Qatar Airways, Etihad — drenare professionisti dall’Europa, il Nord America, l’Australia e parte dell’Asia. «Ora ci sono comandanti e primi ufficiali che lasciano Doha, Dubai e Abu Dhabi per andare a lavorare Gedda e Riyadh», spiegano i manager.
Gli investimenti
Negli ultimi tempi l’Arabia Saudita ha attirato l’attenzione per i suoi investimenti multi-miliardari che rientrano nel «Vision 2030», il pacchetto economico che punta a rendere il Paese un hub dell’aviazione mondiale, triplicando i passeggeri e portandoli a 330 milioni entro appunto il 2030. Il pacchetto «aereo» ammonta a 100 miliardi di dollari (anche se è stato rivisto al ribasso di recente) che comprende anche l’espansione dell’aeroporto «Re Khalid» a Riyadh che si chiamerà «Re Salman», avrà sei piste parallele e prevede 120 milioni di passeggeri in transito tra poco più di cinque anni e 185 milioni nel 2050.
Le proposte di lavoro
L’incrocio delle diverse proposte di lavoro mostra che sia Riyadh Air, sia Saudia offrono ai piloti l’ingresso immediato in cabina, salari anche 26-28 mila euro al mese, senza alcuna trattenuta fiscale, ai quali si affiancano turni che più di un comandante definisce «decisamente interessanti» come il «3-3», tre settimane operativi alle quali seguono altrettante settimane di riposo. E ancora: appartamento pagato, iscrizione di eventuali figli nelle scuole «occidentali», agevolazioni varie. «Ad alcuni comandanti sono stati offerti 500 mila euro all’anno, al netto di tutti gli altri benefit», spiegano i dirigenti.
Le conseguenze
Le aerolinee saudite — proseguono i dirigenti — «attingono» un po’ ovunque. Non solo dalle rivali del Golfo, ma anche dalle low cost europee, dai colossi tradizionali negli Usa e in Europa. «Per ogni pilota che se ne va si assiste a questo effetto a cascata: chi ne resta senza va a “rubarne” uno da un altro vettore che a sua volta lo prende da un altro ancora». Una delle conseguenze è che alcune compagnie provano a bloccare il «trasloco» ritoccando al rialzo il contratto. «Ma questo rischia soltanto di creare tensione nella categoria», sottolineano due dei manager.
L’offerta nel Paese
Riyadh Air e Saudia non hanno risposto alle richieste del
Corriere al momento della pubblicazione dell’articolo. Tra alcune settimane l’Arabia Saudita si ritroverà con diverse compagnie. Quelle «tradizionali»: Saudia (base a Gedda) e Riyadh Air (Riyadh). Quelle low cost locali: Flynas (che opera principalmente su Riyadh) e Flyadeal (a Gedda, è una divisione di Saudita). La revisione del budget, con tagli un po’ ovunque, ha portato alla messa in attesa di Neom Airlines, un altro vettore saudita che doveva iniziare le operazioni quest’anno ed è legato al maxi-progetto urbanistico della città di Neom.
Piloti di Saudi Airlines
I piani
Riyadh Air è di proprietà di Public Investment Fund (Pif), uno dei fondi sovrani più ricchi del mondo, il cui governatore Yasir Al-Rumayyan (che è anche il presidente del vettore). Il ceo è Tony Douglas, ex numero uno di Etihad Airways, mentre il chief operating officer è Peter Bellew, ex ceo di Malaysia Airlines e anche ex direttore operativo di Ryanair ed easyJet. Secondo i dati forniti al
Corriere dalla piattaforma specializzata ch-aviation Riyadh Air ha ordinato, al momento, 60 Airbus A321neo e 39 Boeing 787-9 Dreamliner. Il gruppo Saudia (che include anche Flyadeal) lo scorso maggio ha ordinato altri 12 A320neo e 93 A321neo.
lberberi@corriere.it
I piani di espansione di Saudia e l’avvio di Riyadh Air nel 2025 scatenano il«mercato» di comandanti e primi ufficiali con offerte senza precedenti. E così i piloti lasciano i vettori occidentali (e non solo)
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