Alitalia è commissariata. Il premier ha nominato Augusto Fantozzi commissario


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avroRJ

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14 Novembre 2005
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Firenze, Toscana.
ma in quale altro paese io sindacati pretendono di cogestire la società???
...come diceva Bombassei un paio di gg fa...i sindacati mettano un centinaio di milioni di euro in CAI...e poi potranno mettere bocca...

a loro spetta tutelare il dipenedente (cosa che non sanno fare)...e STOP..

questo fa capire dove siamo arrivati...

quanto a tutti i commenti sui lavoratori...secondo me chi si affretta a riempirsi la bocca saprando a zaro sui dipendenti dovrebbe guardare al proprio orto e vergognarsi...

in un momento di grossa incertezza per migliaia di famiglie...non mi sembra il caso...
la colpa non è certo dei dipendenti...ma solamente dei sindacati, della poitica (che praticamente sono la stessa cosa) e di parte degli amministratori pregressi...

A.
 

Seaking

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ma in quale altro paese io sindacati pretendono di cogestire la società???
...come diceva Bombassei un paio di gg fa...i sindacati mettano un centinaio di milioni di euro in CAI...e poi potranno mettere bocca...

a loro spetta tutelare il dipenedente (cosa che non sanno fare)...e STOP..

questo fa capire dove siamo arrivati...

quanto a tutti i commenti sui lavoratori...secondo me chi si affretta a riempirsi la bocca saprando a zaro sui dipendenti dovrebbe guardare al proprio orto e vergognarsi...

in un momento di grossa incertezza per migliaia di famiglie...non mi sembra il caso...
la colpa non è certo dei dipendenti...ma solamente dei sindacati, della poitica (che praticamente sono la stessa cosa) e di parte degli amministratori pregressi...

A.
Quoto, soprattutto questo ma in quale altro paese i sindacati pretendono di cogestire la società???
 

top6a

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24 Luglio 2008
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LIMF
in un momento di grossa incertezza per migliaia di famiglie...non mi sembra il caso...
la colpa non è certo dei dipendenti...
sono d'accordo: Alitalia era gestita ne pi ne meno come qualsiasi altro ente o ministero o altra "partecipazione statale". Il must di ogni minsitro/amministratore/sindacalista et similaria era creare consenso per il bacino elettorale di riferimento. i bilanci non erano un problema: tanto lo Stato appiana tutto. e così si sono devastate realtà profittevoli. un esempio simile all'Alitalia è l'Alfa Romeo. Negli anni '60 era un'azienda florida che produceva utili a più non posso operando su tutti i campi. Poi la politica la utilizzò per le sue solite mosse e addio. Lo stabilimento di Pomigliano d'Arco fu riempito di manodopera non specializzata e non adeguata e ciau bale! in qualche deennio arrivò la FIAT che la comprò per un tozzo di pane! un po' come ora la CAI con Alitalia!
 

malpensante

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6 Novembre 2005
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bel paese là dove 'l sì suona
mercoledì 03 settembre 2008, 08:57

Alitalia, Rossi: "Soluzioni bloccate dai sindacati"

di Laura Cesaretti
Il Giornale

Roma - La sfida di Epifani, che su Alitalia non vuole «prendere o lasciare»? «Il sindacato ha bloccato da anni ogni soluzione per Alitalia, spero che oggi si rendano conto che non c'è alternativa al prendere». L'«afasia» del Pd sulla politica industriale? «Manca una linea di fondo, troppo a lungo il centrosinistra non si è confrontato e contato sul serio su questo tema».
Nicola Rossi, economista liberal, parlamentare del Pd e - nella fase pre-elettorale - consigliere di Walter Veltroni sulla politica economica, è molto critico sull'operazione salvataggio della compagnia di bandiera varata dal governo Berlusconi. Ma non risparmia severi rimbrotti alla sua parte politica, e al ruolo dei sindacati.

Senatore Rossi, oggi il segretario della Cgil dice che sul caso Alitalia bisogna aprire una trattativa «vera», altro che «prendere o lasciare».
«I sindacati dovrebbe fare autocritica: hanno bloccato per anni ogni soluzione, in una sorta di coazione a ripetere. Ora mi auguro che si rendano conto che a questo punto non c'è più alternativa: la richiesta Cgil di discutere il piano è irragionevole. Spero che evitino nuovi errori, dopo tutti quelli che hanno commesso».

Sono corresponsabili della crisi Alitalia?
«Guardi, basta analizzare la composizione del CdA della compagnia da 25-30 anni in qua per averne l'evidenza chiara. Alitalia ha avuto un management che non rispondeva a logiche gestionali e di mercato, ma politiche e sindacali. La situazione di oggi è la conseguenza di questi errori decennali. Ma anche il governo attuale ha serie responsabilità negative».

Quali?
«Quella di essersi ficcato in un angolo che lo ha lasciato senza alternative: in ogni trattativa di questo genere, il venditore deve avere più opportunità per lucrare le condizioni migliori. Invece Berlusconi ha eliminato l'unica alternativa che c'era, quella di Air France, e per ragioni essenzialmente elettorali».

Professor Rossi, non la intenerisce neppure la questione dell'italianità salvata?
«Ma per favore, evitiamo l'argomento. Oppure chiamiamola “provincialità”, che ha più senso. Le faccio una previsione facile: alla fine, ci ritroveremo comunque con Alitalia acquistata da una compagnia straniera: giustamente già la cordata italiana parla di una alleanza estera in tempi brevi».

Non le piace l'operazione, ma apprezza la cordata?
«Gli imprenditori fanno il loro mestiere, e lo fanno bene. Hanno visto un'opportunità, hanno deciso di assumersi un rischio a determinate condizioni e credo che quelle condizioni saranno soddisfatte».

C'è chi, anche a sinistra, lamenta che con questa operazione Berlusconi abbia espugnato l'establishment economico...
«Non credo che Berlusconi, che è assai avvertito da questo punto di vista, farà l'errore compiuto anche da un centrosinistra in cerca di legittimazione da altri: non è che con una operazione del genere si “conquista” l'establishment. Gli imprenditori non sono “amici” o meno: oggi trattano con questo governo, domani faranno altre intese con altri governi».

Il Pd è apparso un po' incerto sulla questione Alitalia, colpa del “caso Colaninno”?
«La questione di un possibile “conflitto di interessi” era facilmente prevedibile, e ci si poteva pensare prima. L'afasia del Pd dipende da altro: su questi temi la sinistra riformista ragiona da almeno 15 anni ma non si è mai contata sul serio, scegliendo una linea. Col risultato che ad ogni crisi industriale si ritrova in difficoltà a definire una propria posizione: è la strategia generale che manca».
 

top6a

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24 Luglio 2008
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LIMF
ma perchè in campagna elettorale il PDL si stracciò le vesti davanti "all'aut-aut" di AirFrance ed ora invece davanti "all'aut-aut" di CAI, fa le pulci a chi potrebbe non volerci stare, o almeno ha dei dubbi? solo perchè, come ha militarizzato le discariche, ha commissariato l'Alitalia?
 

DavidFLR

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13 Novembre 2006
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Firenze, Toscana.
ma in quale altro paese io sindacati pretendono di cogestire la società???



facendo un raffronto, direi di massima, con le organizzazioni sindacali in GB o in USA con i pollai dei sindacati Italiani non c'e' Storia!
detti sindacati sono piu' corporazioni (o Lobby) che traggono la loro forza dal sistema economico in cui sono basate! spesso gestiscono grosse somme di denaro dai propri fondi di pensione!
Altro che Angioletti e C. legati cmq a contributi o posti di favore PUBBLICI!
Alla faccia della indipendenza Sindacale ...ma fatemi ridere!
 

vipero

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ma perchè in campagna elettorale il PDL si stracciò le vesti davanti "all'aut-aut" di AirFrance ed ora invece davanti "all'aut-aut" di CAI, fa le pulci a chi potrebbe non volerci stare, o almeno ha dei dubbi? solo perchè, come ha militarizzato le discariche, ha commissariato l'Alitalia?
forse perchè è politica?
 

malpensante

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6 Novembre 2005
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bel paese là dove 'l sì suona
2 Settembre 2008 - 5:18 pm | di: G. Alegi

Qualche domanda tecnica sull'Alitalia di domani


Il commissario straordinario dell’Alitalia Augusto Fantozzi incontrerà venerdì alle 9.30 il presidente dell’ENAC Vito Riggio e il direttore generale Silvano Manera per aggiornarli sulla procedura di amministrazione straordinaria ed il piano di ristrutturazione. Fantozzi non potrà che ripetere quanto ha detto ieri ai sindacati: a fine agosto in cassa c’erano 195 milioni di euro - ben 119 in meno di fine luglio - ed a fine settembre si potrebbe scendere a 30-50 mln. Il confronto con i sindacati rinviato a giovedì si svolge all’ombra di questa realtà.
Il fallimento della trattativa si rispecchierebbe infatti in quello della società, come hanno più volte sottolineato il ministro del Lavoro Maurizio Sacconi, il presidente designato della "nuova Alitalia" Roberto Colaninno e altre voci autorevoli. A rendere irreversibile il percorso è l’amministrazione straordinaria che - specie dopo le recenti modifiche alla legge Marzano - concede al commissario poteri vastissimi. Non a caso già da febbraio SDL, l’attivissimo sindacato di base che in Alitalia conta 1.700 iscritti, si era espresso contro il commissariamento. Ma è arrivato, e oggi Fantozzi ha il potere di fare persino il temutissimo "spezzatino" del gruppo. L’accordo quindi si troverà, perché l’alternativa è la disintegrazione del vettore con la perdita di ben più di 5.000 posti di lavoro.
Sui contenuti e le conseguenze restano però molti dubbi tecnici ai quali la cronaca politica non offre risposte. Senza fare dietrologia inutile, proviamo ad elencarne qualcuno.

Il mercato
La concentrazione di Alitalia ed Air One mira esplicitamente a creare un vettore con una massa critica tale da dominare il mercato nazionale con una quota non inferiore al 60%, comunque inferiore a quella esistente (perché creata o tutelata) in altri paesi europei, a partire dalla Francia. Sarà questa, probabilmente, la linea di quanti difendono la fusione.
Ma il discorso è più complesso. Il piano industriale del gruppo Meridiana-Eurofly fa esplicito riferimento alle opportunità di crescita che potrebbero essere generate dal riassetto del trasporto aereo italiano, cioè agli spazi che la nuova Alitalia dovrà lasciare liberi.
Ridurre le sovrapposizioni dovrebbe in effetti liberare risorse come gli slot a Linate, dove sulla rotta Milano-Roma i due vettori insieme offriranno circa il 70% dei voli che offrono oggi. Ma nessuno dice che fine farebbe quel 30% che si renderà disponibile. Sarà rimesso a disposizione di nuovi entranti, a vantaggio della concorrenza, o verrà ridotta la capacità dell’aeroporto per decreto come nel 1998 per il lancio di Malpensa 2000? In quell’occasione i passeggeri dimostrarono che la vera alternativa a Linate non è Malpensa ma Bergamo. In caso di interventi pesanti o mal congegnati, potremmo vederne delle belle.

Gli aerei
Che la flotta Alitalia sia vecchia è un fatto. Che al 31 luglio Air One risulti aver ordinato 65 Airbus A320 (che con i 20 già ricevuti totalizzano 85, cinque meno dei 90 di cui si parlava in precedenza), 12 A330-200 e altrettanti A350-800 , è un altro fatto. Ma molto meno chiaro è come sarebbe la futura flotta combinata Alitalia+Air One, anche in relazione alla struttura delle rotte.
Se è ipotizzabile che i 65 A320 vadano a sostituire i 47 MD80 rimasti (e magari anche i primi A320 che hanno già una decina di anni, riducendo i costi di carburante e manutenzione), questo equivarrebbe a un taglio equivalente all’intera flotta 737 di Air One, cioè oltre 20 aerei.
È plausibile che gli A330 sostituiscano i 767, ormai vecchiotti, mal allestiti e non standardizzati perché acquisiti da molte fonti diverse. Ma gli A350? Servirebbero per raddoppiare il lungo raggio, sostituire i dieci 777 o addirittura per una seconda sostituzione degli 767?
Il cargo pare destinato ad essere scorporato e ceduto a parte, forse a quel Milo Radici che non ha mai nascosto il proprio interesse. La questione è controversa. Da un lato, Airbus e Boeing prevedono per i prossimi venti anni una crescita del cargo doppia di quella dei passeggeri. Dall’altro, una flotta di cinque MD11 è ritenuta insufficiente per un servizio capillare.
Che fine faranno Alitalia Express e Cityliner? Le due compagnie regionali impiegano quattro tipi di aerei (ATR72, Embraer RJ145 e 170, Bombardier CRJ900) che in tutto rappresentano circa un quinto dell’intera flotta dei due gruppi. Una domanda analoga si può fare per Volareweb, la low cost del gruppo Alitalia, che a suo vantaggio ha solo le minori dimensioni e la flotta Airbus omogenea con Alitalia e Air One.

I piloti
La nuova Alitalia chiederà ai sindacati di accettare un contratto molto meno generoso di quello attuale e probabilmente più vicino a quello di Air One. Questo potrebbe però non bastare per generare le efficienze richieste. Secondo molti piloti, il basso numero di ore medie annue volate in Alitalia - che la cordata CAI stima in 550 - discenderebbe da fattori organizzativi (cattiva distribuzione dei piloti nei settori, con esuberi sulla famiglia A320 e carenze su quella 767) e dai troppi distacchi sindacali o incarichi di staff.
In un settore che ha una progressione di carriera molto semplice (da copilota a comandante, con l’unica aggiunta di incarichi istruzionali, di controllo etc.) sarà senz’altro molto conflittuale la creazione di una lista unica di anzianità tra cinque compagnie, quali sono oggi Alitalia, Alitalia Express, Volareweb, Air One e Cityliner, con una miriade di accordi interni per la "circolarità", cioè i passaggi di carriera infragruppo. Preoccupa, sotto questo aspetto, il silenzio dei piloti Air One e la loro apparente assenza dalle discussioni. Scelta o esclusione? Gli esiti potrebbero essere molto diversi.
Per tranquillizzare una categoria altamente specializzata e sottoposta a un’infinità di abilitazioni e scadenze i provvedimenti a tutela del reddito fino a 72 mesi sono troppo schematici. Né sarebbe risolutivo il passaggio di una cinquantina di piloti all’ENAC come ispettori di volo di cui gira voce tra i piloti. Molto meglio strumenti di rotazione che consentano di mantenere i titoli professionali - e quindi la capacità di reimpiego altrove per sfruttare l’alta domanda di piloti nel mondo.

Il multibase
Le pressioni dei sindaci dei comuni aeroportuali a favore di questo o quello scalo sono un’anomalia italiana, ma sottolineano la grande confusione di questi giorni. In realtà il "piano Fenice" prevede l’operativo multibase elaborato da Boston Consulting per Intesa Sanpaolo al tempo della proposta Air One del dicembre 2007 . Il piano - già considerato due volte da Alitalia nel 2001 e 2005 - rispecchia la struttura di un mercato policentrico e la filosofia del servizio diretto "point to point". Le low cost o le compagnie di nuova costituzione assumono su una base specifica ma Alitalia ha sempre scartato il multibase per la difficoltà di trasferire da Roma il personale esistente - non solo i piloti, ma anche i tecnici etc.
La nuova Alitalia potrebbe scontrarsi con la stessa situazione, oppure risolverla licenziando tutti e riassumendoli direttamente sulle basi di Roma, Milano, Torino, Venezia, Napoli e Catania. Potrebbe trattarsi di un gioco rischioso, che decentrerebbe la conflittualità dall’area romana creando però una rete di focolai pronti ad accendersi a turno.
Né è chiaro come il multibase si legherebbe alla missione assegnata ad Alitalia dal governo di collegare l’Italia ai suoi mercati turistici (sopratutto incoming) e d’affari (soprattutto outgoing). Rispetto alla posizione Air One del dicembre 2007 è infatti scomparsa la vocazione al lungo raggio, segmento che offre i margini più alti. Una strategia rinviata per il costo astronomico del combustibile o una marcia indietro?

La manutenzione
L’area oggi sotto Alitalia Services è unanimente votata alla cessione. Su questo si appuntano due diversi dubbi. In primo luogo, nessuna compagnia di queste dimensioni cede la manutenzione pesante. In secondo luogo, la manutenzione esternalizzata costerebbe probabilmente di più di quella interna ben gestita che - tra l’altro - godrebbe di un cliente interno con una buona massa critica.

E infine …
A queste osservazioni tecniche molti operatori aggiungono - chiedendo di restare anonimi - una buona dose di scetticismo sulle reali intenzioni dei singoli soci di CAI, in parte alimentato dalle voci di un rientro di Air France-KLM nelle vesti di socio di minoranza. Né a fugare i dubbi bastano gli accordi di "lock-up" azionario per cinque anni, facili da aggirare e difficili da sanzionare in caso di violazione. Molti, cinicamente, scommettono su un’operazione speculativa di grande rapidità, fidando nei tempi ben più lunghi delle eventuali (qualcuno dice inevitabili) sanzioni europee. Può darsi.
Quel che è certo è che a questo giro non ci sono più alternative. La situazione precipita e sugli aerei di linea, è bene ricordarlo, non c’è il paracadute.
 

airbusfamilydriver

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6 Febbraio 2006
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Per sapere qual'è il tuo salario standard devi guardare tu il tuo contratto. Per me è ovviamente la parte fissa, perchè se non voli non hai responsabilità e trasferte, quindi se stai a casa non è giusto che percepisca questa parte.
Tu mi dirai che chi ha un mutuo si troverà adesso in difficoltà, vero, ma la rata mensile non dovrebbe superare il 30-35% della retribuzione, quindi la solvibilità dovrebbe essere raggiunta con un margine sufficiente.

Tra piloti ed A/V la parte più debole è ovviamente quest'ultima, perchè ha un salario minore e più basse probabilità di reimpiego in Italia.
la CIGS è l'80% della parte fissa,ma siccome la parte fissa è il 60% circa del ns stipendio,la CIGS corrisponde a meno della metà dello stipendio(80% del 60%)
credo che i cassa integrati preferirebbero mille volte lavorare
 

Alx7473

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Savona
Scusate, ma i 737 di AP è prorpio necessario dismetterli?
Non potrebbero ritornare utili per rendere più consistente la flotta?
D'accordo che sono vecchiotti e consumano di più di un 320, ma sono più giovani degli MD80.
Grazie! ;)
 

superjet

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18 Aprile 2008
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Sto cercando di ricostruire la flotta prevista dal Piano Fenice (153 macchine) c'è qualcuno che lo ha già fatto
Grazie
 

SAM26000

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26 Ottobre 2007
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Roma, Lazio.
Sto cercando di ricostruire la flotta prevista dal Piano Fenice (153 macchine) c'è qualcuno che lo ha già fatto
Grazie
AZ
23 A321+
11 A320+
12 A319+
10 B777=
--------
56 aeromobili sicuri

AP
20/22 A320+ (considerando quelli che dovrebbero arrivare a ridosso della fusione)
2 A330=
-------
24 aeromobili sicuri

AP sicuri + AZ sicuri = 56+24 =80 aeromobili

ora a questi se volete possiamo aggiungere i 10 CRJ 900 di AP (mezzi sicuri)e saliamo a 90
a questi io aggiungerei azzardando 10-15 aeromobili XM (embraer?)
quindi siamo a 105
da qui in poi credo che si accontenteranno un po' in AZ e un po' in AP con l'ingresso di qualche MD80, qualche 767 e qualche 737 perchè una loro eventuale immediata e totale dismissione non è francamente pensabile, considerando che c'è un network da salvaguardare
penso che se prendono la metà dei 767 attivi ora, la metà degli 80 attivi ora e la metà dei 737 attivi ora si dovrebbe arrivare all'incirca a quel numero
 
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bourne

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E gli altri 80 saranno tutti buttati? Non dimentichiamoci che parecchi sono della prima metà anni 90, quindi anora ok. Non penso costino molto di più di un 737-300 come consumi.
 

TW 843

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SACCONI: «Presto per dire quanti saranno gli esuberi». Tajani riferirà all'europarlamento

«Alitalia, avanti anche senza sindacato»

Il ministro Brunetta corregge Passera. A Bruxelles via al confronto sul piano. Sacconi: «Esuberi da definire»


ROMA - Il piano di salvataggio di Alitalia deve andare avanti anche senza l'intesa con i sindacati. Ne è convinto il ministro della Funzione pubblica, Renato Brunetta, critico verso l'atteggiamento di disponibilità con le organizzazioni dei lavoratori manifestato dall'amministratore delegato di Intesa Sanpaolo, Corrado Passera. «Io - ha sottolineato Brunetta intervenendo a Omnibus estate su La7 - non avrei mai detto "salta tutto se il sindacato non è d'accordo": per niente, si va avanti!». «Vorrei ricordare - ha aggiunto il ministro- che la situazione di Alitalia è il prodotto di cattiva politica certamente, ma anche di cattivo sindacato».

SACCONI - Affermazioni che arrivano alla vigilia del nuovo incontro tra sindacati e governo al ministero del Lavoro, quando il commissario straordinario, Augusto Fantozzi, avvierà la trattativa no-stop sul piano industriale scelto per la 'Nuova Alitalia'. Sul tavolo, oltre al rilancio della compagnia, c'è il nodo degli esuberi. E a tal proposito il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi ha chiarito che è inutile, al momento, fare numeri. «Si possono fare auspici, esprimere timori, ma non ci sono le condizioni per parlare di numeri finché non avremo un piano industriale da esaminare, da discutere, considerandone le conseguenze anche in termini occupazionali». Premesso che «il commissario Fantozzi ha spiegato che la società ha pochi giorni di fronte a sé in termini di autonomia finanziaria», e che quindi «già a metà settembre potrebbe determinarsi una criticità tale da non garantire una piena operatività», Sacconi precisa, anche a fronte delle critiche dal fronte sindacale, che «un piano ancora non c'è e solo nei prossimi giorni conosceremo l'offerta e la discuteremo». In ogni caso, chiude Sacconi, «è ovvio che ci saranno margini per discuterne e saranno quelli che gli imprenditori che si candidano a rilevare la società riterranno praticabili».

AUDIZIONE UE - E mentre Roberto Colaninno, presidente di Cai (Compagnia Aerea Italiana, la newco dalla quale nascerà il nuovo vettore di bandiera), è atteso a Bruxelles per una serie di incontri tecnici sulla questione, il presidente della Commissione trasporti del Parlamento europeo, il liberaldemocratico Paolo Costa, ha invitato il Commissario Ue ai trasporti, Antonio Tajani a recarsi in Parlamento per «riferire sull'Alitalia». L'audizione si dovrebbe svolgere di fronte alla Commissione trasporti dell'europarlamento la settimana prossima, ma non è ancora stata definita la data esatta. «Abbiamo invitato Tajani - ha spiegato Costa - per fare il punto della situazione. Più che per parlare degli investitori privati, dal punto di vista europeo interessa comprendere come i cambiamenti alla legge Marzano si riflettono sulla concorrenza e gli aiuti di Stato»

03 settembre 2008
CdS
 

jbcolory

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27 Gennaio 2008
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ma in quale altro paese io sindacati pretendono di cogestire la società???
...come diceva Bombassei un paio di gg fa...i sindacati mettano un centinaio di milioni di euro in CAI...e poi potranno mettere bocca...

a loro spetta tutelare il dipenedente (cosa che non sanno fare)...e STOP..

questo fa capire dove siamo arrivati...

quanto a tutti i commenti sui lavoratori...secondo me chi si affretta a riempirsi la bocca saprando a zaro sui dipendenti dovrebbe guardare al proprio orto e vergognarsi...

in un momento di grossa incertezza per migliaia di famiglie...non mi sembra il caso...
la colpa non è certo dei dipendenti...ma solamente dei sindacati, della poitica (che praticamente sono la stessa cosa) e di parte degli amministratori pregressi...

A.
...amche la mia e' una famiglia con la stessa dignita' e anche i soldi del prestito ponte sono i miei, e allora?
 
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