3/11/2008 (7:27) - COMPAGNIA IN BILICO
Piloti verso lo sciopero bianco
Così gli irriducibili dello scalo di Fiumicino si preparano a vendere cara la pelle
FRANCESCA SCHIANCHI
ROMA
Una cosa è certa: i piloti di Up e Anpac e gli assistenti di volo vanno avanti compatti». Il presidente dell’Unione Piloti, Massimo Notaro, è l’unica cosa che si sente di assicurare alla vigilia dell’assemblea di oggi pomeriggio: nessuna incrinatura del fronte comune tra sindacati autonomi, come invece qualcuno ha insinuato. La lotta continua? «L’assemblea è sovrana: la via da intraprendere si deciderà lì - dice il leader dei piloti -. Certo le condizioni poste da Cai sono inaccettabili». Garantisce che lui non lavorerà per la nuova compagnia («per la prima volta non ho voglia di far volare un aereo Alitalia»), ha dichiarato di augurarsi che anche i colleghi facciano la stessa scelta, ma rivela anche: «Trecento piloti Alitalia hanno già fatto selezioni per altre compagnie lungo la settimana scorsa, e il numero è destinato a crescere».
Alla vigilia della riunione, Notaro non anticipa quali strategie usciranno dall’assemblea: «Qualunque cosa dicessi potrei essere smentito domani (oggi, ndr)». Ci potrebbe essere l’arma dello sciopero, «ma contro chi scioperiamo? In queste condizioni faremmo del male solo a noi stessi e al passeggero», dice un pilota che ci tiene a restare anonimo, 16 anni di Alitalia sulle spalle. Oltre all’astensione dal lavoro, però, piloti e assistenti di volo avrebbero un altro metodo per esplicitare il dissenso: rendere maniacali controlli e verifiche, per esempio. Impiegare un’ora a fare quello che di solito porta via un quarto d’ora. Impuntarsi su inezie che solitamente non costituiscono un problema, ma che potrebbero ritardare il decollo. Anche su questo il leader dell’Unione piloti non si pronuncia, ma garantisce: «Basterebbe che i piloti si limitassero a fare solo il loro lavoro e non aiutassero facendo altre cose non di loro competenza, per provocare un sacco di problemi».
Un assistente di volo spiega come nelle pieghe del suo lavoro possano esserci margini di protesta. «Quando salgo a bordo devo controllare tutte le tasche delle poltrone, che sotto ci siano i giubbotti di salvataggio, che le pulizie siano state fatte e anche il catering sia a posto: posso metterci pochi minuti o un’ora», racconta. «Ci tengo a precisare: i nostri aerei sono molto sicuri, e se c’è una mancanza grave è ovvio che il decollo venga bloccato», prosegue. «Può invece esserci una piccola mancanza: non c’è un giubbotto di salvataggio, e si parte lo stesso perché bisogna decollare. Oppure manca una lampadina: non succede nulla, ma se mi impunto posso impedire la partenza». Non parliamo poi dei piloti. «Il comandante coordina tutte le operazioni: dal carico dell’aereo all’imbarco dei passeggeri», ragiona l’anonimo pilota.
«Può impegnarsi per accumulare ritardo: se manca l’addetto alla rampa e io non lo segnalo, prima che il sistema si accorga che manca un pezzo ho già provocato un’ora di ritardo. Il mio orario di decollo sarà passato, dovrò chiedere un rinvio, a quel punto può esserci molto traffico e la mia partenza non viene autorizzata prima di due ore». Formalmente tutto regolare. Ma il risultato è il caos: «Il manuale operativo a cui dobbiamo attenerci è molto restrittivo, applicandolo alla lettera potremmo partire con ore di ritardo. Per esempio, stabilisce una velocità di rullaggio che mi pare di 15 km orari: se lo facessimo bloccheremmo tutti gli altri dietro. Normalmente rulliamo a 60 km orari». O, ancora, un altro escamotage: «Se tutti gli istruttori e i controllori si sentissero male nello stesso momento, non sarebbe possibile fare l’addestramento e i controlli semestrali a cui siamo obbligati: gli aerei resterebbero a terra». La strategia da seguire la decideranno oggi. Quel che è certo, è che «strumenti per creare problemi in modo legale ne abbiamo quanti ne vuole».
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