Alitalia è commissariata. Il premier ha nominato Augusto Fantozzi commissario


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Boeing747

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Intervista a Epifani dal Corriere della Sera:

Epifani: no al gioco "prendere o lasciare"
«Ai nuovi soci il governo offre convenienza cambiando le regole, riducendo organici e garanzie contrattuali»

ROMA — Dunque, ci siamo. Silvio Berlusconi ha detto quello che molti pensavano, e cioè che volente o nolente, stavolta il sindacato dovrà mandare giù il calice amaro. E se non è una manfrina, ne vedremo delle belle. La prova? «Non ingoiamo niente», avverte Guglielmo Epifani.

Si parte in salita...
«A chi dice prendere o lasciare dico: non esiste. È una trattativa vera appena iniziata. Non conosciamo il piano e come abbiamo sempre detto, vogliamo definire un profilo di una compagnia che non sia solo regionale ma con ambizioni internazionali».

Buona fortuna.
«Diversamente non avrebbe senso mettere soldi pubblici. Si deve ripartire dai punti su cui non si chiuse con Air France: qualità e quantità della flotta e dei collegamenti, soprattutto internazionali. E poi il perimetro aziendale, con una particolare attenzione all'occupazione a Roma, Napoli e Milano perché ci sono funzioni come manutenzione e motori che non possono restare fuori».

Non conosciamo il piano, ha detto. Non lo conoscete sul serio?
«Ogni tanto Corrado Passera ci ha detto qualcosa, informalmente. Ma questo da più di un anno. Perché da più di un anno lavorava a questa soluzione. L'aveva proposta anche durante il governo Prodi».

Perché non l'accettarono?
«Non lo so. Lui era convinto che si potesse risanare l'Alitalia integrandola con Air one».

E voi?
«Anche noi abbiamo sempre visto favorevolmente una integrazione. Perché una soluzione per l'Alitalia ha ripercussioni su Air one e per noi i lavoratori di Air one contano come quelli di Alitalia».

Di certo, il governo Prodi cercò imprenditori disposti a mettere una lira nell'Alitalia. E non li trovò. Invece Berlusconi sì. Come lo spiega?
«Una parte ha accettato forse perché ha altri interessi, penso soprattutto a quelli immobiliari. Altri sono legati ai regimi di concessione. Poi c'è chi ha un esplicito conflitto d'interessi, come Benetton, azionista di Aeroporti di Roma...».

Non crede nella sincerità di Roberto Colaninno?
«Colaninno mi pare il più sincero di tutti. Non fosse altro perché è il più esposto. In fondo è lui che ha da rimetterci di più, accollandosi il rischio della gestione».

A sinistra c'è chi considera lui e Passera addirittura dei traditori.
«La categoria dei traditori è sempre sbagliata, nei confronti di chiunque venga usata. Ciò detto, gli imprenditori italiani sono questi, e sono così. Bisogna prenderne atto, senza illusioni».

Che cosa vuol dire sono così?
«Attenti ai loro interessi».

Non che con Prodi fossero disattenti. Che cosa è cambiato da allora?
«Bisognerebbe chiedere a loro perché all'epoca molti dissero di no. Marco Tronchetti Provera, per esempio, mi pare non fosse entusiasta. Forse oggi le imprese tornano a essere filogovernative».

Una volta era la regola...
«Ma oggi c'è un governo che fa capire di voler essere interventista in economia. Perciò chi si aspetta qualche sostegno può immaginare di ricavarne vantaggi. In più, si propone loro un quadro di assoluta convenienza cambiando tutte le regole, riducendo organici e garanzie contrattuali».

Dica la verità, sotto sotto questa situazione non può essere un vantaggio anche per il sindacato?
«No. Noi vogliamo imprenditori che scommettono sul rilancio dell'azienda. Perché un imprenditore che lo fa per altri fini, con il variare delle condizioni può variare il suo interesse».

Teme che questo possa accadere?
«Vediamo. Non sono d'accordo con Colaninno quando dice: il quadro delle regole è questo, noi ne approfittiamo. Le regole non possono essere fatte ad hoc per ogni situazione. Se è così il mercato è senza leggi. I nostri imprenditori in questa fase sono attenti più al loro tornaconto che alle regole».

C'è chi direbbe: fanno soltanto il loro mestiere.
«Anche la presenza di Marcegaglia, cioè dell'azienda del presidente di Confindustria, nel momento in cui si fanno regole ad hoc si espone a questo problema. Ecco il punto debole, che avrà ricadute se e come come verrà fatto il patto di controllo dell'azienda».

Patto di controllo?
«Diversamente non capisco come si potrebbe governare un'azienda con un capitale così frammentato. Sarà necessario un nucleo stabile, che leghi fra di loro chi nutre un vero interesse nel rilancio dell' Alitalia. Il rischio è che si arrivi altrimenti all'ennesimo bizantino patto di sindacato senza una guida certa».

Le opinioni sono sacre.
«Ecco. Mi piacerebbe e sarebbe più corretto che chi ha secondi fini o conflitti d'interessi fosse ai margini del patto di controllo».

Alla fine non ho capito se questa operazione la convince oppure no.
«Nell'impresa di oggi contano le difficoltà del mercato e la determinazione degli azionisti. Qui la determinazione degli azionisti è da verificare per una parte di essi».

Veniamo alle difficoltà del mercato.
«Si è aperta una nuova stagione di aggregazioni. Questo implica la scelta di un vettore internazionale con cui si faccia un discorso chiaro».

C'era: Air France-Klm.
«Quella finiva per essere un'acquisizione. Perché Iberia può fare una fusione con British e Alitalia deve essere acquisita da Air France?».

Indovino: forse perché Alitalia è fallita e Iberia invece no?
«Ma il mercato italiano è interessante. E se si può evitare di essere solo acquisiti... perché non c'è dubbio che ci siano degli interessi della comunità nazionale. Prendiamo i Paesi del G8, in tutti c'è una compagnia nazionale sovrana nel loro Paese. Vorrà dire qualcosa?».

Forse che l'Italia stessa sta a fatica nel G8?
«Probabilmente, se dovessimo prendere a riferimento il trasporto aereo, nel G8 saremmo certamente un'anomalia. Lo sa che cosa mi è toccato vedere su un volo della Delta, che è una compagnia alleata dell'Alitalia? Ti danno un foglietto sul quale vengono decantati i vini tedeschi, argentini... e niente sui vini italiani».

E si stupisce? Forse il problema non è soltanto l'Alitalia.
«Vuole che non lo sappia? Una volta, quando il giovane Barack Obama studiava e non aveva una lira, girava con una Fiat. Era di seconda o terza mano, ma girava con una Fiat per le strade degli Stati Uniti. Trovate adesso una Fiat in America, se siete capaci».
 

AJ

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Questa è la frase più sbagliata scritta nella storia del forum.

Si discute di disastri aerei, quelli con i morti come a Barajas, ma sarebbe "doveroso" il silenzio su Alitalia? E perché, visto che di Alitalia peraltro si sta cercando di evitare in extremis il funerale?

A parte che di Alitalia qui discutiamo dal giorno che abbiamo aperto, anzi da anni prima in un altro forum, a parte che di Alitalia ora parla tutta l' Italia, a parte che chi perderà il lavoro conserverà una quota di stipendio per sette anni, senza nemmeno l' incomodo di dover andare a lavorare, a parte che questo avverrà a spese nostre, come a spese nostre sono arrivati gli innumerevoli aumenti di capitale/prestiti ponte, a parte che nessun forumista riceverà mai un' offerta simile, se l' azienda per cui lavora avrà problemi, a parte che la maggior parte dei forumisti più giovani non ha mai visto un contratto a tempo indeterminato e non ha mai avuto alcuna certezza, a parte che qualche forumista ha lavorato da precario coscienziosamente in Alitalia per anni, salvo essere eliminato come esubero con ZERO EURO di compensazione, a parte che esiste la libertà di espressione, a parte che l' Italia si è accorta da poco che Alitalia è un guaio, qui lo scriviamo da anni e avremmo pure tutto il diritto di affermare L.A.D.N. perché sì, l' avevamo detto noi e se qualche alta sfera ci avesse letto e ascoltato forse non saremmo arrivati a questo punto, a parte tutto, dico, quello che scrivi è sbagliato per un motivo fondamentale, per lo stesso motivo che ha portato Alitalia a fondo.

Tu dici che dovremmo stare in doveroso silenzio, che non sono affari nostri. E no, sono affari nostri, Alitalia è dove è perché tanti per anni hanno pensato "E' cosa nostra, non sono affari che vi riguardano", al massimo pagate il conto delle perdite a fine anno. Abbiamo pagato per ripianare le perdite, abbiamo pagato per avere lo scarso servizio possibile su aerei obsoleti (l' Economy del 767, le cappelliere inesistenti degli MD80), abbiamo pagato perché l' Italia ha un network intercontinentale ridicolo, abbiamo pagato perché Alitalia non ci fa fare gran belle figure nel mondo, no? Se non fosse stato consentito questo atteggiamento da "Non sono argomenti che vi riguardano" Alitalia non sarebbe all' estrema unzione.

Quindi continueremo, doverosamente, a discuterne.
Straquoto anche io, ovviamente.
 

i-givo

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LIMF
Questa è la frase più sbagliata scritta nella storia del forum.
........
Quindi continueremo, doverosamente, a discuterne.
applaudo!! aggiungendo che se non si vuole ascoltare chi parla e dibatte di AZ, e si preferisce il "doveroso" silenzio, anzichè digitare www.aviazionecivile.com si può sempre digitare www.disneyworld.com e non trovare il rumore che circonda "l'affaire AZ".
 

Seaking

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Tanto per rimanere in tema "noi sindacalisti non sappiamo niente del piano"....

Da La Repubblica.it

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All'incontro, la settimana scorsa, presenti tre ministri, Gianni Letta e i sindacalisti
L'Enac pronta ad assorbire 50 piloti, da destinare ad attività di controllo
Vertice segreto a casa Sacconi
spunta sconto su esuberi: 4500


di LUCIO CILLIS e ROBERTO MANIA

ROMA - Sono 4.500 gli esuberi previsti dal piano industriale per la Nuova Alitalia. Meno dei 5-6 mila, e anche 7 mila, di cui si era parlato fino ad ora. La cifra è stata fornita la scorsa settimana dal governo a Cgil, Cisl e Uil in un incontro segreto tenutosi prima del Consiglio dei ministri che ha approvato il decreto ad hoc per snellire e accelerare le procedure per il commissariamento dell'Alitalia.

Al ministero del Lavoro, ieri, non si è fatto alcun cenno al nodo dei lavoratori in eccedenza. Ma era quello il tema che aleggiava nell'affollato salone di Via Flavia. Di cassa integrazione, mobilità e ricollocazione nella logica del "welfare to work" se ne parlerà esplicitamente solo al termine del confronto sul piano industriale elaborato dalla newco, la Compagnia aerea italiana, che disegna l'attività e le prospettive della nuova società guidata da Roberto Colaninno.

Ma dietro le quinte, lontano dai riflettori, nella calura agostana, il negoziato ha già preso le mosse: a casa del ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, a Roma, mercoledì scorso, vigilia del primo Consiglio dei ministri a Palazzo Chigi dopo le ferie. C'erano, oltre al padrone di casa, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Gianni Letta, il ministro dello Sviluppo economico, Claudio Scajola, il responsabile, infine, delle Infrastrutture, Altero Matteoli. Non il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, impegnato al meeting di Rimini di Comunione e Liberazione, ma anche palesemente defilato in questa interminabile storia a puntate della crisi dell'Alitalia, nonostante sia proprio lui il primo azionista della società della Magliana con il 49 per cento dei titoli.



Assenti pure i leader di Cgil e Cisl, Guglielmo Epifani e Raffaele Bonanni, impegnati all'estero, l'uno a Denver alla convention dei Democratici di Barack Obama, l'altro in Cile al congresso dell'Union nacional de trabajadores (Unt). Presenti, invece, il segretario generale della Uil, Luigi Angeletti, e i due segretari confederali rimasti a Roma: Agostino Megale per la Cgil e Renzo Bellini della Cisl, con la delega dei rispettivi capi a impostare la trattativa.

Un appuntamento decisivo, forse. Perché è lì, nonostante la delegazione sindacale sia a ranghi ridotti, che si fissa il percorso per il confronto che è cominciato formalmente ieri: prima la relazione del commissario Augusto Fantozzi, poi il piano industriale, e solo all'ultimo la gestione delle eccedenze. Per fare il più possibile un negoziato "normale" e neutralizzare gli aut aut del banchiere Corrado Passera ("senza l'accordo con i sindacati salta tutto") e dell'industriale Colaninno ("l'alternativa è la bancarotta").

E la mossa dell'esecutivo di comunicare in anteprima, per quanto informalmente, una quantità più bassa di posti di lavoro a rischio serviva a svelenire il clima. Un passo avanti, parrebbe. Anche perché è difficile che il negoziato non abbassi ulteriormente il numero dei posti a rischio sotto quota 4.500.

D'altra parte bastava leggere ieri la dichiarazione di Bonanni dall'Argentina, in contemporanea all'apertura del tavolo in Via Flavia: "Ci aspettiamo un numero di esuberi inferiore a quello prospettato un anno fa. E spero che questo si possa davvero ottenere".
Poi è nell'incontro segreto che Sacconi garantisce i sette anni consecutivi (quattro di cassa integrazione e tre di mobilità) di sostegno al reddito per coloro che non resteranno più in Alitalia, senza alcuna differenza (come nel passato) in relazione alla regione di residenza e all'età anagrafica.

Ed è Letta che insiste nel sottolineare che l'accordo con i sindacati è fondamentale perché è una delle condizioni che hanno posto i sedici imprenditori entrati nella cordata tricolore. Ma anche perché senza il consenso sociale una ristrutturazione aziendale di tale portata non appare gestibile. Non fissano un termine per il negoziato. Eppure è chiaro che non si potrà andare oltre la fine del mese, come lo stesso Letta ribadisce ieri al ministero. La scadenza, ormai, l'hanno stabilita le casse vuote della Magliana: resteranno 30-50 milioni al massimo a fine settembre.

Lì, nell'incontro segreto, qualcuno comincia anche a trarre le conseguenze del numero complessivo degli esuberi, associando a ciascuna categoria professionale il numero relativo: 500 i piloti, 1.500 gli assistenti di volo (hostess e steward), 2.500, infine, gli addetti ai servizi di terra (Alitalia Service). Questi, a breve, rientreranno tutti nel perimetro aziendale dell'Alitalia dopo essere stati in comproprietà con Fintecna, la finanziaria del Tesoro. Per tutti cassa integrazione a zero ore. Poi mobilità, l'anticamera del licenziamento, con la fine del rapporto di lavoro. Ma anche la ricollocazione: Vito Riggio, presidente dell'Enac, per esempio, è già pronto ad assorbire una cinquantina di piloti per destinarli alle attività di controllo dell'ente.
(2 settembre 2008)
 

AJ

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dal Sole 24 ore

Aponte (Msc): «Un errore se entra Air France»

Giudica l'operazione avviata per acquisire Alitalia, alla quale parteciperà con una quota che va «dai cento milioni di euro in su», una sorta di missione per gli imprenditori italiani, chiamati a dimostrare di saper risollevare le sorti della compagnia di aviazione. Ma vede come «un errore fondamentale» il possibile ingresso di Air France, che considera un competitor, nella compagine azionaria della società. Gianluigi Aponte, alla guida della Msc, Mediterranean shipping company, secondo gruppo armatoriale al mondo nel trasporto container, è uno dei "capitani coraggiosi" che partecipano all'operazione, fortemente voluta dal Governo, per portare Alitalia fuori dal rischio fallimento e rilanciarla. E il fatto che Msc abbia sede a Ginevra e sia, a tutti gli effetti, una società internazionale non impedisce affatto all'armatore sorrentino di schierarsi tra quanti puntano a mantenere saldamente in mani italiane la compagnia di bandiera.

Presidente, perché ha deciso di entrare a far parte della cordata per Alitalia?

In primo luogo, per far sì che una società italiana dell'importanza di Alitalia, con tutto il suo personale, non vada a finire nelle mani di stranieri. Ed è giusto poter dimostrare al mondo che un'azienda in difficoltà può essere acquisita e gestita da imprenditori italiani, senza la necessità di ricorre a investitori esteri. Diciamo che entra anche in ballo un certo spirito patriottico, di fierezza italiana. Senza contare che è necessario salvaguardare il know how dei lavoratori della società. Perché in mano a una compagnia straniera, Alitalia sarebbe diventata un decimo di quello che è oggi. Dunque occorre pensare ai posti di lavoro, al know how e dimostrare all'estero che l'Italia ha imprenditori capaci, sia finanziariamente, sia dal punto di vista manageriale , di acquisire una realtà che va male, gestirla e riportarla in alto, dove era un tempo. L'operazione avviata deve essere il primo passo per condurre la società ad avere peso tra le maggiori compagnie internazionali.

Quale elemento ritiene più interessante nel piano di salvataggio?

Sicuramente la partecipazione di Air One è fondamentale in questa situazione: è l'elemento più strategico, come sinergia, sotto il profilo degli aerei e come apporto della società in se stessa. Si creerà un'azienda di dimensioni importanti.

Cosa pensa dell'ipotesi di una partecipazione di Air France?

A mio parere, bisogna prima di tutto realizzare l'operazione, mettere Alitalia in condizioni ottimali di gestione e poi pensare a eventuali alleanze, nel senso di cooperazione con altri soggetti. Questo se sarà ritenuto necessario da parte di chi gestisce la società. Comunque, personalmente sono contrario a un qualsiasi ingresso azionario di una compagnia aerea. Si tratta, infatti, di un business strategico e avere un nostro competitor tra gli azionisti sarebbe un errore fondamentale.

Come si collega questa operazione al business di Msc, che è lo shipping?

Potremmo aiutare Alitalia assegnando alla compagnia tutti i trasporti dei nostri equipaggi e dei nostri passeggeri (la componente crocieristica di Msc vanta 9 navi che, entro il 2009 saliranno a 12, ndr), che non sono pochi. Noi abbiamo 20mila persone di equipaggio che fanno più o meno due o tre rotazioni l'anno. Poi ci sono i nostri impiegati, siamo 40mila nel gruppo, che viaggiano in continuazione: in Estremo Oriente, negli Stati Uniti, ovviamente in Europa, insomma un po' dappertutto. Tutte queste persone saranno indirizzate verso Alitalia.

In che misura ritiene siano da temere veti dei sindacati all'operazione?

Noi stiamo lavorando in buona fede, nell'interesse dell'Italia e degli italiani e penso che i sindacati siano abbastanza intelligenti e maturi per capirlo e assecondarci nel lavoro, consentendoci di realizzare quello che ci siamo prefissi. Loro, come noi, devono operare nell'interesse dei lavoratori, del l'azienda e del Paese.

Con che capitale entrerete in Alitalia?

Dai cento milioni di euro in su. In ogni caso, non posso dare troppi dettagli, giudizi od opinioni: sono soltanto uno dei soci.
 

i-givo

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Tanto per rimanere in tema "noi sindacalisti non sappiamo niente del piano"....

(2 settembre 2008)
:) una commedia e come tutti gli spettacoli teatrali ha bisogno di un testo, delle prove a tavolino, della prova in costume a porte chiuse e di quella generale con pubblico selezionato e non critico.
Poi si può andare in scena a riscuotere gli applausi del pubblico
 

Seaking

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:) una commedia e come tutti gli spettacoli teatrali ha bisogno di un testo, delle prove a tavolino, della prova in costume a porte chiuse e di quella generale con pubblico selezionato e non critico.
Poi si può andare in scena a riscuotere gli applausi del pubblico
Triste da dire, ma è così!
 

i-givo

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credo che preferirebbero andare a lavorare visto che con la CIGS la pensione si abbatte di almeno il 40-45%
mi sfugge!
vorrai dire che la quota CIGS pensionabile si abbatte del 40/45% e quindi abbassa la media globale su cui poi verrà calcolata la pensione?
Non conosco il calcolo della vostra pensione.
Un tempo quella generale (del popolaccio dipendente..:) era basata sulla media degli ultimi anni di lavoro (3 o 5..,. non ricordo) indi per cui c'era la corsa ad alzare lo stipendio sul finire della carriera.
Poi il meccanismo è stato rivisto (mi sembra) e il calcolo della media è fatto sull'intero arco lavorativo della persona. In questo caso uno stipendio "finale" ridotto è meno dannoso (non dico che sia piacevole!) ai fini pensionistici. Nell'altro caso sicuramente e fortemente penalizzante.
 

i-givo

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Triste da dire, ma è così!
pensiamo solo alla sceneggiata dell'ultima settimana,
  • con l'approvazione di alcune leggi,
  • il CdA AZ che si "arrende" e dichiara che si è accorto che non ci sono soldi per andare avanti,
  • la nomina di un commissario che in poche ore ha tutta la situazione in mano per discuterne con chi deve discuterne,
  • che aspetta un offerta da CAI
  • che l'offerta CAI verrà presentata quanto prima e
  • verrà valutata assieme a quelle di altri che potrebbero farsi avanti (ma chiiii???? i figli dei 16 chiamando la società IAC?) e
  • che solo allora gli assets verranno venduti a prezzo congruo.
Questa è la cruda sequenza degli avvenimenti, non il commento politico-personale sugli eventi (e i loro contenuti).
 

airbusfamilydriver

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.
mi sfugge!
vorrai dire che la quota CIGS pensionabile si abbatte del 40/45% e quindi abbassa la media globale su cui poi verrà calcolata la pensione?
Non conosco il calcolo della vostra pensione.
Un tempo quella generale (del popolaccio dipendente..:) era basata sulla media degli ultimi anni di lavoro (3 o 5..,. non ricordo) indi per cui c'era la corsa ad alzare lo stipendio sul finire della carriera.
Poi il meccanismo è stato rivisto (mi sembra) e il calcolo della media è fatto sull'intero arco lavorativo della persona. In questo caso uno stipendio "finale" ridotto è meno dannoso (non dico che sia piacevole!) ai fini pensionistici. Nell'altro caso sicuramente e fortemente penalizzante.
ci sono due sistemi: retributivo e contributivo,sono entrambi in vigore,dipende solo dal fatto che il lavoratore avesse già un x numero di anni di contribuzione prima del 1995(non ricordo a quanto corrisponde x)
gli ultimi dieci anni sono fondamentali per la pensione,se di questi 7 sono di CIGS(dove lo stipendio è meno della metà) la pensione si abbatte del 40% circa
 
Q

Quirino

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ci sono due sistemi: retributivo e contributivo,sono entrambi in vigore,dipende solo dal fatto che il lavoratore avesse già un x numero di anni di contribuzione prima del 1995(non ricordo a quanto corrisponde x)
gli ultimi dieci anni sono fondamentali per la pensione,se di questi 7 sono di CIGS(dove lo stipendio è meno della metà) la pensione si abbatte del 40% circa
modello inpdap.
più o meno media degli ultimi 10 anni.
 

i-givo

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LIMF
ci sono due sistemi: retributivo e contributivo,sono entrambi in vigore,dipende solo dal fatto che il lavoratore avesse già un x numero di anni di contribuzione prima del 1995(non ricordo a quanto corrisponde x)
gli ultimi dieci anni sono fondamentali per la pensione,se di questi 7 sono di CIGS(dove lo stipendio è meno della metà) la pensione si abbatte del 40% circa
sì, così hai ragione.
L'abbattimento del 40% forse deriva dal fatto che la CIGS non riconosce quegli extra che caratterizzano certi contratti (non solo aeronatici) e quindi si torna allo stipendio normale. Extra legati a certe situazioni, immagino. Es. indennità di volo che non ti arriva se non voli, indennità suole scarpe che nn ti è pagata se non cammini .... ecc ecc...
Sicuramente negativo, ma d'altra parte vengono a mancare i presupposti per cui certe quote di stipendio esistevano (e su cui ci si basa per vivere, logico), quote assimilate come normali. Situazione direi piuttosto comune (tranne forse per i la CIGS dei parlamentari! ehheheh)
 

vipero

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.
sì, così hai ragione.
L'abbattimento del 40% forse deriva dal fatto che la CIGS non riconosce quegli extra che caratterizzano certi contratti (non solo aeronatici) e quindi si torna allo stipendio normale. Extra legati a certe situazioni, immagino. Es. indennità di volo che non ti arriva se non voli, indennità suole scarpe che nn ti è pagata se non cammini .... ecc ecc...
Sicuramente negativo, ma d'altra parte vengono a mancare i presupposti per cui certe quote di stipendio esistevano (e su cui ci si basa per vivere, logico), quote assimilate come normali. Situazione direi piuttosto comune (tranne forse per i la CIGS dei parlamentari! ehheheh)
io scommetto un ticket restaurant che faranno una legge speciale...
 

victorgolf

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Da Repubblica.it

Nel pomeriggio la riunione delle nove sigle sindacali per decidere una linea comune
Berti (Anpac): "Serve un confronto vero. Necessarie almeno due modifiche"
Alitalia, sindacato piloti in trincea
"Si cambi su aerei e rotte estere"
Anche la Cisl chiede "sviluppo" per rotte nazionali e internazionali
di CLAUDIA FUSANI

ROMA - Su Alitalia è ormai una sfida di ultimatum. Quello del governo che dice dieci giorni per chiudere tutto altrimenti sarà il fallimento della compagnia di bandiera con 20 mila disoccupati. E quello dell'Anpac, il più grande sindacato dei piloti. Dice Fabio Berti, presidente dell'Associazione nazionale piloti: "Il piano industriale - per come lo conosciamo da indiscrezioni - va cambiato in almeno due punti. E dieci giorni sono un tempo utile per poter fare questo cambiamento". Così a quelli che il governo definisce "i diktat" della Cgil si aggiungono quelli dei piloti.

Oggi pomeriggio l'Anpac ospiterà la riunione delle nove sigle sindacali che siedono al tavolo della trattativa su Alitalia. Una riunione decisiva in vista di giovedì quando il governo svelerà "Fenice", spiegherà cioè nel dettaglio ai sindacati il piano industriale che deciderà la morte e la rinascita di Alitalia. Da quel momento ci saranno, così ha detto ieri il ministro Sacconi, "dieci giorni di tempo e non uno di più" per definire la cessione di Alitalia (attualmente in mano al commissario Augusto Fantozzi) e la via della newco Cai, la Compagnia aerea italiana, cordata di sedici imprenditori guidati da Roberto Colaninno.

"I sindacati non potranno che accettare" ha detto ieri Berlusconi. "L'alternativa è il fallimento" hanno ripetuto Sacconi e Fantozzi, gli aerei di Alitalia "non hanno più nemmeno la benzina". Il presidente Colaninno ha posto come condizione per tutta la trattativa che "i sindacati appoggino il piano". Ecco perchè la riunione di oggi sarà decisiva. Il sottosegretario ai Trasporti Roberto Castelli fa un appello alla "responsabilità di ciascuno degli attori in campo": "Solo così si potrà uscire da un tormentone che dura ormai da dodici anni. Anche perchè non ci sono altre possibilità e questo deve essere chiaro per tutti".


Il comandante Fabio Berti, presidente dell'Anpac, è nel suo ufficio nella sede dell'Associazione piloti in viale Castello della Magliana. Sta leggendo il retroscena su Repubblica sul vertice segreto in casa Sacconi ("4.500 esuberi, molto interessante" dice, un numero inferiore a quello annunciato e su cui però il ministero frena dicendo di "non dare numeri sui numeri") e ha appena finito di scorrere la rassegna stampa.

Comandante, oggi la riunione tra le nove le sigle sindacali coinvolte nel tavolo Alitalia. Finora posizioni diverse: il no dei piloti e della Cgil; le aperture di Uil e Cisl che indica nello sviluppo delle rotte di lungo raggio una possibile mediazione.
"Spero in un ricompattamento tra noi sindacati. Non sarà facile ma è necessario per noi essere uniti. Un punto è da tutti condiviso: siamo convinti e consapevoli della gravità della situazione, siamo veramente preoccupati e sfiniti dopo una crisi che va avanti da quattro anni e mezzo e su cui la politica, purtroppo, ha avuto molte, troppe responsabilità".

Il governo dice: giovedì il piano, poi il capitolo esuberi ma poi chiudere tutto in dieci giorni. Sarà un confronto vero o presunto?
"Stiamo alle parole dette ieri nel confronto al ministero del Lavoro e cioè che ci sarà un confronto vero anche se serrato sul piano industriale".

Dieci giorni non sono un tempo limitato per un confronto?
"In dieci giorni è possibile intervenire".

Su quali punti?
"Sono almeno due quelli da cui non si può prescindere. Il primo riguarda il numero degli aeromobili: si parla di un totale di 136 aeromobili e sono troppo pochi perchè se si arretra sul mercato vuol dire perdere quote che saranno inevitabilmente occupate dalle compagnie low cost".

E il secondo?
"Riguarda le rotte intercontinetali. Anche qui se si arretra, se si perdono rotte e voli, significa l'inizio della fine".

Indica due punti che sono il 90 per cento del piano Fenice che il governo ribadisce essere blindato. Ha fiducia in un successo?
"Prima di tutto vediamo il piano e confrontiamoci. Confesso però che sono molto scettico. Saranno giorni duri e diffficili. Spero di trovare un accordo. Lo spero per tutti quei lavoratori che rischiano il posto di lavoro dopo anni di scelte politiche sbagliate".
(2 settembre 2008)
 
Stato
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