Alitalia, ecco il piano: via il Tesoro, oltre 4 mila esuberi


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goafan

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I tecnici e i legali dell´istituto di credito al lavoro sul progetto di salvataggio
Ecco il piano di Banca Intesa esuberi oltre quota quattromila
L´advisor: quadro compromesso, il recupero non è scontato

Prevista una Newco con Air One e l´uscita totale dello Stato dal capitale
Possibile lo scorporo di attività. Poi caccia a un partner internazionale

(SEGUE DALLA PRIMA PAGINA)

ETTORE LIVINI
«Il quadro finanziario interno di Alitalia è compromesso - confessano fonti vicine all´advisor impegnato a tempo pieno sul dossier - ma ora in sovrappiù si è aggiunto l´effetto del caro greggio, una bufera devastante per i concorrenti e che minaccia di trasformarsi nel colpo di grazia per la Magliana». Il rischio a questo punto è che nemmeno "Sant´Intesa" (copyright del ministro Claudio Scajola) riesca a fare il miracolo.
I segnali in effetti sono preoccupanti. La banca - cui Giulio Tremonti ha dato tempo fino a metà agosto per presentare un piano - aveva promesso di mettere a punto una fotografia dello stato di salute del gruppo da presentare prima dell´assemblea. Ma l´assemblea è passata e i risultati di questa due diligence (se già ci sono) restano riservati. «In questo momento non siamo ancora in grado di dire con precisione quanti soldi servono - spiegano le fonti vicine all´advisor - . Prima dobbiamo finire di dare gli ultimi ritocchi al progetto industriale. Che dovrà essere un piano concreto in grado di reggere nel tempo».
Lo schema è sempre il solito, in due fasi. Prima la nascita di una newco in cui far confluire un´Alitalia fortemente ridimensionata assieme ad Air One («escludiamo un coinvolgimento di Meridiana»), in contemporanea ad una ricapitalizzazione che apra il capitale a soci industriali e finanziari. Poi, in un secondo tempo, la ricerca del partner internazionale. «Una cosa è certa - spiegano ancora le fonti - . Nell´ambito della nostra soluzione Stato e Tesoro dovrebbero uscire dalla compagnia». Niente Fintecna, Eni o Finmeccanica, insomma, nemmeno forse per le attività eventualmente da scorporare.
Disegnato lo schema, però, restano i problemi da risolvere. Il primo, non secondario, è trovare i soldi. Banca Intesa, davanti a un piano concreto, potrebbe mettere mano al portafoglio. Ma tra i privati negli ultimi giorni è aumentato lo scetticismo. Roberto Colaninno, candidato a un ruolo da regista nell´operazione, non pare disposto a scommettere un euro senza la presenza già da subito di un grande partner estero. Qualche quattrino potrebbero metterlo Ligresti, Gavio e Benetton (questi ultimi reduci da un favorevolissimo rinnovo delle concessioni autostradali da parte del Governo Berlusconi), Riva e i Fossati. Ma si tratterebbe di spiccioli rispetto alle esigenze di Alitalia.
Altro nodo sono gli esuberi. «Quattromila tagli? Visto come stanno le cose, rischia di essere una stima troppo prudenziale», dicono i tecnici di Banca Intesa. E per il sindacato sarebbe difficile far digerire ai suoi iscritti una cura lacrime e sangue di questo genere dopo aver detto no a un piano Air France che di esuberi ne prevedeva poco più della metà. I legali al lavoro su Alitalia ritengono quasi impraticabile anche il ricorso alla Legge Marzano: i creditori esteri, dicono, potrebbero pignorare gli aerei non appena posassero le ruote a terra oltreconfine. Tanto che negli ultimi giorni si sarebbero moltiplicati i contatti con il governo per studiare uno strumento legislativo ad hoc, una specie di salvagente d´emergenza che consenta di commissariare Alitalia senza metterne a rischio l´operatività.
Quanto tempo resta per trovare una soluzione? Non molto. Certo, i contribuenti italiani - sfumata Air France - hanno versato altri 300 milioni nelle casse della Magliana. E, in teoria, l´estate è l´unico periodo in cui la compagnia non mangierebbe soldi al ritmo di 2 milioni al giorno. Ma quest´anno le cose non vanno così: la crisi di credibilità ha penalizzato nei mesi scorsi le prenotazioni (calate circa del 20%) mentre il caro greggio sta facendo esplodere la bolletta del carburante. La spia della riserva finanziaria rischia così di riaccendersi molto prima del previsto. Non a caso in queste ore anche Banca Intesa avrebbe aumentato il suo pressing sull´esecutivo. Da una parte per ottenere un intervento in grado di rendere praticabile l´eventuale commissariamento, dall´altra per sondare a livello politico Parigi, Berlino e Mosca e accelerare i tempi della necessaria alleanza internazionale.
La patata bollente rischia così alla fine di tornare sul tavolo di Tremonti, che tra l´altro era stato uno dei pochissimi esponenti del centrodestra a fare qualche timida apertura ad Air France prima che Silvio Berlusconi iniziasse a cavalcare lo spot elettorale della cordata italiana. La Ue, che sul prestito ponte da 300 milioni ha già dato un bell´assist al Governo evitando di chiederne la restituzione immediata, non sembra disposta a garantire ulteriori sconti. Il puzzle Alitalia, insomma, è sempre più complesso. E qualcuno, alla Magliana ma non solo, ha iniziato a rimpiangere (purtroppo fuori tempo massimo) Jean Cyril Spinetta.


Alitalia, lotta contro il tempo "Siamo all´ultima chance"
Il presidente Police: basta tatticismi, privilegi e giochi di potere

Approvato il bilancio 2007, in rosso per 495 milioni, e fatte le nuove nomine


ADRIANO BONAFEDE
ROMA - «Siamo all´ultima chance, che la società non può assolutamente correre il rischio di perdere». I toni usati ieri dal presidente Aristide Police a margine dell´assemblea dell´Alitalia erano gravi. «Tra qualche giorno sapremo se l´advisor Intesa Sanpaolo potrà prospettare un´idonea strategia per il risanamento e lo sviluppo».
Con questa profonda incertezza sul proprio destino, destinata a sciogliersi definitivamente soltanto nei prossimi giorni, l´assemblea Alitalia si è svolta normalmente e ha fatto quello che doveva fare, come qualsiasi società per azioni quotata al suo appuntamento annuale: ha approvato il bilancio del 2007, che si è chiuso con una perdita consolidata di 495 milioni di euro; ha provveduto a sostituire due membri del consiglio d´amministrazione rinnovando anche il collegio sindacale; infine ha nominato un nuovo revisore contabile per gli anni 2008-2016.
I due nuovi membri del consiglio d´amministrazione sono stati proposti dall´azionista di maggioranza, ovvero dal Tesoro, e sono Nunzio Guglielmino e Tommaso Vincenzo Milanese, che subentrano a Maurizio Prato e a Giovanni Sabatini. Per quanto riguarda il collegio sindacale, sono stati nominati sindaci effettivi Enrico Laghi (presidente), Diego Maria Berruti, Marcellino Bartolomiol, Nicandro Mancini, Pompeo Cosimo Pepe, sindaci supplenti Pietro Floriddia e Gianfranco Tanzi. Il nuovo revisore contabile sarà invece Kpmg: la sua offerta è stata giudicata dall´assemblea la migliore rispetto a quelle ricevute.
A margine dell´assemblea, il presidente Police ha ripreso il tema incombente del piano di salvataggio di Alitalia, e ha avvertito che per il rilancio «occorrerà percorrere celermente strade nuove, di vera e propria rottura con il passato, abbandonando rapidamente tutto ciò che c´è di insostenibile e di inadeguato, in uno scenario macroeconomico ancora più critico per via della sempre più inarrestabile crescita del costo del carburante». In questo contesto, Police ha comunque assicurato a nome del consiglio d´amministrazione una particolare attenzione agli eventuali esuberi che quasi sicuramente emergeranno dal piano di risanamento: «Sarà garantita un´attenta considerazione a tutti i risvolti di ordine sociale, ma - ha avvertito il presidente - sarà richiesto a tutti il massimo impegno a concorrere a questo ambizioso traguardo e non ci sarà più spazio per tatticismi, giochi di potere, ingiustificati privilegi».
Police ha anche voluto ribadire che al momento non è ancora individuata la way out per il salvataggio di Alitalia: «Intesa Sanpaolo lavora da due settimane e ha promesso un riscontro molto a breve. Si tratta di elaborare un piano industriale in un contesto difficile di questo tipo. L´advisor ha avuto l´incarico per 60 giorni. Entro luglio si è impegnato a darci indicazioni più che concrete».
Ieri Fabio Berti, presidente dell´Anpac (piloti), ha affermato di credere in una soluzione positiva: «L´Italia non può permettersi di non avere una propria compagnia di bandiera. Ce l´hanno la Francia, la Germania, la Gran Bretagna. Per il bene del paese dobbiamo continuare ad averla anche noi».


LA MISSIONE IMPOSSIBILE

MASSIMO RIVA
Per Alitalia occorre imboccare una strada nuova che segni «una rottura con il passato ma in un contesto di continuità aziendale». Con queste parole l´attuale presidente della società ha cercato forse di rassicurare i più esasperati fra i creditori.

Creditori messi in allarme dalle voci secondo cui dal cilindro del governo Berlusconi potrebbe sortire una trovata micidiale per tutti coloro che attendono pagamenti arretrati da parte della compagnia. Vale a dire la spaccatura del gruppo in due tronconi: da una parte, una nuova società alleggerita sia del personale in esubero sia dei maggiori oneri finanziari e, dall´altra parte, una cosiddetta «bad company», cattiva compagnia nella quale concentrare la gran massa dei debiti per poterli poi gestire secondo procedure fallimentari o parafallimentari.
Da esperto avvocato evidentemente il malcapitato Aristide Police è ben consapevole che il destino prossimo di Alitalia è ancora appeso a molti fili, ma ce n´è uno in particolare che, una volta tagliato, porterebbe all´immediata dichiarazione d´insolvenza della società. E questo filo è nelle mani di ciascuno dei tanti creditori: basta che uno solo di costoro vada in un qualunque tribunale a chiedere il saldo del dovuto perché, come s´usa dire, la frittata sia fatta. Se ciò non è ancora accaduto lo si deve soltanto al fatto che sulla vicenda il governo ha preso pubblico e reiterato impegno con il mercato.
Che le parole dell´avvocato Police raggiungano lo scopo voluto di rassicurazione è, però, tutto da vedere. La rottura col passato in un contesto di continuità aziendale non è soltanto un ossimoro lessicale che sfida perfino le rinomate convergenze parallele di Aldo Moro. Anche in termini di logica economica elementare si tratta di un proposito semplicemente impraticabile perché postula che la nuova gestione e proprietà dell´azienda si dia carico, oltre che delle perdite correnti, di tutti gli oneri finanziari pregressi.
Quindi, che sia in grado di mobilitare ben più del miliardo e mezzo di euro di cui si parla: cifra quest´ultima che già sembra costituire un ostacolo insormontabile anche per quegli investitori privati che pure possono avere non poche ragioni per ingraziarsi (in qualche caso già ringraziare ex-post) la benevolenza del governo Berlusconi.
Fra pochi giorni il vertice di Intesa Sanpaolo - la banca scelta come advisor dal Tesoro con una procedura da repubblica delle banane - dovrebbe alzare il velo sulla sua disamina dei conti Alitalia e su un possibile piano di ristrutturazione industriale della compagnia. Quel che si sa al riguardo non è un preannuncio di buone notizie. Se l´assemblea di ieri ha certificato 495 milioni di perdite per il bilancio 2007, nel primo semestre di quest´anno le cose sono andate ulteriormente peggiorando. Con una accelerazione nelle ultime settimane sull´onda dei continui rialzi del prezzo del petrolio. Tanto che non è fuori dalla realtà pensare che già col mese di luglio l´azienda potrebbe raggiungere un livello di perdite pari a quello dell´intero 2007.
Che in un simile scenario i pur valenti uomini di Intesa Sanpaolo riescano a mettere insieme un piano industriale degno di tal nome appare come una missione al limite delle possibilità umane e, soprattutto, della logica economica. Il punto è che un simile compito risulta particolarmente arduo perché nelle mani di Angelo Salza e di Corrado Passera c´è qualcosa di più del già tremendo dossier Alitalia. Col passare delle settimane, infatti, l´oggetto stesso della vicenda ha subito un´evidente torsione politica: non si tratta soltanto di cercare di rimettere in piedi la compagnia di bandiera, ma soprattutto di salvare la faccia del presidente del Consiglio che in questa storia è entrato a piedi uniti già in campagna elettorale facendo saltare, con la fattiva e miope collaborazione dei sindacati, quell´accordo con Air France che era e allo stato rimane l´unica concreta soluzione del problema messa finora sul tappeto.
Da quel 2 aprile, quando i francesi si sono alzati dal tavolo, sono trascorsi quasi tre mesi. E così non è improprio stimare che nella fornace Alitalia siano già stati bruciati almeno due terzi dei 300 milioni di finanziamento statale (cioè soldi dei contribuenti) chiesto e voluto da Silvio Berlusconi per avere il tempo necessario a realizzare la sua pretesa cordata patriottica di salvataggio. A questo punto - dopo tanto spreco di pubblico denaro - sembra che l´ora della verità sia finalmente vicina.
Occorrerà, però, fare attenzione che, messo alle corde, il governo non si nasconda dietro la disinvolta filosofia tremontiana del mercato quando possibile e dello Stato se necessario. Gli italiani in questa storia hanno già dato più del possibile e anche del necessario.

LA REPUBBLICA

CIAO
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chielloduebis

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Alcune domande:

1) Siamo oramai al 30 giugno, qualcuno conosce quanti X milioni (sicuramente con X minore di 200) sono nelle casse di Alitalia ad oggi?

2) Quanto è possibile ad oggi creare 2 società dall'unione AP+AZ che abbiano le caratteristiche: società A che si prende le passitività, il marcio, i cancri e i "bubboni" pestiferi ed una società B che prenda quel poco di buono che c'è ?
 

Gladiatore1

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Ma e' possibile che ci devono SEMPRE rimettere i lavoratori.La compagnia per decenni e' stata gesita male pagando stipendi d'oro e facendo un mare di sprechi.
Siamo sempre in italia
VERGOGNA!!!!!
 

janmnastami

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Ma e' possibile che ci devono SEMPRE rimettere i lavoratori.La compagnia per decenni e' stata gesita male pagando stipendi d'oro e facendo un mare di sprechi.
Siamo sempre in italia
VERGOGNA!!!!!
Eh bhé... ti aspettavi che dicessero "teniamo tutti i dipendenti, compriamo nuovi aerei, apriamo nuove rotte e alziamo gli stipendi del 10%"?
 

indaco1

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Ecco il piano: non c'e' un piano.

Questo mi sembra di capire. L'articolo e' anche piu' pessimistico del solito. Esclude ad esempio che la legge Marzano sia praticabile.

Io continuo a pensare che,anche in un ipotetico caso di liquidazione, parte della parte fly con dentro tutti gli asset di minimo valore, sia vendibile.... e questo sarebbe anche interesse dei creditori. A quel punto quel pezzo potrebbe essere quello che si salva, mentre per il resto non vedo alternative o se ne fa carico lo stato o tutti a spasso.

Il problema e' che anche il buono forse e' sempre piu' difficile da piazzare. La flotta vale molto di meno perche' i mezzi vecchi sono da buttare, visto quanti se ne mettono a terra non allo stato dell'arte per i consumi, di questi tempi. Slot e diritti valgono qualcosa. Mada soli non fanno una compagnia aerea. I piloti e il personale viaggiante sono anche loro un grosso valore....ma chi li cerca a questo punto li trova meglio sul mercato con contratti piu' favorevoli (per la compagnia).

Gli ostaggi, ovvero i clienti, si e' dimostrato che non sono piu' ostaggi. Semplicemente volano con altri (e nel dimostrarlo si e' distrutto il network). Se non e' permesso che siano altri italiani ad offrire il servizio, almeno sulle rotte dove ci sono barriere all'ingresso poste da parte dello stato, i presunti ostaggi volano con vettori stranieri, quindi anche su questo fronte non c'e' molta speranza di offrire qualcosa ad un presunto acquirente.

Il principale asset a questo punto e' l'apparentemente forte volonta' del Governo di fare qualcosa con i soldi dei privati, pero'... il che fa temere porcherie e blandizie dietro le quinte. Questa e' la cosa piu' preoccupante di tutte. E il non voler perdere la faccia da parte del Presidente del Consiglio (quando mai ha pensato di immischiarsi e sbilanciarsi, accidenti a lui) per non sentirsi rinfacciare il mancato accordo con Air France.... che pero' non c'e' mai stato perche' conteneva condizioni impossibili e poi i francesi non hanno mai fatto sul serio, hanno sempre tenuto un piede fuori tanto a loro non costava niente a parte le spese per la due diligence che hanno gia' messo a bilancio.

Ripeto quanto gia' detto mesi/quasi un anno fa.... prima si fa l'inventario delle cose buone e le si piazza... piu' roba si salva. Ma di corsa, ormai di piazzabile non c'e' quasi piu' niente.... se fossi una compagnia aerea preferirei comprarmi aerei nudi e contrattare uno a uno con i piloti invece che beccarmi i contratti gia' fatti.

Se qualcuno vuole accusarmi di gufaggio faccia pure, ma se si fosse agito cosi' tanto tempo fa ora la situazione sarebbe ben diversa.
 

B787-FLR

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Alcune domande:

1) Siamo oramai al 30 giugno, qualcuno conosce quanti X milioni (sicuramente con X minore di 200) sono nelle casse di Alitalia ad oggi?

2) Quanto è possibile ad oggi creare 2 società dall'unione AP+AZ che abbiano le caratteristiche: società A che si prende le passitività, il marcio, i cancri e i "bubboni" pestiferi ed una società B che prenda quel poco di buono che c'è ?
1) Difficile adesso trovare dati certi
2) Secondo me questa scissione doveva essere fatta prima, perchè se la parte A falliva, la B poteva ancora vivere. Adesso è tutto in mano a Intesa Sanpaolo.

Non condivido il passaggio di Repubblica sull'entità degli apporti di Ligresti, Gavio e Benetton (secondo me parteciperà anche la Bracco). Anche "solo" 50 milioni di euro possono essere importanti se investiti in maniera oculata.
 

Boeing747

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Non condivido il passaggio di Repubblica sull'entità degli apporti di Ligresti, Gavio e Benetton (secondo me parteciperà anche la Bracco). Anche "solo" 50 milioni di euro possono essere importanti se investiti in maniera oculata.
Quel passaggio è sensato (ed è stata la maggiore sottovalutazione di Berlusconi): finché non si affianca un socio di mestiere con grande esperienza, non Toto per intenderci, ogni iniezione di liquidità sarebbe solo ossigeno per protrarre l'agonia di qualche settimana.
 

I-DAVE

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Quel passaggio è sensato (ed è stata la maggiore sottovalutazione di Berlusconi): finché non si affianca un socio di mestiere con grande esperienza, non Toto per intenderci, ogni iniezione di liquidità sarebbe solo ossigeno per protrarre l'agonia di qualche settimana.
OT

E se Ligresti ci rimettesse un po' di Euro la cosa non potrebbe che farmi immensamente piacere :D

/OT

DaV
 

B787-FLR

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Quel passaggio è sensato (ed è stata la maggiore sottovalutazione di Berlusconi): finché non si affianca un socio di mestiere con grande esperienza, non Toto per intenderci, ogni iniezione di liquidità sarebbe solo ossigeno per protrarre l'agonia di qualche settimana.
A parte che un socio di mestiere che voglia investire su AZ lo si troverà difficilmente, se prima non si commissaria l'azienda. Avevo però precisato che la liquidità da immettere doveva essere investita "in maniera oculata", ciò è al limite dell'impossibilità oggi. Premesso quindi che un socio del mestiere non lo si possa trovare in queste condizioni, mi accontenterei di Toto e di qualche manager del mestiere. E' già durissima così :D
 

willy79

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Mi spiace per i 4.000 dipendenti che andrebbero a casa, mi auguro solo che gli veng trovato presto un nuovo lavoro, o che siano in prossimità di pensionamento in modo di avere un prepensionamento adeguato.

Cmq ce sia la cordata italiana, che sia AP+AZ, che risia AF, ecc ecc è inevitabile avere un gran numero di esuberi... Si sapeva già da tempo, nessuno ha mai parlato di risanamento senza esuberi! Quindi nessuno si sorprenda ne si scandalizzi, gli errori ormai son stati fatti e purtroppo inditro non si può tornare.
Io penso cinicamente che meglio oggi 4.000 dip a casa oggi piuttosto che il fallimento così da avere tutti i 18.000 più indotto esterno ad AZ in mezzo ad una strada.
 

Boeing747

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A parte che un socio di mestiere che voglia investire su AZ lo si troverà difficilmente, se prima non si commissaria l'azienda. Avevo però precisato che la liquidità da immettere doveva essere investita "in maniera oculata", ciò è al limite dell'impossibilità oggi. Premesso quindi che un socio del mestiere non lo si possa trovare in queste condizioni, mi accontenterei di Toto e di qualche manager del mestiere. E' già durissima così :D
La nota dell'articolo sul commissariamento è corretta: di fatto la flotta verrebbe decimata e si arriverebbe al grounding in pochi giorni. Sono corrette anche le indiscrezioni sulle previsioni di bilancio 2008, in rosso per oltre 800 milioni.

La gente non è fessa e non vuole Toto tra i piedi in ruoli operativi. Pochi manager di mestiere catapultati oggi in azienda soccomberebbero sotto i niet del sindacato.

A meno di colpi di genio (o ricapitalizzazioni perpetue o dimezzamento dell'azienda) non ci sono soluzioni positive, e l'ultimo treno era quello offerto da Spinetta.
 

billypaul

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4.000 esuberi...
Di essi quanti stagionali non confermati? E quanti pre-pensionamenti?
Secondo me potrebbe non essere così traumatico come potrebbe sembrare se si fa una dovuta scrematura.
Partendo dal presupposto che i capoccioni della Magliana resteranno dove sono, e questa cosa comunque negativa non è risolvibile altrimenti se non con il completo fallimento, resta da vedere cosa decideranno di fare i sindacati.
Secondo me continueranno a lottare, bloccando di fatto ogni eventuale piano di risanamento, accompagnando inevitabilmente la compagnia verso il sicuro commissariamento.
Se il nuovo piano finanziario di Santa Intesa è pronto ad essere messo in atto, l'ago della bilancia saranno proprio loro...i salvatori dei lavoratori.
 

Mati777

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Via il marcio! Via i fannulloni! Via lo Stato imprenditore (il vero colpevole)! Via i politici! Al prato gli MD80! Via la vecchia mentalità! Fuori per sempre dalle tasche degli italiani!
Dentro il merito! Dentro una vera leadership! Dentro i capitali privati! Dentro la qualità! Dentro il prodotto! Dentro le economie di scala! Dentro AirOne! Dentro gli A320 e A332!
 

caffettiera

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La nota dell'articolo sul commissariamento è corretta: di fatto la flotta verrebbe decimata e si arriverebbe al grounding in pochi giorni. Sono corrette anche le indiscrezioni sulle previsioni di bilancio 2008, in rosso per oltre 800 milioni.

La gente non è fessa e non vuole Toto tra i piedi in ruoli operativi. Pochi manager di mestiere catapultati oggi in azienda soccomberebbero sotto i niet del sindacato.

A meno di colpi di genio (o ricapitalizzazioni perpetue o dimezzamento dell'azienda) non ci sono soluzioni positive, e l'ultimo treno era quello offerto da Spinetta.


per nulla! ci dimentichiamo sempre che l'italia vale 70 milioni (a naso) di soli O & D, in particolar modo vale molto come mercato interno, senza dire che ha una propensione di crescita superiore a quella francese e inglese (noi voliamo ancora poco). l'italia non è la svizzera o il belgio e neppure l'olanda! trovo, torno a dirlo, demenziale avere un mercato e non saperci fare soldi! ci sono aziende che fanno denari con mercati rinsecchiti qui non si riesce a far denari con un mercato vero e proprio! ridicolo! perchè non ci si riesce? non ci si riesce perchè non siamo in grado di far camminare un vettore aereo! è mai possibile???? siamo cosi stupidi??? no, non è credibile! si butti una bomba al neutrone su magliana e si vada avanti che la materia prima c'è!

ergo:
- si riduca all'osso az (ma proprio all'osso, esuberi su esuberi... poi si dica in giro che non è un commissariamento, che gli esuberi saranno garantiti ecc ecc si presenti la cosa come meglio si crede purchè si riduca ai mini termini l'azienda) e si faccia lavorare seriamente il personale restante
- si metta insieme un gruppo ap + az che monopolizzi il mercato nazionale (questo è il peso che noi consumatori dovremo pagare)
- si metta a presiedere un vettore un mercato (fco) un altro l'altro mercato (mxp) facendoli funzionare con due logiche (e due contratti) diversi
- si prendano manager che provengono da low cost, che sappiano quindi, far risparmi, che vedano dove risparmiare, che sappiano come risparmiare, come scrivere i contratti senza farsi menare per il naso. finiamola con i manager italiani che tanto i risparmi non li vedono perchè nessuno mai glieli ha fatti vedere; qui nessuno remunera il capitale degli azionisti
- si crei un matrimonio con i tedeschi (che per le nostre logiche, per come lavoriamo noi, per come intendiamo noi i rapporti interpersonali, son meglio dei francesi; a parigi vogliono sottometterci e l'italiano non si fa sottomettere, scappa, crea casino, crea un vietnam e fa scappare chi vuol prevalere con la forza)...


... poi qualcosa si potrà tirar fuori! magari un piccolo (lo ri-dico: piccolo) caso da studiare
 
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Veolia

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... poi qualcosa si potrà tirar fuori! magari un piccolo (lo ri-dico: piccolo) caso da studiare
Quoto tutto tranne:
AZ(quel che ne resta)+ AP e' la stessa cosa e non cambia nulla rispetto alla rapina legalizzata che e' oggi az
(finche piu' di qualcuno si stufera' di pagare tasse per un ministero volante)
Francesi o tedeschi, e' la stessa cosa sia per motivi di offset che di comune politica industriale.
Invocare l'azionista tedesco rispetto a quello francese vuol dire non capire o non sapere cosa sta succedendo fuori dai confini di sto malridotto paese.
AZ ed LH sono un'aquila a due teste e ve ne accorgerete presto...
 
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paciari

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Non capisco per quale motivo LH dovrebbe essere interessata al carrozzone Alitalia, basta attendere qualche mese e con EN può gestire tranquillamente le rotte più interessanti.
Idem per Air France, basta attendere ed il mercato Italiano sarà libero.
Ma veramente c'è ancora chi crede che Alitalia abbia un futuro?
Non è possibile reiterare l'Alitassa per sempre!!!
La fine non è lontana.
 
Stato
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