Proviamo a difendere l'ipotesi della nazionalizzazione di AZ.
Il primo e forse più ovvio argomento a favore è che Alitalia è stata una compagnia interamente partecipata da soggetti privati dal 2009 ad oggi e le gestioni che si sono succedute in questi ormai 10 anni ci hanno dimostrato che la provenienza del capitale di per sé significa poco. Conta la quantità di capitale disponibile ed avere ben chiaro come impiegarlo (senza parlare delle capacità nella execution).
Un secondo argomento deriva in parte dal primo. E' ormai accertato oltre ogni possibile dubbio che ricapitalizzazioni nell'ordine del miliardo, miliardo e mezzo di euro sono insufficienti e non consentono ad una compagnia di queste dimensioni di affrontare gli investimenti che occorrono per mettersi strutturalmente al passo con la concorrenza. Non mi riferisco solamente agli investimenti in aeromobili ma anche in altri ambiti che sono cruciali soprattutto in uno scenario stand alone, quali IT e sistemi commerciali, modernizzazione e potenziamento delle strutture commerciali (forza vendite) e tecniche (manutenzione).
AZ non troverà questi capitali sul mercato. Una compagnia che non è stata in grado di uscire dalla crisi neanche in una congiuntura ultra-positiva come quella degli ultimi cinque anni sottende problemi di difficilissima soluzione (alcuni sono molto specifici e oggettivamente altri concorrenti non li hanno). Un utile indicatore è il fatto che dopo due anni di commissariamento è arrivata una sola offerta vincolante di soggetti privati, la quale probabilmente riguarda singoli asset e non l’azienda o parte di essa.
Non servono spiegazioni: un privato che vuole investire nel trasporto aereo oggi ha opzioni molto migliori e meno rischiose rispetto ad AZ. Lo stesso euro che investito in AZ ha tassi di rendimento a breve termine negativi, se investito in qualsiasi altra compagnia europea che non sia Air Malta offre ritorni positivi. Altra faccia della stessa medaglia è che oggi AZ ha un credit rating che rende il reperimento di finanziamenti molto più costoso di quanto non sia per la maggior parte dei concorrenti.
La nazionalizzazione ha quindi senso se fatta con l'obiettivo di medio termine di tenere in piedi la compagnia, normalizzare le condizioni in cui opera, farle raggiungere un livello di redditività paragonabile alla media dei peers e poi "restituirla" al mercato dei capitali.
Tuttavia fare questo mantenendo le strutture e dimensioni attuali di AZ è un azzardo e ad occhio e croce non basterebbe il doppio delle somme vagheggiate (vaneggiate?) da Di Maio.
Va preso atto che lo spazio per Alitalia sul mercato non corrisponde alle ambizioni dei politici, dei sindacati ed anche di una classe imprenditoriale spesso platealmente inadeguata (pensate ad Hogan, per es.). L'intervento pubblico può accompagnare un rightsizing complessivo e una ristrutturazione della compagnia dalle fondamenta, non diversa da quella che hanno in mente i vari soggetti che si sono interessati della vendita. Presuppone un investitore illuminato e lungimirante, non guidato dalle conseguenze elettorali dell'operazione.
Sulla questione delle dimensioni sarà anche utile sfatare il taboo che per competere servono le dimensioni e la massa critica per generare economie di scala e di rete. Certo, se si vuole competere con LH servono le dimensioni di LH. Ma dove sta scritto che AZ debba darsi LH come target? Compagnie come Aegean o Aer Lingus hanno ampiamente dimostrato che con un prodotto appena discreto ed operazioni efficienti si può benissimo competere su mercati leisure con risultati buoni o addirittura eccellenti. Questi stessi esempi sfatano anche l’altra leggenda secondo cui la redditività dovrebbe essere funzione della estensione del network di lungo raggio (riuscire a far volare gli a/m di breve-medio raggio per più di 6 ore al giorno aiuta).
Cosa ce ne facciamo dunque della soluzione Trenitalia?
Poco. Sarebbe suggestiva in uno scenario fantascientifico di vera integrazione delle reti, progetto di lungo termine che richiederebbe investimenti (pubblici) enormi ma che presenterebbe rischi altrettanto grandi, senza trascurare il fatto che il feeding di FCO o MXP con il treno favorirebbe tanto AZ quanto i concorrenti e difficilmente potrebbe costituire un vantaggio competitivo per AZ.
Se invece ci atteniamo alla realtà e a quello che si legge in questi giorni, Trenitalia appare l'unico veicolo reperito dal governo per uscire dal vicolo cieco del commissariamento e non sembra disporre delle risorse, né finanziarie né tecniche, che occorrono. Sempre stando a quello che si legge, gli obiettivi strategici sembrano modesti: l'eliminazione di "concorrenza inutile" (cito testualmente il vostro superministro plenipotenziario) tra treno e aereo sulla Roma-Milano e l’apposizione di altre pezze qui e là (es. biglietto unico treno-aereo, qui cito presidente e vicepresidente del consiglio) nella speranza che ad un certo punto DL, U2 o LH si prendano carico di AZ com’è, magari tenendosi il governo, questo governo, come socio (e qui siamo di nuovo nel campo della fantascienza).