Alitalia, Ferrovie sceglie Atlantia come “quarto socio”


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Cesare.Caldi

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Ottima rotta e ottimi orari che permettono di essere sulla west coast nel primo pomeriggio ora locale e sentire meno il fuso, tuttavia penso che con questo orario di partenza sarà molto difficile intercettare transiti, tranne forse qualche nazionale, in arrivo di primissima mattina a FCO.

Peccato che sia operato dal 777 AZ che almeno in Y è uno scassoplano con sedili strettissimi, IFE molto spesso non funzionante e enormi box IFE in mezzo ai piedi, tranne i pochissimi 777 che sono stati ricondizionati.
 
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alitaliaboy

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16 Luglio 2007
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Ottima rotta e ottimi orari che permettono di essere sulla est cost nel primo pomeriggio ora locale e sentire meno il fuso, tuttavia penso che con questo orario di partenza sarà molto difficile intercettare transiti, tranne forse qualche nazionale, in arrivo di primissima mattina a FCO.

Peccato che sia operato dal 777 AZ che almeno in Y è uno scassoplano con sedili strettissimi, IFE molto spesso non funzionante e enormi box IFE in mezzo ai piedi, tranne i pochissimi 777 che sono stati ricondizionati.
L’orario permette di intercettare tutti i voli del nord Africa(TUNisi, ALGeri, IlCairo), Middle East(Telaviv, Amman, Beirut) , Tirana, kiev, larmaca, Mosca, Delhi , Ginevra, Barcellona, Madrid e i nazionali più i voli in C/S tipo Belgrado, Nairobi, Addis Abeba.
 
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EI-MAW

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Ottima rotta e ottimi orari che permettono di essere sulla west coast nel primo pomeriggio ora locale e sentire meno il fuso, tuttavia penso che con questo orario di partenza sarà molto difficile intercettare transiti, tranne forse qualche nazionale, in arrivo di primissima mattina a FCO.

Peccato che sia operato dal 777 AZ che almeno in Y è uno scassoplano con sedili strettissimi, IFE molto spesso non funzionante e enormi box IFE in mezzo ai piedi, tranne i pochissimi 777 che sono stati ricondizionati.
Ma se parte allo stesso orario di JFK, LAX e IAD....dai su.
 

Betha23

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Che poi avere la coincidenza la mattina presto vuol dire quasi sempre non avere rischio di perderla, visto che i ritardi si accumulano durante la giornata e sono più importanti la sera
 

I-SELV

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La 641 dovrebbe partire da SFO alle 16:15, come la 621. Gli orari sono gli stessi della LAX, le due destinazioni hanno lo stesso fuso orario e le distanze da FCO sono diverse ma meno di 100 miglia nautiche, pertanto i tempi di volo effettivi cambieranno da circa 10 minuti
 

uncomfortable

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Metto tutto l'articolo per completezza
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Alitalia, Atlantia boccia il piano e minaccia di ritirarsi
Il gruppo scrive al ministro Patuanelli e chiede una modifica profonda del piano industriale. Le frizioni con Delta Air Lines. L’offerta dovrà pervenire entro il 15 ottobre
di Leonard Berberi


Atlantia minaccia di abbandonare il tavolo che lavora al futuro di Alitalia se non cambia profondamente la bozza del piano di rilancio. È quanto apprende il Corriere da due fonti che chiedono l’anonimato. È stato un mercoledì pomeriggio drammatico per il consorzio e gli advisor che da mesi lavorano all’offerta vincolante per rilevare la compagnia aerea. Il gruppo che controlla Adr (società di gestione degli aeroporti di Roma Fiumicino e Ciampino) dopo un lungo braccio di ferro con l’americana Delta Air Lines — che assieme a Ferrovie dello Stato è intenzionata a entrare nel vettore tricolore — ha inviato una comunicazione urgente al ministro dello Sviluppo Economico Stefano Patuanelli, il titolare del dossier.

La comunicazione
Per ora trapelano poche informazioni sul contenuto. Nella lettera — stando a quanto riferiscono le fonti — Atlantia comunicherebbe di voler fare una sorta di operazione trasparenza, a partire dal fatto che secondo l’holding il progetto che si è delineato sarebbe del tutto inadatto a rilanciare Alitalia. Per loro, anzi, si tratterebbe soltanto di un salvataggio temporaneo. Atlantia chiederebbe al dicastero di intraprendere un percorso diverso con un ruolo più incisivo dei partner industriali sull’esempio dei piani di rilancio di altri vettori europei. Il gruppo — che preferisce non commentare — sarebbe intenzionato a continuare a lavorare con Delta, ma ribadisce che il piano industriale non può funzionare.

Le frizioni
La lettera viene inviata così poco meno di due settimane dal 15 ottobre, il termine per la presentazione dell’offerta vincolante e definitiva. Un modo, ragionano le fonti, per concedere il tempo utile al consorzio di cambiare rotta e per chiedere al governo guidato da Giuseppe Conte di esercitarsi nella moral suasion sugli statunitensi. Ma Delta resta dell’idea che la sua quota iniziale debba essere minima — il 10-12%, pari a 100-120 milioni di euro di investimento — per poter eventualmente salire negli anni successivi. Un atteggiamento non gradito da Atlantia e che avrebbe irritato ancora di più dopo lo shopping sudamericano con l’acquisto del 20% della cilena Latam per 1,9 miliardi di dollari.

I nodi
Non solo. Perché l’altro nodo — quello delle rotte verso gli Usa, il mercato più redditizio per Alitalia — non è stato mai sciolto: Delta continua a ritenere che il vettore tricolore debba incrementare sì la sua presenza, ma non quanto vorrebbero i dirigenti di Atlantia. Mentre a Roma vorrebbero anche capire il rango di Alitalia nella nuova joint venture transatlantica che per ore vede la compagnia italiana come partner di secondo livello, mentre in prima fila ci sono Delta, Air France-Klm e Virgin Atlantica. A questo punto tocca all’esecutivo muoversi per non far fallire il negoziato che dovrà salvare una compagnia che conta circa 12 mila dipendenti, fattura oltre tre miliardi di euro l’anno e trasporta 21,5 milioni di passeggeri.
 

uncomfortable

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Atlantia comunicherebbe di voler fare una sorta di operazione trasparenza, a partire dal fatto che secondo l’holding il progetto che si è delineato sarebbe del tutto inadatto a rilanciare Alitalia.
Ma va??

Un modo, ragionano le fonti, per concedere il tempo utile al consorzio di cambiare rotta e per chiedere al governo guidato da Giuseppe Conte di esercitarsi nella moral suasion sugli statunitensi. Ma Delta resta dell’idea che la sua quota iniziale debba essere minima — il 10-12%, pari a 100-120 milioni di euro di investimento — per poter eventualmente salire negli anni successivi. Un atteggiamento non gradito da Atlantia e che avrebbe irritato ancora di più dopo lo shopping sudamericano con l’acquisto del 20% della cilena Latam per 1,9 miliardi di dollari.
Questi di Atlantia hanno ragionato così "Beh a Delta i soldi ce li hanno, visto che hanno voglia di spendere. Che sgancino un po' di più, così abbiamo più fondi con cui giocare".

Preferiscono ignorare che LATAM è una compagnia solida che fa utili, Alitalia è alla canna del gas ma soprattutto è sempre soggetta a pesantissime interferenze politiche: Delta non vuole investire cifre serie perchè poi altrimenti ci deve rimanere attaccata. Questi 100 milioni e rotti sono l'equivalente di una serata al night per Delta, possono tranquillamente permettersi di perderli e giocarsi questa partita con la spregiudicatezza di chi sa che se si gioca bene la mano si può riuscire a ottenere qualcosa di succoso (una bella fetta del mercato transatlantico di Alitalia), e nella peggiore delle ipotesi chi si è visto si è visto.

Posso capire che questo atteggiamento dia fastidio a chi invece ci mette faccia e portafoglio nell'affare, ma purtroppo per Alitalia di partner commerciali in giro se ne vedono pochi: se queste sono le condizioni che vuole imporre Delta, e se non ci sono altri che possono prendere il suo posto, non c'è molto da fare.

Nota personale: se c'è una cosa che mi fa infuriare sono quelli che cercano di gestire le trattative come se fossero in una situazione di vantaggio quando in realtà non hanno nessuna leva a cui appoggiarsi. Esattamente come sta facendo Atlantia ora.
 

Betha23

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22 Settembre 2015
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. Alitalia, pressing finale su Delta Vertice con Fs e Atlantia

Alitalia, pressing finale su Delta Vertice con Fs e Atlantia
Venti milioni di euro in più. Uno sforzo minimo per un colosso come Delta. Il governo (e i soci italiani) spingono per il 15%, ma non sembrano aver trovato grandi sponde. La compagnia Usa avrebbe accettato di ritoccare al 12% la propria partecipazione nella società che rilancerà Alitalia, investendo così 120 milioni. Quel 2% in più rispetto a quanto preventivato inizialmente consentirebbe a Ferrovie dello Stato ed Atlantia di detenere il 36,5% della cordata (365 milioni di investimento per ciascuna). Al ministero del Tesoro resta l’altro 15%, per effetto della conversione di 150 milioni del prestito-ponte in capitale.


È questo lo schema societario che dovrebbe risultare al termine di mesi di trattative febbrili sull’asse Roma-Atlanta. Per la verità non un grande risultato per la compagine italiana perché l’impegno di Delta sembra irrisorio. Un «chip» per evitare che Alitalia transiti verso Lufthansa, entrando nel capitale al minimo sindacale senza la garanzia di dover crescere nel tempo sul modello Aeromexico, dove Delta adesso detiene il 49%.


La costituzione di patti parasociali per far pesare di più questa quota — magari scegliendo anche il capoazienda (che Delta pretende sia un manager già esperto di trasporto aereo) — ha trovato i soci italiani molto restii. Spalleggiati anche dal governo, con il ministro dello Sviluppo Stefano Patuanelli, che a questo punto ritiene necessario che l’uomo al timone della nuova Alitalia lo esprima l’esecutivo tra una serie di nomi di standing internazionale.


Al netto dei profili restano i dubbi sul piano industriale. Filtra la preoccupazione tra i soci italiani sul progetto che sembra di breve respiro. Rischia di tenere in piedi la compagnia per qualche anno e poco più. Sulla falsariga di quello che successe con Etihad, che però entrò nella compagine sociale col 49%. La differenza la fa l’ernorme potere negoziale degli americani, che hanno un network di partecipazioni e di rotte sterminato, il pivot globale dell’alleanza SkyTeam e connessioni con China Eastern (con quote incrociate in Air France-Klm) che le permette di essere coperta con la Cina e l’Oriente.


Due fonti rilevano che basterebbe uno sforzo aggiuntivo sul Nord America da parte di Delta. Su cui stanno puntando i piedi gli “operativi” di Atlantia, la holding dei Benetton che controlla gli aeroporti di Roma. Dal fronte Usa nei giorni scorsi serpeggiava il malumore per il muro contro muro con Atlantia sulla joint venture Blue Skies, che vede Alitalia non allo stesso rango di Air France-Klm. Un comportamento tattico per far saltare il banco a pochi giorni dal termine per l’offerta vincolante (15 ottobre). La sensazione è che si troverà una quadra. Il rischio è che permetta alla compagnia di galleggiare solo qualche anno.

https://www.corriere.it/economia/aziende/19_ottobre_02/alitalia-pressing-delta-vertice-fs-atlantia-3be6655c-e537-11e9-b924-6943fd13a6fb.shtml
Altro articolo del corriere di questa sera.

A me sembra che il socio veramente interessato alla riuscita del piano sia proprio Atlantia e non solo, rispetto a FS è una grande azienda privata che sa come muoversi e sa il fatto suo in ambito internazionale.

Per Delta 100K non sono niente, ma capisco anche loro nel giustificarsi con gli azionisti per intraprendere un investimento che visti i precedenti sembra essere perdente in partenza.
 

leerit

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Ho letto non ricordo dove alcuni giorni fa che il malumore di Atlantia non sarebbe tanto nella esiguità dell’investimento di Delta quanto nel fatto che con il 10% la compagnia americana vorrebbe nominare un AD di sua preferenza, un direttore generale, vorrebbe il 50% dei membri del CDA e vorrebbe l’unanimita’ decisionale ponendo difatto una sorta di veto su ogni decisione strategica.

Ripeto: l’ho letto su un quotidiano economico diversi giorni fa. Se sia attendibile o no simile notizia non sta a me dirlo.
 
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