Re: Thread Alitalia luglio 2019
Alitalia, ultima chiamata ad Atlantia: il dossier approda giovedì al CdaSettimana di incontri tra tutti i soggetti interessati. Vertice tra Germán Efromovich e la delegazione di Delta. Ma gli americani guardano ad Atlantia (e al gruppo Toto)
di*Leonard Berberi
Il futuro di Alitalia approda a sorpresa al consiglio di amministrazione di Atlantia. Il gruppo che controlla Aeroporti di Roma e Autostrade per l’Italia ha ricevuto da Mediobanca una sollecitazione a prendere una decisione sul dossier che riguarda la compagnia aerea — in amministrazione straordinaria dal 2 maggio 2017 — e il Cda di giovedì convocato per altre ragioni potrebbe essere chiamato a questo punto a studiare anche questo dossier a soli quattro giorni dalla scadenza per la presentazione della compagine azionaria. Questo però non vuol dire che il colosso si prepara all’invio di una manifestazione d’interesse. È quanto apprende il*Corriere*da tre fonti che chiedono l’anonimato perché non autorizzate a discuterne con la stampa. Ufficialmente Atlantia continua a considerarsi soggetto esterno alle discussioni sulla compagnia aerea.
Le due «partite»
Il dossier Alitalia, a dire il vero, s’ingarbuglia sia a livello politico che industriale. Dal ministero dello Sviluppo economico — guidato dal vicepremier pentastellato Luigi Di Maio — fanno filtrare che «al 99% si chiude entro questa settimana» con una nazionalizzazione del vettore (cioè la maggioranza a Ferrovie dello Stato e al ministero dell’Economia e delle finanze) che include pure Delta Air Lines e con ogni probabilità Toto. La mossa di Mediobanca però suona come l’ultimo tentativo di coinvolgere nel futuro di Alitalia un’Atlantia vista come la partner più solida per il consorzio che si va formando. Ma è anche lo stesso gruppo nel mirino del Movimento 5 Stelle dopo il crollo del ponte Morandi.
La proposta di Efromovich
Alle complicazioni politiche si aggiungono quelle industriali. A Roma in queste ore si trovano tutti i soggetti interessati ad avere voce in capito nella «nuova Alitalia». Martedì Germán Efromovich, azionista di maggioranza della compagnia latinoamericana Avianca (ma fatto fuori dal ruolo di presidente), ha incontrato la delegazione di Delta Air Lines. Un faccia a faccia interlocutorio e a tratti teso — sintetizzano le fonti — nel quale i manager americani non avrebbero nascosto le loro perplessità sul ruolo di Efromovich. L’imprenditore sudamericano non avrebbe a sua volta gradito che nel piano di rilancio di Alitalia sia prevista l’apertura di quattro nuove rotte di Air France per ogni collegamento nuovo del vettore tricolore. Mercoledì l’ex presidente di Avianca — che non è coinvolta nella «partita» — incontrerà i vertici di Ferrovie dello Stato per ribadire la sua intenzione a investire fino a 400 milioni di euro.
Il ruolo di Delta
In questi continui scambi chi sembra fuori dal futuro assetto di Alitalia è Claudio Lotito. Lo confermano anche in Delta Air Lines dove una fonte coinvolta nelle trattative spiega che non c’è stato alcun incontro tra gli americani e l’imprenditore. La fonte conferma che in questo momento l’assetto preferito da Delta prevede operatori solidi e forti dal punto di vista industriale e finanziario, meglio se già coinvolti nel trasporto aereo o aeroportuale. Gli statunitensi non fanno nomi nei continui ma di fatto descrivono il profilo di Atlantia che con Adr gestisce i due scali di Roma (Fiumicino e Ciampino).
Dagli Usa «nessun veto»
Non solo. Perché Delta oltre a ribadire l’interesse per Alitalia ci tiene a far sapere che non ha nessuna fretta. Allo stesso tempo però auspica una conclusione rapida di questa fase perché quella più complicata riguarderà l’assetto organizzativo del consorzio che dovrà rilevare il vettore tricolore. Dal quartier generale di Atlanta sottolineano di non aver posto veti di alcun tipo e se escludono Lotito, sembrano comunque tenere in «gara» Toto. A questo punto un altro scenario potrebbe prevedere la compresenza di Atlantia e del gruppo abruzzese.
lberberi@corriere.it
https://www.corriere.it/19_luglio_0...da-1b922388-a282-11e9-b043-a64edc12ba66.shtml
Alitalia sarà a maggioranza statale, ma servono soci privati entro settembre
I numeri in mano ai commissari: in autunno cassa ridotta a 150 milioni, gli aerei rischiano di restare a terra.*Interessati Delta, Toto, Efromovich. Per il rilancio essenziale Atlantia, che aspetta un segnale da Palazzo Chigi
ALESSANDRO BARBERA
09 Luglio 2019
ROMA.*Come prima, più di prima: da qualche settimana Alitalia perde più di un milione di euro al giorno. Senza una rapida ricapitalizzazione, a fine settembre - escludendo le somme vincolate per garanzie e royalties - la ex compagnia di bandiera avrà una disponibilità di cassa di 150 milioni. Quanto basta per costringere l’ente per l’aviazione civile a disporre la messa a terra degli aerei per ragioni di sicurezza. Non si tratta di previsioni menagrame, ma dei numeri in mano ai commissari che da due anni si avvicendano alla guida della società e ai quali La Stampa ha avuto accesso.
La compagnia ieri si è affrettata a ricordare che a giugno sono aumentati traffico e passeggeri, ma qualunque sforzo non regge di fronte a un’azienda che dopo il fallimento dell’alleanza araba resta troppo piccola per competere con i grandi vettori e troppo grande per competere con le low cost. È per questo che Luigi Di Maio, sempre più preoccupato, ieri ha rilanciato l’unica soluzione al momento disponibile per il salvataggio: la rinazionalizzazione. Ecco cosa facevano trapelare ieri fonti del ministero dello Sviluppo: «Si conferma la chiusura lunedì prossimo senza rinvii». Ci sarà una nuova società «con la maggioranza assoluta di Ferrovie e ministero del Tesoro». Le stesse fonti omettono però di dire tutta la verità sulla vicenda: le probabilità che Alitalia diventi completamente pubblica al momento sono vicine allo zero. Vediamo perché.
Il ministero del Tesoro, al quale i fondi non mancano, può investire al massimo 145 milioni di euro: lo dice esplicitamente una norma del decreto crescita. Ipotizzando un aumento di capitale non inferiore al miliardo, si tratta di circa il 15 per cento. L’impegno di Ferrovie, spinta di forza al tavolo dal governo, non è comunque disponibile ad investire più del 35 per cento delle quote. Il resto dovrà venire dai privati, e non solo perché mancano i fondi: difficile immaginare che l’Antitrust europeo dica sì a una completa nazionalizzazione.
L’americana Delta, partner di Alitalia in Sky Team, è disposta a mettere fra il 10 e il 15 per cento delle quote, ed evitare così l’uscita dall’alleanza. Sul tavolo Di Maio ha altre tre carte, anche se poco credibili. Il primo è l’azionista di maggioranza della compagnia colombiana Avianca, Germán Efromovich, appena estromesso dalla presidenza con un blitz di United Airlines e Kingsland. Sono interessati Carlo e Riccardo Toto, ma anche loro non godono di grande credibilità presso la compagnia: su di loro pende un’azione di responsabilità per aver dato in leasing aerei a prezzi superiori a quelli di mercato. L’ultimo pretendente è il patron della Lazio Claudio Lotito, il quale però non avrebbe le garanzie necessarie a un investimento significativo: per dare una speranza all’ennesimo rilancio occorrono soldi ed esperienza nel settore. Il convitato di pietra sono la famiglia Benetton e Atlantia, azionisti di maggioranza di Aeroporti di Roma e con le spalle abbastanza larghe per un investimento di quel tipo. Il problema in questo caso sono i pessimi rapporti con il governo, e in particolare i Cinque Stelle dopo la vicenda di Ponte Morandi. Le battute recenti di Di Maio - «un’azienda decotta» - e le minacce del ministro dei Trasporti Toninelli di revoca della concessione non hanno contribuito a migliorare il clima. Ferrovie, il suo advisor Mediobanca e Delta spingono perché si siedano al tavolo, Atlantia aspetta un segnale distensivo da parte del premier, che ha promesso di prendere in mano il dossier. È probabile che ciò avvenga rapidamente. Alitalia dà ancora lavoro a più di undicimila persone, senza contare le aziende minori che le ruotano attorno negli hangar e negli aeroporti di tutta Italia.
Twitter@alexbarbera
https://www.lastampa.it/economia/20...rvono-soci-privati-entro-settembre-1.36863079
Alitalia, Di Maio gioca l’ultima carta Atlantia e Toto alla pari tra i soci
09 LUGLIO 2019
Il leader grillino vuole concludere entro lunedì e intende evitare ogni apertura ai Benetton sul fronte Autostrade. Nei suoi piani ai due azionisti italiani il 12% ciascuno, mentre Fs e Tesoro avranno la maggioranza della compagnia
DI CLAUDIO TITO
ROMA - Un oblò è rimasto aperto. Ma da quell’unico finestrino lasciato socchiuso nella trattativa per salvare Alitalia potrebbe risalire sugli aerei della compagnia di bandiera un partner fino ad ora tenuto in attesa sulla scaletta: ossia Atlantia, la società che controlla la società Autostrade per l’Italia. Quella in mano alla famiglia Benetton e che da agosto scorso - da quando è crollato il ponte Morandi - è entrata nel mirino del Movimento 5Stelle.
Nelle ultime ore, infatti, sta emergendo un piano per chiudere davvero il dossier sulla compagnia di bandiera. Un’ipotesi che possa accontentare sia i partner industriali nella “Newco” che assumerà il controllo di Alitalia, sia gli interlocutori del governo che hanno seguito la vicenda. Un’opzione su cui il ministro dello Sviluppo economico Di Maio ha iniziato a svolgere più di un sondaggio. E che prevederebbe, appunto, il coinvolgimento di Atlantia ma non come principale partner privato. In sostanza con una quota di azioni paritaria rispetto all’altro gruppo privato italiano: quello della famiglia Toto.
L’intenzione, dunque, è proprio di non chiedere una ulteriore proroga. Il titolare dello Sviluppo economico vuole chiudere il pacchetto entro lunedì prossimo. Preferibilmente già per dopodomani, venerdì. E per rispettare i tempi non ci sono margini troppo ampi per scovare, selezionare e accettare altri soci. Le proposte fin qui arrivate, da Lotito ad Avianca, non hanno certo entusiasmato l’esecutivo.
Il presupposto è che la nuova società sarà di fatto tenuta sotto il controllo pubblico attraverso le Ferrovie dello Stato con una percentuale che supererà di poco il 35% e il Ministero dell’Economia che deterrà il 15 per cento. Va dunque assegnato il restante 49 per cento. Il partner industriale su cui si basa l’operazione resta l’americana Delta. Alla quale il governo ha fatto pervenire nei giorni scorsi la richiesta di accrescere il suo sforzo.
La compagnia Usa - membro di Skyteam come Alitalia - potrebbe allora far salire la sua partecipazione vicino al 20 per cento. Gli americani, però, hanno posto due condizioni: basta proroghe e alleati forti. Basta proroghe perché i tempi di realizzazione del piano hanno iniziato ad assumere un carattere troppo lungo per le abitudini statunitensi. Alleati forti, invece, equivale ad una preferenza per Atlantia e quindi per i rappresentanti di Autostrade-Benetton. Una preferenza, peraltro, espressa con decisione anche dalla Lega.
Da questa piattaforma è ritornata in campo l’idea di coinvolgere la società guidata da Giovanni Castellucci. Sulla quale, però, il Movimento 5Stelle non ha mai nascosto le sue critiche. Di Maio, però, ha iniziato a valutare questa soluzione ponendo a sua volta altre due condizioni. La prima riguarda l’assoluta e totale separazione tra questa vicenda e quella che riguarda la revoca delle concessioni autostradali. Nella sostanza il capo grillino non intende accettare un baratto tra il “salvataggio” di Alitalia - che pure per la reputazione e la credibilità elettorale del M5S è diventato vitale - e la rinuncia a proseguire l’iter della revoca. Almeno formalmente i pentastellati non recederanno dalle loro intenzioni.
La seconda condizione consiste nell’affiancare ad Atlantia, in una posizione paritaria, il Gruppo Toto. Non è un caso che ieri i vertici dell’azienda abruzzese siano stati ricevuti dai vertici delle Fs proprio per illustrare i loro progetti su Alitalia. E non è un caso che gli stessi Toto siano stati convocati ieri sera da Di Maio al ministero dello Sviluppo economico. Atlantia e Toto, dunque, se questa soluzione incontrerà i favori di tutti i partecipanti, avrebbero una quota vicina al 12 per cento ciascuno. Le azioni rimanenti, infine, andrebbero ad un fondo italiano, il QuattroR.
Si tratta, però, di una manovra complicata. E dai contorni piuttosto fragili. Sia dal punto di vista politico, sia da quello economico-finanziario. Il primo profilo, infatti, è ancora condizionato dai dubbi che molti grillini - in particolare la base del Movimento e il fronte anti-Di Maio che si sta coagulando intorno a Alessandro Di Battista - tuttora coltivano nei confronti di Autostrade.
La paura è che il salvataggio di Alitalia, sebbene dettato da una forma di realpolitik governativa, si trasformi in un boomerang esattamente come le soluzioni adottate per il Tap, Ilva e Tav. Dal punto di vista economico, invece, tutti i partner privati - a partire dall’americana Delta - stanno inserendo una serie di clausole in grado di mettere in difficoltà il governo, la capacità di investimento di Fs e la forza inizialmente solo neutrale del Ministero del Tesoro. La “Newco”, ad esempio, dovrebbe essere - secondo gli investitori privati - liberata in parte dai debiti della vecchia Alitalia.
Si formerebbero così una “bad” e una “good” company. L’ulteriore braccio di ferro si sta concentrando sul numero dei dipendenti. È vero che nei programmi di adesione uno dei cardini poggiava sulla conservazione dei livelli occupazionali, ma quando i patti iniziano a diventare stringenti quell’argomento tende comunque a riproporsi. Infine l’attenzione è rivolta agli slot, ossia alle rotte che gli aerei potranno effettivamente percorrere. Per dipanare la matassa, però, ormai mancano solo cinque giorni.
https://rep.repubblica.it/pwa/gener...lantia_e_toto_alla_pari_tra_i_soci-230827017/
Alitalia : a giugno ricavi passeggeri +4,4%, viaggiatori +2,2%
Nel sesto mese dell’anno, la Compagnia italiana ha registrato un incremento del 4,4% dei ricavi da traffico passeggeri rispetto allo stesso mese dell’anno precedente . Positivi i risultati anche per quanto riguarda il numero di passeggeri trasportati che a giugno 2019 sono saliti del 2,2% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente. I ricavi del segmento Corporate, nella prima metà del 2019, sono cresciuti del 4.6% rispetto allo scorso anno, con un incremento del 5% in termini di passeggeri. Successo crescente anche del programma dedicato alle PMI con un incremento di fatturato nel semestre del 50%.
Sono stati infatti 277.617 i viaggiatori che hanno volato sulle rotte intercontinentali di Alitalia, cifra mai toccata dal 2009 ad oggi. Nel primo semestre del 2019, infatti, la percentuale di passeggeri soddisfatti ha superato la soglia del 90%, registrando una crescita anno su anno di 4 punti percentuali. Anche il net promoter score , ha raggiunto livelli record con un incremento rispetto al 2018 di oltre 9 punti percentuali.