L’Enac ha messo nel mirino il vettore altoatesino dopo l’ispezione straordinaria di fine febbraio. Ecco cosa dicono i documenti. Il giallo dei pezzi mancanti e il dipendente sotto accusa. L’azienda: avviata revisione interna
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Interventi sugli aerei non eseguiti ma dichiarati come tali, pezzi di velivoli registrati con dati sbagliati, componenti scaduti, dispositivi che spariscono e non vengono più ritrovati. E, soprattutto, il rischio di «conseguenze catastrofiche» in caso di avaria in volo proprio per la mancata sostituzione di parti interne ai serbatoi. Quando gli esperti dell’Enac, l’Ente nazionale per l’aviazione civile, finiscono a Bolzano la tre giorni di ispezioni straordinarie al quartier generale di SkyAlps — compagnia aerea italiana con velivoli registrati a Malta — riscontrano anomalie e violazioni tali da costringerli a intervenire subito.
L’esposto in procura
Non solo. Si ritrovano con un dipendente dell’aviolinea, di nazionalità portoghese, che per mesi — indisturbato — certifica prestazioni mai effettuate. O veste i panni dell’ispettore indipendente che giudica la bontà dei lavori che lui stesso ha eseguito, come si legge sui documenti allegati all’esposto depositato dall’Enac alla Procura di Bolzano e che il
Corriere ha potuto consultare. Tra le pagine l’ente parla di «gravi non conformità», «non veritiere attestazioni», «severe carenze nelle manutenzioni degli aeromobili rispetto ai requisiti normativi di sicurezza del volo». Scoperte che spingono Enac a disporre «l’interdizione dal volo» di 7 aerei e il divieto di mettere piede «negli aeroporti in cui opera la compagnia» per l’uomo sotto accusa.
Il comunicato ufficiale
L’ente, contattato, non commenta nello specifico — anche perché gli accertamenti proseguono — e sottolinea la «fiducia sul percorso di riassetto organizzativo che SkyAlps si sta dando per meglio organizzare l’operatività di una flotta in crescita». Nella nota stampa del 4 marzo Enac parla di «attestazioni non conformi fornite da un tecnico della compagnia incaricato di eseguire le manutenzioni», aggiungendo che per gli aeromobili fermati «il rientro in servizio potrà avvenire previo completamento delle adeguate azioni correttive che dovranno essere proposte da SkyAlps e preventivamente accettate dal team Enac incaricato per la certificazione e la sorveglianza della compagnia». Ma dietro le quinte proprio l’ente si muove con «tolleranza zero» di fronte alle violazioni.
Le origini
SkyAlps, con sede a Bolzano, è stata fondata nel 2020 da Josef Gostner, imprenditore altoatesino. Secondo le visure camerali l’azienda appartiene al gruppo Fri-El Green Power. Nel 2023 ha registrato un fatturato di 23,04 milioni di euro, con una perdita d’esercizio di 4,6 milioni (contro i -7,18 milioni del 2022) e al 30 settembre 2024 contava 94 dipendenti. La piattaforma specializzata Cirium calcola che quest’anno l’aviolinea programma di mettere in vendita 406 mila sedili, comprese alcune rotte della continuità territoriale, su 34 aeroporti italiani ed europei.
La flotta
È anche un vettore che piace alle altre compagnie perché può impiegare rapidamente la sua flotta di De Havilland Canada DHC-8-400 fino a 78 posti, in particolare sulle rotte più «sottili», cioè con un numero di passeggeri tali da non rendere economico l’utilizzo dei più grandi Airbus A220, A320 o i Boeing 737. A gennaio — secondo i bollettini più recedenti — l’azienda altoatestina contava 8 velivoli, tutti registrati a Malta con matricola «9H».
L’ispezione straordinaria
Tutto fila liscio quando a febbraio — secondo fonti della procura di Bolzano — l’Enac decide di accendere un faro. E così invia cinque esperti che il 26 febbraio si presentano all’aeroporto di Bolzano per un’ispezione straordinaria. Ci restano fino al 28 febbraio, passano al setaccio ogni tipo di materiale, interrogano diverse persone, incrociano i documenti con quelli storici e con le società esterne incaricate delle manutenzioni, controllano gli aerei, esaminano i pezzi.
Le criticità riscontrate
In poche ore riscontrano almeno otto criticità — raccontano due dipendenti di SkyAlps al
Corriere — e su quelle effettuano ulteriori approfondimenti. Tra settembre 2023 e aprile 2024, per esempio, il dipendente sotto accusa certifica di aver sostituito alcuni componenti interni ai serbatoi dei velivoli. «Le evidenze a disposizione non sono sufficienti a dimostrare che la prescrizione di aeronavigabilità sia stata effettivamente eseguita», mettono nero su bianco i tecnici dell’Enac in uno dei documenti depositati in tribunale. «In particolare non vi è l’evidenza che l’organizzazione fosse in possesso dell’attrezzatura necessaria e delle parti di ricambio richieste dal costruttore al momento dell’implementazione».
L’intervento richiesto
La prescrizione di aeronavigabilità alla quale si riferiscono — inviata dal Canada (Paese costruttore del velivolo) — è stata emessa perché alcuni operatori hanno segnalato scolorimento e corrosione dei giunti di carburante, così come usura «sulle boccole terminali dei tubi del carburante, sulle boccole terminali dei componenti del carburante, sulle molle di collegamento dei giunti e sulle manichette dei giunti». Tutto questo «potrebbe compromettere l’integrità dei collegamenti elettrici lungo le linee di carburante e i componenti, il che potrebbe a sua volta causare l’incendio del serbatoio se colpito da un fulmine», si legge nel bollettino tecnico del 2020.
I dati non veritieri
Altre due prescrizioni di aeronavigabilità risultano come effettuate, ma secondo i tecnici dell’Enac non è così. Tra le irregolarità l’ispezione straordinaria scopre che un componente di supporto della stabilizzazione installato su uno dei velivoli «è stato registrato a sistema come avente cicli da ultima revisione pari a 39, ben al di sotto di quanto dichiarato dal Form 1 del componente, dove i cicli da ultima revisione sono 3.038», scrivono gli esperti dell’Enac. Il «Form 1» è una sorta di carta di identità del prodotto e dopo un certo numero di «cicli» il pezzo va controllato o sostituito.
Il dispositivo mancante
Su un altro DHC-8-400 «è stato riscontrato un componente del carrello soggetto a limite calendariale, risultato scaduto a giugno 2024», mettono nero su bianco gli esperti dell’Enac. Aggiungendo che su un ulteriore velivolo «non vi sono evidenze della corretta applicazione della prescrizione di aeronavigabilità e di alcune operazioni di manutenzione». C’è poi il giallo di un dispositivo sparito. «L’apparato Tcas (sistema che avverte i piloti della presenza nelle immediate vicinanze di un altro velivolo,
ndr) dopo la registrazione dello sbarco non è più reperibile in alcun sistema ed è stato verificato assente in magazzino — si legge nei documenti in procura —. SkyAlps non ha provveduto ad effettuare alcuna segnalazione in merito alla scomparsa del componente».
La replica
«In considerazione dell’indagine interna in corso, al momento non ci è possibile fornire ulteriori informazioni in merito», spiega via e-mail al
Corriere SkyAlps rispondendo alle richieste di chiarimento. «Stiamo valutando attentamente la situazione e collaboriamo a stretto giro con Enac e tutte le autorità competenti per fare piena chiarezza e adottare tutte le misure necessarie nel rispetto delle regolamentazioni vigenti». «La sicurezza dei nostri passeggeri e l’affidabilità operativa della nostra flotta restano la nostra priorità assoluta», prosegue l’aviolinea.
«Avviata la revisione interna»
Quanto agli aerei fermi, SkyAlps fa sapere che sta «lavorando intensamente per riportare in attività i nostri velivoli nel più breve tempo possibile e speriamo di riuscire a ripristinare le prime macchine già a partire dalla settimana corrente». E aggiunge di aver «già avviato una revisione interna per rafforzare ulteriormente i nostri processi e garantire il più alto livello di conformità e qualità operativa». Fonti aziendali rivelano al
Corriere che si punta all’ingresso di un super-tecnico, con esperienza pluridecennale nel settore, che sarebbe già stato già individuato.