Milano-Roma: sfida continua fra aereo e treno


almetano

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7 Novembre 2005
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Pianeta Terra
LA LETTERA - Corriere della Sera
Milena Gabanelli: «Io, pendolare
e i ritardi del Frecciarossa»
Il diario di viaggio della conduttrice di "Report"
sulla navetta Bologna-Roma

Mercoledì 16 dicembre: parto da Bolo­gna alle 8.47, arrivo previsto a Roma, 10.55. Tempo bello, cielo terso. L’impiega­to del Club Eurostar mi consegna il bigliet­to con una punta di orgoglio: «Ce l'abbia­mo fatta, adesso si va a Roma in due ore!». Per una pendolare fissa come me è una bella notizia. Il treno arriva con 10 minuti di ritardo, a Firenze ne ha già accumulati altri 20. Mi sie­do nel salottino vuoto perché devo fare mol­te telefonate e non voglio disturbare. Quan­do passa il controllore allungo i 10 euro di supplemento. «Da una settimana sono 20 euro» mi dice. Anche se me li rimborsa la Rai, 20 euro per un treno in ritardo non glie­li do; mi alzo e torno a sedermi al mio posto sulla carrozza 3. Arrivo a Termini con 35 minuti di ritar­do. Mi infilo al Club Eurostar per chiedere il rimborso. Una signora guarda il biglietto e dice: «Ripassi fra 20 giorni, perché deve essere lavorato». Lavorato? «Si», dice «adesso c'è tutta un’altra procedura». Imbufalita vado a prendere il taxi.

Due giorni dopo sono di nuovo lì, in anticipo sulla partenza e con il tempo a disposizione per capire meglio questa storia del rimborso. Tre persone in fila e un solo sportello aperto. Dal nulla compare una mastina che sbarra la strada a quei pochi passeggeri che varcano la porta automatica del club, e gli chiede di esibire la tessera associativa. A lei domando informazioni sul bonus, ma non sa nulla, è lì solo per impedire l'ingresso agli abusivi. Quando è il mio turno l'impiegata mi dice che, dal 13 dicembre, con 35 minuti di ritardo non si ha più diritto al 50% di rimborso, «sta scritto nel regolamento europeo al quale abbiamo dovuto adeguarci» e mi allunga un malloppo di 40 pagine. Lo sfoglio, trovo il riferimento al rimbor­so in caso di ritardi, ma non ci sono indica­zioni specifiche. Mi indigno, arriva un'altra impiegata, guarda anche lei, e poi scompa­re dentro un ufficio a consultare internet. Alla fine il mio treno parte e ne so come pri­ma. Le carrozze sono piene, ma i salottini viaggiano vuoti. Chiacchiero con il capotreno che mi dice «è stato fatto un gran can can per andare sui giornali e in televisione a dire che si accor­ciano i tempi, ma la Firenze Bologna non si riesce a fare in mezz’ora, in pratica ci vuole ancora lo stesso tempo di prima e il rimbor­so del 50% del biglietto te lo danno solo con 2 ore di ritardo». E in effetti quando scendo a Bologna il tempo di percorrenza è sempre di 2 ore e 40. Il capotreno mi saluta e sussur­ra «i 37 chilometri di tunnel, sa, sono un problema». Quel tunnel lo percorrerò tutte le settimane, penso, mentre vado verso casa con in mano un gianduiotto gentilmente of­ferto dal personale di bordo, è in carta argen­tata con scritto «frecciarossa».

Epilogo: le ferrovie spagnole rimborsa­no il 50% del biglietto AV per ritardi supe­riori ai 15 minuti e il 100% sopra i 30 minu­ti. Francia e Germania il 25% dai 60 ai 119 minuti, il 50% se si superano le due ore. Quindi Trenitalia si è adeguata alle condi­zioni dei due paesi europei noti per la pun­tualità dei loro treni. Poco puntuale è inve­ce anche il sito di Trenitalia dove nell’area clienti, all’indice «bonus previsti» trovi scritto: «Se il treno AV, AV Fast, ES su cui si viaggia porta più di 25 minuti di ritardo hai diritto al 50% del prezzo pagato». Buon Natale, ingegner Moretti.

Milena Gabanelli
20 dicembre 2009
 

airblue

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Lombardia.
Ragazzi quando si diceva che in Italia la AV non avrebbe ucciso l'aereo come in Francia o Spagna lo si diceva a ragion veduta. Finchè i treni restano in mano al duo TI+RFI sotto la holding Ferrovie dello Stato i risultati saranno sempre quelli descritti negli articoli riportati sopra....
 

DusCgn

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Biancaneve e i sette nodi (delle ferrovie)
di Andrea Malan

Il cambio dell'orario ferroviario di domenica 13 dicembre è coinciso quest'anno con l'inaugurazione di due nuove tratte ad alta velocità - la Novara-Milano e la Bologna-Firenze; con mutamenti significativi dei servizi sia a lunga distanza che quelli suburbani, più utilizzati dai pendolari; e con rincari diffusi dei prezzi dei biglietti a media e lunga distanza. L'inaugurazione della dorsale AV è un momento importante della modernizzazione del sistema ferroviario in Italia; i primi giorni del nuovo regime hanno visto però - complice qualche nevicata - una serie di disservizi e di ritardi che hanno coinvolto sia i treni AV che quelli locali. Sono solo problemi di assestamento, o sono sintomi di problemi più profondi? Una risposta più precisa potrà venire naturalmente solo tra qualche mese, ma fin d'ora si possono individuare vari nodi critici. Alcuni sono legati al fatto che, dopo decenni di ritardi, le ferrovie sono ancora un cantiere aperto; altri non dipendono dall'azienda (Ferrovie dello Stato, con le sue filiali Trenitalia e Rfi) ma dall'impostazione più generale della politica del trasporto ferroviario in Italia da parte dei Governi (di destra e di sinistra) che si sono succeduti negli ultimi vent'anni.
Abbiamo scelto sette di questi "nodi critici" e abbiamo suddiviso l'analisi in due parti: prima le cause dei disservizi che hanno seguito l'entrata in vigore del nuovo orario; poi l'impatto delle modifiche ai servizi (non ad Alta velocità) offerti.

I RITARDI
L'entrata in vigore del nuovo orario, domenica 13 dicembre, è stata seguita da una settimana di passione: ritardi superiori alla media che hanno colpito in particolar modo il fiore all'occhiello di Trenitalia, ovvero i treni Alta Velocità (Frecciarossa). Un esempio? Nella giornata di giovedì 17 i treni Torino-Roma hanno viaggiato con ritardi tra i 16 e i 120 minuti (due ore), quelli in senso inverso tra 11 minuti e 104; venerdì si è arrivati a due ore di ritardo. I pochi centimetri di neve caduta non giustificano una simile performance, soprattutto se si considera che la tratta dove il grosso dei ritardi si è accumulato – la Bologna-Firenze – è quasi tutta in galleria. I primi giorni hanno visto alcuni problemi tecnici alle linee appena aperte, soprattutto alla Bologna-Firenze. "Sono i problemi della fase iniziale" ha detto ieri in un'intervista Mauro Moretti, amministratore delegato delle Ferrovie dello Stato. Problemi che l'anno scorso, all'inaugurazione della Milano-Bologna, erano stati molto inferiori. Al di là dell'inevitabile periodo di rodaggio di un nuovo sistema si possono individuare altre concause, alcune delle quali sono destinate ad accompagnarci per parecchio tempo.

1) Tempi di viaggio "tirati"
Per quanto riguarda gli orari, Trenitalia ha seguito politiche radicalmente opposte. Quelli dei treni "normali" sono stati progressivamente allungati negli ultimi dieci anni (i maligni dicono, anche per evitare di pagare troppi bonus in caso di ritardi cronici); quelli dei treni ad alta velocità invece, dopo un periodo di rodaggio della tecnologia (la prima linea AV, la Roma-Napoli, è stata aperta 4 anni fa), sono stati fissati a livelli che gli appassionati giudicano piuttosto "tirati": 37 minuti da Bologna a Firenze o 1 ora e 5 da Milano a Bologna potrebbero andare bene a lavori completati, ma non permettono grandi recuperi adesso, se si considerano le condizioni del materiale rotabile e dei nodi urbani. Questi due ultimi punti sono anche – per inciso – quelli che provocano i maggiori problemi per i pendolari. Partiamo dal primo.

2) I treni non bastano
Decenni di sottoinvestimento hanno lasciato a Trenitalia un parco circolante piuttosto vecchio e numericamente insufficiente, visto l'aumento dei servizi sia a livello regionale che per le linee AV. Quest'ultimo caso è significativo: gli ETR500, i treni in grado di viaggiare a 300 all'ora, sono stati ordinati con largo anticipo, tanto che sono arrivati (quelli attuali) tra il 2000 e il 2008 e sono stati impiegati per anni sulle line normali. Ora però che la dorsale AV è completa i circa 60 ETR500 (cui si aggiunge una quarantina di Pendolini da 250 km/h fra ETR460, 485 e i nuovi ETR600) sono insufficienti a coprire un servizio che è stato fortemente aumentato negli ultimi due anni. Non a caso, il numero uno di Fs Mauro Moretti ha appena annunciato una gara per la fornitura di nuovi treni. Se va bene, però, essi miglioreranno le cose fra tre anni. Nel frattempo gli ETR500 devono viaggiare spesso in condizioni non perfette (aria condizionata, bagni guasti, porte che non si aprono) o con velocità limitata a 250 o 220 orari.
Anche il resto della flotta di Trenitalia risente di una storica carenza di investimenti. L'ultimo bilancio disponibile, quello 2008, vedeva per esempio un netto calo degli investimenti in materiale rotabile (da 634 a 439 milioni di euro), e un calo ancora più pronunciato per il materiale interamente nuovo (da 454 a 193 milioni). Su un parco esistente di 7.840 carrozze viaggiatori ne sono entrate 13 interamente nuove (a quel ritmo, per rinnovare la flotta sarebbero serviti oltre 500 anni!). Anche su questo aspetto le cose stanno cambiando. Negli ultimi anni sono stati fatti investimenti significativi nelle locomotive per brevi distanze E464, che finora trainavano però carrozze spesso molto più anziane; una maxicommessa da oltre 800 milioni è stata aggiudicata nei giorni scorsi ad AnsaldoBreda per 350 carrozze a due piani con opzione per altre 250; anche in questo caso, per vederle sui binari ci vorrà però del tempo.

3) Capacità di trasporto insufficiente nei grandi nodi urbani
Per chiunque faccia un viaggio in treno nei Paesi ferroviariamente evoluti, come la Germania o la Svizzera, la prima cosa che salta agli occhi sono gli enormi fasci di binari che si dipartono dalle grandi città in ogni direzione. In Italia ci sono pochi binari, soprattutto intorno alle grandi città; e ci sono pochissimi svincoli - quelli che in gergo ferroviario si chiamano "scavalchi" o "salti di montone" - che permettono ai treni di confluire su una stessa linea senza tagliarsi la strada (come in uno svincolo autostradale, appunto). Questo è il problema da cui derivano - carenza di materiale a parte - i maggiori problemi anche per i pendolari. Negli ultimi vent'anni la parte di gran lunga principale degli investimenti è andata alle linee AV. Il resto delle linee, e i nodi principali, sono rimasti indietro.
I problemi maggiori di questi giorni sono nei due principali nodi intermedi della rete italiana, ovvero Bologna e Firenze. A Bologna sono in corso, e in ritardo, i lavori per la stazione AV sotterranea e il tunnel di passaggio per i treni veloci (fine prevista nel dicembre 2011). Fino ad allora una certa quota di disagi sarà inevitabile. Per quanto riguarda Firenze, le prospettive sono ancora più incerte. La linea AV in arrivo da Nord si innesta su quella vecchia "a raso", ovvero senza svincolo: il treno AV per Bologna taglia la strada a uno che arriva da Prato. Lo svincolo, o scavalco, è in costruzione e dovrebbe essere attivato entro il 2010. È ancora in alto mare, invece, il progetto della futura stazione sotterranea; i lavori non sono neppure partiti. Tra gli altri nodi "in sofferenza" c'è quello di Torino, dove i lavori per il Passante non finiranno prima del 2011.

4) Piccoli dettagli che pesano molto
Il servizio tra Torino e Milano, al centro delle polemiche in questi giorni, soffre di un altro problema. La linea AV da Torino è stata costruita in modo che i binari corrano diretti a Milano Centrale. Trenitalia ha però deciso di far passare 5 dei 7 Eurostar da un'altra stazione, quella di Milano Porta Garibaldi. Per farlo, appena prima di Milano i treni devono rallentare e deviare, tagliando la strada al convoglio che arriva in senso opposto. Non solo: a Porta Garibaldi i treni AV si infilano in un tunnel utilizzato da numerosi treni locali e con un ulteriore taglio della strada per riprendere il binario per Roma. Risultato, perdite di tempo e più rischi di ritardi - che si sono "puntualmente" verificati in questi giorni, sia per gli AV che per i locali. Il problema non si verificava fino al 12 dicembre perché quasi tutti i treni AV andavano da Torino effettivamente a Milano Centrale.
Un effetto amplificatore dei disservizi deriva per esempio dalle politiche di riduzione dei costi di Trenitalia. Oltre a ridurre in misura consistente il personale, le ferrovie hanno anche effettuato negli ultimi anni risparmi "chirugici" sulla rete – risparmi che in condizioni di stress (tutt'altro che infrequenti) possono produrre quindi conseguenze ancora più pesanti per ogni inconveniente della circolazione. Vediamo come. Sarà capitato a qualcuno di voi di notare che in varie linee a due binari, molte stazioni ne avevano un tempo tre. Il terzo serviva per le precedenze: quando l'espresso era in ritardo, si parcheggiava per 5 minuti il locale e si lasciava passare il treno veloce. In moltissime stazioni questo binario di precedenza è stato tagliato per risparmiare sulla manutenzione. Risultato? L'espresso resta in coda per più chilometri e il ritardo aumenta. Lo stesso vale per i tagli alle comunicazioni tra binari: se sono poche e un treno si blocca in linea, gli altri convogli sono costretti a restare in coda per più tempo. Ovvero, questa politica ha di fatto ridotto la flessibilità e di fatto la capacità di molte linee.

I TAGLI AI SERVIZI
Manager ad alta velocità e pendolari si lamentano dei ritardi e delle carrozze vecchie e sporche. Ma c'è un'altra categoria di utenti penalizzati dal cambio di orario, che hanno fatto sentire la loro voce in misura crescente: quelli che utilizzavano servizi Intercity o EurostarCity soppressi, o che hanno perso la possibilità di avere coincidenze comode per viaggi a media-lunga distanza. Per lo più sono gli abitanti di città medie e piccole che costituisco pur sempre il grosso della popolazione italiana. Hanno ragione? Cosa è successo davvero?
Anche qui, conviene partire dalla politica di Trenitalia. L'azienda di Stato si è focalizzata da tempo sui servizi AV, i più redditizi, e su quelli locali, essenzialmente pagati dalle singole regioni. Ha invece penalizzato tutto quanto c'è in mezzo. Da un lato le categorie come gli Intercity o gli EurostarCity, dall'altro quei treni che un tempo si chiamavano Interregionali e che poi Trenitalia ha fatto confluire per motivi sindacali, tra i regionali (per esempio i Firenze-Roma o Milano-Torino). Trenitalia ne ha spesso ridotto il numero e peggiorato il servizio (rallentandoli), soprattutto - ma non solo - sulle linee in cui potevano far concorrenza agli Eurostar. Anche in occasione del recente cambio di orario, molte delle lamentele da ogni parte d'Italia si sono appuntate proprio sul peggioramento di queste categorie di treni. Perché?

5) La politica commerciale di Trenitalia
Per quanto riguarda gli ex-IR (li chiameremo così per brevità), il loro difetto principale è che i biglietti costano poco, troppo poco per Trenitalia. Il prezzo è infatti legato alla cosiddetta tariffa 39/A, la tariffa base che compare nel paniere dell'inflazione e per la quale quindi a Trenitalia sono stati negati per anni gli aumenti. In presenza di un obiettivo finanziario di riassetto dei conti, l'azienda ha aggirato l'ostacolo riducendo i servizi e cercando di spostare i viaggiatori su treni più costosi. Una strategia comprensibile dal suo punto di vista, anche se chiama in gioco la politica più generale del trasporto ferroviario: forse, in presenza di un servizio efficiente, sarebbe stato meglio prevedere aumenti graduali delle tariffe invece di tenere il prezzo bloccato inducendo di fatto l'azienda a peggiorarlo.
I prezzi di Intercity ed EurostarCity sono invece liberi - tanto che questi ultimi sono aumentati del 10% circa a dicembre. Perché dunque tagliare i servizi Intercity? Ora che l'Eurostar impiega dalle 2 ore e 45 alle 3 ore e 30 da Milano a Roma, non sarebbe possibile tenere un servizio intermedio (che so, 5 ore o poco più) a prezzi minori? In Germania su quasi tutte le linee ci sono ICE (i nostri Eurostar) e IC, con prezzi e tempi di percorrenza diversi. La risposta è probabilmente che un tale servizio rischierebbe di sottrarre viaggiatori agli Eurostar. Da notare che non tutti gli Intercity ed EurostarCity sono servizi "di mercato": un'apposita lista del Cipe definisce quelli che fanno parte del servizio universale e sono quindi sussidiati. Non a caso, nei giorni scorsi la corsa dei politici è stata a far reinserire i "loro" convogli in questa lista: è stato il caso del Torino-Lecce.
Ma davvero tutti questi treni sono antieconomici? Un banco di prova importante sarà la prossima gara bandita dalla Regione Piemonte, che riguarda - oltre che i servizi locali - anche il collegamento ex-IR con Milano, uno tra i più affollati in assoluto: sarà interessante vedere se Trenitalia concorrerà e se qualcuno degli operatori esteri si presenterà. La tedesca Deutsche Bahn è sicuramente interessata, visto che aveva addirittura già lanciato un bando europeo per l'acquisto del materiale con specifico riferimento a questa gara.

6) AV per pochi o per molti?
Un altro aspetto che ha sollevato forti critiche è che l'alta velocità concentra le risorse sugli abitanti di pochi nodi urbani con una popolazione comunque largamente minoritaria sul totale, tralasciando le esigenze di chi - faccio qualche esempio a caso - deve andare da Novara a Vicenza, da Fano a Orvieto, o da Taranto a Napoli. Il cambio di orario ha per esempio abolito di fatto quasi tutti i collegamenti diretti fra Torino e molte altre città, salvo l'AV per Milano e Roma. Ciò significa che per andare a Verona, un torinese deve cambiare a Milano. Ma quanto gli costa in più, se deve usare fino a Milano l'Alta velocità? E quanto rapido è questo cambio? Molti viaggiatori hanno lamentato in questi giorni un generale peggioramento delle possibilità di coincidenza, anche senza tener conto dei ritardi. Il paradosso è che gli unici collegamenti diretti mantenuti da Torino, ovvero quelli AV, sono proprio quelli che hanno dato più problemi: poiché 5 su 7 dei Mi-To arrivano da (o proseguono per) Roma, i problemi accumulati sull'appennino hanno portato a ritardi fino a due ore su tempi di percorrenza previsti di meno di un'ora. Un problema che non c'era prima del cambio di orario, poiché tutti gli AV Torino-Milano erano navette tra i due capoluoghi.

7) Il modello di gestione dell'AV
I modelli possibili per l'alta velocità ferroviaria sono essenzialmente due. Quello dei TGV francesi, con linee dedicate (solo TGV) e collegamenti fra poche grandi città; e quello degli ICE tedeschi, con poche linee AV "pure" e una forte integrazione fra servizi locali e ICE. Questo secondo modello è quello adottato con successo per vent'anni sulla "Direttissima" Firenze-Roma. Con le attuali linee AV è stata però scelta la linea francese. Una delle obiezioni principali è che l'Italia dei cento campanili assomiglia molto di più alla Germania che non alla Francia. Sarebbe possibile cambiare rotta? Certamente. Le linee AV prevedono per esempio alcune interconnessioni con le linee storiche, che permetteranno in futuro di utilizzarle anche per servizi di secondo livello (come accade già sulla direttissima); per ora, però, mancano i locomotori attrezzati per le loro caratteristiche.

19 dicembre 2009

- IlSole24Ore -
 

Cesare.Caldi

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Ragazzi quando si diceva che in Italia la AV non avrebbe ucciso l'aereo come in Francia o Spagna lo si diceva a ragion veduta. Finchè i treni restano in mano al duo TI+RFI sotto la holding Ferrovie dello Stato i risultati saranno sempre quelli descritti negli articoli riportati sopra....
L'unica speranza è che l'arrivo della concorrenza di NTV possa migliorare la situazione
 

giova-

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18 Febbraio 2008
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Biancaneve e i sette nodi (delle ferrovie)
di Andrea Malan

purtroppo è così.mi sa che a parte la neve del 13 pure dopo avrebbe vinto l'aereo.tra l'altro l'articolo cita un esempio interessante.si prende sempre in esame la milano-roma in senso assoluto per la sfida tra treno e aereo.Ma come dice l'articolo non tutti sono diretti esclusivamente alle due metropoli pur usando quella linea poichè c'è chi deve andare nelle città limitrofe o vicine.quindi devono scendere,fare cambio e utilizzare altro tempo e denaro.a questo punto allora tanto vale prendere l'aereo e usare taxi-bus o treno o auto per andare dall'aeroporto di destinazione fino alla destinazione finale.
 
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belumosi

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Non dimentichiamo che è stata la prima settimana di esercizio di varie tratte dell' AV e che ci sono state condizioni meteo sfavorevoli. Un po' di tempo e le cose andranno a regime. Un esempio ce lo fornisce proprio AZ: ricordate i ritardi di inizio anno? Non sono scomparsi ma si sono molto attenuati. Così sarà anche per l' AV.
 

billypaul

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Non dimentichiamo che è stata la prima settimana di esercizio di varie tratte dell' AV e che ci sono state condizioni meteo sfavorevoli. Un po' di tempo e le cose andranno a regime. Un esempio ce lo fornisce proprio AZ: ricordate i ritardi di inizio anno? Non sono scomparsi ma si sono molto attenuati. Così sarà anche per l' AV.
Dimentichi che TI non ha concorrenza. AZ ne ha parecchia ovunque.
 

Endeavour

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9 Ottobre 2009
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A proposito di ritardi non so se qualcuno ne è già a conoscenza.
Un mio conoscente che lavora come capotreno sul FR mi ha detto che le famose 2 h e 59 min promesse da TI sono quelle realizzate in fase di test.
Il treno utilizzato durante il test però era formato da 7 carrozze e viaggiava vuoto.
Quello che parte giornalmente invece è formato da ben 12 carrozze e aimè trasporta persone e relativi bagagli.
Ecco il perchè dei ritardi che, come assicurato da questa persona, non andranno a diminuire.
 

belumosi

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Dimentichi che TI non ha concorrenza. AZ ne ha parecchia ovunque.
A parte il monopolio LIN-FCO, volevo esprimere un altro concetto. Le ferrovie italiane, con tutti i difetti che hanno (e non sono pochi...), si sono dotate di circa 1000km di linee AV, che hanno permesso di tagliare drasticamente i tempi di viaggio tra la maggior parte delle grandi città del Paese. Limitando il discorso all' AV, si può dire che a livello mondiale siamo dietro solo a Francia e Giappone e ce la giochiamo con Germania e Spagna, con quest' ultima in rapida ascesa.
Tutte le altre nazioni, al momento, sono dietro.
Traslando questo concetto sul trasporto aereo e senza dimenticare che siamo nonostante tutto il 7° stato mondiale come PIL, provo una immensa vergogna.
Dovremmo avere qualcosa di non lontano dalle varie major mondiali, invece ci ritroviamo una compagnia poco più che intra-europea, già tra le braccia della concorrenza.
E dover ammettere che le nostre scalcagnate e inefficienti ferrovie, tutto sommato nel mondo stanno ancora a galla, rende palese quanto sia profondo l' abisso in cui è precipitato il trasporto aereo italiano dopo decenni di sciagurata gestione. E' vero che ultimamente si nota qualche timido segnale di miglioramento, ma risalire la china sarà un' impresa improba.
 

belumosi

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10 Dicembre 2007
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A proposito di ritardi non so se qualcuno ne è già a conoscenza.
Un mio conoscente che lavora come capotreno sul FR mi ha detto che le famose 2 h e 59 min promesse da TI sono quelle realizzate in fase di test.
Il treno utilizzato durante il test però era formato da 7 carrozze e viaggiava vuoto.
Quello che parte giornalmente invece è formato da ben 12 carrozze e aimè trasporta persone e relativi bagagli.
Ecco il perchè dei ritardi che, come assicurato da questa persona, non andranno a diminuire.
Non è vero. Fascicoli di circolazione linea alla mano, si può tranquillamente verificare che i tempi promessi sono realizzabili e rimangono anche alcuni minuti per recuperare eventuali ritardi. Attenzione: ho detto alcuni minuti, non delle ore per gestire i contrattempi dovuti a problemi meteo o di altra natura.
 

FlyIce

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6 Novembre 2005
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Non è vero. Fascicoli di circolazione linea alla mano, si può tranquillamente verificare che i tempi promessi sono realizzabili e rimangono anche alcuni minuti per recuperare eventuali ritardi. Attenzione: ho detto alcuni minuti, non delle ore per gestire i contrattempi dovuti a problemi meteo o di altra natura.
Quoto.
I tempi annunciati sono fattibili.
In qusti giorni per neve e gelo i problemi ci sono sia sulle linee AZ che su quelle tradizionali (particolarmente mal messe la Milano-Venezia e la Domodossola).
 

billypaul

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Guasti. Disservizi. Non solo nei treni dei pendolari ma anche per i convogli veloci. Intanto crescono gli investimenti. E spunta l'ipotesi della privatizzazione di Gianfrancesco Turano

Espresso/Neurostar
Ora fioccano i ritardi ad alta velocità




Dacci oggi il nostro caos quotidiano. La preghiera di 2,63 milioni di pendolari non resterà inascoltata. I ritardi, i disservizi, i treni vecchi e sporchi sono quelli di sempre. A prezzi maggiorati. Ci sono le tariffe dei biglietti e in più i costi occulti di decine di miliardi di euro di investimenti per l'Alta velocità da ripianare con le tasse. Senza contare il Generale Inverno, che minaccia i 16.545 chilometri di rete nazionale peggio che in Russia o in Scandinavia. La storia del rapporto difficile fra italiani e ferrovie si ripete. E il lancio trionfale dell'alta velocità il 5 dicembre 2009, officiato dall'amministratore delegato del gruppo Mauro Moretti, con l'ineluttabile presidente-ferroviere Silvio Berlusconi e il ministro delle Infrastrutture Altero Matteoli, ha perduto smalto nel giro di pochi giorni, quando le nevicate prenatalizie hanno mandato in crisi un sistema già sofferente e quando si è visto che il supertreno Etr 500 Frecciarossa stenta a mantenere le promesse. In compenso, il resto del sistema è abbandonato a se stesso.




Ci sono i viaggiatori del Milano-Parigi che si sono visti cancellare il treno e sono stati spediti nella Ville Lumière in pullman, alcuni seduti, altri con posto in piedi. Quelli che le porte non si aprono. Quelli che trovano i bagni chiusi a chiave perché l'impresa di pulizie non è a regime. Quelli che alle 8 di mattina salgono su un regionale come Sandokan all'arrembaggio. Quelli che - Moretti dixit - è meglio se si portano i panini e le coperte. E quelli che per metà dello stipendio del manager pubblico (800 mila euro all'anno) i panini li imbottirebbero di proprio pugno.

"C'è uno squilibrio gigantesco fra gli investimenti nell'Av e quelli nel resto della rete", dice Giovanni Luciano, segretario aggiunto della Fit-Cisl. "Tutto il materiale rotabile decente è concentrato sulla Torino-Napoli. Prendere un espresso o un intercity sulla Tirrenica è un'esperienza allucinante e sull'Adriatica è peggio. Lunedì 18 gennaio è deragliato a Piacenza un notturno perché è uscita una ruota del locomotore. Dobbiamo aspettare un'altra strage come quella di Viareggio? Non capisco perché l'azionista resti inerte".


Non del tutto inerte, in verità. Sotto traccia, gli uomini dell'esecutivo stanno incominciando a discutere di un'ipotesi inquietante. Per raddrizzare i conti del gruppo Fs si potrebbero tenere sotto il Tesoro Rfi, la società che gestisce la rete, e Grandi Stazioni privatizzando Trenitalia. Non tutta, ovviamente. Solo l'Alta velocità. Certo, l'ipotesi è allo stato embrionale e va anche pesata la disposizione di questo governo a mettere in agenda progetti inconsistenti e/o irrealizzabili, dalle gabbie salariali alla doppia aliquota Irpef. Ma l'emergenza dei conti pubblici è permanente e, nel caso dell'Av, si tratterebbe di fare cassa montando un'operazione sulla falsariga di Cai-Alitalia, con bad company a carico dei contribuenti che già hanno versato circa 40 miliardi di euro. Un primato mondiale. "Stando sia alla letteratura internazionale che a diverse analisi fatte da noi", dice Marco Ponti, docente del Politecnico di Milano, "nel rapporto fra costi astronomici e benefici l'Av non conveniva. Forse soltanto la linea Milano-Roma meritava di essere costruita comunque". Moretti condividerebbe.

Lui lo ha sempre detto chiaro: se guadagno, faccio il servizio. Altrimenti, o gli enti locali mi pagano o chiudo. Per questo motivo l'Alta velocità non arriva a Bolzano né a Trieste. E per lo stesso motivo le Fs sono bersaglio di una fiammata di proteste senza precedenti. Ai contestatori dei treni regionali si è aggiunta una nuova specie migrante. È il pendolare ad Alta velocità. Rispetto ai 2,63 milioni di passeggeri che ogni giorno abbordano un treno locale, il pendolare Av ha scarso impatto numerico. Le Fs stimano che i clienti quotidiani dell'Alta velocità nel 2010 saranno 41 mila, anche se nel gruppo circolano stime riservate che per il 2011 parlano di un crollo del traffico a media e lunga percorrenza sotto i livelli del 2006.(21 gennaio 2010)

I pendolari superveloci sono pochi ma cattivi: professionisti, manager, businessmen. Pagano e pretendono. Scrivono lettere ai giornali e aprono siti Web. Fra i più attivi ci sono quelli del Frecciarossa Torino-Milano che, in quanto abbonati, avevano il diritto di salire ma non di sedersi, contro ogni norma di sicurezza. Perciò si portavano dietro i seggiolini. Il loro blog di riferimento è pendolando.it. I frequentatori della Roma-Napoli hanno dato vita al sito 9601iltrenochenonc'è, dal numero di uno dei convogli tagliati dalle Fs.

I siti proliferano. I treni, veloci o lenti, mancano. Nell'Av l'orario è forzato rispetto ai convogli disponibili in modo da occupare gli slot migliori in vista della concorrenza dei privati, che partirà nel 2011 con la Ntv formata da Luca Cordero di Montezemolo, Diego Della Valle e Sncf, le ferrovie francesi. La penuria di motrici e carrozze spiega i treni cancellati o allestiti con meno vagoni del previsto. Il materiale disponibile ha parecchie magagne. L'Etr 500 è rigido, va in difficoltà con poca neve, ha una motrice che non può essere sostituita in caso di guasto. I tecnici lo considerano inferiore al vecchio Pendolino, venduto con la Fiat Ferroviaria ai francesi di Alstom nel 2000.

Oggi tutta l'Av è fatta con 72 treni vecchi di 6-8 anni forniti dal consorzio Trevi, attualmente in liquidazione, composto dall'italiana Ansaldo Breda (Finmeccanica) e dai canadesi di Bombardier. La gara per 50 treni superveloci bandita da Moretti in dicembre, e tagliata su misura per il prototipo Zefiro di Ansaldo-Bombardier, non si concluderà con le consegne prima di due o tre anni. Sul fronte non veloce, siamo ancora alle prese con i mille treni annunciati da Romano Prodi. Dovevano costare 6 miliardi di euro, quanto il ponte sullo Stretto, e risolvere il problema del traffico regionale. Ne sono stati commissionati circa la metà, per una spesa di 2 miliardi di euro, con una gara bandita lo scorso settembre. Anche qui ci vorranno almeno un paio di anni.

Nel frattempo, il trasporto locale resta in una situazione esplosiva. Di fronte al sostanziale disinteresse di Fs verso linee poco remunerate (12,2 centesimi per passeggero al chilometro contro i 25 centesimi di Francia e Germania) e scaricate sugli enti locali, le Regioni stanno tentando la via della gara. Ci ha provato l'Emilia-Romagna e ha comunque vinto Trenitalia. Ci proverà il Piemonte, dopo uno scontro fra il governatore Mercedes Bresso e Moretti, con un bando che dovrebbe coinvolgere i francesi di Véolia, mentre sulla Milano-Biella si affaccia l'Arenaways di Maria Pia Valetto, erede dell'imprenditore torinese Cornelio Valetto.

"Le Fs dovrebbero capire", dice Anna Donati, ex senatrice con i Verdi e oggi dirigente dell'agenzia della mobilità della Campania (Acam), "che i treni veloci si riempiono attraverso l'integrazione con il trasporto regionale, come accade in Germania. Oggi i pendolari locali non sono messi in condizione di usare l'Av".

Il circoli vizioso è micidiale. I regionali ritardano perché pochi e troppo pieni. Devono dare la precedenza ai Frecciarossa, che viaggiano più vuoti perché i regionali sono in ritardo e, a loro volta, non riescono a rispettare la tabella. L'inchiesta aperta a Torino da Raffaele Guariniello indica che 300 treni veloci su 420 hanno sforato da domenica 13 dicembre 2009, giorno del debutto dell'Av, al 23 dicembre. A Natale c'era la scusa della neve. Il 13 dicembre no. Ma due giorni dopo, e sempre senza nevicate, è stata chiusa la galleria fra Firenze e Bologna, dove l'Etr 500 ha realizzato il record italiano di velocità (362 km/h contro i 574,8 km/h del Tgv Parigi-Strasburgo). Nel tunnel ci sono problemi tecnici imprecisati, tuttora non risolti, che condizionano la puntualità dei convogli e rendono difficile il collegamento tosco-emiliano nei 37 minuti previsti.

Di sicuro c'è un problema di nodi, l'altra malattia strutturale delle ferrovie insieme ai treni. È una questione di Ac/Dc. Il gruppo rock non c'entra. La rete Av e la rete ordinaria hanno due alimentazioni diverse. Rispettivamente, 25 chilovolts a corrente alternata (Ac) e 3 kv a corrente continua (Dc). La scelta di cambiare alimentazione per l'Av è stata fatta perché il sistema a 25 kv garantiva potenzialità di frequenza enormi, nell'ordine di 330-340 treni al giorno. Oggi non si arriva a 50 treni giornalieri sul tratto più trafficato (Milano-Bologna) ed è impensabile che una domanda già flebile possa moltiplicarsi per sette. Il sogno dei 340 treni era legato al traffico merci, con l'obiettivo sacrosanto di decongestionare il trasporto su gomma. A oggi, nessun treno merci ha calcato i binari della rete Av. Né succederà in un futuro prossimo. A differenza degli Etr le motrici merci non sono politensione ma solo a 3 kv. Ed è del tutto irreale l'ipotesi che, in un settore caratterizzato da una concorrenza durissima e da materiale rotabile spesso fatiscente (Viareggio docet), un imprenditore investa in motrici capaci di marciare anche a corrente alternata.

Ma intanto il doppio sistema Ac/Dc crea grossi problemi. Oggi un Frecciarossa arriva ai nodi di San Ruffillo, a sud di Bologna, oppure di Castello, a nord di Firenze, e deve cambiare alimentazione. Le interferenze con gli altri convogli, i regionali e tutti i cosiddetti non veloci, sono forti. La messa in folle necessaria a cambiare tensione, la pendenza e l'affollamento comportano una perdita di velocità che, in un orario già tirato al massimo, si trasforma in minuti di ritardo irrecuperabili. "E bisogna aggiungere", mette in guardia Ivan Cicconi, uno dei maggiori esperti di Alta velocità, "che è una follia andare a oltre 300 chilometri l'ora sulla Firenze-Bologna dentro una galleria costruita al risparmio (5,8 miliardi di euro, ndr), senza una linea parallela di emergenza e con le linee di fuga a sette chilometri di distanza". Migliorerà con il rodaggio? Si spera, perché dal 2011 arriveranno sulle stesse tracce i 25 supertreni Alstom della Ntv. Con ulteriori ripercussioni per il traffico locale se la linea dedicata non sarà pronta. E non lo sarà.

La realizzazione di un percorso interamente consacrato all'alta velocità, che peraltro significa la rinuncia formale al business merci e certifica un impiego ridotto della linea più cara del mondo (40 milioni di euro al chilometro), si scontra con la mancata realizzazione dei nodi ferroviari Av. Al momento, non ce n'è uno funzionante. Secondo i dati di Rfi, il più avanzato è quello di Roma Tiburtina (88 per cento). Al secondo posto c'è Napoli con un 65 per cento di avanzamento. Bologna è al 60 per cento. Doveva aprire nel 2010, poi nel 2011. I più avveduti scommettono sul 2012. Torino è al 53 per cento e Firenze, la più problematica, prevista sotto terra fra il Duomo e il letto dell'Arno, è al 25 per cento.

Le stazioni costano. Del resto, nello schema originale di Av di Lorenzo Necci, presentato nell'agosto del 1991, non ne era prevista nessuna nuova. Adesso i progetti abbondano e sono stati affidati ad alcune star dell'architettura come Zaha Hadid (Napoli), Norman Foster (Firenze), Paolo Desideri (Roma) e Santiago Calatrava per la cattedrale nel deserto della Bassa chiamata Mediopadana (vedi box a pag. 58). Il finanziamento di queste opere viene garantito dai fondi che dovrebbero essere impiegati per il servizio universale.

Le prospettive del trasporto ferroviario sono anche legate alla decisione che il governo prenderà da qui a marzo, alla scadenza del mandato di Moretti. L'amministratore delegato venuto dalla Cgil è dato 50/50. Forse lo cacciano, forse lo tengono. Fra le carte a suo favore c'è che conosce i treni e che ha per le mani la patata bollente per eccellenza secondo il memorabile motto di spirito andreottiano ("Ci sono due tipi di pazzi: quelli che si credono Napoleone e quelli che vogliono risanare le ferrovie"). A suo sfavore, c'è il temperamento da romagnolo verace incline alla bagarre che è costato alle Fs qualche gaffe di troppo e un'epidemia di dimissioni ad alto livello. Solo per fare qualche nome: Paolo Ripa, Franco Marzioli, Antonio Savini Nicci, Massimo Ghenzer, Maurizio Basile, Nicola De Chiara, Giancarlo Paganelli, Giancarlo Schisano. Qualcuno ha cambiato mestiere, qualcuno è passato ai concorrenti ad Alta velocità di Ntv. Se Moretti non sarà confermato, un suo successore potrebbe essere Massimo Sarmi delle Poste. Non è un tecnico del ramo, ma è un boiardo di lungo corso molto vicino a Gianfranco Fini, lo scontento di ruolo del centrodestra.

Che sia Moretti o Sarmi o un eventuale terzo uomo, il capotreno delle Fs prossime venture dovrà affrontare alcuni problemi vecchi, come il deficit strutturale, e qualche impiccio nuovo. Uno dei principali è riorganizzare le competenze del gruppo in una fase di maggiore concorrenza. Come può Rfi assegnare le tracce, gestire gli orari e gli annunci in stazione, affidare i capannoni per la manutenzione e gli sportelli per le biglietterie quando uno degli interessati ai servizi è la gemella Trenitalia? Si costituirà un'authority o si privatizzerà l'Alta velocità? "Secondo me", dice Cicconi, "nel 2011 Trenitalia salterà. Ci terremo i debiti e sull'Av resterà Montezemolo e pochi stranieri per il trasporto internazionale". Pessimismo? Bastano un paio d'anni per saperlo.

21/01/2010
 

AZA1770

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Genova, Liguria.
Sì, ma non abito alla Centrale e non sono diretto a Porta Nuova.
Quando siamo due mi rifiuto di prendere in considerazione l' idea di spendere 124 euro di treno A/R. In auto /diesel 3.000 cc) sono 40 euro fra carburante e autostrada e risparmio i taxi.
concordo, su tratte come Milano-Genova, Milano Torino-Bardonecchia, Milano-Finale Ligure che sono poi quelle che sfrutto più frequentemente la scelta del treno rispetto all'auto, anche viaggiando da solo, ha senso se si considera la maggiore sicurezza e il maggior relax (magari smontando dal lavoro) che il treno dovrebbe garantire. Dico dovrebbe perché la mattina del primo dell'anno sono smontato dal lavoro dimenticandomi sciaguratamente di passare al bagno per stop idraulico. In centrale salgo sull'IR per Torino, con biglietto di prima classe (il materiale era il Vivalto). Bene: su tutto il treno neppure un bagno accessibile, tutti chiusi; volevo farmi un sonnellino di quasi due ore e sono stato sveglio tutto il tempo dalla voglia di andare in bagno :)))

P.S. tra l'altro avevo dovuto prendere l'IR perché il frecciarossa delle 8 per Torino era stato cancellato, penso per la prevista scarsa frequentazione (sono già li orari flessibili di Moretti? se sì bella cavolata!)
 

belumosi

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Nessuna propaganda, non ne avrei motivo.
Wikipedia non è il Vangelo innanzitutto, infatti la dorsale TO-SA è lunga circa 1000 km, quasi tutti di "vera" AV su linee dedicate da 250/300 kmh.
In Germania hanno considerato allegramente AV linee tradizionali adattate ai 200, linee che avremmo anche noi se solo spendessimo un po' di soldi per la segnaletica adeguata (e parlo di centinaia di km...).
La Spagna ad oggi, ha una rete AV di poco superiore a quella italiana, anche se la forbice si allargherà nei prossimi anni.
Devo invece fare ammenda per avere dimenticato la Cina, che peraltro ad oggi non ha i 6000 km di AV descritti da Wikipedia, visto che nel totale sono incluse linee normali rese atte ai 200 kmh.
 

DusCgn

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Su IlSole24Ore di oggi c'è un articolo interessante circa i primi mesi di operativo dell'AV italiana.
A quanto pare Trenitalia correggerà al ribasso, da marzo, l'offerta sulla direttrice MI-RM in quanto il LF (specie negli orari di "morbida") non è soddisfacente. La capacità immessa è risultata quindi eccessiva.
La MI-RM dovrebbe scendere così da 72 coppie giornaliere a 68-69, in compenso ne guadagneranno la MI-TO e RM-NA con un paio di corse in più.
 

malpensante

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bel paese là dove 'l sì suona
A quanto pare Trenitalia correggerà al ribasso, da marzo, l'offerta sulla direttrice MI-RM in quanto il LF (specie negli orari di "morbida") non è soddisfacente. La capacità immessa è risultata quindi eccessiva.
I prezzi da Milano sono troppo elevati. La Milano-Napoli non è competitiva con l' aereo, la Milano-Roma non ha avuto regolarità accettabile, per Bologna e Firenze i prezzi sono altissimi.

Torino è uno scandalo assoluto, un investimento colossale che si è tradotto in pochissimi treni al giorno a prezzi da delirio e pure in partenza da P. Garibaldi. Io sono passato dal treno all' auto...
 

DusCgn

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I prezzi da Milano sono troppo elevati. La Milano-Napoli non è competitiva con l' aereo, la Milano-Roma non ha avuto regolarità accettabile, per Bologna e Firenze i prezzi sono altissimi.

Torino è uno scandalo assoluto, un investimento colossale che si è tradotto in pochissimi treni al giorno a prezzi da delirio e pure in partenza da P. Garibaldi. Io sono passato dal treno all' auto...
Al momento purtroppo la TO-MI è uno spreco assoluto, una linea dedicata per una manciata di treni.

Determinante secondo me sarà anche il fattore prezzo.
Fino a 10-15 anni fa il treno era l'alternativa lowcost all'aereo, adesso è spesso il contrario.