Pilota fuori servizio sul jumpseat prova spegnere motori in volo su E175 Horizon


Fewwy

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19 Agosto 2014
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Il pilota impiegato in operazioni di trasporto commerciale è per natura intrinseca della professione stessa un dipendente.
Quando un pilota viene “assunto” tramite un’agenzia basata in un paradiso fiscale che a sua volta “presta” il pilota alla compagnia aerea “X” con un agreement riportante la dicitura “la compagnia X ed il pilot Y non hanno nessun rapporto di dipendenza” entriamo in un ambito di acrobazie dal punto di vista del Diritto -almeno per quanto riguarda la Giurisprudenza italiana- a cui possiamo anche aggiungere ulteriori voli pindarici (è il caso di dirlo) per l’AdE e l’INPS.
Riguardo la sicurezza: il pilota contractor spesso non ha malattie e ferie retribuite; lavora e guadagna, non lavora non guadagna.Oltre a questo in ambito CAT EASA il pilota deve ottemperare a TUTTI gli obblighi di ogni operatore presso il quale presta servizio in termini di recurrent training, mantenimento delle competenze, aggiornamenti ecc.. e va tutto ripetuto per ogni operatore, anche se si vola la stessa macchina per X e Y. Va da se che il rischio di confondersi con le procedure di un operatore piuttosto che di un altro è più che concreto, specialmente in caso di emergenza. C’è poi il discorso riguardante le FTL che devono ovviamente tenere conto di quante ore si fanno per X o Y.
Purtroppo non siamo più a 50 anni fa: il mondo (compreso quello del lavoro) è cambiato con una velocità a massima curvatura degna di Star Trek e il diritto non può che prendere atto di ciò e regolare le sue nuove forme.

L'articolo 1 della Costituzione sancisce che l'Italia è una Repubblica fondata sul lavoro, non sul lavoro dipendente.

Ti ho già fatto l'esempio della mia amica che lavora come amministrativa nella sanità a Partita IVA.
Se domani la legge obbligasse tutti i rapporti di lavoro ad essere inquadrati come rapporti di lavoro subordinati, l'economia si fermerebbe.

L'Italia è una, ma l'Unione Europea è composta da 27 Stati Membri e bisogna farsene una ragione, ficcandosi in testa che il mercato unico mette in competizione non solo le aziende ma anche gli Stati tra di loro.
Se in Irlanda le aziende trovano terreno fertile, è normale che si avvalgano di tutto ciò che quella terra ha loro da offrire, dalle aliquote fiscali minori fino alla famosa Crewlink, e non per questo lo definirei "paradiso fiscale" al pari di Aruba o delle Isole Cayman.
E a quanto pare anche lì le cose stanno cambiando, perché le compagnie se ne stanno andando a Malta.

Ora come ora persino in Italia, ricorrendone i presupposti con la disciplina del regime forfettario (aliquote del 5-15% per redditi fino a 85k/anno, quando normalmente pagheresti circa il 33% per lo stesso reddito), potrebbe essere economicamente più conveniente per entrambe le parti optare per un rapporto di lavoro autonomo.
Certo, se non lavori non guadagni: benvenuto nel mondo reale.
 
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B77W

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28 Novembre 2011
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Sarebbe utile se qualcuno con esperienza su Embraer ci dicesse se ci sono meccanismi simili di protezione anche sul 175/190.
Non sulle "fire handles", ma sugli "engine start switches" sì: oltre ad essere posizionati davanti le manette (quindi irraggiungibili dal jumpseat), sono guarded (ovvero chiusi in una sorta di teca con una molla a tenerla chiusa) e, se pure portati in posizione stop, non permettono lo spegnimento del motore se la rispettiva manetta non è ad idle (che sarebbe minima potenza). Ovviamente la protezione è stata concepita per evitare che in caso di motore inoperativo i piloti spengano quello funzionante, non certo per tenere conto di pazzi alla Lubitz.
Credo che la protezione sulle fire handles del 737 si basi sullo stesso concetto, di contro i selettori (che in realtà sono leve) per accendere e spegnere i motori sono sotto la manetta e non presentano alcuna protezione.
 
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Giofumagalli

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19 Febbraio 2017
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Purtroppo non siamo più a 50 anni fa: il mondo (compreso quello del lavoro) è cambiato con una velocità a massima curvatura degna di Star Trek e il diritto non può che prendere atto di ciò e regolare le sue nuove forme.

L'articolo 1 della Costituzione sancisce che l'Italia è una Repubblica fondata sul lavoro, non sul lavoro dipendente.

Ti ho già fatto l'esempio della mia amica che lavora come amministrativa nella sanità a Partita IVA.
Se domani la legge obbligasse tutti i rapporti di lavoro ad essere inquadrati come rapporti di lavoro subordinati, l'economia si fermerebbe.

L'Italia è una, ma l'Unione Europea è composta da 27 Stati Membri e bisogna farsene una ragione, ficcandosi in testa che il mercato unico mette in competizione non solo le aziende ma anche gli Stati tra di loro.
Se in Irlanda le aziende trovano terreno fertile, è normale che si avvalgano di tutto ciò che quella terra ha loro da offrire, dalle aliquote fiscali minori fino alla famosa Crewlink, e non per questo lo definirei "paradiso fiscale" al pari di Aruba o delle Isole Cayman.
E a quanto pare anche lì le cose stanno cambiando, perché le compagnie se ne stanno andando a Malta.

Ora come ora persino in Italia, ricorrendone i presupposti con la disciplina del regime forfettario (aliquote del 5-15% per redditi fino a 85k/anno, quando normalmente pagheresti circa il 33% per lo stesso reddito), potrebbe essere economicamente più conveniente per entrambe le parti optare per un rapporto di lavoro autonomo.
Certo, se non lavori non guadagni: benvenuto nel mondo reale.
@Fewwy in ordine sparso, come direbbe Jep Gambardella:
- il rapporto di subordinazione è alla base del lavoro di pilota civile impiegato in ambito CAT; a lavoro ci vai quando lo stabilisce la compagnia col foglio turni, non puoi volare l’aereo con le tue SOP, sei soggetto a monitoraggio del Flight Data Monitoring e anche ad eventuali provvedimenti disciplinari. Sei inoltre obbligato a sottostare a tutte le disposizioni dell’Armatore (Ref. Codice della navigazione). Relativamente a quanto sopra in Italia c’è ampia giurisprudenza relativamente a finti contratti di “collaborazione”. Se interpelli l’AdE ti diranno che non esiste una posizione per un pilota non dipendente. L’INPS ti dirà che il vettore deve versare i contributi altrimenti devi farlo tu ma non sei una partita IVA. Se vuoi la partita IVA buona fortuna nel trovare un codice ATECO come pilota di linea.

Le agenzie principali di recruitment hanno sede legale all’Isola di Man, alle Mauritius, a Dubai a Panama o alle Cayman. L’Irlanda non c’entra nulla.

Durante il COVID e nell’immediato post, dei contractor hanno lavorato con tampone positivo e sintomatologia evidente: benvenuto nel mondo reale.
 
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Fewwy

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@Fewwy in ordine sparso, come direbbe Jep Gambardella:
- il rapporto di subordinazione è alla base del lavoro di pilota civile impiegato in ambito CAT; a lavoro ci vai quando lo stabilisce la compagnia col foglio turni, non puoi volare l’aereo con le tue SOP, sei soggetto a monitoraggio del Flight Data Monitoring e anche ad eventuali provvedimenti disciplinari. Sei inoltre obbligato a sottostare a tutte le disposizioni dell’Armatore (Ref. Codice della navigazione). Relativamente a quanto sopra in Italia c’è ampia giurisprudenza relativamente a finti contratti di “collaborazione”. Se interpelli l’AdE ti diranno che non esiste una posizione per un pilota non dipendente. L’INPS ti dirà che il vettore deve versare i contributi altrimenti devi farlo tu ma non sei una partita IVA. Se vuoi la partita IVA buona fortuna nel trovare un codice ATECO come pilota di linea.

Le agenzie principali di recruitment hanno sede legale all’Isola di Man, alle Mauritius, a Dubai a Panama o alle Cayman. L’Irlanda non c’entra nulla.

Durante il COVID e nell’immediato post, dei contractor hanno lavorato con tampone positivo e sintomatologia evidente: benvenuto nel mondo reale.
I codici ATECO sono una semplice rilevazione ISTAT (https://it.wikipedia.org/wiki/ATECO)... ora non è che se domani la professione dell'allacciatore di scarpe diventasse richiestissima, nessuno potrebbe intraprenderla perché manca un codice ATECO.
Sono i codici che si devono adattare, non il contrario.

Ho citato Crewlink (irlandese) perché conosco gente che lavora in BUZZ tramite loro e altri che lavorano in Wizz Air tramite Confair (olandese).
Per dire che sono tutte società alla luce del sole del diritto europeo e nazionale dei rispettivi stati. Anche in Polonia o in Bulgaria il pilota in ambito civile CAT è vincolato alla compagnia, eppure non mi sembra lo obblighino all'inquadramento come dipendente.

Per quanto riguarda i poco-lungimiranti che vanno a lavorare ammalati, penso che gli imbecilli esistano in tutte le categorie, non solo tra i piloti a partita IVA.

Per concludere: certo, sarebbe bello se fossero tutti inquadrati nella forma che dà le maggiori tutele.
Purtroppo il mondo reale offre altro.
 

Giofumagalli

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I codici ATECO sono una semplice rilevazione ISTAT (https://it.wikipedia.org/wiki/ATECO)... ora non è che se domani la professione dell'allacciatore di scarpe diventasse richiestissima, nessuno potrebbe intraprenderla perché manca un codice ATECO.
Sono i codici che si devono adattare, non il contrario.

Ho citato Crewlink (irlandese) perché conosco gente che lavora in BUZZ tramite loro e altri che lavorano in Wizz Air tramite Confair (olandese).
Per dire che sono tutte società alla luce del sole del diritto europeo e nazionale dei rispettivi stati. Anche in Polonia o in Bulgaria il pilota in ambito civile CAT è vincolato alla compagnia, eppure non mi sembra lo obblighino all'inquadramento come dipendente.

Per quanto riguarda i poco-lungimiranti che vanno a lavorare ammalati, penso che gli imbecilli esistano in tutte le categorie, non solo tra i piloti a partita IVA.

Per concludere: certo, sarebbe bello se fossero tutti inquadrati nella forma che dà le maggiori tutele.
Purtroppo il mondo reale offre altro.
Ti ho spiegato il perché la tua amica assistente amministrativa o l’allacciatore di scarpe sottostanno a regole diverse rispetto al pilota. Se in Bulgaria o in Polonia il pilota può essere inquadrato come una partita IVA benissimo, mi fa piacere. La cosa che mi fa meno piacere è che Tizio lavora per ABCairways con contratto dell’agenzia TalDeiTali che lo “presta” alla compagnia. L’agenzia TalDeiTali per non avere (troppe) rogne col fisco nella sua sede paga un minimo di imposta sul reddito e un minimo di social security. Tizio è ufficialmente sotto contratto di un’agenzia -poniamo- Olandese dove non risulta da nessuna parte a quale compagnia viene “prestato”. Tizio però vive e lavora basato in Italia, magari è anche residente in Italia, e non ha nulla a suo nome. Va dal medico come te, usa i servizi pubblici come te, percorre le strade con le buche come te che vengono riparate (?) con le nostre tasse. Tizio si intasca il 90% del lordo il resto rimane in Olanda. È trasparente per il fisco. Ovviamente quanto esposto qui è solo frutto di fantasia eh, non equivochiamo ;-) (o forse no?)
Grazie del “new normal” che ci vuoi proporre Fewwy.
 

bande

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20 Ottobre 2019
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Il pilota impiegato in operazioni di trasporto commerciale è per natura intrinseca della professione stessa un dipendente.
Quando un pilota viene “assunto” tramite un’agenzia basata in un paradiso fiscale che a sua volta “presta” il pilota alla compagnia aerea “X” con un agreement riportante la dicitura “la compagnia X ed il pilot Y non hanno nessun rapporto di dipendenza” entriamo in un ambito di acrobazie dal punto di vista del Diritto -almeno per quanto riguarda la Giurisprudenza italiana- a cui possiamo anche aggiungere ulteriori voli pindarici (è il caso di dirlo) per l’AdE e l’INPS.
Riguardo la sicurezza: il pilota contractor spesso non ha malattie e ferie retribuite; lavora e guadagna, non lavora non guadagna.Oltre a questo in ambito CAT EASA il pilota deve ottemperare a TUTTI gli obblighi di ogni operatore presso il quale presta servizio in termini di recurrent training, mantenimento delle competenze, aggiornamenti ecc.. e va tutto ripetuto per ogni operatore, anche se si vola la stessa macchina per X e Y. Va da se che il rischio di confondersi con le procedure di un operatore piuttosto che di un altro è più che concreto, specialmente in caso di emergenza. C’è poi il discorso riguardante le FTL che devono ovviamente tenere conto di quante ore si fanno per X o Y.
Non "spesso", se sei contractor non hai nè malattia nè ferie pagate, fa parte dell'insieme dei vantaggi e svantaggi dell'essere self employed, lo sanno tutti e nessuno ha un problema con questo.
Il resto delle considerazioni che hai fatto, perdonami, ma non hanno senso. L'unica differenza tra un pilota o un tecnico contractor e il loro collega permanent è nel loro costo orario e condizioni di impiego; seguono entrambi il roster dato dalla compagnia, sono entrambi inquadrati dalla qualità della loro organizzazione e non c'è nessunissima implicazione sulla sicurezza per quanto stia provando a trovarne.
 

Giofumagalli

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19 Febbraio 2017
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Non "spesso", se sei contractor non hai nè malattia nè ferie pagate, fa parte dell'insieme dei vantaggi e svantaggi dell'essere self employed, lo sanno tutti e nessuno ha un problema con questo.
Il resto delle considerazioni che hai fatto, perdonami, ma non hanno senso. L'unica differenza tra un pilota o un tecnico contractor e il loro collega permanent è nel loro costo orario e condizioni di impiego; seguono entrambi il roster dato dalla compagnia, sono entrambi inquadrati dalla qualità della loro organizzazione e non c'è nessunissima implicazione sulla sicurezza per quanto stia provando a trovarne.
Alcuni contractor hanno un tot di ferie pagate e un tot di malattie.
Per la legge italiana è illegale; leggiti le sentenze di Cassazione riguardo i contratti dei para subordinati che sono a tutti gli effetti dei subordinati.
Lavoro da quasi 20 anni per una Compagnia europea che per decenni ha avuto la maggioranza della propria forza lavoro come contractors, me incluso. Fortunatamente negli ultimi 10 anni la cosa si è esaurita. Ti risparmio i dettagli sulle infinite rogne col fisco che i dipendenti hanno dovuto passare. Ovviamente ti parlo di chi faceva le cose alla luce del sole, come dovrebbe essere. Ti risparmio i dettagli su chi andava in volo quando non avrebbe dovuto, perché la malattia non lo copriva. Potremmo scomodare AvHerald, ma meglio di no. Se poi certi Paesi sono più “sportivi“ di noi riguardo la tassazione ben venga. Ricordamelo quando deciderò di pagare le tasse a Jersey mentre risiedo a Gallarate.
 

Fewwy

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Ti ho spiegato il perché la tua amica assistente amministrativa o l’allacciatore di scarpe sottostanno a regole diverse rispetto al pilota. Se in Bulgaria o in Polonia il pilota può essere inquadrato come una partita IVA benissimo, mi fa piacere. La cosa che mi fa meno piacere è che Tizio lavora per ABCairways con contratto dell’agenzia TalDeiTali che lo “presta” alla compagnia. L’agenzia TalDeiTali per non avere (troppe) rogne col fisco nella sua sede paga un minimo di imposta sul reddito e un minimo di social security. Tizio è ufficialmente sotto contratto di un’agenzia -poniamo- Olandese dove non risulta da nessuna parte a quale compagnia viene “prestato”. Tizio però vive e lavora basato in Italia, magari è anche residente in Italia, e non ha nulla a suo nome. Va dal medico come te, usa i servizi pubblici come te, percorre le strade con le buche come te che vengono riparate (?) con le nostre tasse. Tizio si intasca il 90% del lordo il resto rimane in Olanda. È trasparente per il fisco. Ovviamente quanto esposto qui è solo frutto di fantasia eh, non equivochiamo ;-) (o forse no?)
Grazie del “new normal” che ci vuoi proporre Fewwy.
Se Tizio lavora come dipendente dell'agenzia TalDeiTali e risiede fiscalmente in Italia, deve comunque dichiarare il suo reddito percepito da lavoro dipendente all'estero in Italia e pagherà le tasse in Italia, dalle quali potrà farsi scontare quanto già pagato in Olanda se esiste una convenzione contro le doppie imposizioni tra Italia e Olanda.

Se Tizio invece è una partita IVA, dovrebbe essere pagato il 100% e denuncerà quanto guadagnato come lavoratore autonomo, pagandoci le tasse.

Tizio contribuisce al gettito fiscale italiano come tutti gli altri.

Grazie del “new normal” che ci vuoi proporre Fewwy.
Io mi limito ad esporre le cose come stanno in questo momento.
È il tuo datore di lavoro, per tua stessa ammissione, ad aver sdoganato il tutto tempo fa.
E continua a farlo in altri paesi, ma non mi sembra che facciate i picchetti in aeroporto per garantire a tutti i colleghi del gruppo il medesimo trattamento.

Ti faccio un altro esempio del "new normal":
ho lavorato in un call center. Ero assunto a tempo indeterminato da un'agenzia per il lavoro, che mi aveva "girato" con un contratto di somministrazione alla società di call center, che mi faceva lavorare esclusivamente per un suo cliente che fa il corriere.
Sono stato addestrato e formato sulle procedure del corriere, usavo la loro rete aziendale, conoscevo i loro standard e best practice.
Praticamente ero un loro dipendente, secondo il tuo ragionamento... ma ti assicuro che il trattamento era tutt'altro.

Il corriere pagava X alla società di call center, la quale pagava X-n all'agenzia per il lavoro, la quale mi pagava X-n-m.
Tutto secondo diritto e alla luce del sole.
 
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Giofumagalli

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Se Tizio lavora come dipendente dell'agenzia TalDeiTali e risiede fiscalmente in Italia, deve comunque dichiarare il suo reddito percepito da lavoro dipendente all'estero in Italia e pagherà le tasse in Italia, dalle quali potrà farsi scontare quanto già pagato in Olanda se esiste una convenzione contro le doppie imposizioni tra Italia e Olanda.

Se Tizio invece è una partita IVA, dovrebbe essere pagato il 100% e denuncerà quanto guadagnato come lavoratore autonomo, pagandoci le tasse.

Tizio contribuisce al gettito fiscale italiano come tutti gli altri.


Io mi limito ad esporre le cose come stanno in questo momento.
È il tuo datore di lavoro, per tua stessa ammissione, ad aver sdoganato il tutto tempo fa.
E continua a farlo in altri paesi, ma non mi sembra che facciate i picchetti in aeroporto per garantire a tutti i colleghi del gruppo il medesimo trattamento.

Ti faccio un altro esempio del "new normal":
ho lavorato in un call center. Ero assunto a tempo indeterminato da un'agenzia per il lavoro, che mi aveva "girato" con un contratto di somministrazione alla società di call center, che mi faceva lavorare esclusivamente per un suo cliente che fa il corriere.
Sono stato addestrato e formato sulle procedure del corriere, usavo la loro rete aziendale, conoscevo i loro standard e best practice.
Praticamente ero un loro dipendente, secondo il tuo ragionamento... ma ti assicuro che il trattamento era tutt'altro.

Il corriere pagava X alla società di call center, la quale pagava X-n all'agenzia per il lavoro, la quale mi pagava X-n-m.
Tutto secondo diritto e alla luce del sole.
Chiudo l’Off topic prima di farci riprendere dalla moderazione. Se vuoi possiamo proseguire su un altro thread e ti spiegherò perché confondi mele con pere. Ti dico solo che nella compagnia per la quale lavoro si è passati da 80% di contractors a 5% in 20 anni, ed in Italia 0%. Non serve fare “i picchetti” quando ti trovi le cartelle dell’AdE e spendi più in commercialisti e tributaristi che di Irpef. Parlano le carte.
 

hyppo

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26 Gennaio 2012
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Torniamo sui controlli sulla salute mentale, credo titolo acchiappaclick ma situazione limite


Comunque sta storia di portare le armi a bordo è una follia, che siano pax o crew
 
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aa/vv??

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7 Agosto 2008
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Up in the air
Cosa intendi dire?
Che ci sono ancora mille tabù per quanto riguarda le malattie mentali. E col fatto che si va sempre più verso un lavoro a cottimo, alcuni preferiscono nascondere la polvere sotto al tappeto (vuoi per un raffreddore, vuoi per un inizio di depressione) per non perdere ore di volo (aka soldi). Se poi aggiungiamo che ad una selezione si presentano in cento per tre posti, di certo non è un valore aggiunto dichiarare di essersi presi sei mesi perché si era esauriti.