[TR] Haneda RTW.


13900

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Uno dei vantaggi di essersi accasato con un'assistente di volo è il concetto di cling-on, ossia il poter accompagnare la propria consorte durante uno dei suoi viaggi. È un sistema in cui tutti vincono, specialmente io: si paga un solo biglietto standby, l’hotel è fornito dalla compagnia (alcuni hotel, tra i più pitocchi, possono chiedere un obolo extra), si usano i trasporti della compagnia da e per l’aeroporto e, se l’equipaggio è simpatico, ci si può anche divertire. Nel corso degli anni ho volato cling-on con 8200 un bel po’ di volte e, sebbene sia sempre divertente, ci sono dei corposi distinguo. Un po’ come quella voce alla fine delle pubblicità dei farmaci, accelerata di sedici volte, che include tutti gli effetti collaterali dell’innocentissima pillolina per prevenire le flatulenze.

Volare standby, e soprattutto quando si è cling-on, equivale a giocare alla roulette. Alle volte le cose vanno bene, altre volte no. Il modo migliore per affrontare questo genere di viaggi, ho imparato, è quello di avere una mente aperta e di non dare assolutamente per scontato che a) si arriverà a destinazione b) si volerà sul volo prestabilito c) nel posto prestabilito e, infine d) il giorno prestabilito.

Ciò detto, parliamo del viaggio in questione. Manco dal Giappone dall’anno domini 2015, quando avevo allungato una settimana di ferie tra Kyoto e Tokyo per andare al raduno di Hong Kong. Sette anni e una manata di giorni, a pensarci bene ero ancora definibile come ‘ventenne’. Il roster di 8200 ha sputato fuori un Haneda, andata il giovedi e ritorno la domenica, e non c’è bisogno di pensarci: prendo due giorni di ferie e, come dicono i romani, mi accollo.
 

13900

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I. LHR

Arriva il fatidico giovedí, un giorno infrasettimanale privo di qualsivoglia importanza. Mancano due settimane abbondanti al Natale, sono finiti pure i Mondiali, i gagni sono ancora a scuola, oramai tutti si lavora su Teams. In più fa freddo: devo pedalare al lavoro in un tripudio di strati di vestiario, l’altroieri ha pure nevicato a Nord (e difatti hanno chiuso aeroporti da Edinburgo a Stansted). Insomma, sarebbe lecito di aspettersi un Heathrow se non vuoto quantomeno sparsamente popolato.

E invece cosí non è. Il Load Factor medio viaggia verso percentuali bulgare; il mio BA005 – aereo 787-9, posti disponibili 216 – è messo pure peggio: posti venduti 214, numero di standby commerciali 6. Quest’ultimi non sono fresconi come me, sono passeggeri paganti. Un paio hanno perso la connessione di ieri, il resto sono stati rimbalzati da JAL ieri per overbooking.


Sono armato di biglietto con priorità J elegantemente elargitomi da 8200, viaggio con rigoroso bagaglio a mano (uno zainetto che uso per andare a lavoro), e ho anche fatto domanda per il jumpseat. Sono anche il terzo della lista nell’ordine degli staff in standby. Insomma, le mie prospettive, mentre mi appropinquo alla zona E dove gli sventurati come me fanno check-in, non sono rosee.

Mancano tre ore alla partenza e ho deciso di presentarmi con un anticipo biblico. Faccio un’oretta di coda, stringendo amicizie con altri sventurati come me (una coppia a metà di un epico viaggio KUL-SIN-LHR-YYZ, un signore che lavora per Qantas diretto a Glasgow, un crew fuori servizio che cerca di tornare in Spagna) e, al banco, mi dicono “non ti possiamo nemmeno mandare airside, torna tra un’oretta”.

Poco male, me l’aspettavo. Ammazzo un po’ il tempo lavorando sul laptop in un angolo, e allo scoccare dell’oretta sono di nuovo in cima alla fila degli staffer. Vedo qualcuno che s’inalbera per qualche motivo inutile, e poi arriva di nuovo il mio turno. Stavolta ricevo una boarding pass, ovviamente senza posto, e le indicazioni per il gate B47.

Ritrovo, ai controlli, il mio nuovo amico australiano, ci auguriamo buona fortuna a vicenda e, poi, prendo il tunnel per i B-Gates. La situazione, là, è abbastanza convulsa: pieno di aerei che vanno e vengono, qualche ritardo, de-icing come se piovesse.


Faccio il mio solito giro per il satellite, rimirando tra l'altro il primo 787-10 coi colori BA che mi riesce di vedere. Prima o poi mi riuscirà anche di salirci.


Il nostro volo accumula ritardo: venti, trenta, quaranta minuti causa Engineering. Mi siedo in un angolo a chiaccherare su Whatsapp coll'amico Paul, che di qui in poi chiameremo OX1 dato che i codici postali esistono anche qui. OX1 è il senior first officer su quest'affare qui.


Lo posso persino salutare perchè è a bordo, poggiando le sue terga sul coprisedile in pecora sul lato destro dell'A350, pronti a partire ma in attesa di 50 colli di bagaglio. Evidentemente annoiato, OX1 decide di farmi la radiocronaca dello status del mio volo. Mancano 10 minuti alla chiusura del volo, 210 persone han fatto check-in, sempre 6 standby commerciali, e gli staff son diventati 6, col sottoscritto in medaglia di bronzo. Le cose non sembrano andar bene. Considero se sgozzare un capretto in omaggio a Satana.

Chiude il check-in, manca un'ora alla partenza del volo, 210 confermati. Due standby commerciali passano su, quindi siamo 212. Poi i due staff davanti a me, 214. E, poi, niente. Il volo è bello che chiuso, ma l'app mi dice sempre che non ho un posto. Boh. Vado al gate, dove trovo i due agenti alle prese con una donna in lacrime, lascio la mia carta d'imbarco casomai qualcosa succeda e poi me la batto prima che a qualcuno venga in mente di darmi la colpa per il dramma.

Arriva il crew, vedo 8200 assieme all'equipaggio giapponese (conosciuti come ICC, International Cabin Crew) e non due, non tre, ma quattro piloti. I piloti confabulano brevemente col team al gate, vengo indicato un paio di volte, poi tutti scendono verso l'aereo.

Parte il boarding: bambini, disabili, poi gruppo 1, 2, 3.. insomma da li fino al 9. Quando sono tutti, ma proprio tutti, ma proprio tutti, passati arrivo anche io, a chiedere.

"Salve, non è che c'avreste un posto anche per me?"

La sorpresa dell'agente è palpabile. "E tu chi sei?"

"V'avrei lasciato anche la carta d'imbarco... quella li" dico, indicando la mia carta solitaria, abbandonata tra un pezzo di foglio di telex e i detriti che si accumulano sempre ai gate. Momento di panico, poi la carta mi viene ristampata, controllo brevissimo del passaporto ad assicurarsi che io sia io e non miocuggino [cit.] e l'agente praticamente mi butta giù per le scale, che sto volo doveva partire un'ora fa. Solo quando sono sulla jetty, tanto per cambiare una di quelle lungherrime jetties che stanno ai bordi del T5B, do' un'occhiata alla carta d'imbarco.


J09, jumpseat.
 

13900

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II. LHR-HND

Tredici ore e mezza su uno di quegli strapuntini che si usano per decolli ed atterraggi, mi dico mentre cammino sulla jetty. Già, grazie a quel porco di Putin - cui auguro con tanto affetto di finire appeso a testa in giù da un benzinaio in Ploščad Loretov a Mosca quanto prima - invece di passare, comodi comodi, sulla Siberia ora si deve fare il giro lungo.


Cerco di consolarmi col fatto che,essendo sul J/S, potrò rimirare il mio amato Kazakhstan dall'alto e, se mi dice culo, potrei anche vedere le montagne del Tien Shan e le steppe mongole. Chiaro, avrò bisogno di un esperto massaggiatore all'arrivo; chissà come si dice 'chiropratica' in giapponese.

Mentre elucubro questi cupi pensieri arrivo alla porta dell'aereo, dove consegno la mia carta d'imbarco al capocabina, assieme ai cioccolatini di prammatica, il passepartout del barbone. Sto per chiedere a quale porta devo accomodarmi quando vengo preso dal capo e scortato qui.


Posto 2E, nella cabina di First (che in realtà non è offerta, quindi diciamo Club+ o, alla Flyertalk, FLUB). Il mio smarrimento è palese, d'altronde ho sempre fatto schifo a carte e, sottovoce, il capocabina mi informa che il mio è uno dei due rest seat dei piloti e che i quattro nel cockpit han deciso di darli ai bisognosi, ossia a me. Ecco spiegato, mi dico, perchè il conto al boarding s'era fermato a 214. Due sedili lie-flat sono di solito a disposizione dei piloti, per accordo sindacale, anche se ci sono i crew bunks sia davanti che dietro, e i piloti possono decidere se usarli o meno. Più tardi scoprirò che, dei 6 standby commerciali, 2 sono saliti a bordo e 4 hanno preferito aspettare JAL.

Contentissimo per l'inaspettato regalo non esito ad accendere l'IFE dove trovo, sorpresa delle sorprese, il film natalizio per eccezione:


Decolliamo e mi rendo conto di non aver mangiato nulla dalla mattinata. Urgono cibarie, urge prima di tutto lo sciambagn. E le noccioline, ovviamente.


Sono salito di straforo e, quindi, non ho nè sleeping kit o cuscino (solo quelli piccoli di First, comunque adeguatissimi) o menù. La washbag e una bottiglietta d'acqua sono già nel ripostiglio al lato del sedile, e nella selezione musicale sull'IFE trovo un'unica perla in un enorme porcile, lo splendido Sometimes I sit and think, and sometimes I just sit di Courtney Barnett. Cosí sistemato passo il tempo a contemplare lo stemma di BA sul muro dietro al sedile.


Il resto della cabina ha già ordinato e sta già mangiando quando arriva il mio turno per ordinare. Rimangono solo la pasta e qualcos'altro, e decido di andare per i ravioloni. A seguire cheese platter, stavolta con acqua come accompagnamento. Entrambi non sono per niente male e, sorpresa delle sorprese, è pure tornato il triplo pane.




Guardo qualche film - se uno non è fan di Marvel e compagnia bella la scelta non è enorme - leggo, bevo un caffè nel galley assieme a uno dei piloti, saluto 8200 e, poi, srotolo la mia copertina e il mio minicuscino e me la dormo sonoramente. Mai capirò perchè offrano il piumone in Club e First.

Quando riprendo conoscenza siamo qui:


Arriva la colazione, di cui prendo solo frutta e yogurt. Il capocabina mi riempie il thermos di caffè e cosi posso sorbirmi la dose quotidiana di caffeina anche mentre sobbalziamo attraverso delle turbolenze abbastanza intense sopra il Mar Giallo.


Manca poco a Tokyo e, pare, c'è una gran vista sulla città se solo io avessi un finestrino. Atterriamo con un tonfo mica da ridere e, dopo sette anni, sono di nuovo in Giappone. Il capitano non fa in tempo a dire la sua che già la jetty si muove verso la porta 2L. Saluto profusamente tutti, ringrazio amici e vicini e mi riprometto di rivederli al bus. Arigato anche a G-ZBKB.


Haneda è come l'ho lasciato: lindo, pieno di luce e con all'incirca il triplo dello staff che serve. Siamo attraccati all'ultimo gate del nuovo pier del Terminal internazionale e mi scapicollo per evitare la massa degli altri passeggeri. Il crew di solito ha un'uscita specifica, e ho appuntamento a una stallo dei bus che non immagino di riuscire a trovare con facilità.


Lungo la via, incontro anche ITA col 359. Vista di fronte, il colore della livrea è epico, mentre i disegnini sulla coda non si notano per niente. Il logo sui motori, poi, sembra veramente quello della Cassa di Risparmio di Biella e Vercelli. Peccato, ma ad ogni modo un bel vedere e qualcosa che di sicuro attrae.


Il problema, però, è che non dovrei vederla, ITA. Siamo in ritardo e ciò vuol dire che la coda all'immigrazione è epica. In più fanno cinquecento gradi centigradi, qui dentro. Passo i controlli e vedo che sta arrivando la turba del crew BA (uno dei piloti è alto tipo un lampione), per cui conto di pedinarli fino al bus ma poi... disastro.


C'è la dogana. E, malgrado io abbia fatto tutto online, mi imbatto nel primo giapponesismo della vacanza. Per prima cosa il mio QR code, che mi son premunito di salvare come .pdf sul telefono, va scannerizzato a un chiosco cui sono appollaiati almeno una cinquantina di persone. Fatto quello s'ha da andare a un altro varco, la cui coda è quella di cui sopra, per ripassare il QR code su un lettore e andarsene. Cosa serva questo cinema non lo so, ma ci metto un'ora. Ad un certo punto mi chiama uno dei capitani per dirmi che loro han fatto e se intendo metterci molto. Conscio del fatto che ci sono solo io, gli dico di non fare come i Marines e di lasciare un uomo indietro.

Arrivo finalmente landside e mi si pone un problema: come arrivo a Yokohama? Prelevo due soldi, inizio ad andare verso la metro e sento qualcuno che mi tira per la manica. Mi giro, pronto ad elargire ceffoni dare carezze, e trovo Rikako e Tetsuya. Chimminchiasono, mi direte voi. Beh, sono due degli ICCs, giapponesi e residenti in loco, che volano esclusivamente HND-LHR (e quando c'era anche NRT, e forse per un certo periodo pure KIX). Mi hanno visto e, sapendo che il crew itinerante se n'è già andato, si offrono di aiutarmi.

Queste due persone splendide, alla fine di un duty di 13 ore e fischia, hanno ancora la voglia di sbattersi per trovarmi un bus diretto, portarmi alla fermata, impedirmi di salire sul bus sbagliato (due volte) e chiedono all'autista di farmi scendere al posto giusto, ossia vicino a qui.


Continua!
 
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aa/vv??

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Up in the air
Uno dei vantaggi di essersi accasato con un'assistente di volo BRITISH AIRWAYS è il concetto di cling-on, ossia il poter accompagnare la propria consorte durante uno dei suoi viaggi. È un sistema in cui tutti vincono, specialmente io: si paga un solo biglietto standby, l’hotel è fornito dalla compagnia (alcuni hotel, tra i più pitocchi, possono chiedere un obolo extra), si usano i trasporti della compagnia da e per l’aeroporto e, se l’equipaggio è simpatico, ci si può anche divertire.
Opportuna precisazione.... Non dare false speranze all'ignaro lettore 😅😅
 

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In cling-on si viaggia così?


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:D La prima volta che ho sentito il termine devo ammettere che ho pensato proprio a loro!

No vabbè, 13900 che torna a scrivere: allora non tutto è perduto di questo 2022 agli sgoccioli....
Grazie!

Bentornato!
Ottimo inizio (come sempre)
Obrigado!

Opportuna precisazione.... Non dare false speranze all'ignaro lettore 😅😅
Non vi danno nemmeno quello?
 

13900

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III. "Downroute"

E' sempre bello essere in Giappone, e Yokohama batte Narita - dove altrimenti saremmo andati a finire, e dove ho passato una settimana temporibus illis - 20 a 0. Ora che ritrovo 8200 all'hotel s'e' fatto il tardo pomeriggio, e c'e' giusto il tempo di vedere il tramonto. Siccome siamo nei paraggi della Yokohama Landmark Tower andiamo a vedere se c'e' un osservatorio e, infatti, eccolo qui.

Vista verso Nord, insomma verso la baia di Tokyo, che dovrebbe essere laggiu' in fondo dietro alla distesa di casette che e' Kawasaki.


E verso sud-Est.


Sotto di noi c'e' il museo, visitabile, della Nippon Maru - in soldoni l'Amerigo Vespucci del Sol Levante.


Il lato 'prediletto' da tutti, sembrerebbe, quello verso Ovest dove si intravede, nella foschia, il monte Fuji. C'e' persino una specie di scalinata/galleria, mentre i veri pro si sono prenotati i divani in prima fila. Vi risparmio i tentativi di foto al Fuji fatte col mio iPhone 8 comprato a £149 sterline nel negozio degli usati di Amazon, e mi soffermo un secondo su questi due tizi e queste due madame.




Come sempre in Giappone ci sono dei 'pro' in tutto, e questi sono i professionisti della fotografia al Fuji al tramonto. Non appena il sole inizia a farsi basso eccoli che iniziano una specie di corsa agli armamenti fotografici. Uno tira fuori un Manfrotto? L'altro estrae un treppiede capace di supportare un missile anticarro. Parte poi la corsa agli obiettivi, che si ferma soltanto alle ottiche tipo Hubble. Infine, meraviglia delle meraviglie, appaiono anche degli schermi anti-riflesso, con un buco delle dimensioni giuste per le lenti. Onestamente, starli a guardare e' piu' divertente del tramonto in se'.

Mentre il sole scende, la chat Whatsapp dell'equipaggio si anima; i 4 piloti "conoscono un posto". Frase solitamente foriera di cose funeste, e decidiamo di aggregarci. Il posto si dimostra essere non il solito pub irlandese dove finiscono sempre i piloti, ma una specie di izakaya giapponese il cui proprietario ci rifornisce di whisky Suntory a prezzo semipolitico e cibo ottimo. Finisce come deve finire, con un tasso alcolemico alla Boris Eltsin che cerco di limitare con un piatto di ramen teppanyaki con trippa. Rimane solo una memoria della serata, una foto stranamente non orrenda della skyline di Yokohama mentre, a passo non proprio sicuro, torniamo all'hotel.


Il giorno dopo, sabato, e' l'unico giorno 'pieno' in Giappone e dobbiamo forzosamente andare a Tokyo. 8200 ha una predilezione per artigianato, tazze, porcellane e giapponeserie varie e il triangolo Azabu-Juban/Roppongi/Shibuya e' dove ci rechiamo per vedere cosa c'e' di comprabile.








Riusciamo a non fare troppi danni e, per completare in bellezza la giornata, rimedio un paio di biglietti per l'osservatorio panoramico che sta in cima al grattacielo Shibuya Scramble. Non e' di sicuro il piu' alto della zona (lo Sky Tree svetta su tutti) ma il vantaggio, qui, e' che si sta all'aria aperta, a passeggio sull'Astroturf dell'eliporto. Il mio povero iPhone 8 si stringe nelle spalle e dice "Oh, io faccio quello che posso".
Sopra di noi passano gli aerei diretti a Haneda, un flusso continuo di code JAL e ANA che atterrano spesso e volentieri in parallelo.




Sotto, invece, Shibuya si prepara a un sabato sera di festaccia.


Shibuya Crossing.


Chiudiamo la serata con una mezza tradizione, uno di quei localini dove entri, scegli il tuo piatto al distributore, paghi l'obolo e poi ritiri il cibo dallo chef in cucina. Prezzo politico e un Katsu veramente buono. Anzi, due.


A seguire accelerato per Yokohama da Shibuya e in trenta minuti siamo in hotel a pregare Babbo Natale che ci porti un pochetto di approccio nipponico a Transport for London.
 

BrunoFLR

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Sei un mito. Riesci a scrivere ai massimi livelli in tutti gli stili, dal profondo al cinico all'esilarante.
Noialtri umani, scansiamoci proprio.

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londonfog

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Abbiamo gia' apppurato che sei un mito, ma "Approccio Nipponico alla Transport for London" apre un mondo e mi ha quasi fatto cadere dalla sedia. Forse bisogna essere Londinesi con esperienze del Giappone (anche se vecchie di quarant'anni) per apprezzarlo ma e' un concetto che va al di la' del mitico!
 
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East End Ave

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su e giu' sull'atlantico...
II. LHR-HND

Tredici ore e mezza su uno di quegli strapuntini che si usano per decolli ed atterraggi, mi dico mentre cammino sulla jetty. Già, grazie a quel porco di Putin - cui auguro con tanto affetto di finire appeso a testa in giù da un benzinaio in Ploščad Loretov a Mosca quanto prima - invece di passare, comodi comodi, sulla Siberia ora si deve fare il giro lungo.


Cerco di consolarmi col fatto che,essendo sul J/S, potrò rimirare il mio amato Kazakhstan dall'alto e, se mi dice culo, potrei anche vedere le montagne del Tien Shan e le steppe mongole. Chiaro, avrò bisogno di un esperto massaggiatore all'arrivo; chissà come si dice 'chiropratica' in giapponese.

Mentre elucubro questi cupi pensieri arrivo alla porta dell'aereo, dove consegno la mia carta d'imbarco al capocabina, assieme ai cioccolatini di prammatica, il passepartout del barbone. Sto per chiedere a quale porta devo accomodarmi quando vengo preso dal capo e scortato qui.


Posto 2E, nella cabina di First (che in realtà non è offerta, quindi diciamo Club+ o, alla Flyertalk, FLUB). Il mio smarrimento è palese, d'altronde ho sempre fatto schifo a carte e, sottovoce, il capocabina mi informa che il mio è uno dei due rest seat dei piloti e che i quattro nel cockpit han deciso di darli ai bisognosi, ossia a me. Ecco spiegato, mi dico, perchè il conto al boarding s'era fermato a 214. Due sedili lie-flat sono di solito a disposizione dei piloti, per accordo sindacale, anche se ci sono i crew bunks sia davanti che dietro, e i piloti possono decidere se usarli o meno. Più tardi scoprirò che, dei 6 standby commerciali, 2 sono saliti a bordo e 4 hanno preferito aspettare JAL.

Contentissimo per l'inaspettato regalo non esito ad accendere l'IFE dove trovo, sorpresa delle sorprese, il film natalizio per eccezione:


Decolliamo e mi rendo conto di non aver mangiato nulla dalla mattinata. Urgono cibarie, urge prima di tutto lo sciambagn. E le noccioline, ovviamente.


Sono salito di straforo e, quindi, non ho nè sleeping kit o cuscino (solo quelli piccoli di First, comunque adeguatissimi) o menù. La washbag e una bottiglietta d'acqua sono già nel ripostiglio al lato del sedile, e nella selezione musicale sull'IFE trovo un'unica perla in un enorme porcile, lo splendido Sometimes I sit and think, and sometimes I just sit di Courtney Barnett. Cosí sistemato passo il tempo a contemplare lo stemma di BA sul muro dietro al sedile.


Il resto della cabina ha già ordinato e sta già mangiando quando arriva il mio turno per ordinare. Rimangono solo la pasta e qualcos'altro, e decido di andare per i ravioloni. A seguire cheese platter, stavolta con acqua come accompagnamento. Entrambi non sono per niente male e, sorpresa delle sorprese, è pure tornato il triplo pane.




Guardo qualche film - se uno non è fan di Marvel e compagnia bella la scelta non è enorme - leggo, bevo un caffè nel galley assieme a uno dei piloti, saluto 8200 e, poi, srotolo la mia copertina e il mio minicuscino e me la dormo sonoramente. Mai capirò perchè offrano il piumone in Club e First.

Quando riprendo conoscenza siamo qui:


Arriva la colazione, di cui prendo solo frutta e yogurt. Il capocabina mi riempie il thermos di caffè e cosi posso sorbirmi la dose quotidiana di caffeina anche mentre sobbalziamo attraverso delle turbolenze abbastanza intense sopra il Mar Giallo.


Manca poco a Tokyo e, pare, c'è una gran vista sulla città se solo io avessi un finestrino. Atterriamo con un tonfo mica da ridere e, dopo sette anni, sono di nuovo in Giappone. Il capitano non fa in tempo a dire la sua che già la jetty si muove verso la porta 2L. Saluto profusamente tutti, ringrazio amici e vicini e mi riprometto di rivederli al bus. Arigato anche a G-ZBKB.


Haneda è come l'ho lasciato: lindo, pieno di luce e con all'incirca il triplo dello staff che serve. Siamo attraccati all'ultimo gate del nuovo pier del Terminal internazionale e mi scapicollo per evitare la massa degli altri passeggeri. Il crew di solito ha un'uscita specifica, e ho appuntamento a una stallo dei bus che non immagino di riuscire a trovare con facilità.


Lungo la via, incontro anche ITA col 359. Vista di fronte, il colore della livrea è epico, mentre i disegnini sulla coda non si notano per niente. Il logo sui motori, poi, sembra veramente quello della Cassa di Risparmio di Biella e Vercelli. Peccato, ma ad ogni modo un bel vedere e qualcosa che di sicuro attrae.


Il problema, però, è che non dovrei vederla, ITA. Siamo in ritardo e ciò vuol dire che la coda all'immigrazione è epica. In più fanno cinquecento gradi centigradi, qui dentro. Passo i controlli e vedo che sta arrivando la turba del crew BA (uno dei piloti è alto tipo un lampione), per cui conto di pedinarli fino al bus ma poi... disastro.


C'è la dogana. E, malgrado io abbia fatto tutto online, mi imbatto nel primo giapponesismo della vacanza. Per prima cosa il mio QR code, che mi son premunito di salvare come .pdf sul telefono, va scannerizzato a un chiosco cui sono appollaiati almeno una cinquantina di persone. Fatto quello s'ha da andare a un altro varco, la cui coda è quella di cui sopra, per ripassare il QR code su un lettore e andarsene. Cosa serva questo cinema non lo so, ma ci metto un'ora. Ad un certo punto mi chiama uno dei capitani per dirmi che loro han fatto e se intendo metterci molto. Conscio del fatto che ci sono solo io, gli dico di non fare come i Marines e di lasciare un uomo indietro.

Arrivo finalmente landside e mi si pone un problema: come arrivo a Yokohama? Prelevo due soldi, inizio ad andare verso la metro e sento qualcuno che mi tira per la manica. Mi giro, pronto ad elargire ceffoni dare carezze, e trovo Rikako e Tetsuya. Chimminchiasono, mi direte voi. Beh, sono due degli ICCs, giapponesi e residenti in loco, che volano esclusivamente HND-LHR (e quando c'era anche NRT, e forse per un certo periodo pure KIX). Mi hanno visto e, sapendo che il crew itinerante se n'è già andato, si offrono di aiutarmi.

Queste due persone splendide, alla fine di un duty di 13 ore e fischia, hanno ancora la voglia di sbattersi per trovarmi un bus diretto, portarmi alla fermata, impedirmi di salire sul bus sbagliato (due volte) e chiedono all'autista di farmi scendere al posto giusto, ossia vicino a qui.


Continua!
Mitico. Come sempre. Leggere te o Bill Bryson e' la stessa cosa, cosa aspetti?!?!!?
Bentornato e GRAZIE, un abbraccio!
 

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IV. RTW

Veniamo al ritorno di questo breve TR. E' domenica, domani si muore cantava Lindo Ferretti col suo caratteristico ottimismo; e se domani si sciopa, allora che almeno si completi questo viaggio. Il ritorno e' previsto la mattina e alle 10 e qualcosa siamo radunati di sotto. Devo ammettere di essere abbastanza eccitato all'idea di questo volo: visto che i venti viaggiano da ovest verso est, alle nostre latitudini, voleremo in direzione opposta rispetto a quanto fatto all'andata, costeggiando le isole Kurili, poi la Kamchatka, Alaska, Yukon, le isole artiche canadesi, la Groenlandia e poi giu' fino a Londra. Compiremo cosi' un vero e proprio giro intorno al mondo, un round-the-world reso necessario dalle realta' geopolitiche dell'anno domini 2022.


Il ritorno in un volo cling-on e', di solito, un po' teso. Il pick-up dell'equipaggio e' organizzato in modo dal massimizzare il tempo di riposo, cosi' che si arriva in aeroporto all'incirca un'ora e venti prima del volo; considerando che di solito il check-in chiude a -1h e' un po' al pelo per uno, come me, che preferisce ampi margini in tutto. Ma stavolta sto volando su uno degli 'ABC' di 8200, biglietti che consentono il check-in online e, dato che il volo e' pieno solo all'85%, sono stato confermato prima della partenza. Al solito mi sono imbattuto in un bug nel sistema, che affligge solo gli staffer e per cui non verra' mai rettificato, in cui il sistema mostra la cabina di Club al momento della scelta di un posto ma poi rifila un sedile in Y. Oh beh, ci penseremo poi. Al momento ho il mio 19F e tanto vale.

La lobby dell'hotel e' un tripudio di candelabri, poltrone figonze e sedie rivestite in pelle davanti ai banchi del check-in; noi ci raduniamo vicino alla porta e in men che non si dica siamo tutti li'. I compagni di bevute piloti sono un po' perplessi perche' il piano di volo non e' ancora arrivato, girano voci di problemi sulla rotta che dovremmo seguire, i canadesi non hanno ancora dato le autorizzazioni per il volo di oggi o roba simile. Il capitano in carica del volo (ne abbiamo due oggi, piu' un SFO e un FO) mi prende da parte e mi spiega che, nel caso in cui si dovesse volare per la via da cui siamo venuti, sarebbe costretto a togliere cargo e all'incirca 70 passeggeri tra cui figurerei io. Se devo essere sincero non mi spiace molto, alla fin fine ho bisogno di un hotel e una connessione ad internet per lavorare, ma gia' che siamo tra amici gli chiedo come mai non facciamo come ANA e JAL che se la passano sopra il Polo e morta li'. La risposta e' che BA ha solo ETOPS 180 (o giu' di li, non ricordo con esattezza) mentre ANA e JAL, volando sul Pacifico, hanno ETOPS piu' lunghi visto che montano un sistema di soppressione degli incendi in stiva in grado di funzionare per 300 minuti.

Ad ogni modo, montiamo sul bus (Friendly Limousine Bus) accompagnati da inchini da parte di mezzo mondo e corriamo sull'autostrada per Haneda. A bordo il capitano, IFM e 8200 come IFL fanno i loro briefing alla truppa, io sto zitto e scopro cose utili come il fatto che il piano di volo e' arrivato e voleremo con tutti i cristiani e le loro mercanzie previste, piu' meal ratios, breaks, numero di infanti a bordo e passeggeri a mobilita' ridotta. Ah, e chi non fa il riciclaggio dei vuoti verra' flagellato all'arrivo, che si prevede - ma pensa un po'! - molto umido e ventoso.

Ad Haneda siamo accalappiati dallo station manager, e io mi defilo per i controlli di sicurezza. L'emigrazione, grazie ai varchi digitali, richiede un secondo e sono airside nell'esatto momento in cui mio fratello mi manda un messaggello per chiedermi se posso trovargli una bottiglia di Yamazaki. Parto quindi in cerca dell'agognata boccia, che - spoiler alert - fallisco nel trovare.

HND ha un sacco di vetrate ma fare spotting e' oltremodo difficile.


ITA, nuovamente. Tra l'altro anche il crew di ITA era in cerca di whisky e del negozio di orologi e anche loro finiscono a mani vuote. Haneda, dove gli italiani che voglion spendere non riescono a strisciare la carta.


Il nostro gate, come nella miglior tradizione BA, e' quello piu' lontano di tutti. Arrivandoci vedo pero' un 747 di Lufthansa e mi scende una lacrimuccia.




Ma eccolo il nostro ferro, G-ZBKC.


Imbarco per ultimo per consegnare la mia usuale prebenda agli assistenti di volo e, soprattutto, per godere della vista di questo cazzabubbolo [cit. Dancrane] su ruote in forze presso BA Engineering qui a Tokyo. Ce l'avessero a LHR l'avrebbero ribaltato in secondi 10, netti.


Stavolta la cabina di F e' chiusa al pubblico, visto il load piu' basso, ma ancora una volta i capitani fanno un'eccezione e mi consentono di andare dentro. Saranno stati i molteplici giri di Kirin e Hibiki offerti, sara' la mia bellezza e simpatia paraculaggine, sara' il fatto che anche loro volevano mandassi un messaggio al nostro Mod Edoardo per dirgli #maiunupgrade, ma qui mi ritrovo.


Sono praticamente da solo in First e, anche se il servizio e' solo di Club e in pratica sono sempre l'ultimo a ricevere qualcosa, questa sara' una delle mie migliori esperienze di volo. A servire questo lato sono, in alternanza, Marta e Tetsuya, uno dei due ICC che mi avevano aiutato all'andata, e inizio a pensare che mi ritengano un alcolizzato. Doppio sciambagn pre-decollo. NB, sono le 11.30 e, tolto un dolcetto, non ho ancora mangiato. Ma se lo fanno Depardieu e Grace Jones allora posso farlo anch'io.


A LHR si poteva fare al massimo tug-and-three, ossia dolly+ tre vagoni, per motivi di sicurezza. A Haneda fanno 4 bidoni e una cassapanca, senza fiatare.


Macchine per il de-icing in attesa di qualcosa da sghiacciare; sullo sfondo, Tokyo.


Philippines. Me li ricordavo a LHR con gli A340 ex IB prima, e con i 77W poi. Ultimamente non li vedo piu', penso siano spariti.


Muso a muso con un 767 di JAL, che sempre mi manca tantissimo. Avevo considerato l'idea di volare con loro, ma i loads su myidtravel non erano per niente buoni.


Passiamo il terminal di HND mentre un 737 JAL s'impenna nel cielo blu sopra Tokyo.


Dicevamo appunto dell'Urbe. Mi mangio le mani per non aver portato la macchina fotografica.


Partiamo per il decollo e, in corsa, vedo uno dei 77W di stato del governo del Giappone in manutenzione. Chissa' cosa direbbero gli equivalenti nipponici di Di Maio e del Dibba se sapessero che aerei di stato ha il governo da 'ste parti.


Terminal ANA. Altra compagnia che vedro' soltanto nei Trip Report. Parlando di TR, caro @BGW non e' che potresti fare un giro sulla F o J di ANA sui 77W e buttar giu' un reportage? Grazie.


E poi siamo su, sopra Tokyo. Sara' la doppia razione di sciambagn, sara' quello che volete, ma mi viene un po' di nostalgia. Correva l'anno 2009, l'Italia era ancora campione del mondo e JAL volava col 747 con l'economy sull'upper deck. Un amico ed io facemmo il nostro primo viaggio intercontinentale, a Tokyo. Dormivamo in un ostellaccio ad Asakusa e vedevamo ogni giorno il troncone dello Sky Tree crescere un pochetto di piu'. Ed eccolo qui, ora, seppur seminascosto dall'ombra di una nuvola.






Poco dopo le nuvole tornano a farla da padrone. Io riprendo in mano il mio libro, non prima di aver sistemato il sedile nella miglior posizione. I comandi della poltrona sul 787 sono un po' strani da capire, ma una volta presa la mano sono abbastanza facili. In soldoni, prima si pigia il tasto per il servizio che si vuole - reclinare il sedile, accendere luci, roba simile - e poi si manipola la rondella centrale per ottenere l'effetto voluto.


Ohibo', e' arrivato un altro sciambagn.


Nella cabina da 8 siamo io e uno dei piloti in pausa. Ovviamente lui si sta guardando il nuovo Top Gun: Maverick, che - devo ammetterlo - non e' per niente male. Io, invece, continuo a leggere mentre fuori c'e' il primo tramonto del viaggio. Vedremo due tramonti e un'alba, oggi.


Considerando che mi son fatto 3 bicchierate di alcol a stomaco vuoto, direi che e' tempo di mangiare. Il catering di Tokyo e' inusuale, per un palato inglese, e cio' mi garba. Quando arriva il mio turno le opzioni piu' "classiche" sono gia' andate, per cui rimedio sul pesce, che a me piace e pure parecchio. A seguire, formaggi.






Mi addormento in un punto imprecisato tra la Kamchatka e l'Alaska. Una specie di pisolino post-pranzo a giudicare dall'orario di Tokyo, non srotolo nemmeno la copertina. Ad un certo punto mi sveglio di soprassalto, travolto dal pensiero di essermi dimenticato qualcosa. Non ho 'chiuso' i finestrini, getto un'occhio fuori e rimango totalmente a bocca aperta.

C'e' un fiume verde che scorre in cielo, un'aurora boreale come mai l'avevo vista. Ora, il mio telefono non e' in grado di fare foto del genere; queste viene da una dei piloti, dal cockpit, ma la vista era esattamente cosi'. La scena e' epica: sono da solo in cabina, le 4 finestre sul mio lato sono aperte e l'intera cabina e' permeata da una luce verde eterea mentre fuori le luci ballano, si separano, si uniscono, cambiano tonalita' e forma senza fare un rumore. Siamo sopra lo Yukon, sotto di noi non c'e' nulla e nessuno.






Era da un bel po' che non mi capitava di essere cosi' eccitato per un volo. Uno dei motivi principali per volare, per me, e' quello di poter vedere cio' che c'e' sotto. Poter sorvolare lande che mai, in tutta onesta', potro' mai visitare: la Siberia, il Nord del Canada, il Sahara, le steppe mongole, la foresta amazzonica. Adoro passare ore a guardare di sotto, a immaginarmi la' a vedere la scia del mio aereo novemila metri piu' in su'. Non capiro' mai le compagnie aeree che costringono i passeggeri di chiudere gli scuri anche per un volo alle 10 di mattina.

Ad un certo punto devo essermi addormentato, perche' quando riprendo conoscenza noto una delle assistenti di volo in pausa al sedile 1D. C'e' un po' di luce che filtra dal lato destro della cabina e decido di andare in galley, dove sono nuovamente da solo. Fuori vedo questo.


La Groenlandia!! Non chiedetemi come mai, ma ho sempre desiderato di andarci, o quantomeno vederla, e mai - mai - in tutti i miei voli transatlantici son riuscito nell'impresa. O era buio, o era nuvolo, o eravamo troppo a sud, o fatevobis. Non oggi. Stiamo volando sopra la Groenlandia orientale e il secondo tramonto del viaggio e' in corso.


Mi siedo sullo strapuntino del jumpseat (su cui, all'andata, sarei dovuto stare) e sto li' per un bel po' mentre, sotto di noi, scorrono le montagne e i ghiacciai della Groenlandia. Chissa' quanto saranno alte quelle pareti, chissa' se qualcuno c'e' mai stato. Non ho un metro di giudizio per misurare le distanze, potrebbero essere alte venti o duemila metri.


Alla fine, si vede un po' di blu. Un fiordo il cui pack e' stato rotto dalle correnti.










E poi si torna al grigio antracite del nord Atlantico e io ritorno al mio sedile.

E' ora del secondo servizio. Potrebbe essere una colazione, ma e' notte fonda a Tokyo; a Londra, pero', e' gia' sera. Allora bando alle regole, mangiamo la cosa piu' strana sul menu'... tofu steak. Daje. Non devono essere in molti a volerla e, infatti, il sospiro di sollievo di Marta e' palpabile. Sono il primo a chiederla.




Verdetto? Sorprendentemente buona.

Sgomberato tutto, fatto l'ultimo giretto al bagno, mancano 40 minuti all'arrivo. Il segnale di allacciare le cinture si accende presto, perche' iniziamo a ballare con una bella intensita'. Entriamo in una specie di cappuccino torbido, sotto al quale dovrebbe esserci - cosi' dicono - il sud-Est dell'Inghilterra. E, infatti, sbuchiamo praticamente sulla verticale dell'inceneritore di Slough, praticamente a Heathrow, e siamo a terra dopo poco.

Sono passate 15 ore nette di viaggio tra aurore boreali, lande desolate e ghiacci eterni ed eccoci qui a LHR, pazientemente in attesa che un A350 si sposti dal nostro gate.


Grazie a tutti per leggere e buon 2023.
 

maxdan2008

Utente Registrato
26 Luglio 2015
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Bologna
IV. RTW

Veniamo al ritorno di questo breve TR. E' domenica, domani si muore cantava Lindo Ferretti col suo caratteristico ottimismo; e se domani si sciopa, allora che almeno si completi questo viaggio. Il ritorno e' previsto la mattina e alle 10 e qualcosa siamo radunati di sotto. Devo ammettere di essere abbastanza eccitato all'idea di questo volo: visto che i venti viaggiano da ovest verso est, alle nostre latitudini, voleremo in direzione opposta rispetto a quanto fatto all'andata, costeggiando le isole Kurili, poi la Kamchatka, Alaska, Yukon, le isole artiche canadesi, la Groenlandia e poi giu' fino a Londra. Compiremo cosi' un vero e proprio giro intorno al mondo, un round-the-world reso necessario dalle realta' geopolitiche dell'anno domini 2022.


Il ritorno in un volo cling-on e', di solito, un po' teso. Il pick-up dell'equipaggio e' organizzato in modo dal massimizzare il tempo di riposo, cosi' che si arriva in aeroporto all'incirca un'ora e venti prima del volo; considerando che di solito il check-in chiude a -1h e' un po' al pelo per uno, come me, che preferisce ampi margini in tutto. Ma stavolta sto volando su uno degli 'ABC' di 8200, biglietti che consentono il check-in online e, dato che il volo e' pieno solo all'85%, sono stato confermato prima della partenza. Al solito mi sono imbattuto in un bug nel sistema, che affligge solo gli staffer e per cui non verra' mai rettificato, in cui il sistema mostra la cabina di Club al momento della scelta di un posto ma poi rifila un sedile in Y. Oh beh, ci penseremo poi. Al momento ho il mio 19F e tanto vale.

La lobby dell'hotel e' un tripudio di candelabri, poltrone figonze e sedie rivestite in pelle davanti ai banchi del check-in; noi ci raduniamo vicino alla porta e in men che non si dica siamo tutti li'. I compagni di bevute piloti sono un po' perplessi perche' il piano di volo non e' ancora arrivato, girano voci di problemi sulla rotta che dovremmo seguire, i canadesi non hanno ancora dato le autorizzazioni per il volo di oggi o roba simile. Il capitano in carica del volo (ne abbiamo due oggi, piu' un SFO e un FO) mi prende da parte e mi spiega che, nel caso in cui si dovesse volare per la via da cui siamo venuti, sarebbe costretto a togliere cargo e all'incirca 70 passeggeri tra cui figurerei io. Se devo essere sincero non mi spiace molto, alla fin fine ho bisogno di un hotel e una connessione ad internet per lavorare, ma gia' che siamo tra amici gli chiedo come mai non facciamo come ANA e JAL che se la passano sopra il Polo e morta li'. La risposta e' che BA ha solo ETOPS 180 (o giu' di li, non ricordo con esattezza) mentre ANA e JAL, volando sul Pacifico, hanno ETOPS piu' lunghi visto che montano un sistema di soppressione degli incendi in stiva in grado di funzionare per 300 minuti.

Ad ogni modo, montiamo sul bus (Friendly Limousine Bus) accompagnati da inchini da parte di mezzo mondo e corriamo sull'autostrada per Haneda. A bordo il capitano, IFM e 8200 come IFL fanno i loro briefing alla truppa, io sto zitto e scopro cose utili come il fatto che il piano di volo e' arrivato e voleremo con tutti i cristiani e le loro mercanzie previste, piu' meal ratios, breaks, numero di infanti a bordo e passeggeri a mobilita' ridotta. Ah, e chi non fa il riciclaggio dei vuoti verra' flagellato all'arrivo, che si prevede - ma pensa un po'! - molto umido e ventoso.

Ad Haneda siamo accalappiati dallo station manager, e io mi defilo per i controlli di sicurezza. L'emigrazione, grazie ai varchi digitali, richiede un secondo e sono airside nell'esatto momento in cui mio fratello mi manda un messaggello per chiedermi se posso trovargli una bottiglia di Yamazaki. Parto quindi in cerca dell'agognata boccia, che - spoiler alert - fallisco nel trovare.

HND ha un sacco di vetrate ma fare spotting e' oltremodo difficile.


ITA, nuovamente. Tra l'altro anche il crew di ITA era in cerca di whisky e del negozio di orologi e anche loro finiscono a mani vuote. Haneda, dove gli italiani che voglion spendere non riescono a strisciare la carta.


Il nostro gate, come nella miglior tradizione BA, e' quello piu' lontano di tutti. Arrivandoci vedo pero' un 747 di Lufthansa e mi scende una lacrimuccia.




Ma eccolo il nostro ferro, G-ZBKC.


Imbarco per ultimo per consegnare la mia usuale prebenda agli assistenti di volo e, soprattutto, per godere della vista di questo cazzabubbolo [cit. Dancrane] su ruote in forze presso BA Engineering qui a Tokyo. Ce l'avessero a LHR l'avrebbero ribaltato in secondi 10, netti.


Stavolta la cabina di F e' chiusa al pubblico, visto il load piu' basso, ma ancora una volta i capitani fanno un'eccezione e mi consentono di andare dentro. Saranno stati i molteplici giri di Kirin e Hibiki offerti, sara' la mia bellezza e simpatia paraculaggine, sara' il fatto che anche loro volevano mandassi un messaggio al nostro Mod Edoardo per dirgli #maiunupgrade, ma qui mi ritrovo.


Sono praticamente da solo in First e, anche se il servizio e' solo di Club e in pratica sono sempre l'ultimo a ricevere qualcosa, questa sara' una delle mie migliori esperienze di volo. A servire questo lato sono, in alternanza, Marta e Tetsuya, uno dei due ICC che mi avevano aiutato all'andata, e inizio a pensare che mi ritengano un alcolizzato. Doppio sciambagn pre-decollo. NB, sono le 11.30 e, tolto un dolcetto, non ho ancora mangiato. Ma se lo fanno Depardieu e Grace Jones allora posso farlo anch'io.


A LHR si poteva fare al massimo tug-and-three, ossia dolly+ tre vagoni, per motivi di sicurezza. A Haneda fanno 4 bidoni e una cassapanca, senza fiatare.


Macchine per il de-icing in attesa di qualcosa da sghiacciare; sullo sfondo, Tokyo.


Philippines. Me li ricordavo a LHR con gli A340 ex IB prima, e con i 77W poi. Ultimamente non li vedo piu', penso siano spariti.


Muso a muso con un 767 di JAL, che sempre mi manca tantissimo. Avevo considerato l'idea di volare con loro, ma i loads su myidtravel non erano per niente buoni.


Passiamo il terminal di HND mentre un 737 JAL s'impenna nel cielo blu sopra Tokyo.


Dicevamo appunto dell'Urbe. Mi mangio le mani per non aver portato la macchina fotografica.


Partiamo per il decollo e, in corsa, vedo uno dei 77W di stato del governo del Giappone in manutenzione. Chissa' cosa direbbero gli equivalenti nipponici di Di Maio e del Dibba se sapessero che aerei di stato ha il governo da 'ste parti.


Terminal ANA. Altra compagnia che vedro' soltanto nei Trip Report. Parlando di TR, caro @BGW non e' che potresti fare un giro sulla F o J di ANA sui 77W e buttar giu' un reportage? Grazie.


E poi siamo su, sopra Tokyo. Sara' la doppia razione di sciambagn, sara' quello che volete, ma mi viene un po' di nostalgia. Correva l'anno 2009, l'Italia era ancora campione del mondo e JAL volava col 747 con l'economy sull'upper deck. Un amico ed io facemmo il nostro primo viaggio intercontinentale, a Tokyo. Dormivamo in un ostellaccio ad Asakusa e vedevamo ogni giorno il troncone dello Sky Tree crescere un pochetto di piu'. Ed eccolo qui, ora, seppur seminascosto dall'ombra di una nuvola.






Poco dopo le nuvole tornano a farla da padrone. Io riprendo in mano il mio libro, non prima di aver sistemato il sedile nella miglior posizione. I comandi della poltrona sul 787 sono un po' strani da capire, ma una volta presa la mano sono abbastanza facili. In soldoni, prima si pigia il tasto per il servizio che si vuole - reclinare il sedile, accendere luci, roba simile - e poi si manipola la rondella centrale per ottenere l'effetto voluto.


Ohibo', e' arrivato un altro sciambagn.


Nella cabina da 8 siamo io e uno dei piloti in pausa. Ovviamente lui si sta guardando il nuovo Top Gun: Maverick, che - devo ammetterlo - non e' per niente male. Io, invece, continuo a leggere mentre fuori c'e' il primo tramonto del viaggio. Vedremo due tramonti e un'alba, oggi.


Considerando che mi son fatto 3 bicchierate di alcol a stomaco vuoto, direi che e' tempo di mangiare. Il catering di Tokyo e' inusuale, per un palato inglese, e cio' mi garba. Quando arriva il mio turno le opzioni piu' "classiche" sono gia' andate, per cui rimedio sul pesce, che a me piace e pure parecchio. A seguire, formaggi.






Mi addormento in un punto imprecisato tra la Kamchatka e l'Alaska. Una specie di pisolino post-pranzo a giudicare dall'orario di Tokyo, non srotolo nemmeno la copertina. Ad un certo punto mi sveglio di soprassalto, travolto dal pensiero di essermi dimenticato qualcosa. Non ho 'chiuso' i finestrini, getto un'occhio fuori e rimango totalmente a bocca aperta.

C'e' un fiume verde che scorre in cielo, un'aurora boreale come mai l'avevo vista. Ora, il mio telefono non e' in grado di fare foto del genere; queste viene da una dei piloti, dal cockpit, ma la vista era esattamente cosi'. La scena e' epica: sono da solo in cabina, le 4 finestre sul mio lato sono aperte e l'intera cabina e' permeata da una luce verde eterea mentre fuori le luci ballano, si separano, si uniscono, cambiano tonalita' e forma senza fare un rumore. Siamo sopra lo Yukon, sotto di noi non c'e' nulla e nessuno.






Era da un bel po' che non mi capitava di essere cosi' eccitato per un volo. Uno dei motivi principali per volare, per me, e' quello di poter vedere cio' che c'e' sotto. Poter sorvolare lande che mai, in tutta onesta', potro' mai visitare: la Siberia, il Nord del Canada, il Sahara, le steppe mongole, la foresta amazzonica. Adoro passare ore a guardare di sotto, a immaginarmi la' a vedere la scia del mio aereo novemila metri piu' in su'. Non capiro' mai le compagnie aeree che costringono i passeggeri di chiudere gli scuri anche per un volo alle 10 di mattina.

Ad un certo punto devo essermi addormentato, perche' quando riprendo conoscenza noto una delle assistenti di volo in pausa al sedile 1D. C'e' un po' di luce che filtra dal lato destro della cabina e decido di andare in galley, dove sono nuovamente da solo. Fuori vedo questo.


La Groenlandia!! Non chiedetemi come mai, ma ho sempre desiderato di andarci, o quantomeno vederla, e mai - mai - in tutti i miei voli transatlantici son riuscito nell'impresa. O era buio, o era nuvolo, o eravamo troppo a sud, o fatevobis. Non oggi. Stiamo volando sopra la Groenlandia orientale e il secondo tramonto del viaggio e' in corso.


Mi siedo sullo strapuntino del jumpseat (su cui, all'andata, sarei dovuto stare) e sto li' per un bel po' mentre, sotto di noi, scorrono le montagne e i ghiacciai della Groenlandia. Chissa' quanto saranno alte quelle pareti, chissa' se qualcuno c'e' mai stato. Non ho un metro di giudizio per misurare le distanze, potrebbero essere alte venti o duemila metri.


Alla fine, si vede un po' di blu. Un fiordo il cui pack e' stato rotto dalle correnti.










E poi si torna al grigio antracite del nord Atlantico e io ritorno al mio sedile.

E' ora del secondo servizio. Potrebbe essere una colazione, ma e' notte fonda a Tokyo; a Londra, pero', e' gia' sera. Allora bando alle regole, mangiamo la cosa piu' strana sul menu'... tofu steak. Daje. Non devono essere in molti a volerla e, infatti, il sospiro di sollievo di Marta e' palpabile. Sono il primo a chiederla.




Verdetto? Sorprendentemente buona.

Sgomberato tutto, fatto l'ultimo giretto al bagno, mancano 40 minuti all'arrivo. Il segnale di allacciare le cinture si accende presto, perche' iniziamo a ballare con una bella intensita'. Entriamo in una specie di cappuccino torbido, sotto al quale dovrebbe esserci - cosi' dicono - il sud-Est dell'Inghilterra. E, infatti, sbuchiamo praticamente sulla verticale dell'inceneritore di Slough, praticamente a Heathrow, e siamo a terra dopo poco.

Sono passate 15 ore nette di viaggio tra aurore boreali, lande desolate e ghiacci eterni ed eccoci qui a LHR, pazientemente in attesa che un A350 si sposti dal nostro gate.


Grazie a tutti per leggere e buon 2023.
Bellissimo TR ! E' sempre un piacere leggerti !

Condivido con te la passione di guardare sotto durante il volo e la Groenlandia è uno dei posti che vorrei vedere.

PS: Fantastica l'aurora boreale !
 
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Challenger

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29 Novembre 2006
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Fantastico, bellissime le foto in volo, grazie per questo TR!
Tra l'altro io col Giappone ho dei conti in sospeso perche' dovevo andarci a marzo 2020, poi e' saltato tutto, sono ormai quasi 3 anni che non vedo l'ora di tornarci! :cry:
 

Dancrane

Amministratore AC
Staff Forum
10 Febbraio 2008
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Milano
Tutto molto bello come sempre, ma una domanda sorge spontanea: cazzabubbolo te l'ho detto riferito a cosa? Credo sia recente, tipo lo scorso week end novembrino al pub (da rifare presto)...