Capitolo IV - Stakna
C'eravamo lasciati a Hemis. Il monastero offre una specie di guesthouse, che pero' risulta chiusa - la stagione non e' ancora iniziata. Chiedo in paese, e al ristorantino mi dicono che ci sono due homestay, ma facendo un veloce giro di telefonate viene fuori che il proprietario del primo e' via, e al secondo non risponde nessuno. La casa, che vado a vedere, e' infatti chiusa. Il proprietario del ristorante mi dice che, se voglio, posso stendere il sacco a pelo li' ma gli dico di non preoccuparsi, trovero' qualcosa a valle.
Ridiscendo a Karu, mi guardo bene dal rientrare nella base dell'esercito, e ad essere sincero nessuna delle opzioni in loco mi garba piu' di tanto. La zona mi ricorda molto Carisio, gran traffico di auto e camion e sabbia invece che le risaie. Le mie note dicono che a Thiksey, poco piu' in su', ci dovrebbe essere la foresteria del monastero; di conseguenza decido di prendere al volo un furgone di passaggio e nel tardo pomeriggio sono per l'appunto qui:
La foresteria non solo esiste, ma ha anche un ristorante tipo Santuario di Oropa che fa dell'ottimo cibo. La giornata se n'e' andata con una ventina di km abbondante, non rimane altro da fare che fare un breve giretto per le strade del paese (una) e poi srotolare il sacco a pelo e dormirsela.
Il giorno dopo mi sveglio e, visto che il sole, ieri, quando c'era pestava duro decido di tirar fuori occhiali da sole, cappello e crema fattore 50. L'idea e' di camminare sul lato opposto dell'Indo fino a Stakna. L'idea e', se possibile, anche di allungare fino a Matho ma l'unica strada che riesco a trovare su Google maps fa un giro lunghissimo e non ho molta voglia di fare una traversata nel deserto.
Parto da Thiksey col sereno...
E un'ora dopo arrivo a Stakna con un clima leggermente diverso. Mi sento molto Adso all'arrivo all'Edificio, per chi si ricorda di Umberto Eco. Inizia pure un pochetto di tormenta.
Stakna si erige su un cucuzzolo roccioso nella pianura alluvionale dell'Indo. Intorno sembra tutto deserto e, tolta una squadra di operai nepalesi e ladakhi che mi salutano cortesemente, non vedo nessuno intorno.
La differenza tra Stakna e Hemis e' fortissima; li c'era turismo, gente, movimento. Qui c'e' una porta aperta e bandiere che sbattacchiano nel vento. Trovo una porta aperta, entro e mi trovo in un piccolo cortile con fregi in legno pitturati di fresco, e un sacco di porte chiuse. Una scala di legno guida al secondo piano, e vi monto su sentendomi come un personaggio in Oblivion, il videogame su cui ho passato un terzo dei miei anni di universita'. Alla fine, probabilmente svegliato dal mio rumore, appare un monaco che mi riceve, chiede come sto, e senza far troppe cerimonie apre le porte del Dukhang e dei due tempietti laterali. Quando chiedo se posso far foto, il monaco fa un gesto come a dire "ovvio".
Stakna appartiene a una scuola bhutanese, e - come mi spiega il monaco - a fianco del Buddha, alcune di queste statue raffigurano lama di quel paese.
Questa cappella laterale e' invece dedicata a Tara, una delle poche bodhisattva di sesso femminile.
Il Dukhang e' minuscolo, in confronto a Hemis, ed e' completamente vuoto. Sono libero di gironzolare praticamente in liberta'. Si sente solo lo tavole di legno del pavimento, e il soffio del vento contro le poche finestre del monastero. Non so trasmettere la sensazione di essere li', solo assieme al monaco, con lui che ogni tanto mi indicava qualcosa e io a seguire le sue spiegazioni. Le mie note sul taccuino, per quanto scarne, lo hanno impresso moltissimo e le ha lette con attenzione, una volta viste. Ad un certo punto chiede se puo' farne delle foto e io gli lascio l'affare, e rimango da solo nel Dukhang. Impensabile il livello di fiducia.
Questa scultura e' fatta di burro, ovviamente plasmato a mano. Incredibile la dicotomia tra modi di intendere la fede millenari e le tue bottiglie di succo di frutta - o gli snacks della Mondelez - messi sull'altare come offerta.
Mi perdo per un po' nei miei pensieri, li' in piedi come un asino, e poi - dopo un minuto? dieci? un'ora? - sento delle voci. C'e' una famiglia di ladakhi: bambini, mamma, papa', nonna. Entrano non come turisti, ma come pellegrini. Si prostrano sul pavimento del Dukhang, e io decido di lasciarli da soli a pregare.
Sul muro del Dukhang sono dipinti, come per tradizione, quattro entita' e l'allegoria dell'universo chiamata 'la ruota della vita'. Il monaco riappare col mio taccuino, che ha fotografato a beneficio dei suoi colleghi, e mi spiega un po' chi e' chi. I quattro, di cui vi ripropongo solo due esemplari, sono i guardiani dei punti cardinali.
Ja-Mi-Zan, guardiano dell'ovest:
Lui dovrebbe essere P'ag-Kye-Po, guardiano del sud. Teoricamente verde stando alle mie note, ma non stiamo a sindacare.
E questa e' la ruota della vita. Yamantaka, emanazione del bodhisattva della conoscenza, la tiene tra le mani. La ruota in se' e' divisa in sei parti, che corrispondono grossomodo ai luoghi in cui potreste finire in caso di reincarnazione: dall'alto in senso orario abbiamo gli dei, poi i semi-dei che bramano potere e sono sempre in guerra; a seguire il regno animale, l'inferno, il reame dei 'fantasmi affamati' (traduzione letterale di "abode of hungry ghosts", ipse dixit il monaco) e, infine, noialtri. Noterete quelli spilungoni presenti in tutte le scene: sono i bodhisattva, in altre parole persone che hanno raggiunto il livello di distacco necessario per entrare nel Nirvana ma che, invece, decidono di rimanere tra noi comuni mortali per aiutarci.
Il cerchione della ruota contiene, non so se si vede bene, tre animali: un gallo, un serpente e un maiale, rappresentazioni di rabbia, desiderio e ignoranza, i tre peccati fondamentali. Penso che "ignorante come un maiale" possa essere un nuovo insulto che usero' in futuro.
Chiacchero ancora un po' col monaco, e poi decido di commiatarmi. Non avrei mai pensato di parlare di religione, reincarnazione, geopolitica e meteo con un lama buddista in un monastero sulle sponde dell'Indo, nell'Himalaya, ma ora posso dire di averlo fatto, ed e' stata un'emozione epica. Esco sotto una leggera nevicata, e ho una decisione da prendere.
Tornare a Thiksey, oppure....
...provare ad andare a Matho.
Continua.