- 26 Aprile 2012
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Disclaimer
Questo è un TR di quelli lunghi. A differenza degli ultimi postati in questo forum non ci sono lounges fighe, aeroporti di livello, lie-flat di grido, vini millesimati o piatti ricercati. Inoltre, va detto che la parte aviatoria è di gran lunga meno sviluppata di quella OT. Inoltre sarà, in tutto o in parte, un TR a quattro mani. Quindi roba da Odissea, o da Fratelli Karamazov, solo meglio.
Se siete riusciti ad arrivare fin qui, quello che posso promettervi è che sarà un reportage ricco di storia, caproni e puzza dei suddetti, storia, calcio di un certo livello e palate di ignoranza.
Ah, ultima avvertenza: è probabile la presenza di Dancrane.
Antefatto
Bene, sgomberato il campo dagli equivoci, iniziamo. Vi sarà giunta la voce, almeno visti i miei recenti TR, che m’ha preso lo sghiribizzo degli –Stan; il motivo è troppo lungo e noioso da spiegare, e dopotutto non siamo su www.forumpsichiatria.it; fattostà che, dopo Kazakhstan, Kyrgyzstan e Tajkistan il passo successivo, ça va sans dire, deve giocoforza essere l’Uzbekistan, la terra al di là dell’Oxus di alessandrina memoria (di cui il nome classico della zona, quella Transoxiana che è anche il nome del TR; quanto a voi che avete letto qualcosa di sconcio in quell’incipit trans-, vergognatevi).
Butto giù un itinerario di massima e, poi, come al solito, mi metto a cercare possibili compagni di viaggio. Ora, non so se sia io, o siano i posti, o forse una miscela dei due, ma il feedback è quantomeno negativo. ”Ho da fare”. “La mia religione me lo impedisce”. “Sono un possibile donatore di midollo, potrebbero chiamarmi in quei giorni lì”. “Ho già comprato su Amazon sei barili di Fink Brau per Pasquetta”, insomma tutti se la squagliano. Mi preparo ad un altro viaggio da solo, senonché, da WhatsApp, arriva il messaggio che non t’aspetti.
Dancrane.
”Uzbekistan? Ci sto”.
LHR-TAS. Il secondo volo peggiore della mia vita, o così pensavo.
30 marzo, venerdì santo. Il tempo è quello delle grandi occasioni (NdR: le foto fatte col telefono saranno di dimensioni ridotte causa schifìo del sensore. Spero capirete). Ancora una volta si va al T4, che è una bolgia dantesca. Si vola Uzbekistan Airways, un volo che mi aspettavo praticamente vuoto… e invece.
La tremenda realizzazione è che è il primo vero giorno delle vacanze pasquali, e che Uzbekistan ha una specie di hub per le connessioni per India – Amritsar, Delhi – e Pakistan – Lahore e via dicendo – insomma, senza scadere in bestialità, un terzo di Hounslow e Harrow è sul mio volo. Un altro terzo è qui per salutare i partenti.
Uzbekistan non consente il check-in online su nessun volo, ma riesco comunque ad arraffare un posto corridoio. Il volo, purtroppo, è pieno. Airside è ancor più un casino, anche e soprattutto per il 380 Korean in ritardo di due ore. Anche il nostro volo ha un'ora di ritardo “causa arrivo tardivo dell’aereo”. Peccato che il volo sia atterrato spaccando il minuto. Uzbekistan, lo scoprirò poi, non è Air Astana. Proprio per niente.
Comunque sia, al T4 hanno inventato un observation deck…
…peccato sia messo in posizione infamissima.
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Infine, un’ora dopo l'orario presunto di partenza, chiamano l’imbarco. Salgo a bordo del 767 ed ecco la sorpresona: niente IFE. Per sette ore di volo, sarà divertente.
Malgrado l’assenza dell’intrattenimento, c’è lo scatolone in mezzo ai piedi. Unito al pitch da pigmeo (credo che sia persino più stretto del 319 BA, ‘sto affare porta quasi 270 passeggeri!), la panca in legno e gli allestimenti da commissariato STASI, sono contento di sapere che il marchese De Sade s’è dato al design di cabine d’aereo.
L’atmosfera, però, è internazionale, sofisticata e rilassata. Le AAVV, eleganti nelle loro uniformi blu elettrico e grigio-bianco, sono tutte ex secondine del penitenziario femminile di Termez e trasudano gentilezza e voglia di fare. I concittadini diretti in India sono esaltati alla prospettiva del viaggio, come testimoniato dai cori di call bells per chiedere acqua, succhi di frutta, alcol e dai pianti dei loro bambini. Intorno a me stanno otto uzbeki, tutti addetti alle dogane di ritorno da una conferenza a Londra. Una volta sciolto il ghiaccio scoprirò che almeno tre di loro, putacaso quelli seduti di fianco e davanti a me, sono anche olimpionici di flatulenza e spüsa de cavron [cit.]. Rassicurato da questo ambiente soave e raffinato, mi sistemo per un volo di tutto relax.
Una volta in aria ecco il pluristellato servizio Uzbekistan. Prima un passaggio di bevande con incluse vodka, vino dall’aria quantomeno questionabile e analcolici, ma zero birra. I Punjabi la prendono malissimo. Sistemati i liquidi, ecco il rancio, consegnato in una pratica ed elegante scatola richiudibile di plastica. Euro Salmon per me:
Tutto sommato direi che si mangia meglio al carcere minorile di Feltham, dalle cui cucine forse proviene tutto questo ben di Dio; fattostà che, in un modo o nell’altro, qualcosa si mangia. Liberati i vuoti le luci vengono impostate sul settaggio “camera del waterboarding”; sarà la stanchezza, sarà il fatto di respirare una miscela di azoto e metano, tant’è che mi addormento e mi sveglio solo per la consegna della colazione.
Il pasto più importante della giornata è costituito da un caffè fangoso e una di quelle girelle “Delice de France” popolare in tutti quei mini-market che, assieme alle ricevitorie Paddy Power e al chiosco per i taxi costituiscono il gradino più basso della catena alimentare della High Street inglese. Tracanno il caffè, me ne pento e lascio la girella al vicino, che la guardava con occhi cupidi. Segue atterraggio e attracchiamo a ciò che gli ammerigani chiamano “finger” ma che dovrebbe chiamarsi “jetway”. Ecco qui il nostro ferro.
Complici i miei nuovi amici lo sdoganamento è rapido ed indolore e, una volta fuori, mi attende un bel sole, un’arietta fresca ma, soprattutto, una colonna portante – i maligni direbbero cariatide, ma io non sono uno di loro – di questo forum.
Dancrane.
Continua!
Questo è un TR di quelli lunghi. A differenza degli ultimi postati in questo forum non ci sono lounges fighe, aeroporti di livello, lie-flat di grido, vini millesimati o piatti ricercati. Inoltre, va detto che la parte aviatoria è di gran lunga meno sviluppata di quella OT. Inoltre sarà, in tutto o in parte, un TR a quattro mani. Quindi roba da Odissea, o da Fratelli Karamazov, solo meglio.
Se siete riusciti ad arrivare fin qui, quello che posso promettervi è che sarà un reportage ricco di storia, caproni e puzza dei suddetti, storia, calcio di un certo livello e palate di ignoranza.
Ah, ultima avvertenza: è probabile la presenza di Dancrane.
Antefatto
Bene, sgomberato il campo dagli equivoci, iniziamo. Vi sarà giunta la voce, almeno visti i miei recenti TR, che m’ha preso lo sghiribizzo degli –Stan; il motivo è troppo lungo e noioso da spiegare, e dopotutto non siamo su www.forumpsichiatria.it; fattostà che, dopo Kazakhstan, Kyrgyzstan e Tajkistan il passo successivo, ça va sans dire, deve giocoforza essere l’Uzbekistan, la terra al di là dell’Oxus di alessandrina memoria (di cui il nome classico della zona, quella Transoxiana che è anche il nome del TR; quanto a voi che avete letto qualcosa di sconcio in quell’incipit trans-, vergognatevi).
Butto giù un itinerario di massima e, poi, come al solito, mi metto a cercare possibili compagni di viaggio. Ora, non so se sia io, o siano i posti, o forse una miscela dei due, ma il feedback è quantomeno negativo. ”Ho da fare”. “La mia religione me lo impedisce”. “Sono un possibile donatore di midollo, potrebbero chiamarmi in quei giorni lì”. “Ho già comprato su Amazon sei barili di Fink Brau per Pasquetta”, insomma tutti se la squagliano. Mi preparo ad un altro viaggio da solo, senonché, da WhatsApp, arriva il messaggio che non t’aspetti.
Dancrane.
”Uzbekistan? Ci sto”.
LHR-TAS. Il secondo volo peggiore della mia vita, o così pensavo.
30 marzo, venerdì santo. Il tempo è quello delle grandi occasioni (NdR: le foto fatte col telefono saranno di dimensioni ridotte causa schifìo del sensore. Spero capirete). Ancora una volta si va al T4, che è una bolgia dantesca. Si vola Uzbekistan Airways, un volo che mi aspettavo praticamente vuoto… e invece.
La tremenda realizzazione è che è il primo vero giorno delle vacanze pasquali, e che Uzbekistan ha una specie di hub per le connessioni per India – Amritsar, Delhi – e Pakistan – Lahore e via dicendo – insomma, senza scadere in bestialità, un terzo di Hounslow e Harrow è sul mio volo. Un altro terzo è qui per salutare i partenti.
Uzbekistan non consente il check-in online su nessun volo, ma riesco comunque ad arraffare un posto corridoio. Il volo, purtroppo, è pieno. Airside è ancor più un casino, anche e soprattutto per il 380 Korean in ritardo di due ore. Anche il nostro volo ha un'ora di ritardo “causa arrivo tardivo dell’aereo”. Peccato che il volo sia atterrato spaccando il minuto. Uzbekistan, lo scoprirò poi, non è Air Astana. Proprio per niente.
Comunque sia, al T4 hanno inventato un observation deck…
…peccato sia messo in posizione infamissima.
Infine, un’ora dopo l'orario presunto di partenza, chiamano l’imbarco. Salgo a bordo del 767 ed ecco la sorpresona: niente IFE. Per sette ore di volo, sarà divertente.
Malgrado l’assenza dell’intrattenimento, c’è lo scatolone in mezzo ai piedi. Unito al pitch da pigmeo (credo che sia persino più stretto del 319 BA, ‘sto affare porta quasi 270 passeggeri!), la panca in legno e gli allestimenti da commissariato STASI, sono contento di sapere che il marchese De Sade s’è dato al design di cabine d’aereo.
L’atmosfera, però, è internazionale, sofisticata e rilassata. Le AAVV, eleganti nelle loro uniformi blu elettrico e grigio-bianco, sono tutte ex secondine del penitenziario femminile di Termez e trasudano gentilezza e voglia di fare. I concittadini diretti in India sono esaltati alla prospettiva del viaggio, come testimoniato dai cori di call bells per chiedere acqua, succhi di frutta, alcol e dai pianti dei loro bambini. Intorno a me stanno otto uzbeki, tutti addetti alle dogane di ritorno da una conferenza a Londra. Una volta sciolto il ghiaccio scoprirò che almeno tre di loro, putacaso quelli seduti di fianco e davanti a me, sono anche olimpionici di flatulenza e spüsa de cavron [cit.]. Rassicurato da questo ambiente soave e raffinato, mi sistemo per un volo di tutto relax.
Una volta in aria ecco il pluristellato servizio Uzbekistan. Prima un passaggio di bevande con incluse vodka, vino dall’aria quantomeno questionabile e analcolici, ma zero birra. I Punjabi la prendono malissimo. Sistemati i liquidi, ecco il rancio, consegnato in una pratica ed elegante scatola richiudibile di plastica. Euro Salmon per me:
Tutto sommato direi che si mangia meglio al carcere minorile di Feltham, dalle cui cucine forse proviene tutto questo ben di Dio; fattostà che, in un modo o nell’altro, qualcosa si mangia. Liberati i vuoti le luci vengono impostate sul settaggio “camera del waterboarding”; sarà la stanchezza, sarà il fatto di respirare una miscela di azoto e metano, tant’è che mi addormento e mi sveglio solo per la consegna della colazione.
Il pasto più importante della giornata è costituito da un caffè fangoso e una di quelle girelle “Delice de France” popolare in tutti quei mini-market che, assieme alle ricevitorie Paddy Power e al chiosco per i taxi costituiscono il gradino più basso della catena alimentare della High Street inglese. Tracanno il caffè, me ne pento e lascio la girella al vicino, che la guardava con occhi cupidi. Segue atterraggio e attracchiamo a ciò che gli ammerigani chiamano “finger” ma che dovrebbe chiamarsi “jetway”. Ecco qui il nostro ferro.
Complici i miei nuovi amici lo sdoganamento è rapido ed indolore e, una volta fuori, mi attende un bel sole, un’arietta fresca ma, soprattutto, una colonna portante – i maligni direbbero cariatide, ma io non sono uno di loro – di questo forum.
Dancrane.
Continua!