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Alitalia, Del Torchio pronto a scendere
I soci (compresi quelli italiani) spingono per un piano più conservativo: meno aerei, dipendenti e voli.
ColaninnoAerei da lasciare a terra. Ancora minore personale. Cancellazione delle rotte in perdita. Gabriele Del Torchio deve riporre nel cassetto i suoi sogni di aprire nuove rotte internazionali. Anche i soci italiani, i capitani coraggiosi che hanno plaudito al piano presentato a luglio, pretendono nuovi tagli all’attività per pareggiare i conti di Alitalia.
Così l’Ad è sempre più isolato alla Magliana. Forse hai giorni contati, stretto com’è tra l’azionista forte (Air France) che lo ha di fatto sfiduciato, e quello occulto (lo Stato italiano), che ha scelto Massimo Sarmi come suo ambasciatore per trattare con i transalpini.
LACRIME E SANGUE. Alla Magliana i legali del gruppo starebbe lavorando alle modifiche dello statuto, per rendere più collegiale la governance. Contemporaneamente alcuni dirigenti sono impegnati con gli advisor di Boston Consulting in un’operazione ancora più improba: valutare tutte le opzioni per scrivere un piano industriale, che cancelli tutti le voci in perdita. Del Torchio prova a resistere, fatto sta che a meno di stravolgimenti non ci sono più le condizioni per realizzare i suoi progetti. Lo scorso luglio aveva ipotizzato l’apertura di nuove rotte verso gli emergenti, l’acquisto di aeromobili per il lungo raggio da finanziare con la dismissione di quelli per le tratte più brevi, il disimpegno sulla Roma-Milano visto il successo dell’alta velocità, una politica di marketing aggressivo, che ha portato la compagnia a lanciare nelle ultime settimane i pacchetti famiglia.
alitaliaADDIO RILANCIO INTERNAZIONALE. Per la gioia dei soci francesi e delle banche creditrici, il futuro piano si muove in un’ottica diversa e ha veramente poco di innovativo. Vanno trovate in casa le risorse per pareggiare i conti e tamponare gli oltre 300 milioni di euro di perdite operative annue. Il tutto, indipendentemente dall’esito della ricapitalizzazione da 500 milioni. Inutile dire che una riduzione strutturale delle passività si traduce in un restringimento del perimetro del vettore.
Il grosso delle esposizioni di Alitalia (si ipotizza intorno ai 600 milioni) sarebbe legato al leasing degli aeromobili. Di questi soltanto 50 milioni sarebbero legati ai 14 Airbus di proprietà di Carlo Toto. A differenza di quanto suggeriva Del Torchio – vendita dei mezzi di medio raggio o regionali per acquistare velivoli per le rotte internazionali – ora si lavora a una riduzione secca. Dovrebbero restare a terra una ventina tra A320 e Embrear.
IN 3MILA A RISCHIO. Questo taglio è legato a un altro non meno strategico. I manager stanno valutando quali rotte sono in perdita e quali sono quelle strategiche. Di conseguenza, e nella peggiore delle ipotesi, il vettore potrebbe cancellare sia parte dei voli tra Roma e Milano sia quelli imposti per rispettare i cosiddetti goodfather rights (secondo le regole internazionali bisogna garantire almeno l’80 per cento dei collegamenti pena il decadimento degli slot). E in questa casistica potrebbero rientrare tanto il Fiumicino Genova quanto il Malpensa Boston.
Ancora più delicato il capitolo occupazionale, dove il costo del lavoro non è certamente la spesa principale. Alitalia ha ottenuto lo scorso giugno l’attivazione di contratti di solidarietà per oltre 2.200 dipendenti di terra. Il socio francese Air France chiede un’alternativa più secca: il licenziamento di 4mila persone. Tra i sindacati c’è il timore che il nuovo piano chieda l’uscita di un migliaio di persone e la mancata conferma di 2mila contrattisti.
LA SOLITUDINE DELL’AD. In quest’ottica nessuno esclude che Del Torchio passi la mano alla prossima assemblea del 14 novembre. Quella dove si capiranno quanti soci hanno aderito all’aumento di capitale, il peso di Poste e se Air France prenderà il controllo del vettore. Perché non rilanciare e scendere dal 25 all’11% cento vorrebbe dire che Alexandre de Juniac preferisce veder fallire la compagnia per poi raccoglierne le spoglie.
Che cosa ci sta a fare allora un manager campione nel rilanciare marchi di alta gamma (Bulgari e Ducati) e nel coinvolgere i fondi nei suoi turn around? Anche perché in queste ore alla Magliana serve più un ragioniere che un capitano d’industria.
L'articolo contiene un mix di dati estemamente attendibili e grossolani strafalcioni.
Ad es. il dato sui leasing (600 mln) non si riferisce all'esposizione vs il lessor bensì ai canoni annui
Ma l'elemento di novità più interessante mi pare l'assemblea dei soci che sarebbe fissata per il 14 novembre,vale a dire il giorno prima della scadenza dell'aumento di capitale.
Tale convocazione lascia presupporre uno spariglio rispetto a quanto ci hanno sino ad oggi lasciato intendere.
Del resto, non credo che Letta e De Juniac l'altro giorno si siano messi a parlare della configuarazione dei sedili sul fco lax