- 26 Aprile 2012
- 10,269
- 8,027
Prologo.
È venerdi e, puntuale come le tasse, la sveglia suona alle 5:40. La spengo a tentoni tra grugniti vari, mi alzo e mi metto a sedere. Apro gli occhi e mi rendo conto che qualcosa non va. Sono seduto dal lato sbagliato del letto, questo non è il mio letto, questa non è casa mia.
Fuori sento rumori insoliti: un concerto ska di clacson, una voce ad un altoparlante che parla in una lingua che non capisco. È allora che mi ricordo che, si, è venerdì, ma che sono in vacanza, che sono cinque giorni che mi riprometto di staccare la sveglia, e che sono in Vietnam.
Chemminchia ci faccio in Vietnam? Facciamo un salto indietro, che altrimenti non se ne esce più.
Qualche mese fa, come oramai anche i sassi sanno, Dancrane trovava una EF su Expedia HK per, appunto, Hong Kong. Scatta subito l’operazione ritrovo, e decido di aggregarmi. Non sono esattamente un fan di HK, ma per un weekend fuori porta ci stava benissimo, staff travel il venerdì sera e ritorno domenica, arrivando in tempo per l'ufficio lunedì.
Se non fosse che... L'illuminato datore di lavoro della signora 13900 - che chiameremo 8200 per proseguire la tradizione dei CAP - le elargisce una settimana di ferie tra fine novembre e inizio dicembre. Ne aveva chieste due, e a metà mese, ma non stiamo a sindacare. Cambio di piano: cancella lo staff travel, trova un'altra destinazione - Giappone! - prenota i voli e via.
Si ma, e il Vietnam? Beh, é presto detto: l'illuminato datore di lavoro di 8200 le ha dato ferie da venerdì a giovedì, che per chi lavora in ufficio - vedi me - è un po' una presa per il culo. Ecco che il weekend a HK ritorna nelle carte, bisogna solo arrivarci. E, ovviamente, passare via Hanoi - usando un po' di Avios - è la via più breve.
Bene, ma ricominciamo dall'inizio, và.
LHR-HND. Spegnete la luce, per favore.
I casi della vita, è ancora venerdì. Usciamo di buon'ora da casa, diretti ad Acton sulla Piccadilly Line, che da tre settimane soffre "minor delays" ogni mattina e sera causa "lack of trains". Domandarmi dove siano finiti questi treni è diventato il mio sport mattutino (smontati nel cassone di un camion diretti a Valona? Arrubbati dalle altre compagnie della Tube? Rapiti da quelli che rubano i nani da giardino?) ma oggi va meglio. “Signal failure, no services between Hatton Cross and Heathrow 1-2-3 and 5". Ah, gioia.
Arriviamo col bus al T5, e in un amen siamo airside. Il volo oggi è il meglio per uno staffer, pieno davanti e semivuoto dietro. Andiamo al satellite C:
Li ci aspetta G-YMMH, uno dei 77E motorizzato Rolls Royce, ancora con i vecchi interni. Ora che il refresh dei 747 è
finalmente partito, dovrebbe arrivare il loro turno, ma BA sta ancora decidendo se vuole mettere nuovi sedili o semplicemente cambiare IFE e risistemare quelli vecchi, come fatto sui 744.
Gli interni sono quelli che sono e l'IFE è tutto tranne che adeguato, ma almeno l'audio è decente. Decolliamo pressoché in orario, e inizia il rancio. Prima un giro di alcol, e poi il cibo: pollo teriyaki. Buono per essere airplane food.
Qui iniziano i problemi. Metà cabina di economy ha le luci di lettura accese, e non si spengono; l'altra metà le ha spente, e non si accendono. In tutta la cabina non c'è modo di spegnere le luci. Il crew le prova tutte, ma devono alzare bandiera bianca, non ce n'è.
Va detto che sono l'unico a chiedere di spegnere, da bravo rompicoglioni, e uno degli AAVV mi spiega che purtroppo non è riuscito a far funzionare il sistema. Segue offerta di mascherina - o alcol – o entrambi. Dopo poco arriva anche il CSM, o capo equipaggio che dir si voglia, a scusarsi personalmente, con me e con un altro passeggero, spiegando il problema e offrendo di nuovo mascherine. Chiaro, farsi 11 ore di volo sotto i neon non è piacevole, ma ricevere spiegazioni e offerte di aiuto da due distinti AAVV è stato buono.
Menzione speciale anche per lei, una ragazza un po' economa dal punto di vista dei sorrisi ma comunque gentilissima. Il signore che si vede in foto era evidentemente in là con gli anni e, a giudicare dalle mani, malato di Parkinson; lei lo ha aiutato in tutti i modi, riempiendo per lui le diaboliche carte dell'immigrazione giapponese e intervenendo ogni volta che aveva un problema. Chapeau.
Sia come sia, arriva il momento della colazione, che viene servita a pezzi mentre il main si scalda. La full English non ha mai brillato per bellezza e oggi non fa differenza:
Arriviamo a Haneda in orario, dopo un breve sorvolo di una soleggiatissima Tokyo, sorvegliata dal suo vulcano di fiducia, il monte Fuji. Camminiamo attraverso il bellissimo terminal internazionale, e siamo landside in un momento. Ma non è ora di andare in città, i voli non sono ancora finiti.
Haneda – Itami: niente sovraccapacità.
Andiamo al Terminal 2, dedicato ai domestici JAL. Siamo listati sul JL111 per Itami delle 9:30, ma ovviamente è pieno e ci rimbalzano sul JL115 delle 11:30. In altre parole, ci sono due 767 - alle 09:30 e 10:30 – che partono pieni come otri, in aggiunta ai voli di ANA e agli Shinkansen. Di sicuro non c'è sovracapacità sulla rotta e nessuno sembra farsi del male.
Visto il tempo da perdere andiamo a vedere che aria tira sull'observation deck:
E dopo un po' è ora di andare airside. La gentilissima signorina di JAL ci ha già dato le boarding pass per il nostro volo, per cui si tratta solo di fare la security – velocissima - e siamo dentro. Il terminal è abbastanza movimentato:
JL in tutte le forme e dimensioni: dal grande al saltafossi.
Le indicazioni sono precise al metro:
Ed eccoci al gate. Il boarding parte un pelo in ritardo dopo inchini, doppi inchini, saluti e altri salamecchi. La chiamata è per i passeggeri di Business e First, a seguire i friquent flaiers e poi tutti l'artri, ma viene su una specie di carica alla ultimo assalto alle mura di Costantinopoli, cui ci accodiamo.
C'è fashion a bordo.
Ed ecco il potente mezzo. A differenza di ANA, che usa un po' di tutto, JAL sembra prediligere i 763ER sulla Haneda-Itami. Mi aspettavo un aereo vecchio, tenuto insieme con scotch, sputi e bestemmie e invece...
Minicabina di first:
Business:
Barbon:
Interni alla 787 con tanto di mood lightning che fa molto figo:
Wi-fi:
E ottimo legroom:
Insomma, un ottimo inizio. JAL ha un posto speciale nel mio cuore, il mio primo intercontinentale è stato proprio con loro, oramai sei anni fa, e mi fa piacere vedere che la qualità è, se possibile, migliorata.
Facciamo pushback, e noto come il volo sia pieno zeppo, senza un buco libero in Economy. Ciononostante, ci hanno dato - a noi due, staffer di un'altra compagnia - due posti vicini, quasi 4 ore prima della partenza, senza fare storie e pure con mille scuse. Sembra una cosa da poco, ma in realtà è un mezzo miracolo, roba da inginocchiarsi e ringraziare il Padreterno.
Il volo è tranquillo anche se turbolento, il servizio un solo giro di bevande - caffè per me - la gentilezza e cortesia delle AAVV maniacale. In meno di un'ora e venti atterriamo a Itami, che si presenta in tutta la sua gloria giallognola da Linate asiatico, e siamo sul bus per Kyoto.
Il Giappone è una meta conosciuta e tanti TR vi sono stati dedicati, perciò vi risparmio l'OT (non ringraziatemi). Mi limito a postare alcune istantanee di una settimana veramente bella, roba tipo:
Contenitori di salse dalla forma ambigua (e si, la salsa "spruzza" fuori dalla cima)...
Domande filosofiche:
O magari consigli per gli acquisti scritti dall'equivalente giapponese di Razzi?
Tommy Lee Jones è una presenza costante nel marketing della linea di caffè Boss della Suntory, e ha l'aria di divertirsi un mondo:
Introduzioni convincenti.
Lo sparklinism è forte anche nel Sol Levante, vedo.
Avvisi importanti, alla luce dei quali sono convinto che Dreamliner abbia letteralmente salvato la pelle al buon Edoardo (chi è venuto alla cena saprà).
Cosa sono gli "internal disorders"? Che comportano? Boh, ma almeno dan diritto al priority seat.
Non parcheggiare bici sulle tombe. O sulle panchine. O insomma, non mettetele li. Ecco.
Pubblicità che potrebbero non funzionare in Occidente #1: chewing gum.
Pubblicità che potrebbero non funzionare in Occidente #2: merendina.
Bevute di qualità:
Pubblicità che potrebbero non funzionare in Occidente #3:
Arriviamo a Tokyo, dove - dopo aver scoperto che Saddam Hussein non è morto ma fa lo chef a Asakusa - ci imbattiamo nello shop di JAL. Poca roba a disposizione, ma comunque una bella iniziativa.
…Continua!
È venerdi e, puntuale come le tasse, la sveglia suona alle 5:40. La spengo a tentoni tra grugniti vari, mi alzo e mi metto a sedere. Apro gli occhi e mi rendo conto che qualcosa non va. Sono seduto dal lato sbagliato del letto, questo non è il mio letto, questa non è casa mia.
Fuori sento rumori insoliti: un concerto ska di clacson, una voce ad un altoparlante che parla in una lingua che non capisco. È allora che mi ricordo che, si, è venerdì, ma che sono in vacanza, che sono cinque giorni che mi riprometto di staccare la sveglia, e che sono in Vietnam.
Chemminchia ci faccio in Vietnam? Facciamo un salto indietro, che altrimenti non se ne esce più.
Qualche mese fa, come oramai anche i sassi sanno, Dancrane trovava una EF su Expedia HK per, appunto, Hong Kong. Scatta subito l’operazione ritrovo, e decido di aggregarmi. Non sono esattamente un fan di HK, ma per un weekend fuori porta ci stava benissimo, staff travel il venerdì sera e ritorno domenica, arrivando in tempo per l'ufficio lunedì.
Se non fosse che... L'illuminato datore di lavoro della signora 13900 - che chiameremo 8200 per proseguire la tradizione dei CAP - le elargisce una settimana di ferie tra fine novembre e inizio dicembre. Ne aveva chieste due, e a metà mese, ma non stiamo a sindacare. Cambio di piano: cancella lo staff travel, trova un'altra destinazione - Giappone! - prenota i voli e via.
Si ma, e il Vietnam? Beh, é presto detto: l'illuminato datore di lavoro di 8200 le ha dato ferie da venerdì a giovedì, che per chi lavora in ufficio - vedi me - è un po' una presa per il culo. Ecco che il weekend a HK ritorna nelle carte, bisogna solo arrivarci. E, ovviamente, passare via Hanoi - usando un po' di Avios - è la via più breve.
Bene, ma ricominciamo dall'inizio, và.
LHR-HND. Spegnete la luce, per favore.
I casi della vita, è ancora venerdì. Usciamo di buon'ora da casa, diretti ad Acton sulla Piccadilly Line, che da tre settimane soffre "minor delays" ogni mattina e sera causa "lack of trains". Domandarmi dove siano finiti questi treni è diventato il mio sport mattutino (smontati nel cassone di un camion diretti a Valona? Arrubbati dalle altre compagnie della Tube? Rapiti da quelli che rubano i nani da giardino?) ma oggi va meglio. “Signal failure, no services between Hatton Cross and Heathrow 1-2-3 and 5". Ah, gioia.
Arriviamo col bus al T5, e in un amen siamo airside. Il volo oggi è il meglio per uno staffer, pieno davanti e semivuoto dietro. Andiamo al satellite C:
Li ci aspetta G-YMMH, uno dei 77E motorizzato Rolls Royce, ancora con i vecchi interni. Ora che il refresh dei 747 è
finalmente partito, dovrebbe arrivare il loro turno, ma BA sta ancora decidendo se vuole mettere nuovi sedili o semplicemente cambiare IFE e risistemare quelli vecchi, come fatto sui 744.
Gli interni sono quelli che sono e l'IFE è tutto tranne che adeguato, ma almeno l'audio è decente. Decolliamo pressoché in orario, e inizia il rancio. Prima un giro di alcol, e poi il cibo: pollo teriyaki. Buono per essere airplane food.
Qui iniziano i problemi. Metà cabina di economy ha le luci di lettura accese, e non si spengono; l'altra metà le ha spente, e non si accendono. In tutta la cabina non c'è modo di spegnere le luci. Il crew le prova tutte, ma devono alzare bandiera bianca, non ce n'è.
Va detto che sono l'unico a chiedere di spegnere, da bravo rompicoglioni, e uno degli AAVV mi spiega che purtroppo non è riuscito a far funzionare il sistema. Segue offerta di mascherina - o alcol – o entrambi. Dopo poco arriva anche il CSM, o capo equipaggio che dir si voglia, a scusarsi personalmente, con me e con un altro passeggero, spiegando il problema e offrendo di nuovo mascherine. Chiaro, farsi 11 ore di volo sotto i neon non è piacevole, ma ricevere spiegazioni e offerte di aiuto da due distinti AAVV è stato buono.
Menzione speciale anche per lei, una ragazza un po' economa dal punto di vista dei sorrisi ma comunque gentilissima. Il signore che si vede in foto era evidentemente in là con gli anni e, a giudicare dalle mani, malato di Parkinson; lei lo ha aiutato in tutti i modi, riempiendo per lui le diaboliche carte dell'immigrazione giapponese e intervenendo ogni volta che aveva un problema. Chapeau.
Sia come sia, arriva il momento della colazione, che viene servita a pezzi mentre il main si scalda. La full English non ha mai brillato per bellezza e oggi non fa differenza:
Arriviamo a Haneda in orario, dopo un breve sorvolo di una soleggiatissima Tokyo, sorvegliata dal suo vulcano di fiducia, il monte Fuji. Camminiamo attraverso il bellissimo terminal internazionale, e siamo landside in un momento. Ma non è ora di andare in città, i voli non sono ancora finiti.
Haneda – Itami: niente sovraccapacità.
Andiamo al Terminal 2, dedicato ai domestici JAL. Siamo listati sul JL111 per Itami delle 9:30, ma ovviamente è pieno e ci rimbalzano sul JL115 delle 11:30. In altre parole, ci sono due 767 - alle 09:30 e 10:30 – che partono pieni come otri, in aggiunta ai voli di ANA e agli Shinkansen. Di sicuro non c'è sovracapacità sulla rotta e nessuno sembra farsi del male.
Visto il tempo da perdere andiamo a vedere che aria tira sull'observation deck:
E dopo un po' è ora di andare airside. La gentilissima signorina di JAL ci ha già dato le boarding pass per il nostro volo, per cui si tratta solo di fare la security – velocissima - e siamo dentro. Il terminal è abbastanza movimentato:
JL in tutte le forme e dimensioni: dal grande al saltafossi.
Le indicazioni sono precise al metro:
Ed eccoci al gate. Il boarding parte un pelo in ritardo dopo inchini, doppi inchini, saluti e altri salamecchi. La chiamata è per i passeggeri di Business e First, a seguire i friquent flaiers e poi tutti l'artri, ma viene su una specie di carica alla ultimo assalto alle mura di Costantinopoli, cui ci accodiamo.
C'è fashion a bordo.
Ed ecco il potente mezzo. A differenza di ANA, che usa un po' di tutto, JAL sembra prediligere i 763ER sulla Haneda-Itami. Mi aspettavo un aereo vecchio, tenuto insieme con scotch, sputi e bestemmie e invece...
Minicabina di first:
Business:
Barbon:
Interni alla 787 con tanto di mood lightning che fa molto figo:
Wi-fi:
E ottimo legroom:
Insomma, un ottimo inizio. JAL ha un posto speciale nel mio cuore, il mio primo intercontinentale è stato proprio con loro, oramai sei anni fa, e mi fa piacere vedere che la qualità è, se possibile, migliorata.
Facciamo pushback, e noto come il volo sia pieno zeppo, senza un buco libero in Economy. Ciononostante, ci hanno dato - a noi due, staffer di un'altra compagnia - due posti vicini, quasi 4 ore prima della partenza, senza fare storie e pure con mille scuse. Sembra una cosa da poco, ma in realtà è un mezzo miracolo, roba da inginocchiarsi e ringraziare il Padreterno.
Il volo è tranquillo anche se turbolento, il servizio un solo giro di bevande - caffè per me - la gentilezza e cortesia delle AAVV maniacale. In meno di un'ora e venti atterriamo a Itami, che si presenta in tutta la sua gloria giallognola da Linate asiatico, e siamo sul bus per Kyoto.
Il Giappone è una meta conosciuta e tanti TR vi sono stati dedicati, perciò vi risparmio l'OT (non ringraziatemi). Mi limito a postare alcune istantanee di una settimana veramente bella, roba tipo:
Contenitori di salse dalla forma ambigua (e si, la salsa "spruzza" fuori dalla cima)...
Domande filosofiche:
O magari consigli per gli acquisti scritti dall'equivalente giapponese di Razzi?
Tommy Lee Jones è una presenza costante nel marketing della linea di caffè Boss della Suntory, e ha l'aria di divertirsi un mondo:
Introduzioni convincenti.
Lo sparklinism è forte anche nel Sol Levante, vedo.
Avvisi importanti, alla luce dei quali sono convinto che Dreamliner abbia letteralmente salvato la pelle al buon Edoardo (chi è venuto alla cena saprà).
Cosa sono gli "internal disorders"? Che comportano? Boh, ma almeno dan diritto al priority seat.
Non parcheggiare bici sulle tombe. O sulle panchine. O insomma, non mettetele li. Ecco.
Pubblicità che potrebbero non funzionare in Occidente #1: chewing gum.
Pubblicità che potrebbero non funzionare in Occidente #2: merendina.
Bevute di qualità:
Pubblicità che potrebbero non funzionare in Occidente #3:
Arriviamo a Tokyo, dove - dopo aver scoperto che Saddam Hussein non è morto ma fa lo chef a Asakusa - ci imbattiamo nello shop di JAL. Poca roba a disposizione, ma comunque una bella iniziativa.
…Continua!