[TR] Ritrovi, cene, incidenti, avvelenamenti e upgrade: una settimana in Asia


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Cavolo ma la APD si applica anche allo staff travel?
Come dice Silvano, l'APD - e le landing fees di LHR - non guardano in faccia nessuno. Farmi Milano-Bangkok con ID75 mi costa la meta' che fare Londra-Bangkok con ID90. Ma va tuttobbene madama la marchesa, non facciamo scappare i turisti cosi.

Ohibò che cafone che sono, mi deve essere partito un pezzo di messaggio, perché c'era anche tutto il complimentando prima :(

Era un pezzo da Pulitzer sul tuo humor anglobiellese che mi fa scompisciare, e sulle foto che sono comunque più degne di quelle di Jump con la reflex (sì ok, non è un gran complimento questo). Rimedio ora, visto che la seconda parte è altrettanto goduriosa.

Notevole JAL!



Grazie!

DaV
Prego, e grazie per i complimenti! :)

La APD e' impietosa. Colpisce tutti indistintamente. :wall:
Amen to that.

Bello per il momento, ma hai inserito una fesseria: le altre compagnie, sul 787, adottano la 3-3-3 in Y, non di sicuro la 2-3-2...
Rimando poi i vaffan@@lo a DAVE alla fine del TR.
Corretto, bwana.
 

Viking

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Close to de siti eirport
Bel racconto, non c'e' che dire. Memorabile pero' "Planet O" di Lupin III, la migliore colonna sonora degli anni '70 assieme a Gundam (con Peter Rey). Da accapponare la pelle.
 

aless

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Mi piacciono un sacco forma e contenuti di questo TR. Non vedo l'ora di leggere il seguito.

Certo che il Giappone è davvero un altro mondo...
 

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Intermezzo - Hanoi

L'aeroporto di Hanoi è stato costruito con capitali giapponesi e si vede, sembra una piccola e bella copia di Haneda. Ho prenotato un taxi e
percorriamo le vie deserte della città: io, due ragazzi imberbi e un minivan Toyota che ha il doppio degli anni di tutti e due.

Il mattino dopo mi sveglio al suono della propaganda che, inevitabilmente, viene sparata a tutto volume e dal coro di clacson che
cerca di coprirla. Giro in lungo e in largo per la città vecchia di Hanoi, ammirandone l'architettura eclettica, l'entropia di cavi e alberi tropicali e l'assoluto caos di uomini, mezzi e motorini che ingolfa le sue vie. È un assalto ai sensi sotto ogni punto di vista, con odori di cibo, ottani, incenso, altre zaffate più o meno nefande che fanno a pugni per assicurarsi la mia attenzione.















Mi trovo a camminare lungo vie alberate rinchiuse tra alti muri dipinti di giallo, controllati da sentinelle in scarpe di tela, uniforme verde,
elmetto di midollino verde e poncho, più Ak-47. La loro corporatura è esile, troppo esile per quell'arma così grossa, così voluminosa. In effetti, tutti i vietnamiti mi paiono piccoli, i loro visi giovani, imberbi, quasi puerili; ho visto tredicenni boeri grandi più di loro.

Passo davanti al museo di storia militare del Vietnam, davanti a un gruppo di veterani della guerra - CH47, F5, MiG21 - e mi rendo conto
che, per quanto possano sembrare piccoli, indifesi e deboli, alla fine i vietnamiti l'hanno schiaffata in quel posto a praticamente tutti: francesi, americani e cinesi solo nell'ultimo secolo. È facile prenderli sottogamba, ma di sicuro sono più duri di quanto non sembrino.





Cammino lungo Tran Phu e, dall'altro lato della strada, vedo Lenin. Non proprio lui, intendiamoci, ma una versione in metallo dell'uomo, con
tanto di cappotto e mano gesticolante. È la prima volta che mi capita di vederne una statua "in libertà", non rinchiusa in un museo o abbandonata
in un deposito; spinto da uno spirito di pura indagine storica decido di andarlo a vedere da vicino. Decisione nefastissima.


Attraverso la prima corsia, dopo aver controllato con attenzione che non arrivi nessuno; guadagno lo spartitraffico, e getto un occhio nella
direzione opposta: la solita edizione della Wacky Races in salsa vietnamita è ancora lontana. Inizio ad attraversare, e.... Bam.

Dal nulla - o meglio, in contromano - spunta uno scornacchiatissimo Honda 50, guidato da un tizio che, in equilibrio, tiene una ghirlanda di fiori e un cellulare, sul quale stava tasteggiando furiosamente, al punto da non essersi reso conto di essere sul lato sbagliato della
carreggiata, o del tizio barbuto che sta attraversando sulle righe. Il botto non è forte, la ruota mi colpisce su una gamba, mi copre di fango e poco più; lancio la giusta salva di sembianze suine a divinità, Lenin e all'autista, che rincula un po' spaventato. Alla fine ci controlliamo a vicenda - io, lui, il motorino, la ghirlanda, di nuovo io, di nuovo il motorino - un abbraccio a confermare che tutto é dimenticato e via per le nostre reciproche strade. Una sola cosa mi é chiara: il socialismo fa male.

Riprendo il mio giro ad Hanoi, stavolta con un po' più di attenzione dato che, ora, le vie sono solcate da convogli di polizia e pulmini per
quello che credo sia il congresso del Partito. Ovviamente, inizia a piovere.




Ritiro il mio sacco dall'hotel e vado in direzione degli uffici di Vietnam Airlines dove, mi han detto, partono i bus per l'aeroporto. Il
tempo ora è freddo, e sono in anticipo. Mi fanno sedere in uno stanzino che mi ricorda le aule della scuola media che frequentai, e li inizio a
non stare troppo bene. Tremori, brividi freddi... E subito dopo caldane alla Fantozzi. Esclusa l'andropausa, rimangono febbre o avvelenamento da
cibo.

Salgo a bordo del minibus, che gradualmente si riempie di turisti olandesi e indigeni scaracchianti, e veleggiamo verso Hoi An sfruttando
la scia di uno dei tanti convogli di appartchnik del Partito (sul serio). Nel frattempo la pioggia passa da lieve a diluvio monsonico a
apocalisse. Il nostro autista, però, non scende sotto i 130 e pure i motorini sembrano strafottersene.

L'arrivo all'aeroporto è una benedizione. Sono il primo a catapultarmi fuori dal veicolo malgrado sia in ultima fila, e faccio uno sprint alla
Bolt fino alla prima latrina disponibile. Il terminal, come dicevo, è un affare alla giapponese, minimalista, specchi e ceramica, e i bagni non fanno differenza. Tranne quello dove sono stato io, ovviamente.




Insomma, compro una bottiglietta di simil-Gatorade per recuperare i sali persi, mi siedo per terra e valuto la situazione. Qualcosa che ho
mangiato (sono incline a dare la colpa ai diciotto vietnamese rolls mangiati in hotel) mi ha dato un bell'avvelenamento da cibo, e da
esperienze pregresse posso aspettarmi vomitate a intervalli puntuali di trenta minuti per almeno due o tre ore. Il mio volo è tra tre ore esatte, speriamo in bene.

Simile a una comparsa di The Walking Dead vado airside, dove compro pane tostato e té caldo, appallottolandomi su una sedia. Fa caldo nel
terminal, eppure eccomi qui avvolto in una giacca da alpinismo, coperto di sudore e con occhiaie da Pete Doherty. Mi guardo in uno specchio, e
sembro il ritratto di uno scioppino in manca da droga.








Piano piano, poco a poco, inizio a stare più o meno meglio, ma arriva un'altra brutta notizia: abbiamo un'ora e venti di ritardo causa
traffico aereo. Il nefasto ATC cinese ne ha combinata una delle sue, coll'inbound costretto a farsi tutto il giro intorno ad Hainan per arrivare qui. Scoprirò su flightradar che il mio volo, KA294, non è mai partito con meno di mezz'ora di ritardo nell'ultimo mese.
 

13900

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HAN-HKG

Sia come sia, non appena iniziano a dare Star Wars sugli schermi Sony, arriva l'ordine di imbarcare. L'aereo è un A321 con i nuovi interni
Dragonair, che sono gli stessi di Cathay Pacific sul medio raggio, ma non abbiamo il tempo di felicitarcene, perchè le cose vanno di male in
peggio.







Guarda un po'!





Dicevo prima che KA294 non è mai partito in orario in un mese; beh, anche se non ci fossero i controllori di volo cinesi di mezzo, ci
sarebbero i passeggeri. Tutti, dai menagger in completo Aquascutum alla maid di ritorno dai signori a Hong Kong, devono essere andati a qualche sagra e hanno deciso di portarsi dietro un banchetto a testa. Onestamente, credevo che sui voli da Heathrow a Linate o Amsterdam caricassero tanto hand baggage, ma qui siamo su un altro livello.

In più, sembrerebbe che l'idea di usare lo spazio sotto al sedile per il secondo collo sia tabù, quasi come trombarsi la propria sorella, e le
AAVV - che parlano inglese come io parlo l'ungherese - non provano nemmeno a proporre questa soluzione.

Morale, mezz'ora per imbarcare, e partiamo con due orette tonde di ritardo. In volo, le cose non migliorano; l'aereo ha l'IFE, che non fa
in tempo a partire ed ecco che s'impalla per il resto del viaggio; il crew sparisce per mezz'ora, apparendo con il servizio - cena calda - a quaranta minuti dall'atterraggio.


Servono le prime quattro-cinque file, e poi iniziano a ritirare. Io ho preso un piatto, ma tocco poco e nulla se non per fare il report, mentre al
mio vicino di sedile tolgono il vassoio mentre sta letteralmente mangiando. La gioia e la contentezza si spande in tutta la cabina.

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Atterriamo e attracchiamo da qualche parte a metà strada tra Narnia e Brobdingnag; per arrivare all'immigration ci tocca sbarcare, salire nel
terminal, ridiscendere, impilarci in un cobus, fare trenta metri, ridiscendere, salire delle scale, camminare 10 minuti. Le uniche volte
che m'è capitato qualcosa del genere erano a Charles de Gaulle (ma lì almeno gli architetti erano schizzati) e a Fiumicino (ma lì gli era
andato a fuoco mezzo terminal e l'altra metà stava alle cozze). A Hong Kong, col suo mega aeroporto superfigo, non me lo spiego.

Il meglio, però, deve ancora venire. L'immigrazione deve aver preso ad esempio quella di Londra, dato che ci sono a malapena tre guardie e
hanno finito i moduli da compilare. A bordo, ça va sans dire, non ci han dato nulla. Arraffo uno che trovo per terra, cancello la parte già
scritta e ci metto il mio nome. Poi mi spippo mezz'ora di coda e, volendo Iddio, sono fuori. Vabbè, domani c'è il raduno.

 
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13900

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Bel racconto, non c'e' che dire. Memorabile pero' "Planet O" di Lupin III, la migliore colonna sonora degli anni '70 assieme a Gundam (con Peter Rey). Da accapponare la pelle.
E che mi dici di Cowboy Bebop? Su YT si trovano tutte le sei ore della colonna sonora!

Mi piacciono un sacco forma e contenuti di questo TR. Non vedo l'ora di leggere il seguito.

Certo che il Giappone è davvero un altro mondo...
Grazie :). Il Giappone e' un altro mondo, e ringraziare che non ho messo una foto sul modo con cui imbarcano la monorotaia per HND... c'e' da vergognarsi, al confronto.

Ma che schifo! Questa è da "Passenger Shaming"!
Beh, da sveglia era simpatica.
 

13900

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26 Aprile 2012
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Ottimo racconto, Fabri !
I mei complimenti.
Grazie Gabry :)

Concordo, shock da APD escluso!
Grazie! A me e' arrivata ieri l'ultima rata dell'unico, per cui lo shock e' completo...

Ogni volta che leggo un pezzo del tuo TR devo prima fare una capatina in bagno a svuotare la vescica se no è la fine.
Ottimo, mi posso riciclare come diuretico!

Grande TR Fabri.

Come già detto nel TR del console spiace aver dovuto rinunciare proprio all'ultimo.
Spiaciuto anche a me, davvero.. :(

Godiamoci questo TR prima che arrivino le foto della cena in cui abbiamo gia' visto gli alcolisti (non tanto) anonimi. Noto che nessuno ha fatto le foto di rito nei bagni.
Ecco, farla l'avrei anche fatta ma ve la risparmio.
 

aless

Moderatore
12 Settembre 2006
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La vendetta di Montezuma in salsa vietcong. Prima o poi ci passiamo tutti. A me l'ultima prese a BKK. E' il frutto dell'invidia verso i viaggiatori.

Viet cazzutissimi, non c'è che dire. A rileggere la loro storia recente sembra di avere a che fare con il Cavaliere Nero


La birra comunque pare che sia un toccasana in questi stati di malessere, quindi sono sicuro il raduno sia andato alla grande!
 

mauro.

Bannato
26 Maggio 2010
4,548
0
Nel mezzo del tuo tour non posso che attendere con trepidazione la continuazione.
Tu e aless scrivete in modo davvero piacevole!
Grazie per la lettura e per il viaggio.
 

I-DAVE

Moderatore
6 Novembre 2005
10,739
793
a Taiwan, nel cuore e nella mente
Questo TR rimarrà negli annali!

Ritiro il mio sacco dall'hotel e vado in direzione degli uffici di Vietnam Airlines dove, mi han detto, partono i bus per l'aeroporto. Il
tempo ora è freddo, e sono in anticipo. Mi fanno sedere in uno stanzino che mi ricorda le aule della scuola media che frequentai, e li inizio a
non stare troppo bene. Tremori, brividi freddi... E subito dopo caldane alla Fantozzi. Esclusa l'andropausa, rimangono febbre o avvelenamento da
cibo.
I feel your pain, brother.

E che mi dici di Cowboy Bebop? Su YT si trovano tutte le sei ore della colonna sonora!
Amen!

DaV
 

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26 Aprile 2012
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Vabbe', vediamo di finirlo!

Hong Kong e il ritorno

Beh, che dire del raduno? É stato di sicuro un successo. Hong Kong non è mai stata la mia città preferita, ma in compagnia é di sicuro diverso. Grazie a tutti, grazie a Falkux per aver dimostrato di non essere impermeabile al vino, grazie a Pochette e al nostro resident Bimbominkia per aver sopportato bullismi, nonnismi e tanti altri -ismi, e grazie al nutrito gruppo dei veneti (veri o acquisiti) che mi hanno fatto sognare
in furlan per due notti. E grazie pure a Mac per la compagnia l'ultimo giorno.

Ho voluto appositamente evitare di fare foto, perché quando fotografo non mi vivo le scene, per cui non ho nulla da condividere, ma il Console ha visto tutto e riportato tutto il riportabile.

Comunque sia, avanti veloce fino a domenica. Saluto gli amici, raccatto il mio sacco dall'ostello (e che ostello!) e parto alla volta di HKG.

Ogni aeroporto è diverso, per il non-rev, e ogni handler ha le sue peculiarità. A Heathrow, dipende da chi conosci e da quanto leccaculo sei. A Malpensa sono la gentilezza in persona, così come a Tokyo o Montréal. A Vancouver sono dei deficienti, mentre a Hong Kong sono stronzi. È un fatto risaputo.


Come ogni sera, da HK partono due voli BA a distanza di un quarto d'ora l'uno dall'altro. Il primo è BA32, con l'A380. Il secondo è BA28, col 77W. È bassa stagione, e uno dei due di solito è semivuoto, il secondo. Io sono sul secondo, e infatti c'è posto: una quarantina di posti in economy, venti in premium, lo stesso in club e 4 in first. In qualsiasi aeroporto, da Amsterdam a Zagabria, da Singapore a Calgary, dovrebbero lasciarti felicemente andare airside in qualsiasi momento.


Ma non a Hong Kong.

Arrivo e subito becco la stronzetta di turno. Quindicenne scoglionata che manco risponde al mio "buonasera, come sta?", non mi guarda nemmeno negli occhi, vede che sono staff e risponde "return at 10". Niente per piacere, niente mi spiace, niente scusa. Chiedo se posso almeno andare airside e aspettare al gate, o avere una boarding pass standby: lei, sempre guardando lo schermo, dice "No" e chiama il prossimo.

Bene.

Capisco che non è aria e vado al 7-11 del terminal 2 a farmi una birra e un dolcetto. Mentre sono lì riguardo per bene i loads, mi salvo le guide linea di staff travel - che mi permettono di andare airside - e torno su. Ho già fatto la corsa ad ostacoli attraverso HKG, da check-in al gate in meno di 20 minuti per non perdermi il volo, e non ho intenzione di rifarla.

Torno su, e la zona J per il check-in di BA è vuota. Manca un'ora e mezza alla partenza, ci saranno si e no due passeggeri e una decina di addetti a girarsi i pollici. Mentre aspetto il mio turno, iPad coi documenti alla mano, vedo una signora ricevere il mio stesso trattamento. Lei prova pure a chiedere i loads, domanda legittima, e viene mandata a stendere.

Ci mettiamo a parlare, e viene fuori che è un'amica della capocabina, volava insieme (quelli che in gergo chiamano cling-ons). Decidiamo di aspettare il crew, e di usare loro come ariete. Arriva l'equipaggio, e viene su un pollaio che non si vedeva dall'ultima volta in cui Sgarbi e la Mussolini si sono trovati insieme in un talk show. La CSD le prova tutte, ma i bookmakers iniziano a darla come perdente...

...se non fosse che, all'improvviso, splendenti nelle loro uniformi blu e sacche da golf coordinate non mi arrivino i tre dell'Ave Maria (il quarto sparito per motivi di costo): i piloti. Uno di loro, galloni da senior first officer sul braccio, ascolta la capocabina, fa sì sì con la testa, guarda noi due staff (sorrisone da parte nostra), ravana nella sua valigia ed estrae un volumetto, a metà tra il manuale e il breviario. Apre a una pagina precisa, con l'aria di chi sa cosa fare, branca l'addetto, gl'infila il breviario sotto il naso e fa "This is the rule, they - gesto random nella nostra direzione - are on". Il duty manager appare, guarda il breviario, guarda i Tre, guarda noi due, guarda la CSD, e annuisce. Poi se ne ritorna da dove era venuto. Lavoro duro.

Ritornare dalla stronzetta, darle il passaporto e ritirare una carta d'imbarco è una gioia. Le auguro buona serata, ovviamente niente risposta, e via ai controlli. È solo quando passo l'immigrazione che getto un'occhio sulla carta e vedo:


Il grido può essere solo uno, con un hashtag perché siamo moderni:
#MaiunupgradeperEdoardo.

Il gate di stasera è pure vicino, cosa che mi fa pentire un secondo di tutta la pantomima – ma solo un secondo, eh. Mi siedo sulle poltroncine, guardando dal basso i figoni nella lounge Qantas, e poi e’ il momento di salire a bordo.





10G è un posto corridoio nella prima fila di Club. Di fianco a me una coppia giovane ma già disgraziatamente posh, lei con un anello di fidanzamento al dito grosso a sufficienza da assicurare lavoro a generazioni di fisioterapisti, lui impegnato in qualche conversazione con Londra sull’importantissimo merger da completare “ASAP”, tutto segretissimo ma urlato nell’iPhone di modo che tutta Club sappia che è uno coi soldi.
Seduto di fianco a loro, orgoglioso nella mia camicia Muji da £7.99 presa coi saldi, pantaloni Uniqlo da 199 HKD e scarpe Salomon che lasciano ancora la polvere di Masada ogniqualvolta le sbatto, posso fare solo una cosa: prendere il mio telefono e fare una foto dei miei piedi che viene mossa pure se metto il flash.


L’equipaggio di oggi è Worldwide, flotta che si compone di due subspecie: gente assolutamente di livello, in grado di gestire tutto – dall’ammutinamento all’infarto – col sorriso e “Jolly good” alla fine di ogni frase o imboscati, er pomata in salsa britannica pronti a lamentarsi di “them managers” a 190 decibel. A giudicare da come vengono dati beveraggio di benvenuto, menu e washbag, direi che oggi la subspecie è la numero 1, sia lodato il Signore.

Cosa propone il menu oggi? E’ presto detto.

Un sospiro di sollievo al sapere che i bianchi sono crisp e show finesse:


BA ora serve Fever Tree come acqua tonica, almeno in Club e First. Buon miglioramento, ma alla fin fine non è che sia cosi diversa da quella marca Waitrose che costa mezza sterlina al litro, eh:


Dalla quantità di aggettivi (più ce ne sono più il piatto/cibo è ambito e prelibato, in questa landa maledetta che ha in Jamie Oliver il suo faro illuminante) decido che il best seller del volo sarà l’insalata thailandese fredda con filetto di manzo neozelandese allevato ad erba (pensa se usavano l’ecstasy, invece) grigliato alla brace con cetriolo, cipolla rossa, pomodoro, noccioline e condimento lime&chili (ok respira ora). Per cui, nell’interesse della facilitazione della gestione di cabina decido di prendere qualcosa che nessuno si filerà, tipo la pasta o quel pollo, condannato dalla salsa café de Paris a non essere magnato da nessuno.


Colazione:


E per finire washbag, contenente un paio di utilissimi calzini, una penna che non ha nemmeno il privilegio di essere adornata del marchio BA, una mascherina per gli occhi, un pezzo di cartoncino buono con pubblicità e tre tubetti marcati Elemis, minuscoli e, a giudicare dalla quantità di aggettivi, probabilmente costosi. Non so che siano o a cosa servano, 8200 li trova però utilissimi. Mettessero nastro adesivo e lubrificante WD-40 sarebbe qualcosa di molto meglio, almeno per noialtri maschietti.


Parlando di maschiezza, arriva il momento di decollare. BA è una compagnia illuminata, e accende l’IFE dal momento in cui si sale a bordo, ma in Club bisogna chiudere lo schermo, e quindi rimane solo l’opzione audio. Io mi faccio trovare preparato, e quindi mi metto su un album che sprizza testosterone:
Partire spinti dai GE90-115 sulle note di “Run to Me” è un’emozione, lasciatevelo dire, specie quando si riapre gli occhi e si nota che l’assistente di volo seduto praticamente opposto a voi ha dovuto far finta di non vedere l’air guitar che, comunque, non c’entra una mazza con la canzone.


Vabbè, inizia il servizio. Ci sono due gin a disposizione, Tanquerary o Gordon’s. Da quando ho provato Sipsmith, che tra l’altro fanno dietro casa mia, tutti gli altri sanno di dopobarba, ma Tanquerary e’ meno dopobarbistico degli altri, perciò scelgo lui. Ovviamente l’AV non lo trova nel trolley, per cui – pazienza – vada di Gordon’s. Finisce il drink run e, però, eccolo tornare trionfante con una boccetta del prezioso liquido. Anche qui, piccoli gesti ma che contano. E doppio G&T.






Inizia la cena. Comincio con insalata e mozzarella di bufala. Difficile da rovinare, anche se m’era capitato di vederla abbinata al pesto e peperoncini jalapenos (da Jamie Oliver’s Italian, ove ero stato trascinato in catene).




Ed ecco il pollo. Triste la – come si dice, Console? Ah, la mise-en-place – ma buoni i contenuti, e a me che son barbone tanto basta. Notare la bicchierata di Sauvignon, versata in puro stile BA. Dubito che una bottiglia sia durata più di due file.


Sistemato il pollo, via di formaggi. Ordino, e arriva l’AV numero due, una delle international Cabin Crew basate a HK che mi chiede, in quanto staff, di prendere uno dei piatti di formaggi rovinati dato che ne han pochi, i caterers han fatto bordello e c’è sempre gente che vuole la piattata di colesterolo. Le dico che ovviamente non c’è problema e di darmi ciò che ha, ed ecco qui:



Suppongo che manchi un pezzo, o che manchi la boccettina della composta, sostituita dal dosatore del detersivo per lavastoviglie. Formaggi decenti, ma con la pressurizzazione e l’aria secca pure la tometta di Oropa avrebbe il gusto dell’Edam.

Il sedile di Club riceve, ultimamente, un botto di critiche sui fora e, sebbene debba essere d’accordo su molte di queste – ha solo un cassetto come portaoggetti, non c’è accesso diretto al corridoio per tutti, l’ambiente non fa molto club level, lo schermo e’ più piccolo che su altri competitors, e’ più stretto della Cirrus – e’ comunque full flat, e pure comodo. E quanto all’accesso al corridoio, almeno non si fa piedino piedino come su Lufthansa. Comunque sia, mi metto felicemente in orizzontale e dormo sette ore piene, risvegliandomi qui:



Le luci si riaccendono, l’ora della colazione si avvicina:


Iniziamo con frutta, smoothie e scelta di carboidrati vari:


A seguire omelette con funghi, patate e spinaci che, se non avesse quella maledetta passata di pomodoro sopra – tra l’altro quelle inglese sono sempre agrodolci – sarebbe da chiedere il bis e portarsela in ufficio:


Ma dicevo appunto dell’ufficio. Atterriamo in anticipo, alle 4:45, e siamo on stand al T5C dopo poco. Cammino veloce fino all’immigrazione, poi prendo il mio cambio d’abiti e vado all’arrivals laung fai-da-te, le mitiche docce dei dipendenti, probabilmente mai lavate dall’apertura del T5, e sono in ufficio per le sei. E’ lunedì, alle otto inizia il primo di cinque giorni di workshop che dovrò gestire senza farlo diventare una specie di battaglia tra leoni marini.





Prendo il secondo caffè della giornata, guardo fuori ed ecco che vedo lo stesso 77W che mi ha portato a casa, G-STBK, venire trainato alla base. Lo saluto, e saluto tutto il resto della banda di Hong Kong; e’ stato un bel weekend, e’ stata una bella settimana.