Brexit e possibili ripercussioni sul mondo dell'aviazione


berioz

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Re: Brexit e possibili riperscussioni sul mondo dell'aviazione

A me pare, ma è solo una impressione , che la UE abbia subìto si un contraccolpo dal Brexit, ma che tutto sommato l'uscita dalla UE del Regno Unito (con tutta una serie di veti, di concessioni che erano state fatte e privilegi che agli altri non erano concessi) forse forse non viene vista così male al fine di creare una vera Europa coesa e in comunione di intenti. Ovviamente questo sempre che il processo di uscita venga portato avanti, cosa non affatto scontata come avete giustamente detto qui. Solo che io sinceramente preferisco a questo punto che escano assumendosi le loro responsabilità piuttosto che "calare le braghe" di fronte a eventuali ulteriori richieste , perché poi questo legittimerebbe pure richieste di altri stati membri.

Se dobbiamo trovare un punto di convergenza tra i politici britannici che hanno sostenuto il remain e i governanti degli altri paesi UE è quello di provocare l'annientamento politico di tutti coloro che hanno sostenuto l'exit pur aspirando a governare il proprio paese. In primis far fuori politicamente Boris Johnson.
 

tiefpeck

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Re: Brexit e possibili riperscussioni sul mondo dell'aviazione

I regolamenti della Commissione sono fonti primarie del diritto e sono direttamente applicabili, senza cioè dover passare per un successivo passaggio parlamentare (a differenza delle direttive di Parlamento e Consiglio dell'Unione). La Costituzione italiana, all'art. 10 quando parla di norme derivanti da trattati internazionali, legittima ciò. Insomma, la Commissione è pienamente legittimata ad imporre determinate cose ad uno Stato membro, in quanto ciò rientra nel concetto stesso di potere esecutivo che è affidato alla Commissione.
Su questo non si discute: ma la Commissione può adottare Regolamenti solo nelle materie ad essa delegate sulla base del TFEU. Questo è ciò che sto cercando di dire. Che poi la Commissione per decenni abbia adottato una interpretazione estensiva delle proprie competenze, e gli Stati membri abbiano lasciato fare, è un altro discorso. Ma la competenza primaria rimane sempre con lo Stato membro, a meno che sia stata trasferita completamente con il TFEU.
 

mattia386

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Re: Brexit e possibili riperscussioni sul mondo dell'aviazione

I regolamenti della Commissione sono fonti primarie del diritto e sono direttamente applicabili, senza cioè dover passare per un successivo passaggio parlamentare (a differenza delle direttive di Parlamento e Consiglio dell'Unione). La Costituzione italiana, all'art. 10 quando parla di norme derivanti da trattati internazionali, legittima ciò. Insomma, la Commissione è pienamente legittimata ad imporre determinate cose ad uno Stato membro, in quanto ciò rientra nel concetto stesso di potere esecutivo che è affidato alla Commissione.
La Commissione può solo emanare regolamenti attuativi in specifiche materie, che non riguardano il caso in oggetto. In generale, nelle materie di competenza dell'UE, ha il diritto semi-esclusivo di iniziativa legislativa, che però prevede una o più deliberazioni del Parlamento europeo e del Consiglio, a seconda dei casi di specie. Le procedure legislative, ordinarie o speciali, sono disciplinate dai Trattati e non prevedono alcun margine di interpretazione, neppure a fronte di circostanze straordinarie.
Ciò che palesemente la Commissione NON può fare è attivare la procedura di recesso ex art. 50 TUE (è diritto esclusivo dello Stato intenzionato a recedere), così come invitare formalmente il Regno Unito a recedere. Nondimeno, NON può sospendere alcun diritto derivante dallo status di paese membro dell'UE. A maggior ragione, NON è prevista in alcun caso l'espulsione di un paese membro (esclusa in modo esplicito sin dai lavori preparatori del Trattato di Roma del 1957).
L'unico provvedimento attuabile dalle istituzioni europee per restringere i diritti di uno Stato derivanti dall'appartenenza alla UE è la controversa procedura ex art. 7 TUE, ma non è sicuramente applicabile al caso di specie, in quanto può essere attivata solo in caso di "violazione grave e persistente allo stato di diritto" (è stata attivata recentemente nei confronti della Polonia, e dubito possa sortire alcun effetto concreto).
 

londonfog

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Re: Brexit e possibili riperscussioni sul mondo dell'aviazione

Se dobbiamo trovare un punto di convergenza tra i politici britannici che hanno sostenuto il remain e i governanti degli altri paesi UE è quello di provocare l'annientamento politico di tutti coloro che hanno sostenuto l'exit pur aspirando a governare il proprio paese. In primis far fuori politicamente Boris Johnson.
magari !
 

dario abbece

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Re: Brexit e possibili riperscussioni sul mondo dell'aviazione

ot........il problema ,(parere di chi vede le cose da qui)è che il modello anglosassone funziona meglio di quello franco tedesco e il modello franco tedesco è quello che modella la burocrazia UE!

esce il paese a cui ci si doveva riferire per un cambiamento in meglio dell'"elefante UE"
 

Cesare.Caldi

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Re: Brexit e possibili riperscussioni sul mondo dell'aviazione

La Brexit non piace a easyJet: addio Londra, il vettore chiede asilo in un altro Paese Ue

http://www.repubblica.it/economia/2...o_in_un_altro_paese_ue-143194892/?ref=HRER3-1
Giustamente nell' incertezza di cosa potrà succedere, Easyjet si tutela richiedendo subito un altro AOC, anche se gli eventuali effetti concreti della Brexit sui suoi voli ci potrebbero essere tra due anni. Sarebbe interessante sapere in quale paese hanno fatto richiesta AOC
 

kenyaprince

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Re: Brexit e possibili riperscussioni sul mondo dell'aviazione

EasyJet Opens Talks Over Post-Brexit HQ Move

EasyJet's boss has signalled in private meetings this week that moving its legal HQ is "likely" after Brexit, Sky News can reveal.


EasyJet has opened talks with EU member states' aviation regulators about relocating its headquarters from the UK, underlining how the decision to leave the European Union is impacting corporate Britain.


Sky News has learnt that easyJet's chief executive Carolyn McCall has signalled in private meetings this week that moving its legal HQ from the UK is almost inevitable in the wake of last week's referendum result.


Details of the move are expected to take months to be ironed out, but sources close to the company said it had already held preliminary talks with a handful of unidentified EU member states about issuing easyJet with an air operator's certificate (AOC) that would enable it to base its HQ there.


Some of those member states are said by City sources to be keen on airlines seeking relocation to move the bulk of their operational HQs, which in easyJet's case Ms McCall and her executives would be unwilling to do.






Ryanair's chief executive Michael O'Leary
Video: RyanAir Boss On Post-Brexit Travel
One insider said moving the HQ could entail relocating just a handful of staff, depending on the regime operated by the individual country's aviation regulator.


It would involve up-ending easyJet's current corporate structure by making its existing UK AOC entity a subsidiary of its newly incorporated legal headquarters.


British Airways' parent, International Airlines Group, already operates using a similar structure, while Ryanair could adopt such a model in future.


A source said that easyJet had received advice that "the most workable structure would be to be an EU-registered entity with a UK subsidiary".


EasyJet employs roughly 1,000 people at its Luton base, in functions such as finance, IT and marketing - separate to the staff who work on its operations at the Bedfordshire airport.


While those staff would not be relocated, the prospect of easyJet moving its legal HQ reinforces the fact that leaving the EU will have an impact on the corporate structures of some of Britain's biggest companies.


Vodafone said last Friday that it was "too soon" to determine whether the referendum result would trigger the relocation of its headquarters.


Existing rules in the EU mean that there is a single aviation agreement across the bloc, but the UK's continued membership of that is uncertain.


Ms McCall told Channel 4 News earlier this week that it "remains to be seen" whether the company's HQ would be shifted following Brexit.


In a statement to the London Stock Exchange in the aftermath of the Brexit vote, the company said: "EasyJet has been preparing for this eventuality in the lead up to the referendum vote and has been working on a number of options that will allow it to continue flying in all of its markets."


Ms McCall added that she had "written to the UK Government and the European Commission to ask them to prioritise the UK remaining part of the single EU aviation market".


In private discussions including with her fellow members of the Prime Minister's Business Advisory Group, however, Ms McCall has gone significantly further.


One person who had been told of her stance said she had concluded that it was "likely" that easyJet's HQ would move to the EU.


The airline is now expected to review all 27 of the remaining member states before holding further discussions with a number of them about the possible terms of an AOC.


A decision is likely later this year.


EasyJet declined to comment on Friday.
 

Cesare.Caldi

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Re: Brexit e possibili riperscussioni sul mondo dell'aviazione

One person who had been told of her stance said she had concluded that it was "likely" that easyJet's HQ would move to the EU.

The airline is now expected to review all 27 of the remaining member states before holding further discussions with a number of them about the possible terms of an AOC.
Tra le righe mi sembra di leggere l'intenzione di Easyjet di sondare diversi paesi UE per verificare quello che gli offre le migliori condizioni per l'ottenimento dell' AOC, e "in cambio" potrebbe spostare la sede operativa della compagnia con oltre 1000 dipendenti, oggi basata a Luton, nel nuovo paese prescelto.

Se è cosi direi che l'Italia con ENAC, sarà la prima ad essere esclusa dalla lista :D
 

MarcoFLR

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Re: Brexit e possibili riperscussioni sul mondo dell'aviazione

Tra le righe mi sembra di leggere l'intenzione di Easyjet di sondare diversi paesi UE per verificare quello che gli offre le migliori condizioni per l'ottenimento dell' AOC, e "in cambio" potrebbe spostare la sede operativa della compagnia con oltre 1000 dipendenti, oggi basata a Luton, nel nuovo paese prescelto.

Se è cosi direi che l'Italia con ENAC, sarà la prima ad essere esclusa dalla lista :D
Credo sia un vincolo necessario spostare la sede operativa nel paese scelto per ottenere l'AOC.
 

Cesare.Caldi

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Re: Brexit e possibili riperscussioni sul mondo dell'aviazione

Credo sia un vincolo necessario spostare la sede operativa nel paese scelto per ottenere l'AOC.
Per ottenere un AOC non credo si indispensabile spostare la sede, Easyjet ad esempio ha 3 basi in Italia e ha diverse centinaia di personale italiano e assunti con contratto italiano. In diversi casi il concetto di base è stato assimilato a quello di stabile organizzazione sul territorio e quindi sufficiente
Non è chiaro invece in questo caso, se e come verrà applicata la regola che il 51% degli azionisti deve essere di un paese UE.
 

Marcanzi49

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Re: Brexit e possibili riperscussioni sul mondo dell'aviazione

La possibilita' ( di espulsione) non e' contemplata dal trattato di Lisbona.
Parrebbe che ci potrebbe essere un escamotage: se eletto il nuovo PM questo non si decidesse a chiedere l'applicazione dell'Art. 50, il Consiglio potrebbe chiedere l'applicazione dell'Art. 4 (che sancisce comportamenti non leali) e chiedere con l'Art. 7 di sospendere il diritto di voto della UK, decisione che spetta al Consiglio con voto a maggioranza (non c'è più l'obbligo di unanimità e pesano i PIL delle varie nazioni). A questo punto, sempre secondo i giuristi della UE - riportava la stampa - la UK sarebbe di fatto di fuori senza più diritto di voto ma con tutti gli obblighi. La "non lealtà" sarebbe confortata dal fatto che la UK potrebbe proporre e votare provvedimenti che comunque non sarebbero applicabili a loro e quindi sarebbe corretto inibire il voto.
 

mattia386

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Re: Brexit e possibili riperscussioni sul mondo dell'aviazione

Parrebbe che ci potrebbe essere un escamotage: se eletto il nuovo PM questo non si decidesse a chiedere l'applicazione dell'Art. 50, il Consiglio potrebbe chiedere l'applicazione dell'Art. 4 (che sancisce comportamenti non leali) e chiedere con l'Art. 7 di sospendere il diritto di voto della UK, decisione che spetta al Consiglio con voto a maggioranza (non c'è più l'obbligo di unanimità e pesano i PIL delle varie nazioni). A questo punto, sempre secondo i giuristi della UE - riportava la stampa - la UK sarebbe di fatto di fuori senza più diritto di voto ma con tutti gli obblighi. La "non lealtà" sarebbe confortata dal fatto che la UK potrebbe proporre e votare provvedimenti che comunque non sarebbero applicabili a loro e quindi sarebbe corretto inibire il voto.
E' una via assolutamente impraticabile, per diverse ragioni:
1) Nessuna istituzione dell'UE può obbligare, e nemmeno sollecitare, uno Stato membro ad attivare la procedura ex art. 50 TUE.
2) Se anche l'inerzia del Regno Unito potesse configurare una violazione del principio di leale cooperazione di cui all'art. 4.3 TUE (a mio parere no; al più varrebbe il caso opposto, viste le ultime mosse del presidente della Commissione), la Commissione potrebbe semplicemente avviare una procedura di infrazione, la cui estrema conseguenza sarebbe una sanzione pecuniaria (dopo anni e due sentenze di condanna da parte della Corte di Giustizia).
3) La procedura ex art. 7 - molto discussa e avviata per la prima volta nei confronti della Polonia poco tempo fa - è utilizzabile solo in caso di violazioni gravi e persistenti allo stato di diritto e solo come extrema ratio permette la sospensione del diritto di voto a uno Stato membro nell'ambito dei lavori del Consiglio. E' chiaramente inapplicabile al caso di specie, a meno che il Regno Unito non disapplichi completamente il diritto dell'UE prima di avere concluso la procedura di recesso, privando i singoli dei diritti derivanti dallo status di cittadini europei.
 

tiefpeck

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Re: Brexit e possibili riperscussioni sul mondo dell'aviazione

E' una via assolutamente impraticabile, per diverse ragioni:
1) Nessuna istituzione dell'UE può obbligare, e nemmeno sollecitare, uno Stato membro ad attivare la procedura ex art. 50 TUE.
2) Se anche l'inerzia del Regno Unito potesse configurare una violazione del principio di leale cooperazione di cui all'art. 4.3 TUE (a mio parere no; al più varrebbe il caso opposto, viste le ultime mosse del presidente della Commissione), la Commissione potrebbe semplicemente avviare una procedura di infrazione, la cui estrema conseguenza sarebbe una sanzione pecuniaria (dopo anni e due sentenze di condanna da parte della Corte di Giustizia).
3) La procedura ex art. 7 - molto discussa e avviata per la prima volta nei confronti della Polonia poco tempo fa - è utilizzabile solo in caso di violazioni gravi e persistenti allo stato di diritto e solo come extrema ratio permette la sospensione del diritto di voto a uno Stato membro nell'ambito dei lavori del Consiglio. E' chiaramente inapplicabile al caso di specie, a meno che il Regno Unito non disapplichi completamente il diritto dell'UE prima di avere concluso la procedura di recesso, privando i singoli dei diritti derivanti dallo status di cittadini europei.
Quoto. In breve, il cosiddetto "escamotage" mi sembra - con rispetto parlando - una sega mentale.

Non sono informato sulla vicenda, ma non mi sorprenderebbe se la procedura ex art. 7 fosse stata avviata contro la Polonia per contenere le posizioni polacche, di recente non troppo filo-europeiste (o filo-tedesche, che dir si voglia).
 

mattia386

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Re: Brexit e possibili riperscussioni sul mondo dell'aviazione

Quoto. In breve, il cosiddetto "escamotage" mi sembra - con rispetto parlando - una sega mentale.

Non sono informato sulla vicenda, ma non mi sorprenderebbe se la procedura ex art. 7 fosse stata avviata contro la Polonia per contenere le posizioni polacche, di recente non troppo filo-europeiste (o filo-tedesche, che dir si voglia).
Da una prospettiva politica, mi sembra più che plausibile.
Per quanto riguarda l'ambito giuridico, i presupposti per l'attivazione della procedura nei confronti della Polonia sono, a mio parere, evidenti. Tuttavia, sarebbero ancora più evidenti nei confronti dell'Ungheria, nei cui confronti la Commissione pare maggiormente disposta a chiudere entrambi gli occhi.
(Scusate per l'OT)
 

Cesare.Caldi

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Re: Brexit e possibili riperscussioni sul mondo dell'aviazione

Quindi state dicendo che per ipotesi potrebbe andare avanti all' infinito questo limbo in cui l'UK non richiede l'art. 50 e rimane formalmente dentro, senza che la UE non possa fare nulla per uscire dallo stallo? E' possibile che nei trattati non sia mai stato preso in considerazione un caso simile e come risolverlo?