Aeroporti, servono 800 milioni Low cost vitali per il rilancio»
Palenzona: un errore pensare solo al salvataggio di Alitalia. Il crollo dei passeggeri
MILANO «Non siamo contrari al rilancio di Alitalia, ma questo non può avvenire con misure protezionistiche che allontanano le low cost protagoniste in questi anni dell’incremento di traffico nel nostro Paese». È un ok condizionato quello del presidente di Assaeroporti Fabrizio Palenzona ai piani di nazionalizzazione del vettore tricolore. Ma il capo dell’associazione che riunisce gli aeroporti nazionali chiede di fare attenzione, soprattutto in un momento in cui la pandemia e il blocco agli spostamenti ha quasi azzerato i passeggeri nei terminal domestici (-45 milioni negli ultimi tre mesi) e costretto le società di gestione a mettere in cassa integrazione 10 mila persone.
Presidente, quanto ha stanziato il governo per supportarvi in questo periodo senza precedenti?
«Nemmeno un centesimo di euro. Parliamo di un settore che ha perso il 98% del traffico ed è stato obbligato a tenere aperti alcuni scali per garantire un minimo di servizio pubblico».
A quanto ammontano i danni causati dalla pandemia?
«Quest’anno prevediamo un calo di 1,6 miliardi di euro di ricavi e di 120 milioni di passeggeri (-63% sul 2019, ndr)».
Per voi nulla, per ora, per Alitalia sono stati previsti tre miliardi di euro per il suo rilancio a trazione statale.
«Sia chiaro: non siamo contrari all’idea di una compagnia di bandiera, ma abbiamo visto cos’è successo».
A cosa si riferisce?
«Ricordo la legge sui requisiti di sistema di quindici anni fa pensata per far trionfare Alitalia che invece si è rimpicciolita e oggi trasporta il 13% del totale nazionale. E nel frattempo i viaggiatori sono cresciuti notevolmente grazie alle low cost».
Teme per il destino delle aviolinee a basso costo?
«Bisogna evitare misure selettive per avvantaggiare Alitalia perché disincentivano questi vettori e rischiano di farci tornare indietro, a un trasporto aereo d’élite».
Low cost che però hanno ricevuto centinaia di milioni di euro di incentivi dagli scali e non sempre in modo trasparente...
«Non lo nego, ma in questo caso la trasparenza si scontra con la concorrenza tra le compagnie».
C’è chi sostiene che gli aeroporti operativi in Italia siano troppi.
«Nessuno dice che siano tutti indispensabili. Ma abbiamo isole e territori svantaggiati nei quali gli scali sono vitali per la mobilità».
Cosa si può fare da subito?
«Si deve togliere l’addizionale comunale da 6,5 euro per passeggero in partenza, per tutti e soprattutto per gli scali più piccoli».
E quanto vi servirebbe per non soccombere?
«800 milioni di euro».
Soldi per fare cosa?
«È necessario che venga istituito un fondo dedicato ai gestori per supportarli, non solo in questa fase critica, ma anche durante la ripresa del traffico che prevediamo possa avvenire nel secondo semestre del 2021. Allo stesso tempo bisognerebbe anche affrontare il discorso degli investimenti».
In che senso?
«Bisogna garantire gli investimenti senza gravare sulle tariffe e quindi, come del resto suggerisce l’Europa, agire sul terzo elemento della concessione: il tempo. Aggiungo: è venuto il momento che si faccia un grande piano di mobilità intermodale che colleghi tutte le forme di trasporto in modo intelligente e che faciliti l’accesso ai nostri aeroporti, in particolare via ferro».
Negli scali le linee guida internazionali prevedono il distanziamento di un metro come misura anti-Covid.
«Il distanziamento negli aeroporti, con grande sforzo dei gestori, oggi è garantito. A bordo degli aeromobili è un problema oggettivo e va eliminato. Il distanziamento può essere superato con tre elementi: utilizzo delle mascherine, igienizzazione e un sistema di screening dei passeggeri».
di Leonard Berberi Palenzona: un errore pensare solo al salvataggio di Alitalia. Il crollo dei passeggeri
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