Aiuti di Stato alle compagnie, Alitalia prima in Europa: prenderà 141 euro a passeggero
Sulle compagnie aeree europee piovono almeno 32 miliardi di euro di soldi pubblici per sopravvivere al coronavirus. Ma i tre miliardi previsti per il rilancio di Alitalia collocano il vettore tricolore in cima alla classifica degli aiuti per passeggero, inseguita a non molta distanza da Air France e Lufthansa. È quanto emerge da un’analisi che il Corriere della Sera ha effettuato nell’ultimo mese su documenti e comunicati ufficiali di una ventina di aviolinee del Vecchio continente.
Accordi che riguardano ogni genere di supporto (concesso o in fase di finalizzazione): i prestiti agevolati o a fondo perduto, i sussidi, gli incentivi, le detrazioni, il differimento dei pagamenti, la nazionalizzazione.
Sul podio
Nel confronto europeo la dotazione finanziaria prevista per la nuova Alitalia — e soggetta all’ok della Commissione europea — equivale di fatto ai ricavi annuali del vettore e a poco meno di 141 euro per viaggiatore pagante imbarcato l’anno passato, stando ai calcoli del Corriere. Al secondo posto c’è Air France: i 7 miliardi di aiuti di Stato — già approvati da Bruxelles — equivalgono a 133,3 euro per passeggero salito sugli aerei transalpini (compresa la divisione regional Hop). Sul podio del supporto pro capite c’è anche Lufthansa — intesa come singola compagnia, non gruppo — che riceverà nel complesso 9 miliardi di euro dal governo tedesco, 126,2 euro per cliente trasportato.
Le altre aviolinee
L’altra aviolinea europea sopra i 100 euro di contributo per passeggero è l’inglese Virgin Atlantic (102,3 euro), seguita dalla finlandese Finnair che per ora può contare su 84,6 euro di aiuti per viaggiatore. Si registra anche il diverso approccio dei governi nei confronti dei vettori del gruppo Lufthansa: quello di Vienna ha annunciato 450 milioni di euro (altri 150 arriveranno dal gruppo), cioè 30,7 euro a passeggero. Meno della metà di quanto ha previsto l’esecutivo svizzero per Swiss (65,8 euro) e poco più dei 29 euro riconosciuti a Brussels Airlines. Air Dolomiti, vettore italiano che fa parte del colosso dei cieli,
dovrebbe prendere 40-45 milioni dal governo italiano, ovvero 25-28 euro per passeggero.
’approccio delle low cost
Si tratta, è bene precisarlo, di una classifica che potrebbe mutare anche sensibilmente nelle prossime settimane mano a mano che altri Stati decidono di contribuire al salvataggio delle proprie compagnie aeree. E che tiene conto — data la complessità degli accordi — di soldi che non saranno più restituiti o che dovranno esserlo con un interesse esiguo. Per questo si registra anche la decisione delle low cost di accedere — per ora in forma molto limitata — a una qualche forma di credito. Nel segmento «senza fronzoli» Wizz Air dovrebbe ottenere 8,5 euro di prestito per viaggiatore, Norwegian Air nel complesso 7,6 euro, Vueling (che fa parte di Iag, holding di British Airways, Iberia, Aer Lingus e Level) 7,5 euro. In coda alla classifica europea le due principali low cost: easyJet (6,9 euro) e Ryanair (4,6 euro).
Vent’anni fa
La situazione di Alitalia è frutto anche di quello che è successo tempo fa. «In quasi tutta Europa i principali Paesi avevano finanziato la flotta ed il rilancio delle compagnie di bandiera prima delle privatizzazioni e dell’entrata in vigore delle regole europee sugli aiuti di Stato», ricorda al Corriere l’esperto del settore Roberto Scaramella, partner di Oliver Wyman, una delle più grandi società di consulenza. «Chi aveva avuto i finanziamenti per la flotta, chi per acquisire un’altra compagnia europea, chi aveva monopolizzato gli slot in aeroporti strategici ritardando l’adozione delle regole di “open sky” intraeuropee e con gli Stati Uniti».
Cos’è successo in Italia
L’Italia, invece, «si è trovata a finanziare a posteriori le innumerevoli crisi di Alitalia e del settore con interventi mirati più alla salvaguardia dell’azienda o dei posti di lavoro che al rilancio ed alla competitività diventando il Paese europeo con la più alta quota di mercato in mano a compagnie low cost e straniere». Il coronavirus «ha azzerato le differenze: oggi sono tutti di nuovo ai nastri di partenza». Ogni governo «ha stanziato cifre inimmaginabili solo tre mesi fa per consentire la ripartenza del settore», prosegue il manager. «Senza il trasporto aereo non si muove l’economia delle persone e delle merci, che un dollaro investito nel settore funge da volano per circa 7 dollari di indotto, e che l’intero settore del turismo è legato alla connettività del Paese».
L’occasione del rilancio
Questo porta anche ad Alitalia che, secondo Scaramella, «ha l’occasione di investire in aerei nuovi per ridurre i costi operativi e gli oneri finanziari, agendo da traino per la filiera industriale dell’aerospazio», di «ridisegnare le alleanze commerciali internazionali per servire al meglio i mercati più importanti», di «lavorare in partnership con gli operatori del turismo e le agenzie straniere per catturare i flussi di ingresso in Italia» e per ripartire più in generale come «un’azienda moderna e competitiva in cui dal primo all’ultimo dipendente siano coinvolti nel definire gli obiettivi ed incentivati al loro raggiungimento».
Analisi del «Corriere» sui soldi stanziati dai governi per superare la crisi coronavirus. In cima anche Air France e Lufthansa. L’esperto: per Alitalia occasione unica per ripartire
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