Thread ITA Airways dal 1 dicembre


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romaneeconti

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Anche loro hanno fatto grosse scemenze, basta vedere LHI...

Visto il caos continuo di AZ (al di là di come si chiami la compagnia aerea in sé) penso che prima di mettere soldi vogliano stringere un patto commerciale per vedere come vada.

Oltretutto in Italia vi è il problema dell'invasione delle compagnie a basso costo ed AZ che non ha mercati di riferimento a lungo raggio a contrario di IB e BA ad esempio.
Be' e' un po' grossolana la tua affermazione se metti sullo stesso piano la gestione ventennale di Alitalia con la questione LHI non ti pare?...
 

kenadams

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13 Agosto 2007
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NYC
Si ma ITA non è una società "normale" se LH prende il 40% il restante 60% resterebbe in mano al MEF ovvero avresti la politica che continuerebbe a condizionare pesantemente le decisioni della compagnia.
Etihad comandava con meno del 50%. Dava ordini del menga ma comandava. Per comandare a volte basta la chiave della cassaforte.
 

s4lv0z

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Etihad comandava con meno del 50%. Dava ordini del menga ma comandava. Per comandare a volte basta la chiave della cassaforte.
E magari avere le spalle abbastanza forti da non dover cedere a sollecitazioni e richieste e nessun interesse a compiacere la politica.

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sevs17

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Milano, Lombardia.
Be' e' un po' grossolana la tua affermazione se metti sullo stesso piano la gestione ventennale di Alitalia con la questione LHI non ti pare?...
Mi sono espresso male.

Il punto è che non è che se ITA finisse in mano ad LH finirebbero i problemi.
Il secondo punto è che è molto difficile fare una compagnia aerea in Italia, a meno che non sia a basso costo. Air Dolomiti fa la grossissima maggioranza dei propri voli per alimentare le basi del Gruppo LH quindi, a parte poche eccezioni non si è scontrata con compagnie a basso costo e nei voli a lungo raggio (per il momento almeno).
 
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belumosi

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Etihad comandava con meno del 50%. Dava ordini del menga ma comandava. Per comandare a volte basta la chiave della cassaforte.
No Ken, in realtà la presa dello stato sulla compagnia, sia in prima persona, sia attraverso altri soggetti italiani, è sempre stata ben salda.
Al partener industriale di turno, è stato lasciato il guinzaglio sufficientemente largo per poter giocare a fare il padrone e gestire la compagnia in modo da potersi riprendere in vari modi almeno parte del capitale investito.
Ma appena hanno chiuso i rubinetti, sia i franco-olandesi che gli emiratini sono diventati i perfetti incapaci colpevoli di ogni male.
Avendo ben presente questi trascorsi, difficilmente i potenziali soci industriali firmeranno qualcosa senza essersi muniti di solide mutande di ferro...
 

Vortigern

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Lufthansa avrebbe però dietro lo stato Tedesco, che ha un certo “ascendente” sul nostro governo e quindi sul MEF, visto che sono i principali garanti del nostro debito pubblico.

Direi una posizione molto piu forte di quella di AF e di EY.
 

kenadams

Moderatore
13 Agosto 2007
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No Ken, in realtà la presa dello stato sulla compagnia, sia in prima persona, sia attraverso altri soggetti italiani, è sempre stata ben salda.
Al partener industriale di turno, è stato lasciato il guinzaglio sufficientemente largo per poter giocare a fare il padrone e gestire la compagnia in modo da potersi riprendere in vari modi almeno parte del capitale investito.
Ma appena hanno chiuso i rubinetti, sia i franco-olandesi che gli emiratini sono diventati i perfetti incapaci colpevoli di ogni male.
Avendo ben presente questi trascorsi, difficilmente i potenziali soci industriali firmeranno qualcosa senza essersi muniti di solide mutande di ferro...
Che a LH non interessi una posizione di minoranza è verosimile (anche solo perché sono stati piuttosto poco contenti di altri investimenti in minoranza -- vedi Brussels Airlines e JetBlue) ma questo non significa che un'azienda non si possa comandare con la minoranza.
Nelle precedenti gestioni che citi non mi pare lo Stato avesse la maggioranza del capitale sociale -- almeno non nella versione CAI e successiva CAI-Etihad. Mi pare che ci fosse Poste Italiane con un 10-15% nella gestione Etihad, quindi indirettamente lo Stato aveva una presenza.

Il problema è che quella che tu (giustamente) definisci "presa dello Stato sulla compagnia" non è mai dipesa dalla composizione dell'azionariato. Ai crucchi puoi dare anche il 100% del capitale sociale (e a Carsten Spohr la presidenza della Repubblica) ma ciò non toglie che ci sarà sempre un interesse da parte della politica. E, soprattutto, ciò non risolve il vero problema della vendibilità di ITA: il sistema Italia. Il diritto del lavoro e la cultura sindacale da anni Settanta; l'infrastruttura dei trasporti del tutto disconnessa che nega qualsiasi intermodalità seria agli aeroporti nonostante la distribuzione demografica del paese sia ideale per sfruttare le ferrovie come feeder di FCO e/o MXP; la politica fiscale penalizzante; la cultura aziendale da medioevo.

Altavilla va in Parlamento a dare la colpa alle low cost un po' perché evidentemente non capisce gran che di trasporto aereo, e un po' perché non può fare riferimento a ciò che fece il suo maestro con FIAT. Marchionne deitalianizzò i quadri della FIAT: non solo acquisendo Chrysler, ma anche (soprattutto) spostando alcune divisioni gestionali del gruppo a Londra e Detroit. In un paese nel quale è difficile e costoso togliersi di mezzo un incapace e sostituirlo con uno che sa fare il proprio mestiere (o meglio -- insegnare a un giovane come farlo affinché cresca con profitto in azienda), pensare di far girare bene una linea aerea è molto difficile: chi fa soldi col trasporto aereo in Italia -- guarda caso -- è solo chi gestisce l'azienda completamente in remoto: da Dublino, Budapest, Luton. Gli altri falliscono tutti.
 

belumosi

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Che a LH non interessi una posizione di minoranza è verosimile (anche solo perché sono stati piuttosto poco contenti di altri investimenti in minoranza -- vedi Brussels Airlines e JetBlue) ma questo non significa che un'azienda non si possa comandare con la minoranza.
Nelle precedenti gestioni che citi non mi pare lo Stato avesse la maggioranza del capitale sociale -- almeno non nella versione CAI e successiva CAI-Etihad. Mi pare che ci fosse Poste Italiane con un 10-15% nella gestione Etihad, quindi indirettamente lo Stato aveva una presenza.

Il problema è che quella che tu (giustamente) definisci "presa dello Stato sulla compagnia" non è mai dipesa dalla composizione dell'azionariato. Ai crucchi puoi dare anche il 100% del capitale sociale (e a Carsten Spohr la presidenza della Repubblica) ma ciò non toglie che ci sarà sempre un interesse da parte della politica.
E' vero, ma nonostante tutto il "sistema Italia" nel suo insieme ha sempre avuto la maggioranza assoluta delle quote e questo ha permesso a Roma di avere l'ultima parola.
Se LH o AF riuscissero a garantirsi almeno il 51% delle quote di ITA, il discorso sarebbe ben diverso. Perchè sappiamo bene che dietro alle due major ci sono i rispettivi stati. Che nei confronti dell'Italietta potrebbero dimostrare ben altra assertività rispetto a quanto era in potere dei capitani coraggiosi e similari, ricattabili in mille modi da Roma. Come ho scritto più volte, secondo me la partita è soprattutto geopolitica, visto che il peso di ITA è scarso nel contesto nazionale e praticamente nullo oltreconfine e non giustificherebbe di per se nessun interesse da parte di chicchessia.
E, soprattutto, ciò non risolve il vero problema della vendibilità di ITA: il sistema Italia. Il diritto del lavoro e la cultura sindacale da anni Settanta; l'infrastruttura dei trasporti del tutto disconnessa che nega qualsiasi intermodalità seria agli aeroporti nonostante la distribuzione demografica del paese sia ideale per sfruttare le ferrovie come feeder di FCO e/o MXP; la politica fiscale penalizzante; la cultura aziendale da medioevo.

Altavilla va in Parlamento a dare la colpa alle low cost un po' perché evidentemente non capisce gran che di trasporto aereo, e un po' perché non può fare riferimento a ciò che fece il suo maestro con FIAT. Marchionne deitalianizzò i quadri della FIAT: non solo acquisendo Chrysler, ma anche (soprattutto) spostando alcune divisioni gestionali del gruppo a Londra e Detroit. In un paese nel quale è difficile e costoso togliersi di mezzo un incapace e sostituirlo con uno che sa fare il proprio mestiere (o meglio -- insegnare a un giovane come farlo affinché cresca con profitto in azienda), pensare di far girare bene una linea aerea è molto difficile: chi fa soldi col trasporto aereo in Italia -- guarda caso -- è solo chi gestisce l'azienda completamente in remoto: da Dublino, Budapest, Luton. Gli altri falliscono tutti.
Analisi lucidissima.
E' proprio per questo che se ITA venisse gestita da Colonia o Parigi, il peso della politica italiana nelle faccende della compagnia scenderebbe parecchio.
E visti gli usi e costumi passati, crederò ad una svolta solo quando la maggioranza delle azioni sarà in mani non italiane.
 

kenadams

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E' proprio per questo che se ITA venisse gestita da Colonia o Parigi, il peso della politica italiana nelle faccende della compagnia scenderebbe parecchio.
E visti gli usi e costumi passati, crederò ad una svolta solo quando la maggioranza delle azioni sarà in mani non italiane.
Io ci crederò quando di AZ/ITA saranno rimasti basati in Italia soltanto un country manager, un call center e i naviganti. Finché a Roma ci sarà un palazzo con dentro gente che prende ed esegue decisioni non andremo da nessuna parte: mi dispiace veramente per i tanti (la maggioranza, probabilmente) dipendenti amministrativi di ITA capaci e volenterosi che potrebbero rimetterci il posto. Spero che quelli abbiano l'opportunità di spostarsi con l'azienda a Colonia, Parigi o dove diamine andrà a finire la baracca. Purtroppo basta una minoranza intoccabile sufficientemente copiosa a distruggere un'azienda: la morale della favola di Alitalia è quella.
 

imac72

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Leggere frasi come queste mi riempie di tristezza. Negli anni 60 e credo anche negli anni 70, AZ aveva due mercati di riferimento abbastanza forti Sud America e Africa. Poi le cose sono cambiate
Per quanto Alitalia potesse/possa avere un bacino di riferimento per Sud America ma non paragonabile a quello di Iberia sia per posizione geografica di Madrid rispetto a Roma che per ragioni culturali-etniche.
 

kenadams

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Leggere frasi come queste mi riempie di tristezza. Negli anni 60 e credo anche negli anni 70, AZ aveva due mercati di riferimento abbastanza forti Sud America e Africa. Poi le cose sono cambiate
Infatti i mercati di riferimento si costruiscono: a parte Iberia, TAP e altre che hanno mercati "naturali" per via dei trascorsi imperialistici in certe aree del globo, il mondo è pieno di vettori che si sono ritagliati una specializzazione. Da Finnair a COPA a LOT, passando per Emirates, Turkish, Ethiopian ed Aer Lingus, gli esempi di vettori che sono stati capaci di inventarsi i flussi di un hub sono molti. Purtroppo la mission più o meno esplicita di Alitalia/ITA da anni non è di creare un hub: dal "portare turisti in Italia" al "portare il tricolore nel mondo", dallo "hub di Linate" fino al sincerarsi che JFK e Miami siano sempre ben raggiungibili dall'Italia (perché Natale a Miami e Natale a New York non sono solo cinepanettoni, sono anche piani industriali), lo scopo della compagnia di bandiera è da venti anni quello di vendere un'illusione di grandeur de' noantri che ovviamente mai servirà a fare profitti.
 

flyreg

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Purtroppo la mission più o meno esplicita di Alitalia/ITA da anni non è di creare un hub: dal "portare turisti in Italia" al "portare il tricolore nel mondo", dallo "hub di Linate" fino al sincerarsi che JFK e Miami siano sempre ben raggiungibili dall'Italia (perché Natale a Miami e Natale a New York non sono solo cinepanettoni, sono anche piani industriali), lo scopo della compagnia di bandiera è da venti anni quello di vendere un'illusione di grandeur de' noantri che ovviamente mai servirà a fare profitti.
La chiave della questione è tutta qua. Son più di 10 anni che non hanno una strategia o un piano di sviluppo. Non hanno puntato realmente su FCO come hub con voli intercontinentali alimentati da una fitta rete di feeder ma hanno smantellato qualsiasi divisione regional (senza dimenticare la parentesi Carptair in cui prima hanno dismesso gli ATR per poi usare quelli dei rumeni); non hanno mai puntato su MXP come hub ma investito su LIN che non ha margini (anche se Milano ha un sistema aeroportuale incasinato difficile da far fruttare come hub feeder, vedesi AirItaly); hanno smantellato completamente il nazionale lasciando alle low cost tutte le relazioni Nord-Sud e eliminando qualsiasi volo peer to peer aldifuori di FCO e LIN.

Per quanto la politica possa essere un problema grosso nella questione, esistono altre compagnie che hanno partecipazioni dello stato e solo da noi sembra impossibile questa convivenza. E la cosa più assurda è che in Italia abbiamo l'esempio opposto di Alitalia: nell'ambito ferroviario abbiamo un colosso che si sta espandendo anche all'estero abbastanza velocemente con servizi ferroviari (Trainosè in Grecia, c2c in UK, l'arrivo del Frecciarossa in Francia e l'imminente arrivo anche in Spagna). Perchè nessuno ha interesse che Alitalia/ITA FUNZIONI come invece fanno benissimo le ferrovie da un paio d'anni a questa parte?!
 
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Farfallina

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23 Marzo 2009
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Leggere frasi come queste mi riempie di tristezza. Negli anni 60 e credo anche negli anni 70, AZ aveva due mercati di riferimento abbastanza forti Sud America e Africa. Poi le cose sono cambiate
I mercati di riferimento si possono recuperare o addirittura creare da zero come hanno fatto le golfare. Certamente bisogna fare le cose per bene e investire.
 
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Il punto è che non è che se ITA finisse in mano ad LH finirebbero i problemi.
Il secondo punto è che è molto difficile fare una compagnia aerea in Italia, a meno che non sia a basso costo. Air Dolomiti fa la grossissima maggioranza dei propri voli per alimentare le basi del Gruppo LH quindi, a parte poche eccezioni non si è scontrata con compagnie a basso costo e nei voli a lungo raggio (per il momento almeno).
Condivido. ITA neanche se finisse in mano al Mago Otelma dell'aviazione uscirebbe dal baratro!
 
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