No Ken, in realtà la presa dello stato sulla compagnia, sia in prima persona, sia attraverso altri soggetti italiani, è sempre stata ben salda.
Al partener industriale di turno, è stato lasciato il guinzaglio sufficientemente largo per poter giocare a fare il padrone e gestire la compagnia in modo da potersi riprendere in vari modi almeno parte del capitale investito.
Ma appena hanno chiuso i rubinetti, sia i franco-olandesi che gli emiratini sono diventati i perfetti incapaci colpevoli di ogni male.
Avendo ben presente questi trascorsi, difficilmente i potenziali soci industriali firmeranno qualcosa senza essersi muniti di solide mutande di ferro...
Che a LH non interessi una posizione di minoranza è verosimile (anche solo perché sono stati piuttosto poco contenti di altri investimenti in minoranza -- vedi Brussels Airlines e JetBlue) ma questo non significa che un'azienda non si possa comandare con la minoranza.
Nelle precedenti gestioni che citi non mi pare lo Stato avesse la maggioranza del capitale sociale -- almeno non nella versione CAI e successiva CAI-Etihad. Mi pare che ci fosse Poste Italiane con un 10-15% nella gestione Etihad, quindi indirettamente lo Stato aveva una presenza.
Il problema è che quella che tu (giustamente) definisci "presa dello Stato sulla compagnia" non è mai dipesa dalla composizione dell'azionariato. Ai crucchi puoi dare anche il 100% del capitale sociale (e a Carsten Spohr la presidenza della Repubblica) ma ciò non toglie che ci sarà sempre un interesse da parte della politica. E, soprattutto, ciò non risolve il vero problema della vendibilità di ITA: il sistema Italia. Il diritto del lavoro e la cultura sindacale da anni Settanta; l'infrastruttura dei trasporti del tutto disconnessa che nega qualsiasi intermodalità seria agli aeroporti nonostante la distribuzione demografica del paese sia ideale per sfruttare le ferrovie come feeder di FCO e/o MXP; la politica fiscale penalizzante; la cultura aziendale da medioevo.
Altavilla va in Parlamento a dare la colpa alle low cost un po' perché evidentemente non capisce gran che di trasporto aereo, e un po' perché non può fare riferimento a ciò che fece il suo maestro con FIAT. Marchionne deitalianizzò i quadri della FIAT: non solo acquisendo Chrysler, ma anche (soprattutto) spostando alcune divisioni gestionali del gruppo a Londra e Detroit. In un paese nel quale è difficile e costoso togliersi di mezzo un incapace e sostituirlo con uno che sa fare il proprio mestiere (o meglio -- insegnare a un giovane come farlo affinché cresca con profitto in azienda), pensare di far girare bene una linea aerea è molto difficile: chi fa soldi col trasporto aereo in Italia -- guarda caso -- è solo chi gestisce l'azienda completamente in remoto: da Dublino, Budapest, Luton. Gli altri falliscono tutti.