potevi dirlo prima che eri pilota.con alcuni di voi ho giocato sui simulatori,
potevi dirlo prima che eri pilota.con alcuni di voi ho giocato sui simulatori,
Vedi, avrei dovuto dirlo subito, mannaggia, magari non si scatenava tutto questo putiferio.potevi dirlo prima che eri pilota.
Nutro solo grande ed infinita stima nei tuoi confronti. Sei una delle persone che apprezzo di più qui. Quindi respect, e grazie per le tue parole.Entro nella discussione in quanto su quei corridoi a spingere il carrello ci sto da alcuni lustri. Se il servizio viene interrotto perché è prevista una turbolenza non sono né i "frequent flyers" né i "random flyers" a deciderne l'oppurtunità. La sensazione di stabilità che uno ha seduto su un sedile è diversa da quella di uno in piedi che spinge un carrello di 50 kg, con dei contenitori di bevande bollenti in cima. Al di là di ciò, mi spiace il volo non sia stato rilassante o soddisfacente.
Oh, addirittura! Grazie mille.Nutro solo grande ed infinita stima nei tuoi confronti. Sei una delle persone che apprezzo di più qui. Quindi respect, e grazie per le tue parole.
Fantastici perché fanno portare a bordo bagagli in eccesso e magari non fanno storie su peso e dimensioni?Ne sono lieto, gli addetti al check-in di Linate sono fantastici, anche io ho sempre avuto esperienze positive e fantastiche.
Sono quelli che nel commento aggiungono:"saranno almeno dieci anni che volo con la nuova ITA"!Si sono dimenticati le 4 frecce durante la turbolenza.
Scherzi a parte, la mia curiosità riguarda, invece, i fricuent flaierrs: in cosa si distinguevano dal resto della plebe per essere “etichettati” come tali? Le baggage tags forse? Giacca e cravatta? Pura curiosità (così che inizio a farci caso anch’io dal prossimo volo e potrei magari anche chiedergli un commento a caldo sulla conduzione dell’aereo.)
G
Mi scuso per continuare l'OT: in generale, da spilorcio quale sono, il bagaglio non lo imbarco se non devo, e per questo sono assolutamente d'accordo con te. La questione è che a volte hai fretta e il bagaglio imbarcato è un problema: una volta a FCO, all'una passata, ho preso praticamente in corsa il bus che avevo prenotato perché la compagnia mi ha fatto questo scherzo e al gate sono stati irremovibili nonostante le mie spiegazioni. Poi c'è sempre la famosa valigia che Iberia mi ha convinto a imbarcare: ho accettato "per il bene comune" tanto in quel caso fretta non ne avevo, e la valigia dalla Spagna è finita in Sud America... Per carità, alla fine è una di quelle possibili seccature inevitabilmente connesse con lo spostarsi anche solo dal salotto di casa.Personalmente in alcuni aeroporti sono dei gran rompiscatole e sicuramente poco amati dai pax ma magari a bordo poi non salta fuori il problema di dover sbarcare i bagagli. A scanso di equivoci (e a me rompe parecchio quando vogliono imbarcare il bagaglio a mano a tutti i costi) ma quello che sta lavorando bene non è quello che fa passare di tutto!
Ma stiamo scherzando?La nuova Ita vuole riprendersi gli expat italiani a Londra della vecchia Alitalia
La compagnia di bandiera nata sette mesi fa è tornata a pieno regime sul Regno Unito: 90 voli alla settimana e la «navetta» Linate-City
La nuova Ita Airways atterra a Londra per riprendersi tutti gli emigrati italiani. Nel Regno Unito, il primo obiettivo della nuova compagnia di bandiera, nata sulle ceneri della vecchia Alitalia - di cui ha preso anche il logo, molti aerei ancora in uso, livrea compresa, e l'azionista comune Ministero dell'Economia al 100% in attesa di una possibile vendita - è il mercato degli expat.
La grossa nicchia degli emigrati
Dei 700mila italiani che si stima vivano nel Regno Unito, circa la metà abita a Londra, dove ITA vola da Milano e Roma: è un bacino potenziale di 350mila clienti che ITA punta a far salire a bordo, quando vogliono tornare dalla mamma. «Scegliete noi per andare a casa» è lo slogan lanciato da Piefrancesco Carino, vice direttore generale con delega al mercato internazionale. In realtà la compagnia di bandiera, prima Alitalia ora ITA, non ha mai smesso di volare sul Regno Unito. Dal 15 ottobre giorno, del debutto, dopo lo spegnimento di Alitalia, la neonata società aveva mantenuto un collegamento tra Londra e Roma.
Ma l'inevitabile interruzione tra la fine della vecchia compagnia e la nascita della nuova, ha fatto perdere terreno e clienti: c'è da recuperare un mercato. Andrew Bunn, inglesissimo capo di ITA nel Regno Unito ma con una passione da italiano per la compagnia, ha snocciolato i numeri alla prima presentazione di ITA a Londra da quando è nata: in sette mesi, la compagnia presieduta da Alfredo Altavilla ha rimesso in piedi 90 voli settimanali sulla capitale inglese, con 5 voli giornalieri su Milano e 2 su Roma. Un'offerta abbondante per competere contro il colosso British Airways e contro le agguerrite Easyjet e Ryanair. Com'era prima del dissesto di Alitalia.
Il nodo degli slot
Nonostante le numerose continuità tra i due vettori, un grosso elemento di rottura, a Londra, c'è stato: gli slot, le fasce orarie di atterraggio e decollo, che a Heathrow specialmente sono merce rarissima e preziosa, sono ora di proprietà. La defunta Alitalia, quelli sulla capitale inglese, ambitissimi, li aveva venduti, con una controversa operazione in conflitto di interessi, aEtihad, quando la compagnia emiratina aveva rilevato il 49% del vettore dai “capitani coraggiosi” di CAI. Dopo il dissesto, con Alitalia commissariata (e la proprietà ritornata in mano al governo), si era creato il paradosso: ogni volta che un aereo Alitalia atterrava a Londra, era Etihad a incassare. Poi, l’ultima beffa: la compagnia di bandiera di Abu Dhabi si era ripresa gli slot e aveva lasciato la nuova ITA a terra.
Cucinelli&Chef, lo stile italiano a bordo
Le armi di marketing presentate sono due classici della Alitalia del passato: il fascino delle divise (ora disegnate dal re del cashmere Brunello Cucinelli), tema che piace molto ai media ma che non ha presa sui viaggiatori; e la qualità dell'offerta gastronomica a bordo, questo invece da sempre un grande jolly nella tasca della compagnia. Più sostanziale, e industrialmente attraente, è la nuova flotta: velivoli Airbus a ridotto impatto ambientale (in media un 25% di emissioni in meno rispetto alle altre compagnie) che fanno di ITA una delle compagnie più “verdi” in Europa. Non c'è però solo la clientela nazionale da recuperare: ITA vuole attirare anche i turisti inglesi. La compagnia è l'unica a poter, a connazionali e stranieri, il (presunto) vantaggio degli hub di Roma e Milano. Dai due scali, copre 62 destinazioni nel mondo e le principali città italiane, Sicilia e Sardegna incluse, a proposito di turismo. Se sulla ricca nicchia dei professionisti, specie quelli che gravitano su Canary Wharf, ITA ha effettivamente un vantaggio, con la sua rete capillare in Italia, sulla clientela che viaggia per piacere, è meno attraente, dal Regno Unito: le compagnie a basso costo hanno collegamenti diretti tra decine di città italiane e inglesi, senza dover far scalo, come invece obbliga ITA. Al momento, però, Carino ha escluso di ampliare i collegamenti con la Gran Bretagna: ITA si concentrerà solo su Londra.
A London City coi tedeschi
E proprio sulla capitale, sono stati riattivati anche due voli al giorno tra Linate e London City, la “navetta” degli uomini d'affari, in diretta competizione con BA. Nel caso di ITA c'è però ancora una zavorra: al momento il volo è stato affidato in gestione, a German Airways. In gergo tecnico si chiama wet lease: vuol dire che ITA noleggia una compagnia terza per effettuare i voli. Il rischio è che, nonostante aerei sempre pieni su London City, ITA voli in perdita, perché quella formula di noleggio ha un costo molto alto. Ma non c'era altra scelta: “Il mercato dei clienti business su Londra è ripartito all'improvviso. Siamo stati costretti a muoverci subito” spiega così, oltre che con la necessità di non perdere gli slot se non si vola (regola in vigore a Londra), Carino il motivo dell'anomala decisione per un volo di linea: i wet lease sono più comuni nel turismo. In autunno, il problema verrà risolto: sono in arrivo nuovissimi Airbus A220, aerei piccoli, adatti per la lillipuziana pista dell'aeroporto London City. Saranno di proprietà di ITA che potrà così gestire in proprio la pregiata tratta. La mossa consentirà anche di uniformare la flotta: la vecchia Alitalia volava con aerei Embraer sullo scalo londinese. Ora sarà tutto Airbus, come il futuribile A350 per i voli intercontinentali, e questo consentirà sinergie e risparmi su manutenzione e gestione della flotta.
da Il sole 24 ore
Mi permetto di aggiungere che quasi lo stesso vale per la gran parte del traffico nazionale. Tutte le aree da cui si origina un minimo di traffico sono collegate con voli diretti e ITA propone transiti per tutti sul suo hub, e punta sulle mamme e sul cibo italiano (mah).Ma stiamo scherzando?
1) sottostimati gli italiani resident a `Londra
2) se un italiano residents a Londra ha la famiglia a Nord di Perugiua non credo volera' iTA, per ilsemplice motivo che o voili a Milano e prendi il treno o voli a Roma e ti sobbarchi un volo in concidenza (se esiste e allungando notevolmente I tempi di viaggio), quando British Airways ti porta con volo diretto piu' vicino a casa tua, per non parare di U2, FR, Jet2
3) Stesso discorso vale per gli Italiani che non vivono a Londra.
In effetti qui si toccano corde importanti, in pieno stile Barilla anni ‘80.La nuova Ita vuole riprendersi gli expat italiani a Londra della vecchia Alitalia
La compagnia di bandiera nata sette mesi fa è tornata a pieno regime sul Regno Unito: 90 voli alla settimana e la «navetta» Linate-City
La nuova Ita Airways atterra a Londra per riprendersi tutti gli emigrati italiani. Nel Regno Unito, il primo obiettivo della nuova compagnia di bandiera, nata sulle ceneri della vecchia Alitalia - di cui ha preso anche il logo, molti aerei ancora in uso, livrea compresa, e l'azionista comune Ministero dell'Economia al 100% in attesa di una possibile vendita - è il mercato degli expat.
La grossa nicchia degli emigrati
Dei 700mila italiani che si stima vivano nel Regno Unito, circa la metà abita a Londra, dove ITA vola da Milano e Roma: è un bacino potenziale di 350mila clienti che ITA punta a far salire a bordo, quando vogliono tornare dalla mamma. «Scegliete noi per andare a casa» è lo slogan lanciato da Piefrancesco Carino, vice direttore generale con delega al mercato internazionale. In realtà la compagnia di bandiera, prima Alitalia ora ITA, non ha mai smesso di volare sul Regno Unito. Dal 15 ottobre giorno, del debutto, dopo lo spegnimento di Alitalia, la neonata società aveva mantenuto un collegamento tra Londra e Roma.
Ma l'inevitabile interruzione tra la fine della vecchia compagnia e la nascita della nuova, ha fatto perdere terreno e clienti: c'è da recuperare un mercato. Andrew Bunn, inglesissimo capo di ITA nel Regno Unito ma con una passione da italiano per la compagnia, ha snocciolato i numeri alla prima presentazione di ITA a Londra da quando è nata: in sette mesi, la compagnia presieduta da Alfredo Altavilla ha rimesso in piedi 90 voli settimanali sulla capitale inglese, con 5 voli giornalieri su Milano e 2 su Roma. Un'offerta abbondante per competere contro il colosso British Airways e contro le agguerrite Easyjet e Ryanair. Com'era prima del dissesto di Alitalia.
Il nodo degli slot
Nonostante le numerose continuità tra i due vettori, un grosso elemento di rottura, a Londra, c'è stato: gli slot, le fasce orarie di atterraggio e decollo, che a Heathrow specialmente sono merce rarissima e preziosa, sono ora di proprietà. La defunta Alitalia, quelli sulla capitale inglese, ambitissimi, li aveva venduti, con una controversa operazione in conflitto di interessi, aEtihad, quando la compagnia emiratina aveva rilevato il 49% del vettore dai “capitani coraggiosi” di CAI. Dopo il dissesto, con Alitalia commissariata (e la proprietà ritornata in mano al governo), si era creato il paradosso: ogni volta che un aereo Alitalia atterrava a Londra, era Etihad a incassare. Poi, l’ultima beffa: la compagnia di bandiera di Abu Dhabi si era ripresa gli slot e aveva lasciato la nuova ITA a terra.
Cucinelli&Chef, lo stile italiano a bordo
Le armi di marketing presentate sono due classici della Alitalia del passato: il fascino delle divise (ora disegnate dal re del cashmere Brunello Cucinelli), tema che piace molto ai media ma che non ha presa sui viaggiatori; e la qualità dell'offerta gastronomica a bordo, questo invece da sempre un grande jolly nella tasca della compagnia. Più sostanziale, e industrialmente attraente, è la nuova flotta: velivoli Airbus a ridotto impatto ambientale (in media un 25% di emissioni in meno rispetto alle altre compagnie) che fanno di ITA una delle compagnie più “verdi” in Europa. Non c'è però solo la clientela nazionale da recuperare: ITA vuole attirare anche i turisti inglesi. La compagnia è l'unica a poter, a connazionali e stranieri, il (presunto) vantaggio degli hub di Roma e Milano. Dai due scali, copre 62 destinazioni nel mondo e le principali città italiane, Sicilia e Sardegna incluse, a proposito di turismo. Se sulla ricca nicchia dei professionisti, specie quelli che gravitano su Canary Wharf, ITA ha effettivamente un vantaggio, con la sua rete capillare in Italia, sulla clientela che viaggia per piacere, è meno attraente, dal Regno Unito: le compagnie a basso costo hanno collegamenti diretti tra decine di città italiane e inglesi, senza dover far scalo, come invece obbliga ITA. Al momento, però, Carino ha escluso di ampliare i collegamenti con la Gran Bretagna: ITA si concentrerà solo su Londra.
A London City coi tedeschi
E proprio sulla capitale, sono stati riattivati anche due voli al giorno tra Linate e London City, la “navetta” degli uomini d'affari, in diretta competizione con BA. Nel caso di ITA c'è però ancora una zavorra: al momento il volo è stato affidato in gestione, a German Airways. In gergo tecnico si chiama wet lease: vuol dire che ITA noleggia una compagnia terza per effettuare i voli. Il rischio è che, nonostante aerei sempre pieni su London City, ITA voli in perdita, perché quella formula di noleggio ha un costo molto alto. Ma non c'era altra scelta: “Il mercato dei clienti business su Londra è ripartito all'improvviso. Siamo stati costretti a muoverci subito” spiega così, oltre che con la necessità di non perdere gli slot se non si vola (regola in vigore a Londra), Carino il motivo dell'anomala decisione per un volo di linea: i wet lease sono più comuni nel turismo. In autunno, il problema verrà risolto: sono in arrivo nuovissimi Airbus A220, aerei piccoli, adatti per la lillipuziana pista dell'aeroporto London City. Saranno di proprietà di ITA che potrà così gestire in proprio la pregiata tratta. La mossa consentirà anche di uniformare la flotta: la vecchia Alitalia volava con aerei Embraer sullo scalo londinese. Ora sarà tutto Airbus, come il futuribile A350 per i voli intercontinentali, e questo consentirà sinergie e risparmi su manutenzione e gestione della flotta.
da Il sole 24 ore
OT: per me questa rimane la pubblicità più bella mai fatta, riesce a farmi piangere dopo più di 20 anni, sarà perché amo il Giappone e perché amo la pastaPerdonami Seaking ma lo spot Barilla definitivo, quello che fa venire i lucciconi, è questo.
Sto immaginando una scena del genere con mio padre che, presa la Clio SW con l'adesivo dell'AVIS, parte da Biella Piazzo, scende a Malpensa, vola ITA, arriva a LCY, sale su un taxi e al prezzo di tante, ma tante, ma tante, ma tante bestemmie arriva e... dà fuoco alla casa mentre cerca di accendere la piastra elettrica per metter su l'acqua a bollire.
Hai dimenticato le divise!Una velina d’altri tempi. Incerto se ridere o piangere alla lettura di cose tipo il tornare dalla mamma (), il mercato degli expat (ma ancora co’ ‘st’immigrati…), il presunto vantaggio degli hub di Milano e Roma (su cosa esattamente solo Dio lo sa…), l’offerta gastronomica a bordo (?!) e mettiamoci pure la competizione con BA, U2 e FR (che manco esiste perché persa in partenza per svariati motivi che non sto qui a ripetere…)
Insomma, c’è la mamma, gli immigrati, il network capillare, gli hubs, i menagger di Canary Wharf, l’offerta gastronomica e pure i tedeschi (!): mancano i sindacati, la nonna, il panettone che tra 6 mesi è Natale e tutt’apposto…
G
manco i fondamentali...@universe876 Siccome a me sta storia dei piloti non troppo capaci ha destato molta curiosità, sono andato ad indagare e ho trovato una foto dei due colpevoli, ma non saprei quale dei due fosse quello "attivo":
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