Thread ITA Airways Autunno 2022


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belumosi

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10 Dicembre 2007
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La situazione è strana. Si ha quasi l'impressione che Altavilla voglia prendere tempo in attesa del nuovo governo. La logica di una simile scelta, potrebbe essere la speranza (o magari qualcosa di più...) che il nuovo esecutivo sulla privatizzazione abbia idee più simili alle sue, quindi con una possibile virata verso MSC e LH.
Terrei viva anche l'opzione di uno stop alla privatizzazione, anche se come ipotesi secondaria.
All'opposto si ha l'impressione che al Tesoro, sentendosi sotto countdown, vogliano affrettare al massimo i tempi spalleggiati dai franco-americani.
 

uncomfortable

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25 Settembre 2008
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...mah...forse dimentichi che un aereoporto e' un luogo dove si prendono gli aerei e le priorita' per chi viaggia sono i percorsi di accesso ai gates, i controlli doganali, i servizi, le seggiole per sedersi in attesa dell'imbarco....i cessi puliti...nel caso di malpensa l'aerostazione e' stata ristrutturata non certo tenendo queste priorita' bensi' i ricavi del non aviation...non c'e' di che applaudire a mio avviso. Poi non so tu che magari bazzichi a malpensa una o due volte all'anno la cosa non ti disturbera'....io fino al pre covid mi imbarcavo mediamente da malpensa due volte a settimana e ti assicuro che non metto certo questo aeroporto in cima alle classifiche per funzionalita'.
I ricavi non aviation sono superiori (e anche di parecchio) a quelli aviation, per cui è comprensibile come l'aspetto retail abbia un'importanza notevole.
Per quel che mi riguarda, a parte i passaggi obbligati attraverso il duty free shop, il resto è abbastanza sopportabile. Personalmente preferisco gli aeroporti europei modello "shopping mall" rispetto a quelli nordamericani che saranno anche funzionali ma spesso mi fanno rimpiangere la mancanza di questo o quell'altro negozio, soprattutto landside. Ma non tutti i gusti sono alla vaniglia.
 
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romaneeconti

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I ricavi non aviation sono superiori (e anche di parecchio) a quelli aviation, per cui è comprensibile come l'aspetto retail abbia un'importanza notevole.
Per quel che mi riguarda, a parte i passaggi obbligati attraverso il duty free shop, il resto è abbastanza sopportabile. Personalmente preferisco gli aeroporti europei modello "shopping mall" rispetto a quelli nordamericani che saranno anche funzionali ma spesso mi fanno rimpiangere la mancanza di questo o quell'altro negozio, soprattutto landside. Ma non tutti i gusti sono alla vaniglia.
Tutto condivisibile quel che scrivi, resto del parere che a Malpensa il progetto di ristrutturazione e' partito dall'esigenza di farne un centro commerciale e non un luogo dove ci si imbarca...basta pensare a dove han messo gli e-gates al centro per gli imbarche al piano partenze...nell'unico posto dove non ci sono piu' spazi per ingrandirli con il risultato di code assurde ai tornelli....aggiungi che le postazioni sono attive mediamente per i due terzi e la fila in certi momenti e' notevole. Ogni aeroporto im >europa ha le sue peculiarita', non dico che altrove le cose siano ottimali sotto questo aspetto ma quando ristrutturi in toto un terminal, puoi far delle scelte piu' favorevoli a chi viaggia., tanto chi vuol comprare negli shop delle firme compra lo stesso e chi non gliene importa nulla di comprare s'incavola e basta...
 

s4lv0z

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11 Dicembre 2017
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Tutto condivisibile quel che scrivi, resto del parere che a Malpensa il progetto di ristrutturazione e' partito dall'esigenza di farne un centro commerciale e non un luogo dove ci si imbarca...basta pensare a dove han messo gli e-gates al centro per gli imbarche al piano partenze...nell'unico posto dove non ci sono piu' spazi per ingrandirli con il risultato di code assurde ai tornelli....aggiungi che le postazioni sono attive mediamente per i due terzi e la fila in certi momenti e' notevole. Ogni aeroporto im >europa ha le sue peculiarita', non dico che altrove le cose siano ottimali sotto questo aspetto ma quando ristrutturi in toto un terminal, puoi far delle scelte piu' favorevoli a chi viaggia., tanto chi vuol comprare negli shop delle firme compra lo stesso e chi non gliene importa nulla di comprare s'incavola e basta...
In fondo anche da ikea ci sono i passaggi diretti (segnalati discretamente) tra i reparti... per me se mi danno la possibilità di non affrontare obbligatoriamente lo slalom tra i negozi e (sopratutto) i loro clienti... possono aprire anche esselunga e un paio di ferramenta.

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East End Ave

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su e giu' sull'atlantico...
In fondo anche da ikea ci sono i passaggi diretti (segnalati discretamente) tra i reparti... per me se mi danno la possibilità di non affrontare obbligatoriamente lo slalom tra i negozi e (sopratutto) i loro clienti... possono aprire anche esselunga e un paio di ferramenta.

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Ma negli aeroporti non sempre ci sono i passaggi salta-DF…a FCO ce n’era uno al T3 E-gates, ad esempio, l’hanno chiuso…😩
 

leerit

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3 Settembre 2019
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La lunga storia dell'ormai ex compagnia di bandiera italiana, ora ITA Airways, potrebbe essere giunta ad una svolta definitiva con l'accordo raggiunto per la vendita della compagnia tra il governo e Certares, un fondo di investimenti americano (ma con una sussidiaria europea che sarebbe direttamente coinvolta nell'operazione per tener conto dei vincoli legali sulla proprietà per poter servire il mercato europeo). L'offerta avanzata dal fondo in collaborazione con due grandi vettori come Delta Airlines Inc. e Air France-KLM S.A. è stata ritenuta "maggiormente rispondente agli obiettivi fissati" dal Ministero dell'Economia e delle Finanze. Ciò ha portato all'avvio di un negoziato esclusivo tra il governo e Certares, lasciando così fuori la cordata alternativa Msc-Lufthansa che pure in qualche momento era stata data come più favorita dalla stampa.


Per comprendere le ragioni della privatizzazione e della scelta del governo, è opportuno ricostruire brevemente la storia della compagnia di bandiera italiana e il costo sostenuto dallo Stato nel corso degli anni per evitarne il fallimento.

I risultati di Alitalia dal 2000 ad oggi

Durante la storia di Alitalia e delle sue successive trasformazioni, riassunta brevemente nella Tav. 1, lo Stato italiano è risultato a più riprese cruciale per tenere in piedi la compagnia. Ci concentreremo principalmente sugli eventi del nuovo millennio, riassumendo così il percorso di Alitalia - ITA Airways dalla prima privatizzazione voluta dal primo governo Prodi nel '98 ad oggi.









Come abbiamo già osservato in una precedente Nota,[1] dal 2000 ad oggi la compagnia di bandiera ha quasi sempre riportato perdite. Nella Fig. 1 sono riportati i risultati finanziari netti della compagnia nelle sue varie denominazioni a partire dal 2000 a valori monetari correnti (luglio 2022).[2] A fine 2021, le perdite cumulate del nuovo millennio ammontano più di 14 miliardi di euro (Fig. 2).[3] I dati cumulati dal 2017 ad oggi indicano che la perdita complessiva dell'aviolinea nel periodo di amministrazione straordinaria si aggiri intorno ai 3 miliardi di euro.[4]




Le perdite accumulate negli anni non sono state interamente coperte da fondi pubblici ma, in parte, anche dai soci privati che si sono alternati nel capitale azionario della società; nel 2017, tuttavia, l'Osservatorio stimava l'onere cumulato netto a carico dei contribuenti intorno a 9,4 miliardi di euro, che corrispondono a 10,4 miliardi aggiornati ai prezzi di luglio 2022. A questi vanno aggiunti gli ulteriori fondi stanziati sotto forma di prestito ponte dal governo Gentiloni nel 2017 per il rilancio di Alitalia SAI. Il finanziamento a titolo oneroso era inizialmente di 600 milioni da restituire entro la fine dell'esercizio 2017, ma i provvedimenti successivi hanno portato l'ammontare complessivo a 1,3 miliardi nel 2019 che sono stati erosi completamente dalle perdite generate tra il 2018 e il 2021. A questi, vanno anche sommati gli interessi non corrisposti entro i termini stabiliti, per un totale a carico dei contribuenti di 1,6 miliardi euro. Tale debito con lo Stato non rimarrà a carico della NewCo ITA Airways e dovrà essere restituito da Alitalia SAI S.p.A. tramite la ripartizione dell'attivo dell'amministrazione straordinaria.[5] Come proprietario della totalità delle quote di ITA Airways, il MEF si fa anche carico di coprire le perdite del vettore aereo che alla chiusura dello scorso esercizio ammontavano già a 149 milioni di euro (per il solo periodo 15 ottobre - 31 dicembre).



In vista del rilancio definitivo di ITA Airways, nel 2021 il governo Draghi ha definito insieme alla Commissione europea il tetto massimo degli investimenti pubblici sotto forma di aumento di capitale: 1,35 miliardi per l'insieme dei 3 anni successivi. Di questi, 700 milioni sono già stati versati dallo Stato italiano, mentre i restanti dovrebbero essere versati tra la fine del 2022 e il 2023. Tali investimenti sono vincolati però all'inserimento della compagnia in un'alleanza internazionale e alla progressiva privatizzazione del vettore. Questi termini, insieme con le norme previste dal D.P.C.M. di marzo scorso[6] sulle modalità di privatizzazione, vincolano il governo, ancorché oggi dimissionario, alla prosecuzione della trattativa con Certares, Delta e Air France con lo scopo di alienare la quota di maggioranza di ITA.[7]


Dopo la caduta del governo Draghi nel luglio 2022, alcuni partiti hanno sollevato obiezioni sulla stipula delle condizioni concordate in quanto assunte da un governo non operante con i "pieni poteri". In realtà, come ha poi chiarito Sabino Cassese nel suo parere pro veritate alla compagnia aerea, il governo uscente avrebbe violato la legge se non avesse portato a termine la trattativa, in quanto pienamente definita dalla normativa vigente.

Le offerte presentate al MEF

Nel 2022 sono state presentate due offerte al MEF per l'acquisizione della quota di maggioranza della NewCo statale da parte di Certares e dalla cordata Lufthansa-Msc. La prima è stata ritenuta migliore per gli obiettivi del governo e ha di fatto avviato un processo di formale privatizzazione della ex compagnia di bandiera. L'offerta prevede l'acquisto del 50 per cento più un'azione da parte della cordata guidata da Certares, per ottenere il controllo della società di trasporto aereo, lasciando dunque una partecipazione sostanziale allo Stato italiano. Il MEF rimarrebbe titolare della quota di minoranza e questo consentirebbe al governo di influenzare le scelte del Cda (due membri su cinque e il presidente sarebbero nominati dal governo) e di vigilare sull'applicazione delle misure presentate nel piano industriale della nuova ITA.


Al contrario, l'offerta di Lufthansa-Msc avrebbe comportato un'effettiva privatizzazione dell'aviolinea con un acquisto iniziale dell'80 per cento del capitale e un accordo preventivo sulla restante parte delle azioni da acquisire in seguito. Questo avrebbe portato il MEF fuori dalla compagine azionaria nel giro di due anni e la governance di ITA sarebbe stata affidata totalmente a Lufthansa.


I dettagli della trattativa tra il MEF e Certares non sono ancora di pubblico dominio in quanto riservata; circolano solo alcune indiscrezioni giornalistiche sui contenuti dell'offerta.[8] In particolare, non è ancora chiaro quali saranno gli sviluppi successivi, in particolare se ci sarà un ulteriore incremento di capitale (oltre a quello già preventivato dall'accordo con Bruxelles, anche a copertura delle ulteriori perdite accumulate dalla compagnia nel frattempo).

I rischi di una privatizzazione parziale

Ma anche senza avere a disposizione i dettagli precisi, è chiaro che la scelta di Certares invece che di Lufthansa da parte del governo, se da una parte offre un maggior ruolo al settore pubblico nelle scelte future della compagnia, dall'altro comporta anche maggiori rischi, in primis di dover continuare a partecipare alla copertura delle perdite di ITA nei prossimi mesi e, eventualmente, anni. Si è già ricordato che dal momento in cui la compagnia aerea è diventata operativa, il 15 ottobre 2021 e la fine dell'anno, questa ha riportato perdite pari a 149 milioni di euro. Con l'aumento dei prezzi dei carburanti e la riduzione dei voli di lungo raggio (molto più profittevoli dei voli domestici), il 2022 si prospetta come un altro anno particolarmente delicato per le finanze di ITA e, di conseguenza, per l'azionista unico statale.


Come monito per il futuro, è anche utile ricordare che dietro le perdite riportate nella Fig. 1, c'è stata soprattutto la volontà da parte dei governi italiani nel corso degli anni di mantenere sotto il controllo pubblico la compagnia di bandiera, oppure comunque di preservarne l'"italianità" affidandola a investitori nazionali, con lo scopo dichiarato di incentivare i flussi commerciali e turistici nei confronti del Paese, che sarebbero viceversa stati sacrificati da un vettore straniero. Se è così, va detto che questo obiettivo è stato mancato. Il mercato dei voli italiani è ricco (il quarto in Europa), ma è sempre meno servito da Alitalia e dalle sue successive incarnazioni. A riprova, la Tav. 1 riporta le quote di mercato nazionale servite dalla compagnia. Si osserva che da una quota iniziale del 60 per cento nel 2000, si è ora passati a poco più del 18 per cento. Il considerevole sforzo finanziario sopportato dal contribuente italiano nel corso degli anni non è dunque servito a garantire un ruolo rilevante alla compagnia, neppure sul mercato nazionale.










 

Marco Clemente

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che palle sti articoli ogni volta che si parla di Alitalia dobbiamo ripartire da Adamo ed Eva… parliamo del presente e del futuro se mai ci dovesse essere… il passato ormai è passato e lo conosciamo tutti purtroppo
 

romaneeconti

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che palle sti articoli ogni volta che si parla di Alitalia dobbiamo ripartire da Adamo ed Eva… parliamo del presente e del futuro se mai ci dovesse essere… il passato ormai è passato e lo conosciamo tutti purtroppo
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Be', il presente e' come il passato...voragini di debiti...il futuro e' come il presente: voragini di debiti...vedi se ti torna la risultante...siamo sempre punto e a capo purtroppo, per l'azienda e i contribuenti. Se ci fosse una possibilita' di porre fine a questa situazione credo che farebbe piacere a tutti. forse una chiusura definitiva, qualche anno di pausa e poi fare entrare capitali privati non manovrati dalla politica potrebbe essere l'ennesimo tentativo?
 

Farfallina

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che palle sti articoli ogni volta che si parla di Alitalia dobbiamo ripartire da Adamo ed Eva… parliamo del presente e del futuro se mai ci dovesse essere… il passato ormai è passato e lo conosciamo tutti purtroppo
Be', il presente e' come il passato...voragini di debiti...il futuro e' come il presente: voragini di debiti...vedi se ti torna la risultante...siamo sempre punto e a capo purtroppo, per l'azienda e i contribuenti. Se ci fosse una possibilita' di porre fine a questa situazione credo che farebbe piacere a tutti. forse una chiusura definitiva, qualche anno di pausa e poi fare entrare capitali privati non manovrati dalla politica potrebbe essere l'ennesimo tentativo?
Il problema non sono i capitali privati che sono già entrati 2-3 volte, è che ogni volta per non mandare tutti a casa e arrivederci interviene lo Stato. Sia chiaro che per come sono previsti gli ammortizzatori sociali lo Stato è mezzo obbligato ad intervenire a meno di non dare la NASPI base e adios perché dare CIGS di anni e anni a migliaia di persone sono miliardi su miliardi di €.
 

romaneeconti

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Il problema non sono i capitali privati che sono già entrati 2-3 volte, è che ogni volta per non mandare tutti a casa e arrivederci interviene lo Stato. Sia chiaro che per come sono previsti gli ammortizzatori sociali lo Stato è mezzo obbligato ad intervenire a meno di non dare la NASPI base e adios perché dare CIGS di anni e anni a migliaia di persone sono miliardi su miliardi di €.
e' vero farfallina. La situazione e' oggettivamente complessa.
 

tiefpeck

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Il problema non sono i capitali privati che sono già entrati 2-3 volte, è che ogni volta per non mandare tutti a casa e arrivederci interviene lo Stato. Sia chiaro che per come sono previsti gli ammortizzatori sociali lo Stato è mezzo obbligato ad intervenire a meno di non dare la NASPI base e adios perché dare CIGS di anni e anni a migliaia di persone sono miliardi su miliardi di €.
Se la valenza politica di AZ / ITA (o la sua percezione) sono state sufficientemente ridotte, si potrebbe pensare a riportare la CIGS del settore aviazione in linea con quella dei poveri mortali: sarebbe un bel passo in avanti verso la soluzione del costosissimo problema.
 

Farfallina

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Se la valenza politica di AZ / ITA (o la sua percezione) sono state sufficientemente ridotte, si potrebbe pensare a riportare la CIGS del settore aviazione in linea con quella dei poveri mortali: sarebbe un bel passo in avanti verso la soluzione del costosissimo problema.
Io lo sostengo da tempo, si interromperebbe il "ricatto" di insostenibilità di un fallimento che ha sempre riportato sotto mano pubblica o assistita tutte le varie avventure private.
 

Seaking

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Io lo sostengo da tempo, si interromperebbe il "ricatto" di insostenibilità di un fallimento che ha sempre riportato sotto mano pubblica o assistita tutte le varie avventure private.
Basta far vedere i numeri in termini di quota di mercato, anche perché il tabù dell'intoccabilità del brand AZ è già stato superato con ITA...
 

East End Ave

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su e giu' sull'atlantico...
Salgo su un volo ITA con altri colleghi, salutiamo e ci presentiamo appunto come colleghi di altra compagnia: “Beati voi!”
Spero questa mentalità possa cambiare al più presto, ovvero che ITA possa rendere i suoi dipendenti fieri e orgogliosi, che possano realmente sentirsi parte di una squadra e di un progetto. Avvilente constatare nuovamente un tale avvilimento dopo l’ennesima vita del gatto AZ!
 
Stato
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