Influenza passata, panettoni finiti, feste andate, ho trovato qualche ora per finire il mio racconto. Questa è l'ultima tappa. Prima di concludere, vi dico
GRAZIE. Grazie per tutti i messaggi ed i complimenti ricevuti.
Spero che il mio viaggio, racconto vi abbia fatto vedere qualcosa di nuovo e scoprire che il mondo è fattto principalmente di cose belle e persone buone.
Come detto prima, viaggiare in alcuni paesi non è facile. Ci vuole coraggio, un po' di follia, tanta preparazione ma alla fine si è sempre ripagati da esperienze incredibili.
10 Novembre
Ultimo giorno. Baghdad ha ancora tanto da mostrarmi. Nessun piano per oggi, solo tanta voglia di tuffarmi nella città e vivere il venerdì, giorno di festa, tra la gente. Oggi sono tutti in strada a mangiare, fare shopping, passeggiare, portare i figli al parco. Tutti.
Inizio la mia giornata con calma, in albergo c’è una festa privata, non ho ben capito cosa festeggiano ma il ricevimento, festa, party inizia dalla colazione. Purtroppo, ho lasciato il cellulare in camera, non riesco a fare foto.
Faccio il check-out. Oggi lascio l’albergo e l’Iraq. Ho una lunghissima giornata davanti prima di andare in aeroporto. Il mio aereo parte alle 2 di notte. Mi sono già accordato con la reception per lasciare il mio zaino fino a tardi e utilizzare doccia e bagno di una stanza per potermi lavare prima della partenza. Chiedo anche di prenotarmi il taxi VIP service per l’aeroporto alle 22:30.
Ore 9, cerco di prenotare un taxi con la solita app. La cosa sembra abbastanza sfidante oggi. Non c’è un’autista libero. Ci sono solo i taxi condivisi. Decido di provare anche questi. Attesa lunga, dopo una ventina di minuti sono on board. Ci sono altri due ragazzi in macchina, tutti andiamo al mercato degli animali. In pochi minuti, faccio altri amici.
Il traffico è incredibile. Tutto è ancora più lento del solito. Ci mettiamo letteralmente un’ora per arrivare. Ormai sfinito, chiedo all’autista di lasciarmi scendere, proseguirò a piedi. Scendo nel mezzo di un ingorgo. Devo attraversare una rotonda a piedi per poter camminare.
Mi incammino tra la gente. Non riesco a ricordarmi di città così affollate. Forse Hanoi, New Delhi o Mumbai ma qui la folla è diversa, è molto più rumorosa, movimentata, festosa. Non so esattamente come descriverla, forse semplicemente iraqena.
Più mi avvicino al mercato degli animali, più aumentano le persone. Tutti trasportano gabbie con galline, scimmie, pappagalli, serpenti. Faccio persino fatica a scattare qualche foto. Resto più volte bloccato, completamente fermo.
Qui, per la prima volta ho la sensazione di non essere al sicuro. La folla, la calca, il restare bloccato tra la gente mi ricordano che qui può succedere qualcosa e se succede è un disastro. Forse dovrei allontanarmi, c’è troppa gente. Una cosa che ho sempre seguito nei miei viaggi è l’istinto. Quando mi sento di fare qualcosa o di seguire qualcosa, lo faccio, nel bene e nel male.
Cerco di allontanarmi e di trovare aree meno affollate. L’unica oasi di pace sembra un cortile che dà accesso ad una chiesa. È la Saint Joseph Latin Cathedral. È aperta. Entro.
Il custode è un signore sulla sessantina che parla anche un poco di italiano. Mi racconta un sacco di storie. Storie belle e storie incredibili di come si vive da Cattolici in un paese al 99% musulmano. Una su tutte, l’omicidio a Baghdad di un sacerdote suo amico nel 2008. Storia tragica di cui si puo' anche trovare qualche articolo sul web.
Con lui c’è anche un ragazzo che si occupa di suonare le campane e di gestire la manutenzione della chiesa. Anche il ragazzo ci tiene a parlare con me e a raccontarmi di cosa significa essere Cristiani qui.
La chiesa è molto povera, avrebbe bisogno di lavori importanti e manutenzione seria. Tutto quello che vedo è però dignitosamente conservato considerando le risorse che queste persone hanno.
Scatto qualche foto, faccio un’offerta.
Il ragazzo suonatore di campane
Il custode mi apre la porta del campanile e mi dice che se voglio posso salire sul tetto. Detto, fatto.
Vista privilegiata della città.
Faccio ancora qualche foto degli interni
Targa commemorativa, soldati polacchi che durante la Seconda guerra mondiale pregavano qui
Statua di San Francesco, ha visto tempi migliori
Sul retro della Chiesa c’è anche un piccolo cimitero
È ora di andare, saluto tutti e vado via. La folla per strada è la stessa se non peggio. Decido di incamminarmi verso il mercato del rame e dei libri.
Faccio un giro tra gli artigiani
Per poi finire davanti ad un bel pentolone di kubba
Ne mangio un paio, faccio altri due passi e sgrasso con un bel succo di melograno
E te tra la gente
Soddisfatto della mattinata, mi incammino a piedi verso l’uscita del mercato, mi infilo in un taxi e chiedo di portarmi al famoso monumento Nasb Enqath al-Thaqafa, in italiano, salva la cultura iraqena. E’ una statua a pochi passi da uno dei parchi più grandi di Baghdad, il parco Zawraa e rappresenta il popolo iraqeno che prova con tutte le forze a salvare la cultura del Paese.
Foto di rito
Il pomeriggio passa tranquillo, mi siedo nel parco e mi riposo qualche minuto. Pianifico le prossime ore: università, passaggio in taxi nella green zone e serata nella zona più moderna.
Parto dalla visita dell’Università. Purtroppo, è venerdì e i due professori che avevo incontrato non sono presenti, l’unica cosa che riesco a fare è qualche foto dell’esterno.
L’arco è molto bello, è diviso in due, simbolo della impossibilità di chiudere il cerchio della conoscenza. Si potrà studiare all’infinito ma ci sarà sempre qualcosa di nuovo da imparare. Santa verità.
Nei dintorni dell’Università c’è aria di modernità. L’incredibile potenza della globalizzazione è visibile anche qui.
La nuova sede della banca nazionale Iraqena, in costruzione.
Ingresso di Baghdad Mall
All’interno dello shopping mall, tra negozi occidentali di cui non me ne può fregare di meno, vengo attratto dal supermercato con un intero corridoio pieno di pasta.
C’è anche “The king of dates”. Un negozio immenso che vende solo datteri. Riemergo dal centro commerciale che è ormai buio, faccio ancora due passi perdendomi nella zona di Karada street. Prima di rientrare in albergo, cerco su Google “Nightlife Baghdad”. Trovo un posto che sembra uscito dai rooftop di New York.
Tra tacchi alti, ciglia finte, musica dance, orologi alla moda e tavoli puliti con l'amuchina, mi siedo per il mio ultimo kebab, purtroppo in versione occidentalizzata e dal costo spropositato, circa 37 euro circa per questo.
Mi lascio alle spalle il pomeriggio e la serata di modernità tra le strade ancora affollate. Prendo il mio ultimo Careem per l’albergo. Penso tra me e me che questo è stato incredibile, sorprendente e molto oltre le aspettative. Un posto che mi porterò sicuramente nel cuore con tante storie da raccontare. Un'eperienza tra storia, cultura, cibo e gente che mi ha insegnato tanto e riflettere ancora una volta su quello che siamo.
Penso già che dovrò ritornarci, che non vedo l’ora di vedere il Kurdistan, Mosul, Sulaymaniyya e le altre città del nord.
We are all the same
Ciao Iraq, a presto!
PS. A breve il viaggio in aeroporto e il finale aeronautico BGW-IST-MXP