L’amministratore delegato del gruppo Lufthansa,
Carsten Spohr, ritiene che Ita Airways oggi sia una compagnia troppo piccola in un mercato rilevante come quello italiano e che per questo debba crescere sia in termini di flotta, sia di personale. Ma perché questo avvenga anche il vettore tricolore dovrà fare utili e avere un margine di reddittività dell’8% che è l’obiettivo minimo fissato per tutte le aviolinee del colosso europeo dei cieli. È questo il messaggio che Spohr ha trasmesso parlando davanti a circa 200 dipendenti di Ita nel quartier generale del vettore tricolore a Fiumicino.
L’incontro è andato in scena il pomeriggio di lunedì, poco prima del volo a Milano per salutare gli altri dipendenti di Ita e
dopo aver presentato alla stampa le prime novità in seguito al closing dell’operazione con il ministero dell’Economia italiano. Di fianco al ceo di Lufthansa c’erano i vertici di Ita (il presidente Sandro Pappalardo e il ceo Joerg Eberhart), gli altri membri del consiglio di amministrazione (Antonella Ballone, Lorenza Maggio e Efrem Angelo Valeriani).
«Grazie per averci aspettato, non vi deluderemo», esordisce Spohr, che ricorda di atteso tre anni questo momento. Chiede lealtà e onestà, sollecita i dipendenti di Ita a dire sempre se c’è qualcosa che secondo loro non va. Sottolinea che se Lufthansa investe a Roma non è «solo per garantire un futuro» alla società italiana, ma anche perché è in ballo l’evoluzione del gruppo tedesco. «L’unico motivo per cui siamo il numero quattro nel mondo— dopo le tre big statunitensi — è perché abbiamo allargato la nostra famiglia, prima con Swiss, Austrian Airlines e Brussels Airlines e ora con Ita», ragiona.
Ita Airways con i suoi 99 aerei è la seconda più grande compagnia del gruppo — per flotta — dopo Lufthansa e prima di Swiss, diventata negli anni la macchina da soldi del colosso. Ma per Spohr l’azienda italiana «è troppo piccola per un Paese come l’Italia, la terza economia più grande d’Europa, la quarta più grande del mondo per traffico aereo, dopo Stati Uniti, Francia e Spagna». «Quindi penso che ci sia spazio per la crescita anche degli equipaggi, del management e di altri ruoli, se facciamo le cose nel modo giusto».
Ma perché ci sia l’espansione «dobbiamo dimostrare che questa operazione è redditizia», sottolinea Spohr. E la redditività di Ita Airways «deve essere la stessa fissata come obiettivo per tutto il gruppo Lufthansa — ricorda —. Dai nostri calcoli c’è bisogno di un
margine di redditività dell’8% per poter finanziare la flotta, fare investimenti e crescere. E questo, naturalmente, è dovrà essere l’obiettivo pure per la compagnia italiana».
Il ceo di Lufthansa non ignora i timori. «Quando avviene un’operazione di questa portata», sostiene, «ci sono anche delle preoccupazioni. Un nuovo capo, un nuovo proprietario (anche se abbiamo il 41%), un nuovo modello di business, un sistema multi-hub, magari nuove procedure, nuove regole, alcune folli, altre intelligenti». Per questo — prosegue — «cerchiamo di essere onesti tra di noi. Se ci sono cose che arrivano da Francoforte e che ritenete non vadano bene per Ita, parliamone. Deve esserci un approccio alla pari, in modo che possiamo fidarci di trovare la soluzione migliore».
E a dimostrazione del processo di trasparenza, anche i lavoratori di Ita hanno ricevuto questo messaggio nella loro casella di posta elettronica: «Mercoledì 5 febbraio alle 14.30 il ceo Spohr risponderà alle domande di tutti i dipendenti del gruppo Lufthansa nell’ambito della serie di dialoghi "Frankly speaking" (...) Puoi inviare la tua domanda in anticipo all'indirizzo e-mail indicato oppure durante l'evento in diretta streaming».