[TR] Tra gli americani dell'Arizona. In bici. Vestito da ciclista.


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26 Aprile 2012
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  • Ore di sole percepite a novembre per Londra: 58 (24% del totale possibile)
  • Ore di sole percepite a dicembre per Londra: 21 (10% del totale possibile)
  • Rapporto per gennaio: A reasonably dull month, with 53 hrs (-23%) from a possible 233.
Il bisogno di andare verso luoghi piu' luminosi, dove e' possibile vedere la propria ombra, e' palpabile. Per fortuna febbraio e' vicino e, con esso, una settimana di ferie. La destinazione e' l'Arizona, scelta per tre motivi: 1) sole, 2) la nomea di ottimo ciclismo, tra strada e gravel e, 3) non devo andare a Gatwick (l'altra alternativa erano le Canarie).

Il biglietto e' acquistato con corposo, io direi quasi Caldiano, anticipo. Lo scorso inverno, durante i saldi. Se non fosse che, nel frattempo, ci sono le elezioni, Trump, tutto il troiaio che stiamo vivendo in questo periodo, e una domanda s'incunea molesta nel mio cervelletto.

Ha senso andare, adesso, in bici e vestito da bici*, tra i rednecks?

*l'abbigliamento ciclistico e' noto per essere sostanzialmente agli antipodi di ogni senso di stile, classe, eleganza e financo dignita'.

Ma i soldi son spesi, la bici e' pronta, ed e' tempo di andare.
 

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Capitolo Primo.

Fedele alla linea in base alla quale un volo diretto in Barbon batte lo scalo in First, sono prenotato (in Barbon Plus) sul BA289 LHR-PHX. Venerdi', ore 14:40. Per puro caso, la settimana prima mi casca un occhio sui voli che partono da LHR T3 e scopro che il summenzionato 289 non parte, come avevo sempre supposto, da T5 ma da T3. Poco male, rimedio di andar li' la mattina, lavorare dall'ufficio li', e poi andare airside un'oretta prima del volo.

Mi presento col mio complice sarcofago alle 7 antimeridiane per fare il drop-off e T3 si palesa in tutto il suo splendore. Coincidenza, piove.


Abbandonato il sarcofago all'out-of-gauge, una volta fatto il check-in, vado al piano superiore per lavorare coi colleghi e, per leccare il culo ringraziarli dell'ospitalita', prendo i caffe' da Nero. Sono apparsi i maritozzi, ma siccome heart disease runs in the family decido di limitarmi a una foto. Immagino che siano comunque qualcosa di immondo, comparati con quelli del Bel Paese.


Lavoro dalle 8 alle 13.30, e poi scendo dabbasso per i controlli di sicurezza. Passo tutto debitamente alla svelta, usando i nuovi marchingegni che permettono ai liquidi di stare in valigia. Segnalazione per la classica passeggera Emirates (Ciabatte Balenciaga, leggins Lululemon, felpa di qualche altra marca che piace ai ggiovvani e labbra pompate a 4 bar / 58.00 psi che, sistemati due vassoi con tutte le sue mercanzie (uno sul tapis roulant dello scanner, l'altro in appoggio pronto per essere messo su) decide di piazzare il terzo letteralmente davanti a me mentre sto per porre il mio vassoio sul tapis. E poi ovviamente viene fermata per un secondary inspection. Karma.

Comunque, di T3 non c'e' molto da dire; vi posso pero' svelare in anteprima che, al netto dell'appoggio governativo alla terza pista di LHR (cosa che non cambia lo status quo di una virgola), HAL ha deciso di lanciare un programma per rifare T3. Tempistiche bibliche, ovviamente.


Il mio volo parte dal gate 40, ossia sotto la torre di controllo. Qui mi smazzavo i BKK-MEL e i SIN-SYD nel 2011, bei tempi. Ora si vede AA, e ovviamente fuori piove.


L'imbarco parte in orario; gruppo 0, 1, 2, 3, poi via via i pezzenti tra cui il sottoscritto. L'avione di oggi e' un A350-1000; la clientela e' sullo sportivo andante, con un sacco di giacchette puff Patagonia come la mia. Vedo ben altri tre personaggi con il mio stesso modello e colore (more on that later).

Eccomi seduto al 21A; preferisco i sedili corridoio, ma purtroppo oggi questo passava il convento. Intorno a me ci sono un gruppo di 6-7 britanni che non capisco se siano in viaggio di lavoro o gita di piacere. Cinque di loro sono vestiti da triatleti, e i rimanenti due - tra cui il clone di Suella Braverman, parlantina eterna ed insopportabile inclusa - sono marchiati da capo a piedi in Louis Vuitton e Gucci. Suella 2.0 e' seduta davanti a me e parla non-stop. Una prece per il suo vicino di posto, e anche per me dai.




L'ho detto che fuori piove? La signora di fianco a me e' ciarliera, e si esprime nel classicissimo Good weather if you're a duck. Al che rispondo Perhaps even the ducks could do with some sun for a change. Meditiamo un secondo, e decidiamo che, si, anche alla papere piacerebbe un po' di sole sulle piume. Il pensiero corre alle papere.


Stacchiamo in orario, e dopo un qualche sballonzolio nelle nubi ecco una cosa inaudita. Il cielo: e' blu!


Il servizio parte in fretta, e chiedo un G&T per aprire le danze. L'assistente di volo mi guarda e fa I guess you can do with a double e voila', eccoci serviti.


Siccome mi son guardato dai maritozzi, e la colazione era uno yoghurt e una banana, si farebbe anche ora di mangiare. L'offerta sul menu - che non ho fotografato - era qualcosa con carne, poi curry, e infine dei cannelloni alla ricotta. Vado per quelli. Il sugo poteva avere piu' sapore, ma piu' che decenti. Buona la torta, e lo dico io che non sono uno da dolce.


Il volo e' lungo, cribbio se e' lungo. 9 ore abbondanti. Guardo qualche film divisibili tra solenni ca*ate, cose semi-visibili e altre fetenzie; chiacchero con amici e vicini su Whatsapp, e mi bevo un altro paio di birrette. Ci scappa anche un pisolino.

Un'ora prima dell'arrivo, fuori, la situazione e' questa.


Arriva anche il momento del cibo, e stavolta opto per la chicken and leek pie. Sostanzialmente una terrina di pollo e porri coperta da uno strato di pasta sfoglia; un classico del cibo inglese, impossibile da sbagliare, a prova di nutria. E sostanzialmente insapore. Il risultato e' tale:


Riempiente, ben fatto, sostanzialmente insapore. Il pudding viene rimandato indietro intonso, d'altronde il nome della compagnia che lo produce (Lasting Impressions) potrebbe definire anche l'impatto che suddetto pudding avrebbe sulle mie coronarie: lasting.

L'atterraggio a PHX avviene all'imbrunire. Intravedo un bellissimo tramonto, montagne, un sacco di deserto, e poi l'orrendo sprawl di Phoenix Metro. Densita' abitativa 4 volte inferiore a quella di Londra, 5 e rotte meno di Tokyo. E Tucson e' pure peggio. Le citta' americane non saranno mai le mie preferite.


Comunque sia, atterriamo e siamo fuori in tempo molto celere. Passo l'immigrazione, solite domande di rito sul perche' non ho l'ESTA, solita risposta, e aspettiamo i bagagli. Mi domandavo se i vari gruppi di uomini - quel genere di persona che, nella parlanza inglese, si definiscono geezer (i classici protagonisti dei film di Guy Ritchie) - fossero ciclisti, ma all'arrivo delle valigie scopro che, in realta', sono golfisti.

Golfisti a valanga. Orde di golfisti. Camionate di golfisti. Uno sbarco di Normandia di golfisti.

Aspetto la mia bici per un'ora, e quando quelli della dogana vengono a dirmi "zio, devi andartene, stiamo per chiudere" mi rendo conto che forse non e' arrivata.

Mi consigliano, gentilissimi, di chiedere al banchetto di American Airlines per le connessioni e la gentil pulzella cola' situata mi risponde "Ah si, era qua da un po', ci domandavamo dove fossi finito". Reprimo il desiderio di prenderla a schiaffi col cartellone pubblicitario di AA nelle vicinanze e mi limito a un piu' normale "Ero in attesa di fianco al punto consegna bagagli fuori misura, sai, quello con su scritto Oversized baggage collection point". Perche', bonta' mia, sono ancora di quelli che si aspetta che un collo fuori misura venga riconsegnato dove sta scritto.

"Ah no", fa lei serafica. "Gli oversize items li consegnamo qui, ora".

Constatato che la logica dell'Agenzia delle Entrate di Corso Bolzano a Torino e' arrivata fin qua prendo il mio sarcofago, auguro tante care cose a tutti, e me ne vado. Una mezzoretta abbondante dopo, al costo di svariate bestemmie, risolvo il mistero di come arrivare all'area di pick-up degli hotel per PHX (al Terminal 4 gli arrivi stanno sopra, le partenze sotto, e i bus per gli hotel arrivano al pianterreno, e gli arrivi internazionali sono in una specie di dependance - tutto chiarissimo, no?) e raggiungo la fermata dell'autobus nell'esatto istante in cui si appropinqua il bus del Courtyard.

Pochi minuti dopo prendo possesso di una stanza arredata durante la presidenza Clinton, doccia e sonno ristoratore.

 
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maxdan2008

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Capitolo Primo.

Fedele alla linea in base alla quale un volo diretto in Barbon batte lo scalo in First, sono prenotato (in Barbon Plus) sul BA289 LHR-PHX. Venerdi', ore 14:40. Per puro caso, la settimana prima mi casca un occhio sui voli che partono da LHR T3 e scopro che il summenzionato 289 non parte, come avevo sempre supposto, da T5 ma da T3. Poco male, rimedio di andar li' la mattina, lavorare dall'ufficio li', e poi andare airside un'oretta prima del volo.

Mi presento col mio complice sarcofago alle 7 antimeridiane per fare il drop-off e T3 si palesa in tutto il suo splendore. Coincidenza, piove.


Abbandonato il sarcofago all'out-of-gauge, una volta fatto il check-in, vado al piano superiore per lavorare coi colleghi e, per leccare il culo ringraziarli dell'ospitalita', prendo i caffe' da Nero. Sono apparsi i maritozzi, ma siccome heart disease runs in the family decido di limitarmi a una foto. Immagino che siano comunque qualcosa di immondo, comparati con quelli del Bel Paese.


Lavoro dalle 8 alle 13.30, e poi scendo dabbasso per i controlli di sicurezza. Passo tutto debitamente alla svelta, usando i nuovi marchingegni che permettono ai liquidi di stare in valigia. Segnalazione per la classica passeggera Emirates (Ciabatte Balenciaga, leggins Lululemon, felpa di qualche altra marca che piace ai ggiovvani e labbra pompate a 4 bar / 58.00 psi che, sistemati due vassoi con tutte le sue mercanzie (uno sul tapis roulant dello scanner, l'altro in appoggio pronto per essere messo su) decide di piazzare il terzo letteralmente davanti a me mentre sto per porre il mio vassoio sul tapis. E poi ovviamente viene fermata per un secondary inspection. Karma.

Comunque, di T3 non c'e' molto da dire; vi posso pero' svelare in anteprima che, al netto dell'appoggio governativo alla terza pista di LHR (cosa che non cambia lo status quo di una virgola), HAL ha deciso di lanciare un programma per rifare T3. Tempistiche bibliche, ovviamente.


Il mio volo parte dal gate 40, ossia sotto la torre di controllo. Qui mi smazzavo i BKK-MEL e i SIN-SYD nel 2011, bei tempi. Ora si vede AA, e ovviamente fuori piove.


L'imbarco parte in orario; gruppo 0, 1, 2, 3, poi via via i pezzenti tra cui il sottoscritto. L'avione di oggi e' un A350-1000; la clientela e' sullo sportivo andante, con un sacco di giacchette puff Patagonia come la mia. Vedo ben altri tre personaggi con il mio stesso modello e colore (more on that later).

Eccomi seduto al 21A; preferisco i sedili corridoio, ma purtroppo oggi questo passava il convento. Intorno a me ci sono un gruppo di 6-7 britanni che non capisco se siano in viaggio di lavoro o gita di piacere. Cinque di loro sono vestiti da triatleti, e i rimanenti due - tra cui il clone di Suella Braverman, parlantina eterna ed insopportabile inclusa - sono marchiati da capo a piedi in Louis Vuitton e Gucci. Suella 2.0 e' seduta davanti a me e parla non-stop. Una prece per il suo vicino di posto, e anche per me dai.




L'ho detto che fuori piove? La signora di fianco a me e' ciarliera, e si esprime nel classicissimo Good weather if you're a duck. Al che rispondo Perhaps even the ducks could do with some sun for a change. Meditiamo un secondo, e decidiamo che, si, anche alla papere piacerebbe un po' di sole sulle piume. Il pensiero corre alle papere.


Stacchiamo in orario, e dopo un qualche sballonzolio nelle nubi ecco una cosa inaudita. Il cielo: e' blu!


Il servizio parte in fretta, e chiedo un G&T per aprire le danze. L'assistente di volo mi guarda e fa I guess you can do with a double e voila', eccoci serviti.


Siccome mi son guardato dai maritozzi, e la colazione era uno yoghurt e una banana, si farebbe anche ora di mangiare. L'offerta sul menu - che non ho fotografato - era qualcosa con carne, poi curry, e infine dei cannelloni alla ricotta. Vado per quelli. Il sugo poteva avere piu' sapore, ma piu' che decenti. Buona la torta, e lo dico io che non sono uno da dolce.


Il volo e' lungo, cribbio se e' lungo. 9 ore abbondanti. Guardo qualche film divisibili tra solenni ca*ate, cose semi-visibili e altre fetenzie; chiacchero con amici e vicini su Whatsapp, e mi bevo un altro paio di birrette. Ci scappa anche un pisolino.

Un'ora prima dell'arrivo, fuori, la situazione e' questa.


Arriva anche il momento del cibo, e stavolta opto per la chicken and leek pie. Sostanzialmente una terrina di pollo e porri coperta da uno strato di pasta sfoglia; un classico del cibo inglese, impossibile da sbagliare, a prova di nutria. E sostanzialmente insapore. Il risultato e' tale:


Riempiente, ben fatto, sostanzialmente insapore. Il pudding viene rimandato indietro intonso, d'altronde il nome della compagnia che lo produce (Lasting Impressions) potrebbe definire anche l'impatto che suddetto pudding avrebbe sulle mie coronarie: lasting.

L'atterraggio a PHX avviene all'imbrunire. Intravedo un bellissimo tramonto, montagne, un sacco di deserto, e poi l'orrendo sprawl di Phoenix Metro. Densita' abitativa 4 volte inferiore a quella di Londra, 5 e rotte meno di Tokyo. E Tucson e' pure peggio. Le citta' americane non saranno mai le mie preferite.


Comunque sia, atterriamo e siamo fuori in tempo molto celere. Passo l'immigrazione, solite domande di rito sul perche' non ho l'ESTA, solita risposta, e aspettiamo i bagagli. Mi domandavo se i vari gruppi di uomini - quel genere di persona che, nella parlanza inglese, si definiscono geezer (i classici protagonisti dei film di Guy Ritchie) - fossero ciclisti, ma all'arrivo delle valigie scopro che, in realta', sono golfisti.

Golfisti a valanga. Orde di golfisti. Camionate di golfisti. Uno sbarco di Normandia di golfisti.

Aspetto la mia bici per un'ora, e quando quelli della dogana vengono a dirmi "zio, devi andartene, stiamo per chiudere" mi rendo conto che forse non e' arrivata.

Mi consigliano, gentilissimi, di chiedere al banchetto di American Airlines per le connessioni e la gentil pulzella cola' situata mi risponde "Ah si, era qua da un po', ci domandavamo dove fossi finito". Reprimo il desiderio di prenderla a schiaffi col cartellone pubblicitario di AA nelle vicinanze e mi limito a un piu' normale "Ero in attesa di fianco al punto consegna bagagli fuori misura, sai, quello con su scritto Oversized baggage collection point". Perche', bonta' mia, sono ancora di quelli che si aspetta che un collo fuori misura venga riconsegnato dove sta scritto.

"Ah no", fa lei serafica. "Gli oversize items li consegnamo qui, ora".

Constatato che la logica dell'Agenzia delle Entrate di Corso Bolzano a Torino e' arrivata fin qua prendo il mio sarcofago, auguro tante care cose a tutti, e me ne vado. Una mezzoretta abbondante dopo, al costo di svariate bestemmie, risolvo il mistero di come arrivare all'area di pick-up degli hotel per PHX (al Terminal 4 gli arrivi stanno sopra, le partenze sotto, e i bus per gli hotel arrivano al pianterreno, e gli arrivi internazionali sono in una specie di dependance - tutto chiarissimo, no?) e raggiungo la fermata dell'autobus nell'esatto istante in cui si appropinqua il bus del Courtyard.

Pochi minuti dopo prendo possesso di una stanza arredata durante la presidenza Clinton, doccia e sonno ristoratore.

e come sempre ... complimenti per la prosa !!
 
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26 Aprile 2012
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Capitolo Secondo.

Il Marriott, scopro, non ha colazione inclusa. A quanto pare il Courtyard non ce l'ha. Bonvoy ha 30 tipi diversi di brands di hotel, e io nutro il sospetto che sia tutto fatto apposta per confondere i gonzi come me. Cosa riuscitissima, va detto.

Comunque, mangio qualcosa, mi siedo bordopiscina e mi godo il bel tempo. 15C, magari un pochino troppo freddo per una nuotata. Sopra di me passano continuamente i piccoli E170 e CRJ per tutte quelle destinazioni che, si, potrebbero essere servite da un treno (tipo Tucson).


Fuori c'è questo veicolo. A leggere gli stickers viene l'idea di una coppia di nonni davvero simpatica. Meno Movvelobuco 'sto pallone e più Movvefaccio sparati.


Nella giornata precedente parlavo spesso del sarcofago. Eccovelo qui. Devo ammettere che la bike bag Evoc è veramente ottima, tra tutti i marchingegni provati fin'ora la migliore da trascinarsi in giro.


Ariprendo il bus per l'aeroporto, il cortese addetto mi spiega come andare all'autonoleggio, e arrivo al centro dei noleggi. A differenza dei soliti scantinati che si trovano in Europa, qui c'è proprio un terminal con tutte le compagnie. All'AVIS mi mandano giù direttamente alla corsia Preferred Plus e prendo la mia tarronissima automobile, una Hyundai Sonata berlina nuova di trinca. Sono contento di avere una berlina e non il solito SUV che ondeggia, beccheggia e rolla come un galeone, anche se - una volta abbattuti i sedili - lo spazio tra abitacolo e baule è veramente ristretto e il sarcofago ci passa proprio per un pelo.

Comunque sia, il sole splende, la temperatura è ottima, la macchina ronza sorniona e l'autostrada verso sud è sgombra. Mi metto Bar Mediterraneo dei Nu Genea in autoradio e via. Passata l'enorme area suburbana di Phoenix l'autostrada si riduce a due corsie - anche qui gli autotreni superano malgrado ci sia scritto di stare sulla corsia di destra - e l'ambiente diventa proprio piatto e desertico, più Breaking Bad che Il Buono, il Brutto e il Cattivo.

Ho staccato le notifiche di Outlook e Teams - non ci sono per nessuno - e quindi la telefonata che mi arriva mentre sono al volante è un po' imprevista. È il mio anfitrione di AirBnb; in pratica hanno un po' di overbooking, e quindi per la prima notte mi mettono in un altro hotel.

Si ma dove, mi direte voi.

A Patagonia, ecco dove.

Patache?


Patagonia, ecco. Ho provato un tre-quattro volte ad andare in quella vera, senza riuscirci, e se quella vera è off-limits allora andrà bene anche quella farlocca. Meno di 1000 anime appena a nord di Nogales, pochi km di distanza dal confine. Un villaggetto di pensionati, con due baretti, due negozi, e l'è gnanca 'l tabachin.

Ci sono però i trumpiani.


E pickup dal messaggio poco equivocabile.


Perchè venire qui, allora?

Beh, non per l'antincendi boschivi.


No, qui si viene per due cose, anzi una.




Ma adesso vi saluto che mi conviene andar a fare la spesa prima che escano i pensionati e le famiglie coi bambini in monopattino.
 

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26 Aprile 2012
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e come sempre ... complimenti per la prosa !!
Grazie!

Preparo i popcorn che qui c'e' odore di epicita'
Diciamo che a fine giri c'era odore.

Fantastica narrazione. Da residente a Londra capisco benissimo la voglia di sole!
Un inverno veramente orribile.

Dai che sono ancora tutto emozionato da American Primeval.
Non l'ho visto, èbbello?
 

Flyfan

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17 Giugno 2019
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Ma bello e bravo guarda. A parte che ti ostini a girare con quello che io considero un oggetto del demonio appresso , vediamo se riesci a ridarmi motivi per tornare in amerika, ci spero visto che ora sono meno numerosi dei fan di trumpolo in Groenlandia.
 
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vipero

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.
Non l'ho visto, èbbello?
[OT]
È il far west come doveva esserlo per davvero.
Per me, che sono cresciuto a pane e Ken Parker, è un fottuto capolavoro. Crudo, crudele e selvaggiamente coinvolgente.[/OT]
 
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Ma bello e bravo guarda. A parte che ti ostini a girare con quello che io considero un oggetto del demonio appresso , vediamo se riesci a ridarmi motivi per tornare in amerika, ci spero visto che ora sono meno numerosi dei fan di trumpolo in Groenlandia.
Se le bici sono oggetto del demonio, allora c'è da dire cose buone di Satana!

[OT]
È il far west come doveva esserlo per davvero.
Per me, che sono cresciuto a pane e Ken Parker, è un fottuto capolavoro. Crudo, crudele e selvaggiamente coinvolgente.[/OT]
Interessante, al momento sto guardando Yellowstone giusto per.

Ottimo inizio, curiosissimo di leggere il seguito!



Propongo un gemellaggio meteorologico tra Londra e Chengdu (vedi sezione sunny days nei link)
Grazie!
 

I-DAVE

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6 Novembre 2005
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a Taiwan, nel cuore e nella mente
Bell'inizio scopiettante, attendiamo qualche cosa di epico tipo un redneck che ti spara alle gomme!

Però...:

Sono apparsi i maritozzi, ma siccome heart disease runs in the family decido di limitarmi a una foto. Immagino che siano comunque qualcosa di immondo, comparati con quelli del Bel Paese.
Il pudding viene rimandato indietro intonso, d'altronde il nome della compagnia che lo produce (Lasting Impressions) potrebbe definire anche l'impatto che suddetto pudding avrebbe sulle mie coronarie: lasting.
Michelle Obama esci da quel corpo!

DaV
 

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Capitolo terzo.

Dato l'overbooking, passo la prima notte nell'epico Stage Stop Inn, dall'altro lato della ex stazione del treno, ora municipio. Ecco, qui fino al '65 arrivava una linea ferroviaria dell'Union Pacific, ma siccome la ferrovia è roba da socialisti è stata levata. Peccato, immaginiamoci un universo parallelo in cui arrivare in Minuetto (o con lo Stadler, dai) a Patagonia dall'aeroporto di Phoenix. Che bello sarebbe.

Comunque, l'hotel Stage Stop è la quinquessenza dell'Americana. Strapieno di animali impagliati, siede ricavate da vecchie selle, una bandiera americana che sventolò in Afghanistan è accuratamente ripiegata in un triangolo e posta a mo' di ex voto calibro 30.


Prendo possesso della stanza e chiedo alla cordialerrima signora se non le spiace se metto la bici dentro la sera. Lei mi risponde di non preoccuparmi, solo di non usare gli asciugamani bianchi per pulire il mezzo.

Le rispondo che l'idea non m'era nemmeno passata per l'anticamera del cervello, e che mia madre buon'anima mi fulminerebbe se lo facessi. La sua risposta mi fa ancora una volta dubitare del fatto che ci sia proprio bisogno di aver tutti e 7 miliardi di umani su questo pianeta: "Sapessi quante volte ci capita di buttar via asciugamani per quello...".

Bestie.

Comunque, ecco la potente camera per la notte:


Ed ecco il veicolo demoniaco, con nuove ruote Zipp 303S e il solito colore granata.


Esco subito per un giretto di ricognizione, verso la città abbandonata di Harshaw. Tra qui e il confine è una sequenza di cittadine minerarie abbandonate - Canelo, Lochiel, San Rafael, Harshaw appunto - e la strada è quasi subito gravel, non appena passato il limite della foresta di Coronado.


C'è traffico di mezzi minerari, ma le prime esperienze sono ottime. I pick-up delle compagnie minerarie mi sorpassano dando uno spazio inaudito, almeno due metri di carreggiata, e tutti coloro i quali passano in direzione opposta salutano. Inizio a pensare che, forse, la gente qui è diversa da come me l'aspettavo.

Anche l'ambiente è differente. Mi aspettavo il deserto, i cactus; qui, invece, ci sono boschetti di querce, cespugli di ginepro, sagebrush e cottonwood. L'ambiente ricorda un po' quelle zone della Spagna in cui allevano i maiali da jamón. Ci sono anche un macello di guadi.




Mucche longhorn mi sorvegliano con sguardo bovino e la strada, beh, guardatela. Ci sono un sacco di salite poco lunghe ma comunque abbastanza rognose, sul 15% di pendenza, e i 1.600 metri di altitudine comunque si fanno sentire. Questo è solo un giro di ricognizione, ma spingo per bene e dopo una quarantina di km sono sulla via del ritorno. La gente saluta, altri ciclisti (per lo più MTBers) dicono 'enjoy the ride!' e i pochi veicoli aspettano se sono in salita, e danno ampio spazio se sei in piano.

Arrivo in città, mi cambio e vado al Patagonia Lumber Co., il baretto del posto, per una serie di bevande e musica dal vivo. Faccio amicizia con fotografi di Phoenix e wranglers dei ranch (è un lavoro, non solo una Jeep, chi lo sapeva). Le birrette hanno prezzo inferiore a quelle di Londra, per una volta, e poi scopro - con somma gioia di Lucapaglia, che le ama - la Radler al pompelmo del birrificio Stiegl. E la memoria corre al bikepacking in Slovenia fatto lo scorso anno con l'amico 13886.




Unico problema, alle 8 di sera qui chiude tutto e io scopro di non aver di ché mangiare. Riesco a malapena ad arraffare dei nachos, un po' di formaggio e della frutta a prezzi da rapina; per capirci, questo formaggio costava $8.00. Si salvava solo il nome.


Perchè la capra è il migliore animale che c'è, come disse lui.

 

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Capitolo Quarto.

Il giorno dopo il mio arrivo, decido di iniziare un giro di 90km. Si passano le montagne verso Harshaw, poi discesa verso la valle di San Rafael e il confine messicano, piega a destra e ritorno sull'epica Apache Road. Tutto gravel, 1.500 metri di dislivello, zero baretti lungo la via.

Parto con un ottimo vento in coda che mi fa fare ritmi da World Tour sulla salita per la Coronado National Forest. Mi sorpassa - di nuovo cortesissimamente - un pick-up biancoverde della Border Patrol e mi rendo conto di questo cartello:


Ammetto un qual certo nervosismo. In paese tutti i "foresti" con cui ho parlato mi han detto di stare attento al confine, che mi dipingono come un misto tra Jurassic Park e Beirut nell'84. Il tam-tam e' senza sosta, in hotel praticamente tutti i visitatori mi han detto "please be careful". Va detto che nessuno degli indigeni m'ha detto la stessa cosa e, sinceramente, penso che se mai dovessi incontrare un migrante, si tratterebbe di un incontro come quello su a Parinacota di cui parlavo qui.

Comunque sia, passo in fretta la zona a me gia' familiare, e sbuco in un plateau veamente epico.






A sinistra c'e' un pianoro da Western, ma quella sara' la via del ritorno, per me. Ora vado a destra, e la strada e' oggettivamente dura. Non ci sono salite epiche alla Monte Grappa, si parla per lo piu' di quello che gli americani chiamano rollers. Su e giu' continui, all'interno di una boscaglia di querce. Qua e la' si intravedono case sparse in purissimo stile frontaliero:


Guado un paio di fiumiciattoli, passo un po' di pezzi sabbiosi, incrocio ben due veicoli - ranchers - e un paio di ciclisti, bikepackers di lunga distanza. Mi passano davanti un paio di daini enormi, bellissimi, ma per il resto sono solo, a faticare. Su' e giu', su' e giu', su' e giu'. Senza sosta. Duecentometri con pendenza al 18%, duecentometri giu', poi di nuovo su.


Dopo un paio d'ore spaccagambe - onestamente, ho fatto piu' fatica qui che a salire l'Oubergpas - arrivo qui (link su Google maps)


E decido di fermarmi a mangiare. Mi siedo sul muretto di cemento e leggo la lapide:


Frate Marcos de Niza, in italiano Marco da Nizza - francescano del vecchio regno di Savoia - passo' di qui nel 1539, primo europeo a ovest delle Montagne Rocciose. Mi siedo vicino al monumento a lui dedicato, e guardo in avanti, verso il vuoto totale che c'e' qui. Ascolto il silenzio, e mi immagino fra' Marco che arriva in questo punto, si leva un po' di polvere dai sandali - chissa' se andava in giro a dorso d'asino, o con il saio? - e si guarda avanti. Cosa deve aver provato? Davanti a lui, per quanto ne sapeva, era completamente terra incognita. Il motivo della sua missione era prosaico, quello di trovare le famose Sette Citta' di Cibola, che si favoleggiavano esser richissime, ma al di la' di tutto non posso fare a meno di provare rispetto per il frate e la sua compagnia. Dopo un attraversamento oceanico a bordo di una bagnarola, eccoli in marcia attraverso terre totalmente sconosciute, abitate da chissa' chi. Non so se avrei il suo coraggio.

In quel momento il silenzio e' rotto da un elicottero. Il mezzo (direi un Airbus, che ne so io di ale rotanti) mi passa sopra, e vedo che e' di Border Patrol. Vedo anche che, su ogni collina, ci sono gruppi di antenne e telecamere enormi. Poco piu' in avanti, passata Lochiel, vedo la linea del confine. La riga scura in centro alla foto.


Sono al km 45, manca poco all'incrocio con la Forest Road 58 che mi riportera' indietro. Ennesima salitella, scalo su un rapporto piu' semplice e...

SBAM.

La ruota posteriore si blocca completamente. Sento il rumore di qualcosa che si rompe, riesco miracolosamente a staccarmi dai pedali SPD clipless senza arrotolarmi a mo' di sciarpa e...


Ecco il risultato.

A posteriori, l'unica spiegazione che riesco a darmi e' che la puleggia inferiore del deragliatore si sia bloccata. La catena, non potendo piu' scorrere, ha trascinato in avanti il deragliatore che, cosi' facendo, ha piegato la piastra di connessione col telaio ed e' andato ad infilarsi tra la cassetta e la ruota, rompendo un raggio giusto per completare l'opera.

Mai vista una cosa del genere. Da un lato sapevo che quel deragliatore era alle ultime - quasi 20mila km, prodotto originale e nemmeno tanto 'di alta gamma'. Ma speravo di doverlo cambiare in revisione, non di vedermelo esplodere qui. E, poi, la ruota... il cerchione in carbonio m'e' costato un botto! Grazie a Dio l'unico danno e' il raggio, che potro' cambiare in paese.

Rimane un problemino. Sono qui (link a Google Maps). 40km per tornare indietro, e la ruota posteriore e' bloccata.

Inizio a riparare cio' che posso: stacco la ruota, la districo dal deragliatore, e provo a vedere se riesco a ripararlo in qualche modo. Niente da fare, il pezzo e' completamente andato. Lo piego di nuovo in posizione, e mi dico "Beh, posso sempre smollare la catena e pedalare single speed. La catena sara' un po' molle, ma ho finito le salite".

Bene, cerco in saccoccia l'attrezzo per aprire la catena e...

L'ho lasciato in hotel.

Prima volta che mi capita.

Provo per una mezzoretta alcune soluzioni alla MacGyver, ma niente da fare. Non riesco ad aprire la catena. Mi sa che dovro' fare una quarantina di km, a spinta, con le scarpe da bici.

Decido di sedermi sul paraurti di un mezzo di movimento terra; questa e' la vista.


Sono le 12, ho un sei ore abbondanti di luce, mi dico che aspettero' una mezz'oretta e, qualora non dovesse arrivare nessuno, mi incammino. Non mi sento per niente impaurito o chissa' cosa, anzi. Stranamente provo una qual certa pace, e mi godo il silenzio. Mi girano abbondantemente le gonadi per non aver portato l'attrezzo per aprire la catena, e so gia' che spingere la bici con la catena che pende per terra sara' un casino. Ma spero che mi becchi qualcuno, se non altro i frontalieri. Ho anche il passaporto sottomano.

Sono seduto da dieci minuti ed ecco un pickup F150 nero, targhe del Nuovo Messico. Faccio un cenno, e si fermano. Dentro c'e' una coppia di mezza eta', cappelli Stetson enormi e Ray-Ban, si tengono per mano. Bill e Lisa sono in gita, e sono disposti a darmi una mano. Bill emerge dalla cabina del mezzo e mi fa:

"Those Specialized aren't really durable, aren't they?". E' uno che usa solo Scott.

Non se lo fanno chiedere due volte, e con un sorriso mi dicono "We're not going to leave a cyclist here". Ed ecco che salgo dietro, assieme alla mia bici, e mi faccio una quarantina di km sul cassone.


Bill e Lisa mi lasciano davanti a Patagonia Bikes. Mi offro di pagargli l'inconvenienza, e Bill sorride e fa "Did you take me for a publican perchance?". Strette di mano, e se ne vanno. Noe e Zach, gli eroi del Patagonia Bikes, sono gia' fuori dal negozio; dal baretto arrivano altri ciclisti a meravigliarsi della mia prodezza. Dopo un po' arrivano anche un paio di birre di consolazione, e Noe si ripromette di portarmi un deragliatore usato da Tucson. E' domenica, loro sono chiusi da lunedi a mercoledi, ma mi dicono "We'll get you riding back on Tuesday morning, it's a promise".

Onestamente, sono quasi commosso. Inizio a pensare che, forse, la gente qui non e' esattamente come ce la raccontano.
 

Brendon

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L'ultima frase di questo capitolo è una cosa che ha colpito tanto anche me... allontanandosi da east o west coast le persone sono veramente gentili.

Sono stato lo scorso anno per la prima volta in Arizona, noi siamo andati a nord di Phoenix, a Sedona ed è un posto che, magari in futuro, ti consiglierei :)
 
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East End Ave

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su e giu' sull'atlantico...
L'ultima frase di questo capitolo è una cosa che ha colpito tanto anche me... allontanandosi da east o west coast le persone sono veramente gentili.

Sono stato lo scorso anno per la prima volta in Arizona, noi siamo andati a nord di Phoenix, a Sedona ed è un posto che, magari in futuro, ti consiglierei :)
definitely my friend!
 
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East End Ave

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su e giu' sull'atlantico...
@13900 , abbiamo incrociato qualche info su questo viaggio, sono felice tu sia andato alla Coronado NF perche' e' posto unico e meraviglioso!
Felice anche tu possa aver toccato con mano la semplice e genuina bonta' dello yankee medio; si dice che sia il colore della pelle o la linea degli occhi a far la differenza, ma non e' cosi', se non nelle risacche pseudo-culturali di alcune sacche suprematiste.

La tua narrazione e' catalizzante e briosa, grazie e complimenti!