Viaggi per gli Usa, meno prenotazioni e aerei più vuoti: così il prezzo dei biglietti cala anche del 60%
diLeonard Berberi
L’analisi del «Corriere» sull’andamento delle tariffe su dieci rotte Italia-Usa: i prezzi in discesa negli ultimi giorni e il tentativo delle compagnie di riempire gli aerei. Tutti i numeri
Il clima politico, le diverse notizie di turisti respinti e il timore di finire in cella dopo i controlli in dogana — com’è successo a qualche occidentale — continuano a scoraggiare gli europei e ad ammaccare le prenotazioni sui collegamenti transatlantici anche ad aprile. Tanto da costringere le compagnie aeree a correre ai ripari e in qualche caso ad abbattere i prezzi dei biglietti proponendo cifre un tempo impensabili. Come i 433 euro — tasse incluse — per volare da Milano a New York (e ritorno), senza scali, con partenza una settimana dopo e nel bel mezzo del lungo ponte che va da Pasqua al 1° maggio.
L’evoluzione
È quanto emerge dall’analisi che il
Corriere ha effettuato su una decina di tratte tra l’Italia e gli Usa monitorando l’andamento delle tariffe ogni giorno e per ciascun vettore, negli ultimi due mesi. Numeri che rivelano aspetti curiosi.
Per esempio: chi ha acquistato ora un viaggio Napoli-New York l’ha pagato il 60% in meno di chi ha prenotato quello stesso volo un mese prima. Se in buona parte dei casi le curve dei prezzi dei collegamenti studiati sono abbastanza piatte, in altri queste scendono più ci si avvicina alla partenza.
L’anomalia
«In un contesto normale, mano a mano che la gente prenota e la data della partenza si avvicina allora la curva sale perché si riempie l’aereo e i sedili rimasti costano di più», spiegano al
Corriere due esperti di Revenue management per conto di altrettanti vettori europei. «Ma questi evidentemente non sono tempi normali — proseguono i due esperti —.
Le persone non stanno comprando come prima e come previsto e bisogna ritoccare le tariffe, abbassandole significativamente, per tornare a essere sufficientemente appetibili e incentivarli a viaggiare». «E nemmeno la debolezza del dollaro — sottolineano — sembra smuoverli».
I visitatori a marzo
Nei primi tre mesi di quest’anno 2,48 milioni di turisti dell’Europa occidentale hanno visitato gli Usa, secondo i dati della polizia di frontiera statunitense. Il 7% meno dello stesso periodo del 2024.
Ma è a marzo che il numero è calato sensibilmente, con una riduzione del 17,2% dei viaggiatori europei rispetto al terzo mese dell’anno prima. C’è da precisare che il dato risente del fatto che l’anno scorso Pasqua cadeva a marzo, mentre quest’anno ad aprile inoltrato quindi i valori non sono perfettamente confrontabili.
Il sondaggio
Per questo il
Corriere ha studiato l’andamento delle tariffe in un dato periodo di tempo e nelle settimane di picco della primavera. E quello che emerge è, giorno dopo giorno, il tentativo delle aviolinee che operano sui voli tra Italia e Usa di riempire il più possibile gli aerei in un contesto complicato dalla geopolitica. Secondo un sondaggio di Skift Research i viaggiatori di diversi Paesi affermano di essere meno propensi a visitare gli Stati Uniti a causa dell’ambiente politico e delle politiche dell’amministrazione Trump.
I collegamenti
Prendiamo il volo diretto Milano-New York con date di viaggio 23-28 aprile di quest’anno. Due mesi fa il prezzo più basso, in Economy, era disponibile a 711 euro (sempre andata e ritorno, tasse incluse). Pur con alcune oscillazioni — sintomo delle difficoltà a vendere i collegamenti — la tariffa gradualmente sale, un mese dopo, fino a toccare gli 839 euro. Da lì però inizia la sua dicesa, tanto che già sette giorni dopo il picco il biglietto scende a 708 euro. Avanti così, fino a toccare i 433 euro nelle ultime ore.
Il divario con il picco
La tratta Roma-Washington nel periodo di analisi tocca il suo picco un mese fa (1.213 euro), ma quattro settimane dopo il volo viene venduto a meno della metà (564 euro). Così anche per altre rotte transatlantiche.
In generale a essere «premiati» sono stati quelli che hanno prenotato questi ultimi giorni. Chi ha acquistato un volo Roma-Boston, per esempio, ha pagato il 28% meno del suo prezzo massimo nei due mesi di analisi, mentre il risparmio è stato del 37% per chi ha deciso di viaggiare da Roma a Los Angeles.
Le prime avvisaglie
Virgin Atlantic ha spiegato che ci sono i primi segnali di un rallentamento della domanda sui voli transatlantici.
Mentre il ceo di Air France-Klm, Ben Smith, ha dichiarato che la compagnia è stata costretta a ridurre le tariffe in classe economica sui collegamenti tra Europa e Usa a causa di una «leggera debolezza» del mercato. Abbassando il prezzo dei biglietti diventa più facile riempire l’aereo, ma si riducono significativamente i margini di guadagno.
«Domanda debole»
«La domanda sui voli transatlantica è più “morbida” rispetto all’anno scorso», conferma al
Corriere Peter Gerber, ceo di Condor. «Ma dobbiamo anche ricordarci che il 2024 è stato un periodo record per i vettori su questo segmento». «Ci sono alcuni primi segnali nell’industria sul fatto che il mercato del Nord America potrebbe essere più debole», ha detto a un convegno di Uiltrasporti Joerg Eberhart, ceo di Ita Airways. «Non abbiamo degli indicatori chiari su questo, fino a fine giugno quello che vediamo è positivo».
Visto oltre Oceano
Ufficialmente i due principali vettori statunitensi — Delta Air Lines e United Airlines — nelle loro trimestrali hanno segnalato che le loro attività internazionali non sono ancora state colpite dal rallentamento della crescita e dalla volatilità del mercato legata alla guerra commerciale avviata dagli Stati Uniti con la maggior parte dei Paesi del mondo. Ma l’analisi delle tariffe da parte del
Corriere mostra che almeno sui voli in partenza dall’Italia con destinazione gli Usa anche loro hanno dovuto ridurre i prezzi negli ultimi giorni.
Le differenze
Questa situazione, però, colpisce in particolare i vettori europei per due motivi. Il primo: sono proprio i residenti del Vecchio Continente ad aver ridotto i movimenti verso gli Usa. Il secondo: gli americani continuano ad andare all’estero come prima.
E mentre i primi, gli europei, prenotano soprattutto con i propri vettori «locali» — andando così a incidere fortemente sui ricavi e i profitti —, i secondi (gli americani) volano con le aviolinee nazionali. E così quello che i vettori Usa perdono dalla riduzione degli europei lo recuperano dal lato statunitense. Ma i vettori europei non possono fare lo stesso.
I vantaggi degli americani
Parlando con gli analisti il presidente di Delta, Glen Hauenstein, ha detto che circa l’80% delle vendite di voli internazionali a lungo raggio della compagnia proviene da acquirenti con origine negli Stati Uniti. «E uno dei motivi per cui privilegiamo i voli con origine negli Stati Uniti è che le tariffe che fissiamo sono significativamente più alte rispetto al resto del mondo», ha sottolineato. Per Delta, quindi, a essere intaccata è solo parte del 20% delle vendite internazionali.
Gli equilibri
Sulla stessa lunghezza d’onda anche il direttore commerciale di United Airlines, Andrew Nocella, che ha indicato «modesti cali nei volumi di passeggeri con origine non statunitense per il secondo trimestre, con il traffico proveniente dall’Europa in calo del 6% rispetto all’anno precedente». In calo anche i volumi di passeggeri con origine canadese nel secondo trimestre sono diminuiti del 9% su base annua. «
Ma la domanda con origine negli Stati Uniti ha più che compensato queste riduzioni», ha aggiunto.
lberberi@corriere.it
L’analisi del «Corriere» sull’andamento delle tariffe su dieci rotte Italia-Usa: i prezzi in discesa negli ultimi giorni e il tentativo delle compagnie di riempire gli aerei. Tutti i numeri
www.corriere.it