Alitalia e decreto rilancio


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rommel

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Scomparso dal sito AZ il volo diretto per JFK da Malpensa. Non e' prenotabile ne' il 15 ne' il 18.
 

leerit

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La vittoria di Conte a Bruxelles solo 48 ore dopo inizia a rivelare dei particolari poco incoraggianti. Anche se c’era da aspettarselo, i 209 miliardi di euro che arriveranno nelle casse dello Stato per sanare la situazione creatasi con il Covid-19 (sanitaria ed economica) hanno un rovescio della medaglia abbastanza inquietante, almeno stando a certi rumors che arrivano dai piani alti.

Diciamocelo bene in faccia: siamo un Paese che attualmente ha circa 30 miliardi di fondi Ue, destinati a varie iniziative, mai spesi e nemmeno, visti i tempi, riciclati verso settori che stanno agonizzando, cosa che sarebbe possibile. Vuoi per le lungaggini di una burocrazia che stenta a morire nel suo colossale e inutile apparato, vuoi per i necessari controlli che, visto anche il presente (e non solo il passato), devono essere organizzati e compiuti dato che la torta dei sussidi fa gola alle mafie, più che necessaria è obbligatoria una riforma che velocizzi certi passaggi e permetta di evitare le figuracce di capitali concessi ma mai toccati per risolvere problematiche importanti.

Insomma, l’Ue vuole metterci il naso e se la cosa si può considerare logica visti i tempi e i colossali investimenti, sorge il dubbio che, al di là di sacrosanti controlli, chi ci vigila (che poi, lo ripetiamo, non è senza peccato) voglia spostarsi un po’ più in là nel pretendere il rispetto delle regole.

Ed è proprio la questione Alitalia che in queste ore rischia di fare da battistrada (un sospetto l’avevamo già citato nell’articolo precedente) a una questione che è poi alla base dei battibecchi Ue dei giorni scorsi: i controlli sono solo tali o diventeranno dei diktat in grado di influenzare le scelte economiche di un Paese sovrano? L’Ue pretende giustamente un taglio netto con il passato di questa telenovela dei cieli, cosa che implica pure la soluzione della problematica bad company che si verrebbe a creare visto il cammino che lo Stato italiano vorrebbe percorrere con i 3 miliardi destinati a un progetto che in teoria potrebbe avere tutti i numeri per un vero rilancio, ma che rischia di rimanere un sogno nel cassetto.



Lufthansa, lo sanno tutti, ha rischiato di chiudere i battenti per la questione Covid-19 sommata ad altre faccende non proprio moralmente ineccepibili: troppa carne al fuoco (con il controllo di compagnie sia in Germania che all’estero) e un monopolio asfissiante sul mercato tedesco, se non fosse intervenuto lo Stato, si sarebbero trasformati in un boomerang in grado di far cadere un colosso dei cieli. I miliardi sono arrivati, Lufthansa è salva (almeno per ora), ma il prezzo da pagare è quello di aver dovuto o di essere in procinto di cedere linee aeree di proprietà (pure all’estero) e anche di dover ridare i soldi allo Stato, che ha, per dettame Ue, considerato l’aiuto un prestito quale in effetti è.



Ricordo che nel 1998 l’allora Alitalia diretta da Domenico Cempella, per poter realizzare pienamente la straordinaria alleanza con Klm uniformando la flotta con il vettore olandese acquisendo dei 747 800, chiese e ottenne dallo Stato un prestito a tasso bancario. Nulla di strano, visto che solo poco tempo prima, per altre ragioni, Iberia aveva ottenuto soldi dallo Stato ma a interessi di favore senza che l’Ue ci mettesse il naso. Invece lo mise, eccome, nella questione italiana e considerò il prestito Alitalia come aiuto di Stato (che non era) imponendo sanzioni talmente gravi da far precipitare la situazione e dare inizio alla via crucis che si è protratta fino ai giorni nostri. In pratica la mossa (incredibilmente supportata pure da certo mondo politico Italiano) segnò la fine del sogno della creazione della più grande compagnia aerea europea, un vero colosso dei cieli, che avrebbe rotto non poco le scatole ad altri vettori.

Il diktat attuale europeo metterebbe i bastoni tra le ruote a un progetto che, stando almeno nelle trionfanti dichiarazioni dei responsabili politici, mirerebbe a creare uno stacco verso un futuro nel quale Alitalia, una volta risolta la sua continuità verso quella di una compagnia non più gravata da macigni finanziari che ne hanno sempre compromesso il volo, possa anche aprirsi e ammettere soci privati, con uno Stato che finalmente, lo abbiamo già scritto, si toglierebbe l’abito di Babbo Natale per mettersi quello, con cravatta, di manager.

Ora la questione si fa ingarbugliata al punto tale che pure il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri è preoccupato, dopo aver dichiarato pure lui che l’operazione Alitalia mirava alla creazione di una compagnia di successo. I 3 miliardi di aiuto di Stato, essendo tali, non trovano l’approvazione Ue e la strada dovrà per forza mettersi in salita, anche perché ci sono i 209 miliardi del Recovery fund. Quale potrebbe essere la soluzione? È ovvio: quella di rimpicciolire Alitalia al punto tale che, stringi stringi, il piano di “rilancio” sarebbe poi alla fine imposto dall’Ue stessa che, nella pratica, “potrebbe” controllare attraverso diktat futuri non solo Alitalia, ma tutte le imprese che vedrebbero arrivare i fondi di salvataggio promessi… Insomma, un’ingerenza bella e buona nell’economia di uno Stato membro fondatore dell’Ue che si trasformerebbe in schiavo di altre nazioni che spesso nel passato hanno predicato bene e razzolato malissimo.

Bisogna quindi inventarsi strumenti efficaci di controllo, ma allo stesso tempo pretendere, visto che lo fanno pure altri Paesi quando si toccano interessi nazionali, l’autonomia che dobbiamo avere se vogliamo costruire un’Italia finalmente diversa. Rimediare altre ridicole figure o soluzioni sul modello di Fincantieri nella questione famosissima dei cantieri navali francesi Stx improvvisamente diventati di interesse nazionale dopo essere stati privatizzati, con un fallimento, da un’impresa della Corea del Sud: e se proponessimo la stessa soluzione che Macron tirò fuori dal suo cilindro? Con uno Stato detentore del 51% di un’impresa che presta il 2% a una straniera che alla fine ci mette la sua bella parte di investimenti? Perché no?


 
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vipero

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Ci penserà Paragone e il suo Italexit. Poi coi soldi nostri ce famo quelle che ce pare...
 

Paolo_61

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La vittoria di Conte a Bruxelles solo 48 ore dopo inizia a rivelare dei particolari poco incoraggianti. Anche se c’era da aspettarselo, i 209 miliardi di euro che arriveranno nelle casse dello Stato per sanare la situazione creatasi con il Covid-19 (sanitaria ed economica) hanno un rovescio della medaglia abbastanza inquietante, almeno stando a certi rumors che arrivano dai piani alti.

Diciamocelo bene in faccia: siamo un Paese che attualmente ha circa 30 miliardi di fondi Ue, destinati a varie iniziative, mai spesi e nemmeno, visti i tempi, riciclati verso settori che stanno agonizzando, cosa che sarebbe possibile. Vuoi per le lungaggini di una burocrazia che stenta a morire nel suo colossale e inutile apparato, vuoi per i necessari controlli che, visto anche il presente (e non solo il passato), devono essere organizzati e compiuti dato che la torta dei sussidi fa gola alle mafie, più che necessaria è obbligatoria una riforma che velocizzi certi passaggi e permetta di evitare le figuracce di capitali concessi ma mai toccati per risolvere problematiche importanti.

Insomma, l’Ue vuole metterci il naso e se la cosa si può considerare logica visti i tempi e i colossali investimenti, sorge il dubbio che, al di là di sacrosanti controlli, chi ci vigila (che poi, lo ripetiamo, non è senza peccato) voglia spostarsi un po’ più in là nel pretendere il rispetto delle regole.

Ed è proprio la questione Alitalia che in queste ore rischia di fare da battistrada (un sospetto l’avevamo già citato nell’articolo precedente) a una questione che è poi alla base dei battibecchi Ue dei giorni scorsi: i controlli sono solo tali o diventeranno dei diktat in grado di influenzare le scelte economiche di un Paese sovrano? L’Ue pretende giustamente un taglio netto con il passato di questa telenovela dei cieli, cosa che implica pure la soluzione della problematica bad company che si verrebbe a creare visto il cammino che lo Stato italiano vorrebbe percorrere con i 3 miliardi destinati a un progetto che in teoria potrebbe avere tutti i numeri per un vero rilancio, ma che rischia di rimanere un sogno nel cassetto.



Lufthansa, lo sanno tutti, ha rischiato di chiudere i battenti per la questione Covid-19 sommata ad altre faccende non proprio moralmente ineccepibili: troppa carne al fuoco (con il controllo di compagnie sia in Germania che all’estero) e un monopolio asfissiante sul mercato tedesco, se non fosse intervenuto lo Stato, si sarebbero trasformati in un boomerang in grado di far cadere un colosso dei cieli. I miliardi sono arrivati, Lufthansa è salva (almeno per ora), ma il prezzo da pagare è quello di aver dovuto o di essere in procinto di cedere linee aeree di proprietà (pure all’estero) e anche di dover ridare i soldi allo Stato, che ha, per dettame Ue, considerato l’aiuto un prestito quale in effetti è.



Ricordo che nel 1998 l’allora Alitalia diretta da Domenico Cempella, per poter realizzare pienamente la straordinaria alleanza con Klm uniformando la flotta con il vettore olandese acquisendo dei 747 800, chiese e ottenne dallo Stato un prestito a tasso bancario. Nulla di strano, visto che solo poco tempo prima, per altre ragioni, Iberia aveva ottenuto soldi dallo Stato ma a interessi di favore senza che l’Ue ci mettesse il naso. Invece lo mise, eccome, nella questione italiana e considerò il prestito Alitalia come aiuto di Stato (che non era) imponendo sanzioni talmente gravi da far precipitare la situazione e dare inizio alla via crucis che si è protratta fino ai giorni nostri. In pratica la mossa (incredibilmente supportata pure da certo mondo politico Italiano) segnò la fine del sogno della creazione della più grande compagnia aerea europea, un vero colosso dei cieli, che avrebbe rotto non poco le scatole ad altri vettori.

Il diktat attuale europeo metterebbe i bastoni tra le ruote a un progetto che, stando almeno nelle trionfanti dichiarazioni dei responsabili politici, mirerebbe a creare uno stacco verso un futuro nel quale Alitalia, una volta risolta la sua continuità verso quella di una compagnia non più gravata da macigni finanziari che ne hanno sempre compromesso il volo, possa anche aprirsi e ammettere soci privati, con uno Stato che finalmente, lo abbiamo già scritto, si toglierebbe l’abito di Babbo Natale per mettersi quello, con cravatta, di manager.

Ora la questione si fa ingarbugliata al punto tale che pure il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri è preoccupato, dopo aver dichiarato pure lui che l’operazione Alitalia mirava alla creazione di una compagnia di successo. I 3 miliardi di aiuto di Stato, essendo tali, non trovano l’approvazione Ue e la strada dovrà per forza mettersi in salita, anche perché ci sono i 209 miliardi del Recovery fund. Quale potrebbe essere la soluzione? È ovvio: quella di rimpicciolire Alitalia al punto tale che, stringi stringi, il piano di “rilancio” sarebbe poi alla fine imposto dall’Ue stessa che, nella pratica, “potrebbe” controllare attraverso diktat futuri non solo Alitalia, ma tutte le imprese che vedrebbero arrivare i fondi di salvataggio promessi… Insomma, un’ingerenza bella e buona nell’economia di uno Stato membro fondatore dell’Ue che si trasformerebbe in schiavo di altre nazioni che spesso nel passato hanno predicato bene e razzolato malissimo.

Bisogna quindi inventarsi strumenti efficaci di controllo, ma allo stesso tempo pretendere, visto che lo fanno pure altri Paesi quando si toccano interessi nazionali, l’autonomia che dobbiamo avere se vogliamo costruire un’Italia finalmente diversa. Rimediare altre ridicole figure o soluzioni sul modello di Fincantieri nella questione famosissima dei cantieri navali francesi Stx improvvisamente diventati di interesse nazionale dopo essere stati privatizzati, con un fallimento, da un’impresa della Corea del Sud: e se proponessimo la stessa soluzione che Macron tirò fuori dal suo cilindro? Con uno Stato detentore del 51% di un’impresa che presta il 2% a una straniera che alla fine ci mette la sua bella parte di investimenti? Perché no?


Ma porca pupazzola, come può continuare questa farsa del paragone con LH.
 
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marcofvg

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Udine
Buongiorno a tutti.

Vorrei chiedere una vostra opinione, "tecnica" o semplicemente "naturale" a questo semplice fatto; è ormai circa un mesetto che sul web (ed anche sull'app tapatalk che uso per leggere questo forum sul cellulare) che incappo insistentemente in banner pubblicitari di Alitalia su voli Trieste-Algeri o Tunisi o Bruxelles o Londra etc..
A tutt'oggi non si sa SE e QUANDO esattamente Alitalia ripristinerá i voli sul Trieste Airport da Roma (e Milano) né tantomeno con quante frequenze e su quali orari.
Ma è normale una cosa del genere? Soprattutto, è corretto?
Su stampa locale ho letto (se non mi sbaglio) di segnalazioni fatte a /da associazioni di consumatori nelle sedi opportune.
Premetto che non me ne frega nulla, ma davvero! ... tuttavia sta cosa mi infastidisce particolarmente. Da un punto di vista etico, mi fa incazzare che una azienda che decide di non operare una tratta sbandierandolo a destra e a manca (colpevolizzando l'aeroporto del caso per il mancato accordo), pubblicizzi comunque quella destinazione/origine; te ne freghi di quell'area? Bene, sparisci ... ma dileguati proprio! Ma non sfruttare tale area per farti pubblicità.
Discorso diverso è l'opportunità e la sostenibilità di una tratta, ma questo è un altro discorso. Vorrei focalizzare l'attenzione sul punto precedente.
Grazie per i vostri eventuali commenti.

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Farfallina

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Buongiorno a tutti.

Vorrei chiedere una vostra opinione, "tecnica" o semplicemente "naturale" a questo semplice fatto; è ormai circa un mesetto che sul web (ed anche sull'app tapatalk che uso per leggere questo forum sul cellulare) che incappo insistentemente in banner pubblicitari di Alitalia su voli Trieste-Algeri o Tunisi o Bruxelles o Londra etc..
A tutt'oggi non si sa SE e QUANDO esattamente Alitalia ripristinerá i voli sul Trieste Airport da Roma (e Milano) né tantomeno con quante frequenze e su quali orari.
Ma è normale una cosa del genere? Soprattutto, è corretto?
Su stampa locale ho letto (se non mi sbaglio) di segnalazioni fatte a /da associazioni di consumatori nelle sedi opportune.
Premetto che non me ne frega nulla, ma davvero! ... tuttavia sta cosa mi infastidisce particolarmente. Da un punto di vista etico, mi fa incazzare che una azienda che decide di non operare una tratta sbandierandolo a destra e a manca (colpevolizzando l'aeroporto del caso per il mancato accordo), pubblicizzi comunque quella destinazione/origine; te ne freghi di quell'area? Bene, sparisci ... ma dileguati proprio! Ma non sfruttare tale area per farti pubblicità.
Discorso diverso è l'opportunità e la sostenibilità di una tratta, ma questo è un altro discorso. Vorrei focalizzare l'attenzione sul punto precedente.
Grazie per i vostri eventuali commenti.

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Ognuno è libero di pubblicizzare le destinazioni che crede, mica stanno pubblicizzando qualcosa di illegale. Alla fine magari i pax partono da VCE e amen.
 
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marcofvg

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Forse non mi sono spiegato correttamente.
Viene pubblicizzato, ad esempio, il collegamento Trieste-Bruxelles! Non la città di Trieste o il FVG (che come giustamente tu Farfallina dici posso raggiungere anche atterrando a VCE).
Come faccio ad acquistare un Trieste-Bruxelles Alitalia che NON esiste né diretto né via scalo a FCO dato che al momento non è ripristinato nemmeno il volo TRS-FCO?
Cosa pubblicizzo a fare una cosa che NON esiste?

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uncomfortable

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Alitalia Sep/Oct 2020 Intercontinental network as of 26JUL20
By Jim Liu
Posted27 July 2020 08:00

Alitalia in the last few days filed inventory changes for Intercontinental service, between 01SEP20 and 24OCT20. Planned operation as of 26JUL20, based on available flights for reservation, as follows. Additional changes remain highly possible, in particular with flights to North Africa.

Milan Malpensa – New York JFK 1 daily A330
Rome – Algiers 2 daily A319
Rome – Boston 3 weekly A330
Rome – Buenos Aires Ezeiza
1 daily 777-200ER
Rome – Cairo 2 daily A320/321
Rome – New York JFK
1 daily A330
Rome – Tel Aviv 4 daily A320/321
Rome – Tokyo Haneda 3 weekly 777-200ER
Rome – Tunis 16 weekly A319/320
 

EdoC

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Ammazza che sforbiciata fino a fine ottobre!
Considerando che Az vola praticamente solo su Nord America e Brasile, dove vuoi che vada a Settembre con questa situazione ? Avranno visto il booking e cancellato dove non avevano prenotazioni. Già che riprendono la EZE mi sorprende molto.
 
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uncomfortable

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Considerando che Az vola praticamente solo su Nord America e Brasile, dove vuoi che vada a Settembre con questa situazione ? Avranno visto il booking e cancellato dove non avevano prenotazioni. Già che riprendono la EZE mi sorprende molto.
Oltretutto EZE daily, che richiederà 2 macchine piene.

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AAAndy

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Non capisco il 2 Daily su ALG. La situazione in Algeria non è per nulla sotto controllo, e il Paese è chiuso da mesi senza prospettive di riapertura a breve.

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Sono in Algeria ed i numeri nel paese stanno aumentando ma dire che la situazione sia fuori controllo non corrisponde al vero.
Siamo a circa 600 casi di aumento al giorno (in Europa alcuni paesi sono oltre i 1.000 casi pur avendo voli sostanzialmente regolari).
Le frontiere restano chiuse e penso non sia molto realistico vederle aperte in settembre.
Resta il fatto che la presenza italiana in Algeria è forte, così come anche il flusso di algerini verso italia (turismo, lavoro, studio etc.): i voli Algeri/Roma in periodi normali sono spesso pieni (a livello di E75/A319, non oltre).
Ci sono anche varie attività tecniche per cui servono squadre di specialisti italiani che sono in stand-by in attesa ri-apertura frontiere.
 

vipero

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8 Ottobre 2007
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Sono in Algeria ed i numeri nel paese stanno aumentando ma dire che la situazione sia fuori controllo non corrisponde al vero.
Siamo a circa 600 casi di aumento al giorno (in Europa alcuni paesi sono oltre i 1.000 casi pur avendo voli sostanzialmente regolari).
Le frontiere restano chiuse e penso non sia molto realistico vederle aperte in settembre.
Resta il fatto che la presenza italiana in Algeria è forte, così come anche il flusso di algerini verso italia (turismo, lavoro, studio etc.): i voli Algeri/Roma in periodi normali sono spesso pieni (a livello di E75/A319, non oltre).
Ci sono anche varie attività tecniche per cui servono squadre di specialisti italiani che sono in stand-by in attesa ri-apertura frontiere.
Mi saluti il Bab Ezzouar ad Algeri se ci dovessi passare?
 

rommel

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31 Luglio 2008
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Ma se hanno rinviato JFK da MXP dal 15.8 per prenotazioni non abbondanti ( credo , unica spiegazione..) ed era un 3/W , come faranno a riempire il Daily che vogliono fare dal 1.9 con la concorrenza di EK ( che sembra partirà dal 1.9) e di Delta ? A me sembra un azzardo.
 
Stato
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