È sempre interessante volare con nuove compagnie e, quando la mia capa mi dice che dobbiamo andare in Israele, la mia mente pensa subito a due cose: 1) inutile cercare di arrivarci via OneWorld da Milano per raccattare due miglia, stante la disgraziata posizione dell’alleanza sui voli di breve raggio che non partano dalle tre periferie dell’Europa (nord-est, nord-ovest o sud-ovest) 2) speriamo che El Al abbia un buon prezzo prima che mi costringano a fare itinerari o orari assurdi.
El Al ha in effetti il prezzo più basso nelle date che mi interessavano – partenza lunedì, ritorno venerdì a poco meno di 400€ in Y, prenotato 10 giorni prima del volo – e ha anche, rullo di tamburi, il nuovo 787-9 su entrambi i voli.
La mattina di lunedì vado come al solito a Milano Centrale a prendere il MXPExpress; qualcuno sa come si creano petizioni online per chiedere a Trenitalia/Trenord di spostare il binario di partenza dall’1 al 2?
Arrivato a MXP vado diretto verso l’area dove fanno check-in El Al e le americane, con poliziotti assolutamente disinteressati al flusso di passeggeri. Qualcuno, prima o poi, si renderà conto che l’apartheid aviatoria è una cazzata.
El Al ha una sotto-area di questa area “sicura”; sono in aeroporto tre ore circa prima del decollo e c’è già una fila di una cinquantina di passeggeri in attesa dell’interrogatorio. Il flusso è piuttosto semplice: prima si è scortati presso alcune piccole postazioni dove un gentile addetto della sicurezza di El Al (visto che li vedo parlare quasi tutti anche in ebraico, immagino siano cittadini israeliani o con doppia cittadinanza) inizia a fare il pelo e contropelo al potenziale passeggero; una volta ricevuta l’autorizzazione a salire sul volo, si può andare al check-in e imbarcare quel che c’è da imbarcare e ricevere le carte d’imbarco. Senza passaggio per l’interrogatorio (ovvero facendo check-in online e andando diretti al gate) non è possibile, a quanto ho capito, salire sull’aereo.
Dicevo. L’addetto (nel mio caso, un ragazzo piuttosto giovane, stimo intorno ai 30 anni, con i modi gioviali e un po’ buffoneschi simili a quelli di Alessandro Borghese, per capirci) mi chiede in italiano in che lingua volessi condurre quella che loro chiamano l’intervista – italiano, inglese o ebraico. Ad alcuni passeggeri in fila prima di me, veniva chiesto lo stesso (presumo) direttamente in ebraico; non necessariamente solo quelli che indossavano la kippah.
La prima domanda, per tutti, è la richiesta di vedere il passaporto; per la precisione, il passaporto non viene solo visionato, ma trattenuto fino al termine dell’interrogatorio. Pardon, intervista. La seconda domanda, invece è un più banale, è la sua prima volta? Rispondo che sì, è la prima volta che mi reco in Israele. Mi spiega molto brevemente le modalità con cui si svolgerà l’intervista, che ci sarà la possibilità di domande a carattere personale e privato (di cui mi scuso anticipatamente) e che al termine dell’intervista verrà deciso se autorizzare il passeggero a imbarcarsi sul volo. Avrei anche gradito un riferimento al fatto che i dati appresi durante l’intervista, e minuziosamente annotati su vari foglietti, sarebbero stati trattati in accordo con la vigente normativa sui dati personali.
Iniziamo la piacevole chiacchierata. Viaggio di lavoro. Chi l’ha organizzato, perché, chi è il contatto locale e come mai, se siamo colleghi, non ci siamo mai incontrati. Spiego, consegno biglietto da visita, le stampate delle email (vedo che ha anche un portatile – mi fa vedere le email in originale? Dopo tre minuti di attesa che il portatile parta, vede il telefono e mi chiede se posso fargli vedere le email sul telefonino, cosa che posso e a cui non avevo pensato: è il telefono aziendale, quindi? Chi lo usa? Ma quindi le email di lavoro le può vedere anche lì? E il programma per accedere alle email è protetto da password? (intanto a furia di chiacchierare sbaglio la password per entrare nelle email, cosa prontamente notata)).
Cerco di fargli capire di cosa mi occupo e di cosa si occupa la mia organizzazione, credo invano. Vuole vedere la carta di credito aziendale, non capisce perché mi sia prenotato i voli da solo ma l’hotel sia stato organizzato dall’ufficio locale (certo, ora mi metto a spiegarti perché e percome funziona il reparto finance di un’organizzazione governativa con status di charity nel suo paese d’origine, con sedi in più di un centinaio di paesi del mondo, con almeno una dozzina di diversi modelli operativi basati sul sistema fiscale del paese locale e di accordi intergovernativi che neppure io conosco, e con cinque o sei business unit diverse, ognuna con le sue regole). Ahhhh. Quindi avete uffici anche in Siria Libano Iran Iraq EAU Libia Arabia Saudita e Palestina, e da quanti anni? Li ha mai visitati?
Ad un certo punto cambia argomento e sfoglia le pagine del passaporto che neanche le dita di Kempff quando suonava il III movimento della Sonata al chiaro di luna di Beethoven, mi guarda e mi fa: vedo che lei viaggia parecchio (mi sento tipo il topo quando il gatto l'ha puntato). Inizia con le domande: quando è andato in Malesia? Chi conosce in Malesia, ha amici in Malesia? Considera la sua collega malese come un’amica? È mai andata a trovarla? E come mai ha tutti questi timbri di paesi asiatici con ingressi e uscite ravvicinati, nel periodo in cui è andato in Malesia? Avrei voluto dargli il link a questo TR per spiegarglielo. Mi chiede poi se sia mai stato negli Emirati Arabi. Ovvio che ci sono stato, lo sai benissimo anche se non c’è il timbro su questo passaporto. E no, nelle otto ore scarse di stop-over in cui ho deciso di uscire e fare un salto sul Burj Khalifa non ho conosciuto nessun arabo, né ho stretto amicizia con alcun individuo basato là. Anche la Turchia non deve essergli piaciuta moltissimo: perché si è recato poche settimane da in Turchia? Dove è stato? Chi le ha prenotato l'albergo e il biglietto del volo, come ha pagato? Invece del Kazakhstan non gliene frega niente.
La piacevole chiacchierata di fronte ad una tazza di tè, tra due gentlemen che è quasi come se discutessero di principi filosofici, si conclude purtroppo dopo soli circa 40 (quaranta) minuti. La ringrazio per la pazienza! Mi devo consultare un attimo con il mio supervisor e le faremo sapere a breve. La consultazione dura cinque minuti in cui sono invitato a fare ispezionare il mio bagaglio a mano. Ci spostiamo quindi qualche metro più in là e viene tutto passato con l’aggeggio per rilevare esplosivi.
Mi viene appiccicato un post-it sul passaporto con alcune lettere cerchiate e un bollino sul bagaglio da stiva. Bollino giallo. Ad ogni modo, mi saluta con un sorriso, si scusa ancora per l’invadenza, mi stringe la mano (ha cercato di catturare le mie impronte digitali?) e mi augura buon volo, indicandomi il banco check-in dietro di me.
Vado al banco e ottengo la carta d’imbarco in due minuti, mi viene confermato il posto già scelto durante la prenotazione.
Nella passeggiata verso il i controlli di sicurezza, faccio una delle poche foto di oggi a quel che offre Malpensa:
Entro nella coda dei controlli per USA/Israele, insieme ad una comitiva di giapponesi. Altri venti minuti per passare i controlli, vengo selezionato per la perquisizione manuale e la tastiera Bluetooth che ho dimenticato nella borsa del portatile crea qualche problema, venendo scambiata per una placca di metallo.
L’attesa al controllo passaporti è ok, direi, ma avere i controlli al C e dover tornare poi al B fa perdere ulteriore tempo. Al Sat B però ha aperto Spontini, mentre poco prima del controllo passaporti c’è il nuovo Chef Market che non pare malaccio.
Mi reco al gate, dove, sopresa!, ci sono tre torte, spumante e bevande per celebrare il primo volo di un 787 El Al a Malpensa. Mi metto in prima fila per immortalare l’evento, peccato che il gate B04 sia il più sfigato per fotografare l’aereo attraccato, quindi niente immagini del 789. Mi perdo pure il saluto con il water cannon tra un controllo e l’altro.
Uno degli inservienti SEA che poi distribuirà i piattini cerca in tutti i modi di obbligare il comandante a bere un bicchierino di spumante, che questi rifiuterà (si verserà da solo un bicchiere di acqua naturale): si può essere così cretini da chiedere ad un pilota di bere prima di un volo?!
La torta era sorprendentemente buona – niente schifezze con crema al burro, ma un semplice pan di spagna e crema chantilly con dentro pezzetti di frutta. Purtroppo le celebrazioni sono proprio a ridosso dall’imbarco, che quindi partirà in ritardo. Sono in zona A quindi salgo a bordo tra i primissimi – tutti gli altri (volo assolutamente pieno) arriveranno alla spicciolata per accaparrarsi un piattino di torta e un bicchiere di bollicine.
C’era un fotografo ufficiale, credo di SEA, peccato che l’evento non sia stato pubblicizzato, tranne un insignificante tweet con contenuti presi da un profilo Instagram (non di SEA). AdR ha un buon ufficio stampa che butta fuori cartelle stampa su cartelle stampa per qualsiasi scoreggia succeda in aeroporto, SEA ha ancora molto da imparare sul fronte comunicazione.
Gli addetti della sicurezza El Al che già erano al check-in, sono anche qui al gate, e controllano lo sticker sul passaporto e non perdono l’occasione per fare ancora un paio di domande, prima di arrivare alla postazione delle addette aeroportuali che scansionano il codice a barre e restituiscono la carta d’imbarco al passeggero.
Volo: LY 382
Tratta: MXP-TLV
Aereo: Boeing 787-9
MSN: 63548 LN: 590
Reg: 4X-EDA
Primo volo: 11/07/2017
Consegnato: 23/08/2017
Età: 0.7 anni
Posto: 54A
Sched/Actual: 1225-1725 // 1250-1655
Durata volo: 3h 05'
Il personale di bordo in compenso è cordiali e sorridente. La cabina è in ordine, come legittimo aspettarsi da un aereo consegnato pochi mesi fa, ma lo stato di pulizia è un po’ approssimativo, con macchie e segni qua e là.
Lo spazio per le gambe non è male e la mancanza del terzo sostegno del sedile (ce ne sono solo due) rende più confortevole l’area sotto al sedile di fronte, ma la larghezza del sedile e la comodità dello stesso sono atroci. Niente scatoletta dell’IFE, cosa senz’altro positiva.
A proposito di IFE, lo schermo è ottimo, di buone dimensioni, chiaro anche in piena luce. L’audio è generalmente pessimo. A parte aver optato per l’ingresso cuffia a due pin, che elimina la possibilità di usare le proprie, a meno di comprare un adattatore, quelle fornite da El Al in Y hanno una qualità mediocre, alcune sono rotte, e se si infila il jack fino in fondo al connettore, il contatto non funziona dovere, facendo uscire l’audio solo da uno dei due auricolari. È disponibile anche una presa USB.
I contenuti sono buoni (per me qualunque IFE abbia The Big Bang Theory è un buon IFE
), anche se non ho spulciato molto la scelta di film. Molti i titoli prodotti localmente.
Nel frattempo accumuliamo quasi mezz’ora di ritardo, e il cielo su Malpensa si fa livido.
Stacca MEA e poi stacchiamo anche noi. Un trittico russo è al Sat B.
Viene accesso il mood lighting misto “cielo sereno” e “alba”. A mezzogiorno.
Facciamo a gara con il 359 Singapore Airlines per chi arriva prima in testata pista – vinciamo noi, barando, decollando da 35L ben dopo la testata, mentre SQ andrà fino alla testata della 35R. L’ibrido Eastern/Meridiana ci saluta insieme ad un AlbaStar (ma quante livree hanno?!).
I finestrini vengono dimmati dall’equipaggio a circa metà scurità. Altra cosa del 787 che detesto abbastanza.
Viene servito un aperitivo dopo circa 25 minuti; prendo succo di mela insieme ai sei tarallucci che sono contenuti nella confezione.
Seguito poco dopo dal pranzo, a scelta tra pasta e polpette di pollo con couscous. Scelgo quest’ultimo. Il pasto era decisamente migliore della sua presentazione, va detto.
Non viene effettuato nessun giro di bevande durante il pasto, solo te o caffè al termine dello stesso. Ho trovato la procedura alquanto curiosa e assolutamente fuori standard rispetto a tutti gli altri vettori con cui ho volato.
Dato che c’è ben poco da fotografare, gioco con l’IFE fino all’arrivo sulla costa israeliana, che coincide con il momento in cui i finestrini vengono “sbloccati” ed è di nuovo possibile vedere cosa c’è fuori.
Il secondo aeroporto di Tel Aviv, Sde Dov, che è anche vicino a dove alloggeremo (il collega israeliano ha ben pensato di prenderci l’alloggio dalla parte opposta rispetto a dove dobbiamo lavorare, a Ramat Gan, 20 minuti di taxi senza traffico, quaranta la mattina...).
E infine, Tel Aviv Ben Gurion
Le file al controllo dei passaporti sono davvero lunghe, e, quando arriva il mio turno, mi vengono fatte ancora un po’ di domande su dove dormirò e cosa farò nei prossimi giorni.
La riconsegna del bagaglio avviene in tempi tutto sommato umani, e ovviamente è stata aperta e controllata – mi era stato chiesto già dal mio inquisitore se avessi un codice per la valigia e avevo già comunicato che avevo lasciato la chiusura aperta.
Purtroppo niente OT, visto che non ho visto altro che albergo, ufficio e posti dove mangiare. Dico solo che non ho particolare interesse a visitare il paese nuovamente – a parte la miriade di locali dove bere una birra o un bicchiere di vino dopo cena, Tel Aviv non mi ha suscitato alcun interesse; forse a Giaffa sarebbe stato un po’ meglio, ma vale davvero la pena tutto lo sbattimento? Gerusalemme personalmente non mi interessa in modo particolare e l’idea di dover passare altri controlli di sicurezza... francamente anche no.
Per quanto riguarda le persone, ho trovato poche persone di una gentilezza incredibile, e molte persone di una maleducazione altrettanto incredibile. Però sono rimasto davvero colpito e dispiaciuto nel vedere che il tema sicurezza condizioni in modo così pressante la vita quotidiana – il secondo giorno, alle 11 e qualcosa, era prevista un’esercitazione di sicurezza nazionale, con le sirene di attacco che risuonavano in tutto il paese. Il nostro bunker era presso l’Ambasciata del Belgio, vicini di piano.
Avrei preferito un ritorno di venerdì pomeriggio, ma in pratica i voli sono solo al mattino, ed El Al ha solo voli prima dell’alba di venerdì – con la partenza alle 5:50AM, la sveglia è alle due del mattino dopo aver dormito circa tre ore. Vi lascio immaginare il mio stato.
Il taxi ordinato tramite l’hotel arriva con quasi venti minuti di ritardo; lungo la strada che arriva in aeroporto c’è un posto di blocco della polizia, con ulteriori dieci minuti di traffico aggiuntivo. Non veniamo però fermati.
La mia capa va verso il check-in di Aegean, io mi dirigo dalla parte opposta verso quelli di El Al. Entro nella serpentina, dove dopo un’altra mezz’ora di coda arriva il mio turno per l’interrogatorio. L’addetta, che accenna addirittura un mezzo sorriso all’inizio, inizia con le domande e torna con quell’espressione arcigna di chi deve far vedere di essere un duro a tutti i costi. Questa volta mi sbrigo decisamente prima (solo una quindicina di minuti), ma la Malesia proprio non piace, con metà delle domande saranno sulle mie visite in Malesia.
Altro bollino giallo e quindi vinco il check secondario al controllo di sicurezza, dopo aver depositato la valigia. Peccato che gli addetti che smistavano i pax ai controlli di sicurezza (tra normale, e fila per i cattivi col bollino), non avessero notato il bollino, per cui perdo altri quindici minuti in una coda sbagliata. Vengo scortato al controllo corretto, dove passano altri trenta e passa minuti prima che tutto il mio zainetto e borsa del portatile vengano aperti, gli oggetti asportati, verificati uno a uno, passati col tampone per gli esplosivi e, infine, al radiogeno.
Scopro però che portare liquidi a bordo non è un problema e commento pure col uno degli addetti che sono probabilmente l’unico aeroporto internazionale dove una cosa del genere sia possibile. Come ultimo step, perquisizione personale dopo passaggio al metal detector, che ovviamente non suona.
Infine, controllo passaporto, che è una veloce formalità – un’addetta mi invita ad usare le postazioni self, che in un nanosecondo riconoscono il volto, scattano la foto ed emettono il tagliando per l’uscita dal paese, da scansionare sul lettore.
Con meno di venti minuti rimanenti, faccio solo in tempo a comprare due magneti da frigorifero e un po’ di datteri per finire gli ultimi shekel. Non faccio neppure una foto, ma generalmente l’aeroporto non mi è parso brutto, con un’ampia plaza centrale e vari bracci che si estendono da qui a formare le zone dei gate.
Al gate, l’orario del volo viene cambiato dalle 5.50 alle 6.00, e il gate è mezzo vuoto quando arrivo. Alle 4.50 circa comunque viene aperto, con i pochi pax che vengono imbarcati subito senza alcuna divisione tra Y e J. In realtà il volo è completamente pieno, con la stragrande maggioranza dei pax con passaporto israeliano, solo che arrivano tutti in ritardo.
Volo: LY 381
Tratta: TLV-MXP
Aereo: Boeing 787-9
MSN: 63392 LN: 671
Reg: 4X-EDD
Primo volo: ...
Consegnato: 03/03/2018
Età: 0.0 anni
Posto: 28A
Sched/Actual: 0550-0850 // 0614-0913
Durata volo: 3h 59'
Oggi voliamo con il neo consegnato 4X-EDD. Praticamente ho volato sul 50% della flotta di 787 di El Al
A bordo regna lo scazzo. Praticamente tutti gli aa/vv si fanno i fatti loro e nessuno saluta. Mi metto comodo al mio posto, e il miraggio del posto in mezzo libero, come balenato da Expertflyer e dall’addetta al check-in, svanisce quando una signora di mezza età si siede al 28B. Come detto, volo pieno. Intanto albeggia.
Purtroppo la condensa sul finestrino impedisce qualsiasi tipo di foto anche solo decente. L’unico tentativo è questo 320 Aegean ma solo perché c’è sopra la mia capa
Decolliamo col sole che sorge, mi appisolo subito dopo.
Mi risveglio venticinque minuti dopo, al rumore di tavolinetti che si aprono – colazione! Prendo l’omelette, una povera, solitaria e nuda omelette che mi guarda come a chiedere pietà. Peraltro mangiare è assai difficile, visto che la configurazione 3-3-3 sul 787 vuol dire avere il vicino in braccio e continuare a ricevere gomitate ad ogni movimento.
Pasto assolutamente insufficiente, considerando l’orario con cui occorre recarsi in aeroporto e la partenza antelucana. Curioso mettere due tipi di formaggi – una specie di Jocca, cioè polistirolo bagnato, che non tocco manco morto, e una specie di Philadelphia più molle. Non c’è un servizio bevande, a parte il tè e caffè dopo il pasto, e si è lasciati soli con la piccola confezione di acqua inclusa sul vassoio.
Ormai sveglio, provo a guardare Genius: Albert Einstein, solo che la cuffia non funziona. Pure la mia vicina commenta che sente solo da un auricolare. Chiedo una nuova cuffia, che funziona solo dopo aver inserito e disinserito lo spinotto un paio di volte fino a trovare il contatto giusto. La serie è in ogni caso davvero bella (co-produzione National Geographic).
Smanettando con l’IFE, sulla mappa in una delle varie modalità, c’è una schermata che permette di cliccare sui vari aeroporti incontrati nel percorso e che fornisce informazioni varie sull’aeroporto stesso, come numero di passeggeri. Mai visto su altre compagnie, funzione carina per l’aviogeek generico.
Anche in questo caso, i finestrini vengono oscurati, ma il controllo è ancora funzionante e parecchi passeggeri tengono l’oscuramento disattivato.
Faccio solo un paio di foto alle Alpi ormai nei pressi di Malpensa, tanto dall’ala e sull’acqua non ci sarebbe stato nient’altro da vedere.
Un po’ di charter
E un po’ di linea. Saranno volati gli sputi tra il 330 Alitalia e il 789 Etihad?
Immigrazione velocissima – la coda per gli extra-UE era provista di elimina-code, mentre a quella UE non c’era nessuno (a onor del vero, le due sole postazioni aperte erano nascoste da un pilastro, mentre l’unica visibile era chiusa, quindi è possibile che molti connazionali si siano infilati nella extra-UE).
Bagni assolutamente indegni, tra porte che non si chiudono, lavandini rotti, sporcizia generalizzata, cessi intasati. Anche senza andare in posti tipo Doha, i bagni di aeroporti come Heathrow sono su un altro pianeta per pulizia, manutenzione e qualità generale dell’ambiente.
Riconsegna bagaglio in soli 45’ (non aggiungo altro), con il solito trucco di far uscire la valigia di test per fermare il timer. Il Qatar, dopo Meridiana, non è che avrebbe voglia di prendersi anche SEA e tentare una nuova mission impossible?
DaV
El Al ha in effetti il prezzo più basso nelle date che mi interessavano – partenza lunedì, ritorno venerdì a poco meno di 400€ in Y, prenotato 10 giorni prima del volo – e ha anche, rullo di tamburi, il nuovo 787-9 su entrambi i voli.
La mattina di lunedì vado come al solito a Milano Centrale a prendere il MXPExpress; qualcuno sa come si creano petizioni online per chiedere a Trenitalia/Trenord di spostare il binario di partenza dall’1 al 2?
Arrivato a MXP vado diretto verso l’area dove fanno check-in El Al e le americane, con poliziotti assolutamente disinteressati al flusso di passeggeri. Qualcuno, prima o poi, si renderà conto che l’apartheid aviatoria è una cazzata.
El Al ha una sotto-area di questa area “sicura”; sono in aeroporto tre ore circa prima del decollo e c’è già una fila di una cinquantina di passeggeri in attesa dell’interrogatorio. Il flusso è piuttosto semplice: prima si è scortati presso alcune piccole postazioni dove un gentile addetto della sicurezza di El Al (visto che li vedo parlare quasi tutti anche in ebraico, immagino siano cittadini israeliani o con doppia cittadinanza) inizia a fare il pelo e contropelo al potenziale passeggero; una volta ricevuta l’autorizzazione a salire sul volo, si può andare al check-in e imbarcare quel che c’è da imbarcare e ricevere le carte d’imbarco. Senza passaggio per l’interrogatorio (ovvero facendo check-in online e andando diretti al gate) non è possibile, a quanto ho capito, salire sull’aereo.
Dicevo. L’addetto (nel mio caso, un ragazzo piuttosto giovane, stimo intorno ai 30 anni, con i modi gioviali e un po’ buffoneschi simili a quelli di Alessandro Borghese, per capirci) mi chiede in italiano in che lingua volessi condurre quella che loro chiamano l’intervista – italiano, inglese o ebraico. Ad alcuni passeggeri in fila prima di me, veniva chiesto lo stesso (presumo) direttamente in ebraico; non necessariamente solo quelli che indossavano la kippah.
La prima domanda, per tutti, è la richiesta di vedere il passaporto; per la precisione, il passaporto non viene solo visionato, ma trattenuto fino al termine dell’interrogatorio. Pardon, intervista. La seconda domanda, invece è un più banale, è la sua prima volta? Rispondo che sì, è la prima volta che mi reco in Israele. Mi spiega molto brevemente le modalità con cui si svolgerà l’intervista, che ci sarà la possibilità di domande a carattere personale e privato (di cui mi scuso anticipatamente) e che al termine dell’intervista verrà deciso se autorizzare il passeggero a imbarcarsi sul volo. Avrei anche gradito un riferimento al fatto che i dati appresi durante l’intervista, e minuziosamente annotati su vari foglietti, sarebbero stati trattati in accordo con la vigente normativa sui dati personali.
Iniziamo la piacevole chiacchierata. Viaggio di lavoro. Chi l’ha organizzato, perché, chi è il contatto locale e come mai, se siamo colleghi, non ci siamo mai incontrati. Spiego, consegno biglietto da visita, le stampate delle email (vedo che ha anche un portatile – mi fa vedere le email in originale? Dopo tre minuti di attesa che il portatile parta, vede il telefono e mi chiede se posso fargli vedere le email sul telefonino, cosa che posso e a cui non avevo pensato: è il telefono aziendale, quindi? Chi lo usa? Ma quindi le email di lavoro le può vedere anche lì? E il programma per accedere alle email è protetto da password? (intanto a furia di chiacchierare sbaglio la password per entrare nelle email, cosa prontamente notata)).
Cerco di fargli capire di cosa mi occupo e di cosa si occupa la mia organizzazione, credo invano. Vuole vedere la carta di credito aziendale, non capisce perché mi sia prenotato i voli da solo ma l’hotel sia stato organizzato dall’ufficio locale (certo, ora mi metto a spiegarti perché e percome funziona il reparto finance di un’organizzazione governativa con status di charity nel suo paese d’origine, con sedi in più di un centinaio di paesi del mondo, con almeno una dozzina di diversi modelli operativi basati sul sistema fiscale del paese locale e di accordi intergovernativi che neppure io conosco, e con cinque o sei business unit diverse, ognuna con le sue regole). Ahhhh. Quindi avete uffici anche in Siria Libano Iran Iraq EAU Libia Arabia Saudita e Palestina, e da quanti anni? Li ha mai visitati?
Ad un certo punto cambia argomento e sfoglia le pagine del passaporto che neanche le dita di Kempff quando suonava il III movimento della Sonata al chiaro di luna di Beethoven, mi guarda e mi fa: vedo che lei viaggia parecchio (mi sento tipo il topo quando il gatto l'ha puntato). Inizia con le domande: quando è andato in Malesia? Chi conosce in Malesia, ha amici in Malesia? Considera la sua collega malese come un’amica? È mai andata a trovarla? E come mai ha tutti questi timbri di paesi asiatici con ingressi e uscite ravvicinati, nel periodo in cui è andato in Malesia? Avrei voluto dargli il link a questo TR per spiegarglielo. Mi chiede poi se sia mai stato negli Emirati Arabi. Ovvio che ci sono stato, lo sai benissimo anche se non c’è il timbro su questo passaporto. E no, nelle otto ore scarse di stop-over in cui ho deciso di uscire e fare un salto sul Burj Khalifa non ho conosciuto nessun arabo, né ho stretto amicizia con alcun individuo basato là. Anche la Turchia non deve essergli piaciuta moltissimo: perché si è recato poche settimane da in Turchia? Dove è stato? Chi le ha prenotato l'albergo e il biglietto del volo, come ha pagato? Invece del Kazakhstan non gliene frega niente.
La piacevole chiacchierata di fronte ad una tazza di tè, tra due gentlemen che è quasi come se discutessero di principi filosofici, si conclude purtroppo dopo soli circa 40 (quaranta) minuti. La ringrazio per la pazienza! Mi devo consultare un attimo con il mio supervisor e le faremo sapere a breve. La consultazione dura cinque minuti in cui sono invitato a fare ispezionare il mio bagaglio a mano. Ci spostiamo quindi qualche metro più in là e viene tutto passato con l’aggeggio per rilevare esplosivi.
Mi viene appiccicato un post-it sul passaporto con alcune lettere cerchiate e un bollino sul bagaglio da stiva. Bollino giallo. Ad ogni modo, mi saluta con un sorriso, si scusa ancora per l’invadenza, mi stringe la mano (ha cercato di catturare le mie impronte digitali?) e mi augura buon volo, indicandomi il banco check-in dietro di me.
Vado al banco e ottengo la carta d’imbarco in due minuti, mi viene confermato il posto già scelto durante la prenotazione.
Nella passeggiata verso il i controlli di sicurezza, faccio una delle poche foto di oggi a quel che offre Malpensa:

Entro nella coda dei controlli per USA/Israele, insieme ad una comitiva di giapponesi. Altri venti minuti per passare i controlli, vengo selezionato per la perquisizione manuale e la tastiera Bluetooth che ho dimenticato nella borsa del portatile crea qualche problema, venendo scambiata per una placca di metallo.
L’attesa al controllo passaporti è ok, direi, ma avere i controlli al C e dover tornare poi al B fa perdere ulteriore tempo. Al Sat B però ha aperto Spontini, mentre poco prima del controllo passaporti c’è il nuovo Chef Market che non pare malaccio.
Mi reco al gate, dove, sopresa!, ci sono tre torte, spumante e bevande per celebrare il primo volo di un 787 El Al a Malpensa. Mi metto in prima fila per immortalare l’evento, peccato che il gate B04 sia il più sfigato per fotografare l’aereo attraccato, quindi niente immagini del 789. Mi perdo pure il saluto con il water cannon tra un controllo e l’altro.


Uno degli inservienti SEA che poi distribuirà i piattini cerca in tutti i modi di obbligare il comandante a bere un bicchierino di spumante, che questi rifiuterà (si verserà da solo un bicchiere di acqua naturale): si può essere così cretini da chiedere ad un pilota di bere prima di un volo?!
La torta era sorprendentemente buona – niente schifezze con crema al burro, ma un semplice pan di spagna e crema chantilly con dentro pezzetti di frutta. Purtroppo le celebrazioni sono proprio a ridosso dall’imbarco, che quindi partirà in ritardo. Sono in zona A quindi salgo a bordo tra i primissimi – tutti gli altri (volo assolutamente pieno) arriveranno alla spicciolata per accaparrarsi un piattino di torta e un bicchiere di bollicine.
C’era un fotografo ufficiale, credo di SEA, peccato che l’evento non sia stato pubblicizzato, tranne un insignificante tweet con contenuti presi da un profilo Instagram (non di SEA). AdR ha un buon ufficio stampa che butta fuori cartelle stampa su cartelle stampa per qualsiasi scoreggia succeda in aeroporto, SEA ha ancora molto da imparare sul fronte comunicazione.
Gli addetti della sicurezza El Al che già erano al check-in, sono anche qui al gate, e controllano lo sticker sul passaporto e non perdono l’occasione per fare ancora un paio di domande, prima di arrivare alla postazione delle addette aeroportuali che scansionano il codice a barre e restituiscono la carta d’imbarco al passeggero.

Volo: LY 382
Tratta: MXP-TLV
Aereo: Boeing 787-9
MSN: 63548 LN: 590
Reg: 4X-EDA
Primo volo: 11/07/2017
Consegnato: 23/08/2017
Età: 0.7 anni
Posto: 54A
Sched/Actual: 1225-1725 // 1250-1655
Durata volo: 3h 05'
Il personale di bordo in compenso è cordiali e sorridente. La cabina è in ordine, come legittimo aspettarsi da un aereo consegnato pochi mesi fa, ma lo stato di pulizia è un po’ approssimativo, con macchie e segni qua e là.



Lo spazio per le gambe non è male e la mancanza del terzo sostegno del sedile (ce ne sono solo due) rende più confortevole l’area sotto al sedile di fronte, ma la larghezza del sedile e la comodità dello stesso sono atroci. Niente scatoletta dell’IFE, cosa senz’altro positiva.


A proposito di IFE, lo schermo è ottimo, di buone dimensioni, chiaro anche in piena luce. L’audio è generalmente pessimo. A parte aver optato per l’ingresso cuffia a due pin, che elimina la possibilità di usare le proprie, a meno di comprare un adattatore, quelle fornite da El Al in Y hanno una qualità mediocre, alcune sono rotte, e se si infila il jack fino in fondo al connettore, il contatto non funziona dovere, facendo uscire l’audio solo da uno dei due auricolari. È disponibile anche una presa USB.
I contenuti sono buoni (per me qualunque IFE abbia The Big Bang Theory è un buon IFE
Nel frattempo accumuliamo quasi mezz’ora di ritardo, e il cielo su Malpensa si fa livido.

Stacca MEA e poi stacchiamo anche noi. Un trittico russo è al Sat B.


Viene accesso il mood lighting misto “cielo sereno” e “alba”. A mezzogiorno.

Facciamo a gara con il 359 Singapore Airlines per chi arriva prima in testata pista – vinciamo noi, barando, decollando da 35L ben dopo la testata, mentre SQ andrà fino alla testata della 35R. L’ibrido Eastern/Meridiana ci saluta insieme ad un AlbaStar (ma quante livree hanno?!).

I finestrini vengono dimmati dall’equipaggio a circa metà scurità. Altra cosa del 787 che detesto abbastanza.
Viene servito un aperitivo dopo circa 25 minuti; prendo succo di mela insieme ai sei tarallucci che sono contenuti nella confezione.

Seguito poco dopo dal pranzo, a scelta tra pasta e polpette di pollo con couscous. Scelgo quest’ultimo. Il pasto era decisamente migliore della sua presentazione, va detto.

Non viene effettuato nessun giro di bevande durante il pasto, solo te o caffè al termine dello stesso. Ho trovato la procedura alquanto curiosa e assolutamente fuori standard rispetto a tutti gli altri vettori con cui ho volato.
Dato che c’è ben poco da fotografare, gioco con l’IFE fino all’arrivo sulla costa israeliana, che coincide con il momento in cui i finestrini vengono “sbloccati” ed è di nuovo possibile vedere cosa c’è fuori.
Il secondo aeroporto di Tel Aviv, Sde Dov, che è anche vicino a dove alloggeremo (il collega israeliano ha ben pensato di prenderci l’alloggio dalla parte opposta rispetto a dove dobbiamo lavorare, a Ramat Gan, 20 minuti di taxi senza traffico, quaranta la mattina...).

E infine, Tel Aviv Ben Gurion

Le file al controllo dei passaporti sono davvero lunghe, e, quando arriva il mio turno, mi vengono fatte ancora un po’ di domande su dove dormirò e cosa farò nei prossimi giorni.
La riconsegna del bagaglio avviene in tempi tutto sommato umani, e ovviamente è stata aperta e controllata – mi era stato chiesto già dal mio inquisitore se avessi un codice per la valigia e avevo già comunicato che avevo lasciato la chiusura aperta.
Purtroppo niente OT, visto che non ho visto altro che albergo, ufficio e posti dove mangiare. Dico solo che non ho particolare interesse a visitare il paese nuovamente – a parte la miriade di locali dove bere una birra o un bicchiere di vino dopo cena, Tel Aviv non mi ha suscitato alcun interesse; forse a Giaffa sarebbe stato un po’ meglio, ma vale davvero la pena tutto lo sbattimento? Gerusalemme personalmente non mi interessa in modo particolare e l’idea di dover passare altri controlli di sicurezza... francamente anche no.
Per quanto riguarda le persone, ho trovato poche persone di una gentilezza incredibile, e molte persone di una maleducazione altrettanto incredibile. Però sono rimasto davvero colpito e dispiaciuto nel vedere che il tema sicurezza condizioni in modo così pressante la vita quotidiana – il secondo giorno, alle 11 e qualcosa, era prevista un’esercitazione di sicurezza nazionale, con le sirene di attacco che risuonavano in tutto il paese. Il nostro bunker era presso l’Ambasciata del Belgio, vicini di piano.
Avrei preferito un ritorno di venerdì pomeriggio, ma in pratica i voli sono solo al mattino, ed El Al ha solo voli prima dell’alba di venerdì – con la partenza alle 5:50AM, la sveglia è alle due del mattino dopo aver dormito circa tre ore. Vi lascio immaginare il mio stato.
Il taxi ordinato tramite l’hotel arriva con quasi venti minuti di ritardo; lungo la strada che arriva in aeroporto c’è un posto di blocco della polizia, con ulteriori dieci minuti di traffico aggiuntivo. Non veniamo però fermati.
La mia capa va verso il check-in di Aegean, io mi dirigo dalla parte opposta verso quelli di El Al. Entro nella serpentina, dove dopo un’altra mezz’ora di coda arriva il mio turno per l’interrogatorio. L’addetta, che accenna addirittura un mezzo sorriso all’inizio, inizia con le domande e torna con quell’espressione arcigna di chi deve far vedere di essere un duro a tutti i costi. Questa volta mi sbrigo decisamente prima (solo una quindicina di minuti), ma la Malesia proprio non piace, con metà delle domande saranno sulle mie visite in Malesia.
Altro bollino giallo e quindi vinco il check secondario al controllo di sicurezza, dopo aver depositato la valigia. Peccato che gli addetti che smistavano i pax ai controlli di sicurezza (tra normale, e fila per i cattivi col bollino), non avessero notato il bollino, per cui perdo altri quindici minuti in una coda sbagliata. Vengo scortato al controllo corretto, dove passano altri trenta e passa minuti prima che tutto il mio zainetto e borsa del portatile vengano aperti, gli oggetti asportati, verificati uno a uno, passati col tampone per gli esplosivi e, infine, al radiogeno.
Scopro però che portare liquidi a bordo non è un problema e commento pure col uno degli addetti che sono probabilmente l’unico aeroporto internazionale dove una cosa del genere sia possibile. Come ultimo step, perquisizione personale dopo passaggio al metal detector, che ovviamente non suona.
Infine, controllo passaporto, che è una veloce formalità – un’addetta mi invita ad usare le postazioni self, che in un nanosecondo riconoscono il volto, scattano la foto ed emettono il tagliando per l’uscita dal paese, da scansionare sul lettore.
Con meno di venti minuti rimanenti, faccio solo in tempo a comprare due magneti da frigorifero e un po’ di datteri per finire gli ultimi shekel. Non faccio neppure una foto, ma generalmente l’aeroporto non mi è parso brutto, con un’ampia plaza centrale e vari bracci che si estendono da qui a formare le zone dei gate.
Al gate, l’orario del volo viene cambiato dalle 5.50 alle 6.00, e il gate è mezzo vuoto quando arrivo. Alle 4.50 circa comunque viene aperto, con i pochi pax che vengono imbarcati subito senza alcuna divisione tra Y e J. In realtà il volo è completamente pieno, con la stragrande maggioranza dei pax con passaporto israeliano, solo che arrivano tutti in ritardo.

Volo: LY 381
Tratta: TLV-MXP
Aereo: Boeing 787-9
MSN: 63392 LN: 671
Reg: 4X-EDD
Primo volo: ...
Consegnato: 03/03/2018
Età: 0.0 anni
Posto: 28A
Sched/Actual: 0550-0850 // 0614-0913
Durata volo: 3h 59'
Oggi voliamo con il neo consegnato 4X-EDD. Praticamente ho volato sul 50% della flotta di 787 di El Al
A bordo regna lo scazzo. Praticamente tutti gli aa/vv si fanno i fatti loro e nessuno saluta. Mi metto comodo al mio posto, e il miraggio del posto in mezzo libero, come balenato da Expertflyer e dall’addetta al check-in, svanisce quando una signora di mezza età si siede al 28B. Come detto, volo pieno. Intanto albeggia.
Purtroppo la condensa sul finestrino impedisce qualsiasi tipo di foto anche solo decente. L’unico tentativo è questo 320 Aegean ma solo perché c’è sopra la mia capa
Decolliamo col sole che sorge, mi appisolo subito dopo.

Mi risveglio venticinque minuti dopo, al rumore di tavolinetti che si aprono – colazione! Prendo l’omelette, una povera, solitaria e nuda omelette che mi guarda come a chiedere pietà. Peraltro mangiare è assai difficile, visto che la configurazione 3-3-3 sul 787 vuol dire avere il vicino in braccio e continuare a ricevere gomitate ad ogni movimento.

Pasto assolutamente insufficiente, considerando l’orario con cui occorre recarsi in aeroporto e la partenza antelucana. Curioso mettere due tipi di formaggi – una specie di Jocca, cioè polistirolo bagnato, che non tocco manco morto, e una specie di Philadelphia più molle. Non c’è un servizio bevande, a parte il tè e caffè dopo il pasto, e si è lasciati soli con la piccola confezione di acqua inclusa sul vassoio.
Ormai sveglio, provo a guardare Genius: Albert Einstein, solo che la cuffia non funziona. Pure la mia vicina commenta che sente solo da un auricolare. Chiedo una nuova cuffia, che funziona solo dopo aver inserito e disinserito lo spinotto un paio di volte fino a trovare il contatto giusto. La serie è in ogni caso davvero bella (co-produzione National Geographic).
Smanettando con l’IFE, sulla mappa in una delle varie modalità, c’è una schermata che permette di cliccare sui vari aeroporti incontrati nel percorso e che fornisce informazioni varie sull’aeroporto stesso, come numero di passeggeri. Mai visto su altre compagnie, funzione carina per l’aviogeek generico.
Anche in questo caso, i finestrini vengono oscurati, ma il controllo è ancora funzionante e parecchi passeggeri tengono l’oscuramento disattivato.
Faccio solo un paio di foto alle Alpi ormai nei pressi di Malpensa, tanto dall’ala e sull’acqua non ci sarebbe stato nient’altro da vedere.

Un po’ di charter

E un po’ di linea. Saranno volati gli sputi tra il 330 Alitalia e il 789 Etihad?


Immigrazione velocissima – la coda per gli extra-UE era provista di elimina-code, mentre a quella UE non c’era nessuno (a onor del vero, le due sole postazioni aperte erano nascoste da un pilastro, mentre l’unica visibile era chiusa, quindi è possibile che molti connazionali si siano infilati nella extra-UE).
Bagni assolutamente indegni, tra porte che non si chiudono, lavandini rotti, sporcizia generalizzata, cessi intasati. Anche senza andare in posti tipo Doha, i bagni di aeroporti come Heathrow sono su un altro pianeta per pulizia, manutenzione e qualità generale dell’ambiente.


Riconsegna bagaglio in soli 45’ (non aggiungo altro), con il solito trucco di far uscire la valigia di test per fermare il timer. Il Qatar, dopo Meridiana, non è che avrebbe voglia di prendersi anche SEA e tentare una nuova mission impossible?
DaV