Società insolvente, Piaggio Aerospace chiede l’amministrazione straordinaria


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Difesa-Piaggio Aerospace: formalizzato contratto di €196 milioni per acquisto e ammodernamento Avanti EVO
23 Dicembre 2019

Ad appena cinque giorni di distanza dalla firma di un accordo sui motori dell’elicottero Chinook dal valore di 50 milioni di euro, arriva per Piaggio Aerospace un nuovo contratto con il Ministero della Difesa, il cui valore complessivo sfiora i 200 milioni di euro. E’ stato infatti formalizzato oggi l’atteso ordine relativo sia all’acquisto di nuovi velivoli P.180 Avanti EVO sia all’ammodernamento di parte della flotta già in dotazione alle Forze Armate.

L’intesa, sottoscritta dalla Direzione degli Armamenti Aeronautici e per l’Aeronavigabilità e dal Commissario Straordinario di Piaggio Aerospace Vincenzo Nicastro, prevede innanzitutto che l’azienda ligure produca e consegni, in un arco temporale di 4 anni, 5 aerei in configurazione trasporto persone e aeroambulanza e 4 velivoli destinati alle radiomisure. Con il medesimo contratto, Piaggio Aerospace si impegna anche ad ammodernare un primo P.180 già in dotazione alle Forze Armate. Il valore di tali attività è pari a 130 milioni.

Il contratto prevede inoltre la finalizzazione di un ulteriore incarico – entro 24 mesi dalla stipula - per l’ammodernamento di 18 altri velivoli attualmente nelle disponibilità di Carabinieri, Esercito, Marina e la stessa Aeronautica Militare: questo garantirà al produttore 66 milioni di fatturato aggiuntivi, portando così il valore totale della commessa a 196 milioni di euro.

“Abbiamo raggiunto un importante obiettivo con la firma di oggi che è espressione di una comune e solida volontà del Governo di trovare soluzioni adeguate per la Difesa e per le nostre aziende. Ringrazio anche il Ministro Patuanelli con il quale abbiamo lavorato molto, e bene, per questo risultato” ha dichiarato il Ministro della Difesa Lorenzo Guerini.

“L’ordine perfezionato oggi, ad appena un anno dall’avvio dell’amministrazione straordinaria, è il risultato straordinario dello sforzo congiunto e generoso di tutte le parti coinvolte: Governo, Forze Armate e Istituzioni locali”, ha dichiarato Nicastro. “Questa commessa rappresenta infatti per Piaggio Aerospace un vero punto di svolta, mentre con la ripresa della produzione velivoli potremo reintegrare progressivamente i lavoratori in cassa integrazione. Ma non ci fermeremo qui”, ha aggiunto Nicastro, “e continueremo a lavorare con energia anche sul fronte dei privati, con l’obiettivo di finalizzare nuovi, significativi ordini. Nel frattempo”, ha concluso il Commissario, “siamo quasi pronti a lanciare il bando pubblico per la vendita degli asset della società, che contiamo di pubblicare alla ripresa delle attività dopo la pausa natalizia”.




APC
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I-DAVE

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a Taiwan, nel cuore e nella mente
Speriamo!

Meglio un padrone cinese con le idee chiare che finire in un calderone statale senza obiettivi.

Credo che tu sappia benissimo chi era il CEO di Piaggio Aero Industries prima di Mubadala, quando si producevano 30 P.180 all'anno:

http://www.cese-m.eu/cesem/2019/01/ferretti-group-un-modello-per-gli-investimenti-cinesi-in-italia/
OT partendo dal tuo link/

Ferretti Group, casualmente acquisita da un'azienda di stato cinese, dai motoscafi superlusso ha creato una divisione defense & security.

https://www.ferrettisecuritydivision.com/en-us/Home

Sicuro i vietnamiti ne hanno comprati dozzine!

DaV
 

I-DAVE

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a Taiwan, nel cuore e nella mente
Boh! E quindi?
Era un riferimento alla contesa delle Paracel tra Vietnam e Cina (per non parlare delle Spratley).

La vendita di Piaggio a società cinesi avrebbe quasi sicuramente risvolti militari, così come l'ha avuta quella della Ferretti Group. Tecnicamente la Cina è sotto embargo da parte dell'UE per i fatti di Tienanmen, quindi una vendita di quel tipo avrebbe risvolti politici - per quanto Piaggio sia un baraccone e l'Hammerhead una ciofeca.

DaV
 

CyberX

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21 Giugno 2013
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Era un riferimento alla contesa delle Paracel tra Vietnam e Cina (per non parlare delle Spratley).

La vendita di Piaggio a società cinesi avrebbe quasi sicuramente risvolti militari, così come l'ha avuta quella della Ferretti Group. Tecnicamente la Cina è sotto embargo da parte dell'UE per i fatti di Tienanmen, quindi una vendita di quel tipo avrebbe risvolti politici - per quanto Piaggio sia un baraccone e l'Hammerhead una ciofeca.

DaV
Adesso è più chiaro grazie.

E' proprio per questi motivi che l'azienda è stata strutturata in Piaggio Aviation per le attività civili e Piaggio Aerospace per quelle sensibili. Così da aumentare la possibilità di vendita del ramo civile (sempre che ci sia qualcuno interessato, sia esso Russo, Cinese o Cubano) e tenere la "ciofeca" in Italia grazie alla Golden Power...

Comunque grazie alla "ciofeca" Leonardo si è fatta un bel pò di esperienza che prima non aveva...
 

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Soldi, soldi, soldi....


Difesa/Piaggio Aerospace: siglato contratto da 125 milioni per manutenzione flotta P.180
20 Maggio 2020

A pochi giorni dal termine ultimo per l’invio delle manifestazioni di interesse per l’acquisto dei suoi complessi aziendali, arriva per Piaggio Aerospaceun nuovo contratto del valore di circa 125 milioni di euro. La società ligure, in amministrazione straordinaria dalla fine del 2018, ha infatti annunciato oggi la firma di un nuovo accordo quadro con il Ministero della Difesa per la manutenzione dell’intera flotta dei P.180 attualmente in dotazione alle varie Forze Armate: Aeronautica Militare, Marina Militare, Esercito Italiano e Arma dei Carabinieri.

L’intesa, sottoscritta a Roma tra la Direzione degli Armamenti Aeronautici e per l’Aeronavigabilità che fa capo al Dicastero e il Commissario Straordinario di Piaggio Aerospace Vincenzo Nicastro, prevede in particolare che la società aeronautica garantisca per nove anni consecutivi il Supporto Logistico Integrato per tutti i velivoli P.180 di proprietà della Difesa, con l’obiettivo di mantenerli efficienti presso le diverse basi operative. Tra le attività previste: la manutenzione programmata, le manutenzioni straordinarie, la fornitura di servizi ingegneristici atti ad assicurare la navigabilità della flotta e la fornitura di parti di ricambio.

Tali velivoli, tra le altre cose, sono destinati ad attività di trasporto persone, aeroambulanza, radiomisure e addestramento.



“La commessa annunciata oggi consente di rafforzare ulteriormente il posizionamento distintivo di Piaggio Aerospace nella manutenzione sia di velivoli sia di motori aeronautici, un segmento che vede l’azienda tra i principali operatori a livello internazionale”, ha commentato Vincenzo Nicastro, Commissario Straordinario di Piaggio Aerospace. “Si tratta di un nuovo importante passo in avanti nel progetto di creazione di un polo unico nazionale per la manutenzione dei velivoli delle Forze Armate e un’ulteriore tappa nel processo di rilancio della società, che vedrà a breve la chiusura della prima fase del bando internazionale di vendita”.



Piaggio Aerospace si presenta ai potenziali compratori, che hanno tempo sino al 29 maggio per inviare le proprie manifestazioni di interesse, con un carnet di ordini di tutto rispetto. Con il contratto annunciato oggi, sale infatti a oltre 640 milioni il valore del portafoglio ordini in esecuzione.
 

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Piaggio Attracts 19 Expressions of Interest
P.180 Avanti

Piaggio Aerospace had received 19 “expressions of interest” (EOIs) for the purchase of its Piaggio Aero Industries and Piaggio Aviation businesses by the May 29 deadline, the company reported yesterday. After discussing a potential sale for more than a year, Piaggio in late February formally issued a call for EOIs with an initial April 3 deadline that was subsequently pushed to late May in response to the Covid-19 pandemic.

The aerospace manufacturer, which entered extraordinary receivership in late 2018, said the EOIs were accompanied by “the large documentation required.”

“EOIs were submitted from all over the world, in particular from North America, Europe, and the Far East,” said Vincenzo Nicastro, extraordinary receiver for Piaggio. “This confirms the interest in the group and its growth potential, although some possibly interested parties could have been discouraged by the current pandemic.”

Nicastro still must examine the eligibility of the EOIs, most of which were for the whole group, Piaggio added. Eligible applicants will be provided access to the data room to fully examine the value of Piaggio and then have the opportunity to submit binding offers. A buyer would be selected after that time.

Piaggio’s hope is to find an owner for the whole company by the end of the year. The financially struggling manufacturer of the Avanti Evo received a boost from a long-term agreement from the Italian Ministry of Defence for the support of the P.180 air fleet of the Armed Forces. This pushed its order book to €640 million with additional orders that are under negotiation for an extra €260 million, Piaggio added

ainonline
 

gidsc

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Dopo il definitivo via libera ricevuto dal Ministero dello Sviluppo Economico e con il benestare del Comitato di Sorveglianza, è stato formalizzato in queste ore il contratto tra Piaggio Aerospace e Banca Ifis per un finanziamento – sotto forma di anticipo contratti e operazioni di factoring – per un importo complessivo di 30 milioni di euro

 

Viking

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Dopo il definitivo via libera ricevuto dal Ministero dello Sviluppo Economico e con il benestare del Comitato di Sorveglianza, è stato formalizzato in queste ore il contratto tra Piaggio Aerospace e Banca Ifis per un finanziamento – sotto forma di anticipo contratti e operazioni di factoring – per un importo complessivo di 30 milioni di euro

Ben 30 milioni! Un round da invidia
 
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Difesa, scaduto il termine per le offerte d’acquisto per Piaggio Aerospace: una brutta storia italiana (1° puntata)
29 Maggio 2020
Che fine farà Piaggio Aerospace, una volta gioiello e orgoglio dell’industria aeronautica italiana? Proprio oggi è scaduto il termine per le manifestazione d’interesse all’acquisto dell’azienda. Dopo aver ricevuto negli ultimi anni fiumi di denaro pubblico e aver visto alternarsi intorno ad essa personaggi che sembrano usciti dalla commedia dell’arte, gente da far invidia a maschere come Arlecchino, Pulcinella e Capitan Fracassa, questa disgraziata società attende di conoscere quale sarà il suo destino. Toccherà al commissario straordinario Vincenzo Nicastro, esaminare e valutare le offerte, stilare una short list delle più vantaggiose e decidere d’intesa col Ministero dello Sviluppo Economico. Evitando, com’è purtroppo già accaduto, di vedere un asset dell’industria strategica italiana finire in mani estere.

“Sassate” ha deciso di rifare la storia, in più puntate, del declino di Piaggio Aerospace e degli sconcertanti retroscena che l’hanno determinato. Perché è una tipica ed inquietante storia italiana, in cui la superficialità si mescola dell’incompetenza e le “marchette” politiche alle aspirazioni di carriera di molti protagonisti. Il tutto, dilapidando allegramente e impunemente denaro dello Stato.

Dopo la crisi finanziaria del 2008, l’anno successivo si avvertono i primi scricchioli. Ma è nel 2013 che le difficoltà di Piaggio Aerospace portano alla prima svolta deleteria. In azienda, arrivano l’indiana Tata ed il Fondo Sovrano Mabudala di Abu Dhabi. La Tata ha subito ben chiaro che per il rilancio serve un nuovo prodotto. Un aereo civile a reazione in grado di sostituire il VIP Utility a turboelica P180, ormai indigesto al mercato internazionale. Il nuovo. Serve, insomma, un velivolo di taglia maggiore, capace di far concorrenza al Falcon, al Gulfstream, all’Embraer.

È l’unica buona idea che salti fuori e come tale, viene subito bocciata. Non prima, però, di aver ottenuto un congruo finanziamento statale per lo sviluppo del progetto, in base alla legge 808. Perché gli emiratini hanno progetti ben più ambiziosi: loro vogliono un drone armato. Nessuna azienda al mondo è disposta a fornirglielo e allora si convincono (o qualcuno li illude) di poterlo avere in Italia. La Tata capisce l’antifona e si libera con sollievo dell’azienda genovese e del presuntuoso socio.



Provare a salvare Piaggio Aerospace con i droni, è un progetto alquanto bislacco.

L’unica industria nazionale che ha sviluppato droni è Finmeccanica. Perché ci vuole esperienza nel settore e nell’integrazione di sistemi complessi come quelli necessari per aerei senza pilota. Ma gli emiratini ci credono, trovano chi è disposto a seguirli su questa strada e vanno avanti come treni.

Cosi, salta fuori l’ideona: trasformare il P180 in drone armato. Togli il pilota, gli cambi nome et voilà, il gioco è fatto. Naturalmente è una colossale bufala. I droni da sorveglianza con lunghe autonomie (tipicamente 18/24 ore di volo) sono i sostanza dei moto-alianti, non certo degli aerei VIP pensati per l’alta velocità con un’autonomia di due ore e mezza, per giunta tra i più rumorosi al mondo. Altro che sorveglianza occulta! L’ Aeronautica Militare lo sapeva bene, visto che aveva già acquistato dagli USA gli ottimi Predator e Reaper armati. Come da copione, poi, Finmeccanica stava sviluppando in parallelo un mezzo simile, il Falco Xplorer. E l’Italia partecipava pure al progetto di un drone europeo ad alte prestazioni.

Non c’è niente da fare: ecco in culla il P1HH, cioè il P180 senza pilota. Un mostriccio che, anche ammesso e non concesso di vederlo decollare e tornare a terra tutto intero (cosa che difatti gli riuscirà molto difficile), potrebbe diventare solo un doppione per l’AM; un inutile spreco delle già ridotte risorse disponibili.

Non è finita. A rendere ancora più sconsigliabile l’impresa, c’era poi la trascurabile (si fa per dire) questione della convenzione internazionale MTCR (Multinational Technology Control Regime), che proibiva l’esportazione in paesi di “aree a rischio” di sistemi sensibili per la sicurezza internazionale. E i droni armati, unico motivo d’interesse industriale degli emiratini per la Piaggio Aerospace, rientravano appunto in questa categoria. Cosi come i paesi del Golfo erano considerati a rischio. Bastava ricordarsi di questo vincolo per evitare di illudere i “salvatori” e quindi esporre l’azienda genovese al fallimento e la credibilità italiana al pubblico ludibrio. Visto che sarà proprio il P1HH l’inizio dell’agonia.

Come fare per andare avanti in un progetto così scriteriato e privo di validità industriale? Servivano delle “sponde” accreditate, politiche e militari. Perché la Piaggio Aerospace è sì di proprietà emiratini, ma è pure azienda di interesse strategico. E come tale soggetta al potere di controllo dello Stato italiano. Difatti, la cosiddetta “golden power” viene confermata con un decreto attuativo della legge 56/2012, emanato dal Presidente del Consiglio il 18 Aprile 2014. Assegna come diritto-dovere al governo “di vigilare sul mantenimento dell’equilibrio economico-finanziario di Piaggio, anche al fine di consentire la realizzazione di programmi indicati nel piano industriale”. L’incaricato di gestire il corretto esercizio dei poteri speciali previsti dal decreto è la ministra della Difesa Roberta Pinotti, la quale delega come suo rappresentante (“cane da guardia” in gergo, il generale di Squadra Aerea Enzo Vecciarelli, allora in servizio presso Segredifesa. Ma sono anche altri due generali a tre stelle dell’AM, a rivestire ruoli di primi piano nella vicenda: i generali Carlo Magrassi (consigliere militare del premier Matteo Renzi) e Pasquale Preziosa, CSM dell’Arma Azzurra.

(1–continua)

Sassate.it
 

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Difesa-Piaggio Aerospace: la discesa in campo dei tre moschettieri dell’AM e di D’Artagnan-Pinotti (2^ puntata)
1 Giugno 2020
Negli stabilimenti liguri di Piaggio Aerospace si sta seguendo con grande attenzione ed interesse l’inchiesta di Sassate sulle cause del declino e gli sconcertanti retroscena politico-militari che hanno portato l’azienda in agonia. Lo dimostrano le molte migliaia di “utenti unici” certificati dal programma Analitycs di Google, ma soprattutto i complimenti e le notizie integrative provenienti dall’interno. Perché anche se i media nazionali evitano accuratamente di parlarne, ci sono decine di “lavoratori di serie B” da sei anni in cassa integrazione a 860 euro al mese e altri di “serie A” che non vengono mai chiamati alla rotazione (malgrado una sentenza del Tribunale di Savona lo abbia imposto). La rotazione sembra poter riguardare solo Villanova d’Albenga e i suoi 350 dipendenti. Il tutto, nell’indifferenza dei sindacati confederali e grazie ad una RSU che non ha aperto bocca, in questi anni, neppure quando l’azienda ha fatto ricorso all’impiego di lavoratori interinali e arrivando perfino a pagare gli straordinari agli inamovibili di “serie A”.

E la politica?, si chiederà qualcuno. Non pervenuta. Con un PD impelagato fino al collo negli orrori di una gestione dissennata targata Roberta Pinotti ed una pseudo-opposizione di Forza Italia affidata all’utilizzatore del piccolissimo aeroporto adiacente ad uno degli stabilimenti, Claudio Scajola, cosa ci si poteva aspettare? Niente, appunto.

Ma torniamo alla ricostruzione storica del come si è arrivati allo stato pre-fallimentare della Piaggio Aerospace, alla nomina del commissario straordinario Vincenzo Nicastro e alle attuali manifestazioni d’interesse (ma ce ne sono?) per tentare di salvare l’azienda e i posti di lavoro.

L’anno 2014, vede la discesa in campo -sotto l’egida di D’Artagnan-Pinotti- dei tre moschettieri messi in campo dall’Aeronautica Militare: Athos-Magrassi, Porthos-Preziosa e Aramis-Vecciarelli. Ciascuno con compiti ben precisi (Sua Maestà Matteo Renzi si è appena insediato sul trono di Palazzo Chigi) e una carriera da difendere ed implementare.



Il generale Athos Magrassi, consigliere militare del premier, si preoccupa subito di fare uno sforzo creativo per stilare e coordinare le risposte al rilievo che arriva dalla Corte dei Conti il 9 maggio. L’organo di controllo contabile contesta il mancato ricorso alla “golden power”, consentendo così che un’azienda di interesse strategico potesse essere venduta all’estero. Magrassi si arrampica sugli specchi per dimostrare le regolarità della cessione e riesce a far insabbiare l’indagine.

E poco dopo si ripete, quando l’ANAC scrive a Palazzo Chigi per contestare un’altra vicenda sconcertante: il faraonico contratto di leasing con la compagnia emiratina (guarda a volte le coincidenze) Etihad per dotare Renzi di un Airbus adeguato ai viaggi all’estero (con corte di imprenditori e giornalisti al seguito) del premier. Possibile che ad un tecnico come lui non venga in mente di comprare direttamente un Boeing 767 della stessa famiglia, di quelli oltretutto già in dotazione all’Aeronautica, invece di preferire un vecchio e costosissimo Airbus in leasing da Etihad? Con gli ovvi vantaggi per le spese della logistica e dell’addestramento dei piloti? Macché. Proprio un bel consigliere militare, non c’è che dire.

Nel frattempo, sulla scena di Piaggio Aerospace, arriva anche il secondo moschettiere, Porthos-Preziosa, CSM dell’Aeronautica. Sarà lui, da bravo pivot, a realizzare uno dei canestri decisivi nella partita del “drone armato” P1HH. Già, perché il generale a quattro stelle ha qualcosa da “recuperare” con D’Artagnan-Pinotti. E anche questa è una storia che merita di essere raccontata.

Arrivata al governo come ministra della Difesa, la parlamentare genovese (anche qui, guarda un po’ le coincidenze), ha avuto un periodo politico tormentato. Da dalemiana di ferro, è appena salita sul carro franceschiniano, diventando automaticamente anche renziana. Vuole dimostrare di non essere stata premiata in omaggio alle “quote rosa”, sogna una carriera fulminante che le possa perfino aprire le porte della corsa verso il Quirinale (prima Presidente donna!) e si butta a capofitto sul territorio ligure per dimostrare le sue capacità. Primo obiettivo: salvare Piaggio Aerospace; secondo traguardo da raggiungere, l’elezione di Raffaella Paita alla presidenza della Liguria (che verrà regolarmente bocciata). Per il primo target si affida al potente sottosegretario di Palazzo Chigi, Luca Lotti. Sa che Renzi tiene moltissimo agli emiratini e così si mette a disposizione. Le cose sembrano procedere bene, quando all’improvviso succede il fattaccio: un’improvvida “fuga di notizie” dall’Aeronautica rivela alla stampa che la ministra ha usufruito di un “volo addestrativo” camuffato per tornare nel week end a Genova con un Falcon del 31° Stormo. Per le ambizioni quirinalesche della Pinotti, è un brutto colpo. È il 5 settembre e si stanno cominciando a tessere le prime trame per le possibili candidature per il Colle. La ministra è fuori dalla grazia di Dio e si convince che il “drone armato” è stato fatto decollare dall’entourage di Porthos Preziosa. Naturalmente non è vero, ma non importa. La voce comincia a circolare ed il CSM cade in disgrazia.

Ma un moschettiere ha mille risorse e Porthos-Preziosa prepara rapidamente il “colpo del cartoccio” che gli consentirà di recuperare il credito perduto. E il 26 febbraio del 2015, al Salone Aeronautico IDEX di Abu Dhabi, il CSM dell’Arma Azzurra annuncia all’Italia e al mondo la firma di un accordo con la Piaggio Aerospace degli emiratini per lo sviluppo e l’acquisto di 6 droni P1HH e di due stazioni di controllo. Valore complessivo dell’operazione, 160 milioni di euro.

L’Aeronautica Militare italiana diventa addirittura il cliente di lancio. L’esultanza emiratina è alle stelle, l’imbarazzo di molti osservatori civili e militari palese. Investire in un aereo da collegamento VIP, travestendolo da drone armato, suscita la scomposta ilarità dei nostri alleati. Ma ormai c’è poco da fare.

Difatti, il 9 ottobre successivo la frittata si arricchisce con la nomina di Athos Magrassi a Segretario Generale della Difesa. Da lui, ora dipenderanno tutte le direzioni tecnico-amministrative delle FFAA, tra cui Armaereo, deputata alla gestione dei contratti aeronautici, ivi compresi quelli di Piaggio Aerospace (ma anche quello dell’Airbus Force Renzi di casa emiratina Etihad).

Mentre Athos-Magrassi scala posizioni verso un vertice dove, grazie a Dio, non arriverà mai e Porthos-Preziosa si preoccupa di ricostruirsi l’immagine con D’Artagnan-Pinotti, che fine ha fatto Aramis-Vecciarelli, il “cane da guardia”? Non solo non morde, ma neanche abbaia.

Perché, nel frattempo, alla Piaggio Aerospace sta succedendo di tutto. Dirigenti dello Stato ospitati in mega-viaggi più di vacanza che di lavoro, a Bangkok o a Miami, “faide” e duelli all’ultimo sangue tra i top manager, ma soprattutto errori gestionali. Qualche esempio? Si scopre l’uso dell’amianto in motori di aerei in manutenzione, saltano fuori sospetti di violazioni della legge 185/90 sull’esportazione di materiali d’armamento e relative licenze. Nel marzo 2015, poi, in un sussulto di riorganizzazione interna, la proprietà emiratina ordina un audit. Panico. La spinta all’indagine interna è dettata proprio dall’insofferenza verso la mancanza dei controlli governativi promessi. Salta così fuori che l’azienda non dispone di un sistema di controllo sulla gestione della sicurezza delle informazioni relative ai programmi militari. Insomma, non è in grado di garantire la tutela del segreto militare, non ha un sistema per classificare i componenti prodotti e che sia in linea con le leggi che regolano l’esportazione di materiali d’armamento. Altrettanto carenti risultano le procedure di controllo delle performance finanziarie e di quelle dei costi.

Conclusione: la barca faceva acqua da tutte le parti e chi avrebbe dovuto sorvegliare da parte del governo, dormiva profondamente; oppure, in alternativa, non era stato quantomeno all’altezza del compito affidatogli. In ogni caso, un vero “whatchdog”, che difatti -secondo le migliori tradizioni italiane- sarà presto premiato come nuovo CSM dell’Aeronautica.

(2—continua)

Sassate.it