Rimini] Il colosso aeroportuale russo della Novaport svela le sue carte per gestire il “Fellini”. Un piano da 40,5 milioni di euro, tutto con capitale proprio e senza prestiti dalle banche, con l’obietti – vo di arrivare entro 5 anni a 1,5 milioni di passeggeri e (entro i 30 anni della concessione) toccare quota 2,8 milioni. Pensa in grande il gruppo che già controlla 7 scali in Russia, fattura 443 milioni di dollari e ha a libro paga 6mila dipendenti. A gestire l’operazione- Fellini c’è un riminese d’adozione, Andrea Del Vecchio, manager 50enne nativo di Cesena e a Rimini da 14 anni, sposato con due figli. Da 6 anni è l’uomo di fiducia di diverse multinazionali dell’Est Europa: due banche, una grande azienda di cosmetici, un gruppo immobiliare. Fino alla Novaport, che fa parte della holding Aeon a capitale russo-occidentale. Tutto nasce l’estate scorsa. L’aeroporto di Rimini è sotto i colpi dell’inchiesta Aeradria. E’ in atto il tentativo di salvataggio dei creditori. E Del Vecchio viene “tirato per la giacca” da diversi amici professionisti e imprenditori della Riviera: “Ma non si può far nulla per rilanciare l’aeroporto? Tu che hai tanti contatti importanti in Russia…”. Del Vecchio si muove, con riservatezza e decisione. A ottobre scorso comincia al lavorare al Piano con i russi di Novaport, fino alla decisione di partecipare con forza al bando Enac.
Una bella sfida, cosa vi fa credere possa essere un progetto vincente? “La Novaport fa questo di mestiere, gestire aeroporti, a differenza degli altri tre soggetti in gara. Ed è una sfida entusiasmante lavorare a questo progetto. Qui abbiamo un aeroporto praticamente sulla spiaggia, affacciato davanti a una costa meravigliosa, con un entroterra da valorizzare, con potenzialità ricettive enormi. La proprietà ci crede, il management è tutto italiano e abbiamo la missione di vincere la gara per far grande il Fellini. L’aeroporto dev’essere il volano per la rinascita della Riviera…”.
I soci pubblici con l’aeroporto di Rimini han combinato un patatrac… “Del passato non voglio parlare. Ma per farle capire le potenzialità, le faccio un esempio. Molti inglesi vanno in vacanza in Toscana non solo per le bellezze di quella terra, ma anche attratti dalle comodità di un aeroporto come quello di Pisa. Scalo gestito benissimo e che ora, nel giro di pochi anni, fa 4 milioni di passeggeri. Perchè non potremmo arrivare anche noi a realizzare una cosa simile? Abbiamo le competenze, l’organizzazione, i contatti con le più grandi compagnie del mondo che già viaggiano con noi nell’Est e Nord Europa. E’ chiaro che vogliamo partire da questo valore aggiunto. Le compagnie che già volano da noi vogliamo vengano anche a Rimini. E già questo è un bel biglietto da visita, che permette di ripristinare rotte strategiche per il turismo in Riviera, come quelle da e per la Norvegia, la Svezia, l’Inghilterra, l’Olan – da, oltre ovviamente a quelle con la Russia”.
E l’accordo di cui avete parlato con la Qatar Airways? “E’ un partner privilegiato, con cui pensiamo di riportare il traffico internazionale in Riviera. Ci sono varie rotte verso gli Emirati Arabi e dintorni, su cui potremmo inserire Rimini, sia per i turisti russi che non solo”.
Un piano di investimenti da 40,5 mln di euro. Prevedete anche piste di atteraggio più grandi? ”Non serve. Quella di Rimini è già lunga 3400 metri e larga a sufficienza per far atterrare i Boeing 747. Noi puntiamo a rendere gradevole e attraente lo scalo. L’aeroporto è un po’ il biglietto da visita della città, la prima cosa che si vede quando si arriva e l’ultima quando si parte. Vogliamo ampliare i piazzali di sosta dei velivoli (con 12mila mq in più), fare una bella galleria commerciale (con 10mila mq in più rispetto ad ora), dove poter apprezzare prodotti tipici, comprare il made in Italy. Aree che potremmo affittare alle singole aziende o dare in subconcessione, vedremo. Certo è che dovrà essere piacevole sostare al bar o fare shopping. E mangiare qualcosa di caratteristico, una bella piada con un buon bicchiere di Sangiovese, non certo un indistinto hamburger che si può trovare dappertutto…”.
Avete un progetto anche per l’area riservata a San Marino per il traffico cargo e i voli privati, con annessa dogana? “Assolutamente no. Il bando Enac non riguardava quell’aspetto. Resta fermo che se saremo noi a gestire l’aeroporto ci confronteremo con chi di dovere nella massima collaborazione”.
Ora in aeroporto ci sono 78 dipendenti. Cosa pensate di fare? “Per il traffico passeggeri attuali sono ovviamente troppi. Ma noi pensiamo di riassumerli inizialmente tutti. Sappiamo bene dicendo ciò che sopporteremo uno squilibrio economico iniziale, ma abbiamo le spalle larghe e pensiamo presto di riassorbirlo con la crescita dei volumi e del fatturato. E’ un investimento che facciamo. Sappiamo bene che ora molti di quei dipendenti stanno facendo miracoli tra mille difficoltà per tenere in pieni l’operatività dell’aero – porto. Ci sono professionalità, esperienze e competenze da cui vogliamo ripartire”.
Occorreranno però anche i tempi tecnici per il passaggio di consegne. Il curatore Santini ha detto che ci sono risorse solo fino al 31 ottobre. Che notizie avete da Enac sui tempi di espletamento della gara? “Sapete che c’è un termine massimo di 6 mesi. Ma c’è anche quella scadenza posta dal curatore. Noi attendiamo fiduciosi. Convinti di avere tutte le carte in regola. Ma certo è che 30-40 giorni ci vorranno tutti, anche lavorando giorno e notte… Ci sono contratti, organizzazione, sistemi operativi da implementare. Speriamo innanzitutto di poter essere noi a fare questo lavoro e di poter cominciare entro settembre. Ci piacerebbe (e lo dico da riminese) contribuire a rilanciare quest’area, facendo dell’aeroporto un volano che può attrarre turismo e nuovi investimenti, con una grande attenzione al territorio e dando il nostro contributo per fare sistema. Partiamo dai professionisti e dalle imprese del luogo, senza colonialismi. I capitale è russo, ma il management è tutto italiano. Noi ci crediamo”. Claudio Casali
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