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RYANAIR VS. ALITALIA[/h] M.V. Anno X - Nr 546 del 21.05.2012
La compagnia irlandese sorpassa il nostro ex vettore di bandiera ma la polemica si accende sulle agevolazioni di cui godrebbe Ryanair, cioè i benefici offerti dagli scali decentrati disposti quasi a tutto pur di ospitare i suoi aerei.
Invece di perdere tempo sul numero passeggeri trasportati e se veramente l’una ha superato l’altra, esercizio che sembra appassionare i nostri mass media, il confronto andrebbe spostato su cose ben più concrete come quello ad esempio di come si possa pensare che un vettore tradizionale sopravviva quando deve confrontarsi su rotte e tariffe con un concorrente, quale Ryanair, circa il quale continuiamo a leggere notizie di apertura di indagini che non approdano a nulla di definitivo.
Qui non si tratta di essere favorevoli o contrari al modello low cost, qui non si tratta di difendere vecchi privilegi rigettando le novità apportate dalla deregulation. Piuttosto si tratta solo di voler continuare a fare i masochisti contribuendo a mettere a terra
Alitalia, o avere il coraggio di andare in profondità della struttura gestionale di
Ryanair ed appurare se questa compagnia sta operando in ottemperanza ai regolamenti e leggi che vigono in Italia.
Una volta chiarito quest’ultimo aspetto sapremo se quello che appare come un indubbio successo commerciale nasconda o meno costi indiretti per la collettività italiana e per gli attori del mercato Italia.
Il ritardo nell’appurare la correttezza è inaccettabile per il semplice fatto che supponendo, sottolineamo il verbo “supporre”, vi sia effettivamente qualcosa da correggere e se ne ritarda l’applicazione, ciò significa danneggiare, o perlomeno mettere in condizioni di svantaggio, le compagnie italiane per qualcosa a cui da tempo si sarebbe dovuto provvedere. Nel valutare una tale considerazione si rifletta sul particolare che Ryanair, quale vettore comunitario, può operare rotte dall’Italia non solo per l’Irlanda ma anche fra e per tutte le destinazioni comunitarie.
Dall’ottica degli utenti sarà senz’altro positivo poter scegliere su una determinata rotta fra due o più vettori, fra due o più tariffe, ma non sarebbe proponibile che in un determinato Paese un vettore si trovasse a sostenere costi inferiori rispetto ad un altro e non per una questione di snellezza commerciale o di migliore capacità gestionale bensì perché risparmia su tasse e contributi locali.
Sia ben chiaro che la critica situazione in cui si è venuta a trovare
Alitalia non è di certo imputabile solo all’invasione delle low cost, infatti solo per limitarci ai fatti più salienti:
*Alitalia sta scontando l’errore di non aver concluso l’alleanza con Klm condotta da Domenico Cempella (1999/2000) e fatta fallire da giochi di palazzo;
*Alitalia sta pagando l’errore di essersi ricordati del tricolore troppo tardi e solo per interessi di campagna elettorale (2008);
*Alitalia, con le ali piene di questa zavorra, sta infine pagando gli errori di una deregulation che ha ridotto il nostro sistema aeroportuale a terreno di conquista per i vettori stranieri.
Come ormai appare sempre più chiaro, vedi recente notizia dell’unione fra
Iberia e
British Airways, una alleanza di Alitalia con
Klm avrebbe significato la nascita di un gruppo primo in Europa che oggi non potrebbe essere altro che consolidato e come tale avrebbe prodotto sostanziali frutti agli interessati. Circa l’italianità del vettore ricordiamo solo che ad oggi il maggior azionista al 25 per cento è
Air France e si nutrono ben pochi dubbi su ciò che potrà accadere a gennaio 2013 quando verrà a cessare il lock up messo all’avvio della “nuova” compagnia. Ed è in queste condizioni, in questo scenario che Alitalia ha operato in Italia, un Paese dai mille aeroporti che non vedono l’ora che una certa compagnia low cost “faccia l’onore” di scendere sulla loro pista.
Ci si dirà che gli aeroporti non fanno altro che il loro mestiere, fuor di ogni dubbio questa osservazione è del tutto condivisibile, ricordando però il particolare che anche su questo argomento abbiamo aperto da tempo immemore un altro capitolo all’italiana, ovvero la storia infinita di dichiarazioni di uomini politici e autorità di settore che avvertono che i nostri aeroporti aperti al traffico civile sono troppi…. salvo apprendere ogni giorno che vi sono nuovi scali in fase di apertura.
Ecco, quando poi i nostri mass media fingono meraviglia e stupore alla notizia che Ryanair ha portato da/per l’Italia più passeggeri quanti ne abbia portati Alitalia, bisognerebbe che aggiungessero o si ricordassero di questo “insignificante” particolare.
A tal proposito ci si potrebbe chiedere cosa impedisca ad Alitalia di aprire anche lei i servizi attivati da Ryanair, ma sarebbe troppo chiedere che venga data una risposta conclusiva circa la posizione del vettore irlandese nei confronti della normativa italiana?
masterviaggi