Thread Alitalia dal 1° ottobre 2013


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Veolia

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Certo che se ANPAC arriva a scrivere un comunicato del genere, la situazione di AZ deve essere davvero più che drammatica. E che non è più così automatico il dogma che per AZ ci sarà un futuro a prescindere da qualsiasi altra considerazione.
vero, ma da parte di una parte considerevole dei sindacati qualsiasi cosa non fosse lo stato italiano, cioe' le nostre tasche, e' sempre stata vista come il fumo negli occhi.
credo che qualcuno cominci a rendersi conto dei rischi effettivi

se poi come mi ha ben suggerito flyking le banche erogano, ma e' lo stato che garantisce...buonanotte
 

belumosi

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vero, ma da parte di una parte considerevole dei sindacati qualsiasi cosa non fosse lo stato italiano, cioe' le nostre tasche, e' sempre stata vista come il fumo negli occhi.
credo che qualcuno cominci a rendersi conto dei rischi effettivi

se poi come mi ha ben suggerito flyking le banche erogano, ma e' lo stato che garantisce...buonanotte
Tutto quello che vuoi, ma non è nemmeno ipotizzabile una soluzione più o meno definitiva che veda AZ in perdita perenne con ripianamento annuo costante da parte delle banche in qualità di maggiori azioniste.

Cambiando discorso, dopo aver letto l'intervista del CEO EN dalla quale emerge che la compagnia aspira benone da BRI sul proprio hub di MUC, mi domando cosa succederebbe se LH o AF rompessero gli indugi e piazzassero un bel 3d verso i loro hub da BRI, NAP, PMO e CTA.
E il pensiero va soprattutto ad AF, che in questi 5 anni ha abituato tanti pax italiani a viaggiare con loro. Se davvero il rapporto con AZ dovesse interrompersi, andrebbe messo nel conto anche uno scenario di questo genere.
Non credo sia difficile immaginare quali sarebbero le conseguenze per la compagnia italiana.
 

Paolo_61

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Tutto quello che vuoi, ma non è nemmeno ipotizzabile una soluzione più o meno definitiva che veda AZ in perdita perenne con ripianamento annuo costante da parte delle banche in qualità di maggiori azioniste.

Cambiando discorso, dopo aver letto l'intervista del CEO EN dalla quale emerge che la compagnia aspira benone da BRI sul proprio hub di MUC, mi domando cosa succederebbe se LH o AF rompessero gli indugi e piazzassero un bel 3d verso i loro hub da BRI, NAP, PMO e CTA.
E il pensiero va soprattutto ad AF, che in questi 5 anni ha abituato tanti pax italiani a viaggiare con loro. Se davvero il rapporto con AZ dovesse interrompersi, andrebbe messo nel conto anche uno scenario di questo genere.
Non credo sia difficile immaginare quali sarebbero le conseguenze per la compagnia italiana.
Se LH e BA non l'hanno ancora fatto, è semplicemente perché non conviene.
Per essere redditizio un volo deve avere il giusto mix fra feed e p2p, con il puro feed vai in perdita secca (meglio vendere lo stesso posto a un pax che arriva con un volo già esistente).
Diverso il discorso AF, ma non me li vedo andare ai materassi con AZ sulla "provincia", per il semplice fatto che costa, e non poco.
 

Veolia

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Tutto quello che vuoi, ma non è nemmeno ipotizzabile una soluzione più o meno definitiva che veda AZ in perdita perenne con ripianamento annuo costante da parte delle banche in qualità di maggiori azioniste.

Cambiando discorso, dopo aver letto l'intervista del CEO EN dalla quale emerge che la compagnia aspira benone da BRI sul proprio hub di MUC, mi domando cosa succederebbe se LH o AF rompessero gli indugi e piazzassero un bel 3d verso i loro hub da BRI, NAP, PMO e CTA.
E il pensiero va soprattutto ad AF, che in questi 5 anni ha abituato tanti pax italiani a viaggiare con loro. Se davvero il rapporto con AZ dovesse interrompersi, andrebbe messo nel conto anche uno scenario di questo genere.
Non credo sia difficile immaginare quali sarebbero le conseguenze per la compagnia italiana.
concordo in pieno
la fattispecie su bri e' l'evidenza che caiaz da sola non va da nessuna parte, e' piccola ,non ha un hub, e serve un mercato moribondo nel medio periodo con margini ridottissimi
 

belumosi

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Se LH e BA non l'hanno ancora fatto, è semplicemente perché non conviene.
Per essere redditizio un volo deve avere il giusto mix fra feed e p2p, con il puro feed vai in perdita secca (meglio vendere lo stesso posto a un pax che arriva con un volo già esistente).
Diverso il discorso AF, ma non me li vedo andare ai materassi con AZ sulla "provincia", per il semplice fatto che costa, e non poco.
Secondo me su Parigi una ragionevole quota di PTP si riuscirebbe ad ottenere anche dagli aeroporti del Sud. È vero che la distanza rende questi voli piuttosto costosi, ma se mettiamo nel conto un discreto federaggio sul LR e soprattutto la possibilità di soffiare un bel po' dei pax che ora viaggiano via FCO, la faccenda potrebbe farsi interessante. Anche perchè HOP ha parecchi jet da 50 posti, che per iniziare un discorso del genere andrebbero bene. Salvo poi passare a macchine più grandi ed economiche da 100 o più posti se le cose funzionassero a dovere.
Inoltre l'esperienza barese di EN, potrebbe far presagire un rafforzamento di LH nei collegamenti verso il Sud con lo scopo di sottrarre al duo AZ-AF passeggeri sul lungo raggio. Non credo che se tra AZ ed AF dovessero davvero volare i piatti, quest'ultima se ne starebbe ferma....
 
F

flyboy

Guest
Vi segnalo questa interessante intervista sul Corriere. Non parla solo di Alitalia, ma fornisce un quadro interessante relativamente ai rapporti tra banche e imprese (ex) statali. E' anche in linea con gli ultimi post di questa mattina su AZ.

Il presidente del Cdg: istituti poco attenti alla crisi? Moratoria per 80 mila imprese
«Intesa, addio banca di sistema. Fare i soci non è il nostro mestiere»
Gros-Pietro: da Alitalia a Telecom, niente sconquassi ma usciremo. Nuovo piano industriale in primavera

«Abbiamo delle responsabilità e non ci giriamo dall’altra parte, ma il nostro compito adesso è tornare a fare la banca chiudendo con chiarezza, nei tempi e nei modi dovuti, la stagione delle cosiddette operazioni di sistema». Lo chiamavano il «professore tranquillo», nei ‘90, mentre gli affidavano una dopo l’altra poltrone problematiche. Vent’anni dopo Gian Maria Gros-Pietro, classe 1942, ultimo presidente dell’Iri e poi numero uno di Eni e Autostrade, l’economista industriale torinese amico di Prodi e caro a Ciampi, chiamato da Berlusconi nel comitato Draghi per le privatizzazioni, non ha perso flemma e sorriso.

Da sei mesi è il presidente del consiglio di gestione di Intesa Sanpaolo. Con Giovanni Bazoli, presidente di sorveglianza e padre della superbanca, e il neo consigliere delegato, il cinquantenne Carlo Messina, ne guiderà la nuova transizione. Che vedrà a primavera il varo di un piano industriale, il primo dopo quello realizzato da Corrado Passera nel 2011.

Professore, la banca di sistema non c’è più?
«Siamo dentro il sistema e ne teniamo conto. Il senso di responsabilità ci impone di non creare sconquassi, andarsene rompendo tutto non è qualcosa che la prima banca italiana può fare. Ma ci è molto chiaro qual è la priorità: occuparci dei nostri clienti, famiglie e imprese».

Alitalia, Telecom, Rcs, sono questi gli schemi da non replicare?
«Con tempi e modalità adeguate ci sfileremo da un ruolo che non è il nostro: non saremo azionisti di lungo termine. Non intendo minimizzare peso e impatto di queste operazioni, ma va ricordato che esse rappresentano solo lo 0,5% dei nostri attivi».

Qual è il modello cui guardate allora?
«Ad esempio, l’operazione Prada, chiusa con la soddisfazione di tutti e una significativa plusvalenza. La banca ha affiancato l’azienda in un momento difficile, anche acquistandone una partecipazione, il 5%, e mantenendola per il tempo necessario a consentirle di riprendere il cammino alla grande».

Nonostante qualche contrarietà emersa al vostro interno, in Alitalia avete scelto di restare coinvolti: perché?
«Alitalia sarebbe fallita, un danno enorme per tutto il Paese e quindi anche per i nostri clienti. Ad Alitalia bisogna dare il tempo di trovare un partner, perché senza non può stare in piedi. E Air France mi pare il più adeguato».

La gestione del dossier Telco-Telecom ha destato molte perplessità...
«Telco è un’eredità impegnativa per tutto il sistema finanziario. La decisione di uscire è stata presa proprio in relazione al fatto che quello di azionista non è il nostro mestiere» .

È un problema se la rete finisce in mani straniere?

«Come economista dico che non conta chi ne è proprietario ma gli investimenti che vengono fatti e i servizi che poi la società è in grado di offrire. Il Paese ha bisogno di maggiore competitività e questo passa anche attraverso una rete più efficiente».

Anche in Rcs, l’editore del «Corriere della Sera», il vostro approccio sta cambiando?
«Oggi si tratta prima di tutto si definire un percorso che consenta al “Corriere” di continuare a svolgere la sua autorevole funzione. Dopodiché il nostro ruolo sarà concluso. Ricordo il grande rispetto sempre portato dal professor Bazoli e dai vertici della banca al quotidiano e al suo gruppo editoriale, quale valore per il Paese, e l’impegno a difesa dell’indipendenza e dell’autonomia dei suoi giornalisti».

Come valuta la decisione del consiglio di amministrazione di Rcs di vendere al fondo americano Blackstone il palazzo di via Solferino a Milano, sede storica del «Corriere»?
«Non commento le decisioni del consiglio di amministrazione della società. Rilevo tuttavia che in questa occasione il fatto che Intesa Sanpaolo sostenga Rcs sia come azionista che come finanziatore è fonte di problemi: una ragione in più per dismettere, appena possibile, il ruolo di azionista che non ci è proprio».

Il faro resta acceso anche sui crediti concessi alla Tassara di Zaleski. Solo per certi nomi i soldi ci sono sempre...

«Questo non è vero. Dal 2009 a oggi, anni di dura crisi per tutta l’economia italiana, abbiamo concesso una moratoria dei crediti ad oltre 80.000 piccole e medie imprese e a decine di migliaia di famiglie, per un totale di 24 miliardi di euro, senza ridurre lo stock di finanziamenti complessivo destinato a questi segmenti dell’economia. E finanziamo il settore non profit con 4,6 miliardi di euro di crediti».

La Banca d’Italia ha avviato un’ispezione nelle prime due banche, Intesa e Unicredit, in vista delle valutazioni sui bilanci della Bce il prossimo anno. Come uscirete da questo primo esame?

«L’ispezione è un primo passaggio, un pettine fitto dal quale non si può escludere che emerga la necessità di piccole correzioni. Ma non ci aspettiamo riflessi importanti: con un common equity sopra l’11%, e una patrimonializzazione tra le più solide a livello europeo, attraverseremo l’esercizio senza danni».

Intesa è anche un laboratorio di governance. Il dualistico che ha accompagnato l’integrazione tra le banche di Milano e Torino potrebbe essere a questo punto abbandonato per il ritorno al consiglio unico. C’è un calendario?
«Innanzitutto la governance è una tema che riguarda gli azionisti, che non può essere affrontato in modo precipitoso. Per mettere a punto un modello di governance alternativo, tecnicamente valido e che raccolga il consenso dei soci, servono tempo e una riflessione sulla nuova situazione dell’industria bancaria: una operazione alla quale, come banca, possiamo soltanto collaborare sul piano tecnico. Noi, invece, stiamo riscrivendo il regolamento del consiglio di gestione per dare attuazione alle modifiche statutarie già approvate dall’assemblea degli azionisti della scorsa primavera, volte ad assicurare una maggior efficacia della funzione gestionale».

Le Fondazioni faranno un passo indietro nel capitale delle banche?
«Nel tempo credo che almeno qualcuna di esse potrebbe desiderarlo: anche in questo caso andrà definito un percorso che non metta in difficoltà il sistema, che pure negli anni ha beneficiato dei soci stabili e anche della loro disponibilità, in tempi di crisi, a sostenere la capitalizzazione della banche».


Come si è arrivati al dimissionamento da consigliere delegato di Enrico Cucchiani e come mai resta ancora sei mesi nel gruppo da direttore generale?
«Il dottor Cucchiani ha gestito bene il bilancio, e questo è il compito primario di un amministratore delegato. Adesso è il momento del lavoro di squadra perché la banca deve mobilitare le competenze che possiede. Cucchiani collaborerà ancora per sei mesi, soprattutto sul fronte internazionale. Non ci sono altri accordi oltre a quelli dichiarati» .

Quando presentate la «nuova» Intesa?
«In primavera, quando Carlo Messina, un manager giovane, capace e stimato, presenterà il piano al quale sta già lavorando con l’impegno di tutta la prima linea. Certo, un piano non è una “profezia” e nel corso della sua esecuzione aggiustamenti sono sempre possibili. Ma è importante indicare dove stiamo andando» .

http://www.corriere.it/economia/13_...re-b3587828-4b7d-11e3-9f20-48230e8bb565.shtml
 

sevs17

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Non bisogna dimenticare che secondo la stampa AF-KL avrebbe tempo fino a fine anno per entrare in AZ. Anche se non entrasse avrebbe comunque il 10-11%.

L'unica cosa abbastanza certa mi pare essere il fatto che AZ resterá nello Sky Team.
 

marcofvg

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Stupidata buttata lì come provocazione, forse.
Perché LH su MUC e/o AF su dove le pare, non iniziano ad operare per loro conto connessioni anche tra destinazioni Italia-Italia? Ovviamente, servirebbe una copertura abbastanza capillare del territorio italiano ed una politica tariffaria adeguata ed in linea almeno a quella di AZ.
Ripeto ... è una cosa buttata lì, ma me lo chiedo comunque. Al di la delle molteplici eventualità conseguenti.
 

EI-DSF

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Stupidata buttata lì come provocazione, forse.
Perché LH su MUC e/o AF su dove le pare, non iniziano ad operare per loro conto connessioni anche tra destinazioni Italia-Italia? Ovviamente, servirebbe una copertura abbastanza capillare del territorio italiano ed una politica tariffaria adeguata ed in linea almeno a quella di AZ.
Ripeto ... è una cosa buttata lì, ma me lo chiedo comunque. Al di la delle molteplici eventualità conseguenti.
LH ci ha già provato con LHI, ma ha fallito...
 

marcofvg

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LH ci ha già provato con LHI, ma ha fallito...
Forse ho capito a cosa ti riferisci, ma io intendevo altro.
Non dicevo che LH o AF operino voli diretti in Italia tra destinazione/destinazione in aggiunta all'esistente, bensì servirsi di una presenza capillare negli aeroporti italiani tramite casamadre o affiliate originante dai loro hubs oltralpe per offrire collegamenti italia/italia mediante transito in tali hubs.
Spero di aver chiarito il mio quesito.

Per farti un esempio ti rimando all'intervento n°9 (mio) di questa discussione:
http://www.aviazionecivile.org/vb/s...-Air-Dolomiti-è-in-Baviera-l-hub-della-Puglia
 

Paolo_61

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Forse ho capito a cosa ti riferisci, ma io intendevo altro.
Non dicevo che LH o AF operino voli diretti in Italia tra destinazione/destinazione in aggiunta all'esistente, bensì servirsi di una presenza capillare negli aeroporti italiani tramite casamadre o affiliate originante dai loro hubs oltralpe per offrire collegamenti italia/italia mediante transito in tali hubs.
Spero di aver chiarito il mio quesito.

Per farti un esempio ti rimando all'intervento n°9 (mio) di questa discussione:
http://www.aviazionecivile.org/vb/s...-Air-Dolomiti-è-in-Baviera-l-hub-della-Puglia
Pur essendo gli italiani notoriamente esterofili e masochisti, non mi vedo molta gente fare, per dire, un CAT FCO via FRA, magari in concorrenza con U2 che sul diretto offre ottime tariffe.
 

belumosi

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Forse ho capito a cosa ti riferisci, ma io intendevo altro.
Non dicevo che LH o AF operino voli diretti in Italia tra destinazione/destinazione in aggiunta all'esistente, bensì servirsi di una presenza capillare negli aeroporti italiani tramite casamadre o affiliate originante dai loro hubs oltralpe per offrire collegamenti italia/italia mediante transito in tali hubs.
Spero di aver chiarito il mio quesito.

Per farti un esempio ti rimando all'intervento n°9 (mio) di questa discussione:
http://www.aviazionecivile.org/vb/s...-Air-Dolomiti-è-in-Baviera-l-hub-della-Puglia
I voli diventerebbero complessivamente molto lunghi e costosi, le tratte interne (tali di fatto sarebbero) hanno yield troppo bassi per giustificare i prezzi che ne deriverebbero e praticamente ogni nicchia con un po' di mercato, è già coperta da voli diretti.
 
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kenyaprince

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Roma, 12 nov. (Adnkronos) - Air France rimane il primo partner e principale interlocutore di Alitalia ma se dovesse decidere di non partecipare all'aumento di capitale "non muore nessuno". Non si mostra preoccupato, il ministro delle Infrastrutture e Trasporti Maurizio Lupi, dalle ultime notizie che giungono da Parigi, secondo le quali il gruppo franco-olandese non sarebbe intenzionato a fare la propria parte nelle ricapitalizzazione di Alitalia."Credo e mi auguro - ha detto Lupi, parlando a margine dell'Homeday dell'Ance - che Air France sottoscriva l'aumento di capitale ma se cosi' non fosse non muore nessuno. A quel punto - ha ribadito - cercheremo un nuovo partner internazionale"."Del resto - ha sottolineato Lupi - in questi anni, Air France non e' venuta in Italia a fare la carita'. Ci sono stati 30 milioni di passeggeri dagli aeroporti italiani verso quelli francesi e olandesi".
 

kenyaprince

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VCE-TSF
[h=1]Alitalia: Lupi,piano garantisca continuita' aziendale e difenda occupazione[/h]"L'interesse del Governo nel piano industriale e' semplice e chiaro: la continuita' aziendale, gli investimenti da parte dei privati e la difesa dell'occupazione". Lo ha detto il ministro dei Trasporti, Maurizio Lupi, a margine di un convegno dell'Ance risponde ai giornalisti che gli domandavano sui tagli all'occupazione in Alitalia. "Non mi e' stato presentato - ha aggiunto - un piano industriale quando sara' presentato il Governo dara' la proprio opinione". In vista dell'incontro con i vertici di Cgil, Cisl, Uil e Ugl in programma questo pomeriggio ha commentato: "Oggi alle 14 vedro' i sindacati, mi aspetto collaborazione responsabile da parte di tutti".
 

marcofvg

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Ma te l immagini un palermo Pisa via Parigi? O un Napoli Torino via Francoforte?

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Ma infatti, ho esordito col dire che può essere una stupidata. E' palesemente ovvio che un ipotetico PMO-GOA via CDG sarebbe una scemenza. Dipende dai casi e dalla frequenza degli stessi.
Esempio: BRI-TRS-BRI via MUC ci potrebbe anche stare come tempi (l'orario web LH me lo da attorno alle 3 ore, nel migliore dei casi e non è tanto diverso dal farlo con AZ via FCO ... ma mi impedisce di acquistarlo), un TRN-TRS-TRN o GOA-VCE-GOA o TRS-GOA-TRS tutti via MUC ci potrebbero anche stare.
Ripeto sono solo supposizioni e limitate a casi specifici, che comunque si potrebbero concretizzare; in queste precise direttrici fare scalo a FCO o MUC ha poca differenza. Tutto sta nella frequenza dei collegamenti.
Non pretendo nemmeno (OVVIAMENTE) che LH basi la sua strategia h&s su questi esempi ... che discorsi. Ma darne la possibilità all'utenza, penso non costi molto alla fine della fiera.
Comunque va ben, finisco qui. Mi zittisco serenamente.:eek:
 

belumosi

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Alitalia: Lupi,piano garantisca continuita' aziendale e difenda occupazione

"L'interesse del Governo nel piano industriale e' semplice e chiaro: la continuita' aziendale, gli investimenti da parte dei privati e la difesa dell'occupazione"
E del valore strategico di AZ per collegare l'Italia al mondo che ne è stato, caro ministro?
 

Paolo_61

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così no, ma un palermo parigi via pisa? oppure un napoli francoforte via torino? sempre con lo spirito di "buttarla li"
Mi piacerebbe vedere la compagnia che va a mettere un hub a Pisa o Torino.
Anche perché il sistema hub & spoke presuppone orari coordinati.
 
Stato
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