Re: SVILUPPI SITUAZIONE AZ : CDA 13.11.2013
http://www.milanofinanza.it/talkback/orsietori.asp
La migliore notizia degli ultimi giorni? La decisione di Air France di non sottoscrivere l'aumento di capitale di Alitalia, scendendo dal 25% probabilmente al 6-7%. L'intervista di Repubblica al numero uno della compagnia francese, Alexandre de Juniac, ha finalmente messo un punto fermo al futuro di Alitalia. Chi ha pensato e pensa che prima la svalutazione a zero nel bilancio di Air France della partecipazione in Alitalia e ora la decisione annunciata pubblicamente da de Juniac di non sottoscrivere la quota di spettanza dell'aumento di capitale invece che buona sia cattiva non sa come stanno (o stavano) i poteri all'interno del consiglio d'amministrazione di Alitalia. Con il 25% Air France aveva tutta una serie di diritti di governance, con poteri di veto, per esempio, di poter far entrare altre compagnie socie, che di fatto hanno perpetrato in questi cinque anni l'impossibilità di portare Alitalia a soddisfare gli obiettivi del salvataggio. Per evidenti contrasti di interesse con l'azionista Air France, che intendeva trasformare Alitalia in compagnia regionale al servizio dell'hub di Parigi Charles de Gaulle, declassando Fiumicino e Malpensa ad aeroporti di raccolta di passeggeri per Parigi.
Se così stanno le cose e così stanno, per quale motivo il governo Berlusconi, nel 2008, insieme alla cordata di privati fece entrare nel capitale di Cai la compagnia francese accettando che avesse tutti quei poteri di veto? E perché non comprese, insieme agli investitori privati, che di fatto fra la nuova Alitalia e Air France esistevano interessi assolutamente divergenti? Per una ragione molto semplice: perché Air France in precedenza doveva comprare Alitalia a zero, secondo l'impostazione irrazionale di vendita della
compagnia di bandiera che aveva perseguito il precedente governo. Il governo Berlusconi, insieme all'ad di Intesa Corrado Passera, ebbe il buon senso di pensare che un Paese che dovrebbe avere il suo surplus e il suo sviluppo attraverso il turismo non poteva non avere una compagnia se non di bandiera almeno con interessi assoluti a servire il territorio italiano dal maggior numero di parti del mondo. Ebbe questo merito ma non la lucidità o la forza di cambiare partner industriale, pressata come era la compagnia da un imminente fallimento.
Questi cinque anni sono stati quindi un matrimonio sbagliato, anzi sbagliatissimo, con Air France che contava sulla possibilità di vedere Alitalia di fronte a un nuovo pericolo di fallimento e con gli azionisti privati che contavano di farcela e quindi di non far scattare la possibilità della compagnia francese di andare in maggioranza. Che queste fossero le aspettative lo dimostra la richiesta di Air France, poco prima del varo dell'aumento di capitale, di essere disposta a rilevare Alitalia a due condizioni: da una parte di poterla acquistare a zero euro e in particolare da una procedura concorsuale e dall'altra di declassare AdR, l'aeroporto di Roma, appunto a raccoglitore di passeggeri internazionali per Parigi. Conferma ulteriore di questa volontà è stata la simultanea decisione dei Benetton, che controllano AdR, di sottoscrivere pienamente la loro quota di capitale, versando subito insieme soltanto a Intesa (per la quota piena) e a Immsi del presidente Roberto Colaninno (metà quota).
Non si può non sottolineare che fino a questo punto sia il presidente del Consiglio Enrico Letta, che ha convocato e partecipato a varie riunioni, sia il ministro dei Trasporti, Maurizio Lupi, non abbiano giocato bene la partita resistendo alle pressioni di Air France, ben consapevoli che interesse di Alitalia e dell'Italia è di avere un partner completamente diverso dalla compagnia francese. Un ruolo non secondario per avere una visione lucida dello stato dell'arte lo ha avuto il super consulente nominato dal ministro Lupi sia per il piano aeroporti che per l'operazione Alitalia. Infatti l'avvocato Giuseppe Bonomi è stato sia presidente di Alitalia in passato, quando la compagnia ancora reggeva, e fino a pochi mesi fa presidente e amministratore delegato di Sea, quindi degli aeroporti milanesi di Linate e Malpensa. Decisiva è stata la scelta di individuare da parte di Letta in Poste Italiane il nuovo azionista in condizione di versare 75 milioni di pertinenza di Air France.
Tutto bene quindi nel primo tempo della partita, ma c'è da giocare il secondo tempo. Quindi per tutti devono essere ben chiare le caratteristiche del necessario partner industriale. Deve venire da lontano, possibilmente da molto lontano; quindi non deve essere europeo e a questo punto si comprende perché British e Iberia hanno subito gridato (rispetto all'ingresso di Poste) all'aiuto di Stato nel tentativo di far intervenire a vietarlo la Ue per evitare che Alitalia sia il cavallo di Troia per far entrare nel mercato da e per l'Europa un nuovo giocatore.
Il nuovo socio industriale dovrà venire da lontano per una ragione molto semplice: per avere il vantaggio competitivo di avere un hub e mezzo (Fiumicino e Malpensa) al centro del bacino del Mediterraneo come piattaforma per servire tutta l'Europa, l'Africa, le Americhe. Queste caratteristiche le hanno sia operatori asiatici che del Medio Oriente. E infatti gli abboccamenti sono con l'araba Etihad o la cinese Air China. Ha detto bene Giovanni Bazoli, il presidente del consiglio di gestione di Intesa, la banca che più si è adoperata insieme a Unicredito non solo per salvare Alitalia ma per dotare l'Italia di una compagnia strategica ai fini dell'industria principale che il Paese dovrebbe sviluppare per ritornare alla crescita e cioè il turismo: con l'uscita di scena di Air France c'è la possibilità di indire una sorta di gara perché Alitalia è molto attraente in un contesto globale. Una gara appunto per non sbagliare di nuovo il partner, da condurre con rapidità ma senza precipitare la scelta, grazie anche al fiato che Alitalia ha per alcuni mesi nel momento in cui, nei prossimi giorni, il consiglio d'amministrazione di Poste confermerà la sottoscrizione di 75 milioni di euro di aumento di capitale.