Re: Etihad : ci stiamo avvicinando ad Alitalia
Alitalia, snodo chiave nella ragnatela di Etihad
LA COMPAGNIA POTREBBE DIVENTARE PER IL VETTORE DI ABU DHABI LA SECONDA PORTA D’ACCESSO IN EUROPA, DOPO QUELLA APERTA CON AIR BERLIN, ANCHE PER I TRANSITI DELLE ROTTE COL SUDAMERICA
«Dobbiamo monitorare l’accordo di Etihad con Air Berlin. potrebbe essere questo lo sviluppo anche di un eventuale accordo tra la compagnia di Abu Dabi e Alitalia »: Oliviero Baccelli, vicedirettore del Certet Bocconi, ha chiaro in mente come potrebbe svilupparsi lo scenario:« La compagnia tedesca e Etihad hanno ora voli a doppio brand e stanno sviluppando insieme il network comune, in particolare verso il sud-est asiatico. Air Berlin è molto forte in Germania, che è il primo per traffico outgoing, in uscita, dall’Europa. Lo stesso modello lo potrebbe replicare in Italia, dove si registra un forte traffico invece in entrata, incoming. Se l’accordo con Alitalia andasse in porto, Etihad avrebbe due porte principali d’ingresso nel Vecchio Continente verso destinazioni differenti e che potrebbe utilizzare in particolare per incrementare i voli in cosiddetta “quinta libertà”, ancora poco sviluppati». I voli in quinta libertà sono quelli che consentono a un vettore di emettere biglietti anche a partire da una tratta intermedia di volo, imbarcando o sbarcando passeggeri nello scalo di un altro paese. Facciamo un esempio: oggi Etihad può emettere biglietti solo da e per Abu Dhabi, anche se fa scalo a Roma-Fiumicino o Milano-Malpensa per poi proseguire, per esempio, verso New York. Pur essendo il quinto, come dice il nome, dei diritti fondamentali del traffico aereo, è difficilmente applicato in Europa, soprattutto in Italia, dove fino a poco tempo fa
è stata proprio l’Alitalia a osteggiare la concessione di permessi alle compagnie straniere per paura di perdere clienti. Il primo vettore che è riuscito a superare tutti gli ostacoli è stata la Emirates con il volo DubaiMilano Malpensa- New York. Ma già quando la compagnia araba ha provato a replicare la richiesta per lo scalo di Venezia non c’è stato niente da fare. No, e basta. Un’altra compagnia orientale, la Singapore Airlines, già opera in regime di quinta liberta tra Barcellona e San Paolo. Singapore ha richiesto un permesso analogo per la Singapore-Milano Malpensa-New York, con un iter travagliato che ha messo in moto persino un’interrogazione parlamentare da parte del senatore Pd Luigi Vimercati. Senza entrare nei dettagli tecnici del perché e come, i voli in quinta libertà consentono di ampliare le rotte riducendo le spese. Tutto grazie allo strumento della rete, del network, la strategia chiave in questo settore. Nel caso di Alitalia, per esempio, significherebbe la possibilità di approfittare del forte incremento di turisti dal Sud America verso l’Italia. Il vettore italiano, infatti, non ha aerei da adibire su quelle rotte. Ma Etihad, che invece ne ha molti, potrebbe coprire la tratta da Roma-Fiumicino. Le prove generali di voli in quinta libertà da e per l’Europa Etihad le sta facendo in Belgio. Dopo il fallimento della compagnia belga Sabena, in Belgio s’è creato un vuoto che è stato prontamente riempito dalla compagnia indiana Jet Airways, di cui Etihad è azionista di minoranza. Pur di riempire l’aeroporto di Bruxelles, il governo non ha fatto difficoltà a stringere accordi con Jet Airways che oggi opera in regime di quinta libertà da Bruxelles a New York Newark e Toronto. Etihad ha formalizzato l’acquisto del 26 per cento delle azioni di Jet Airways nel novembre scorso, la prima operazione del genere avvenuta in India. L’ultima di una serie di acquisizioni che il vettore guidato da James Hogan sta portando avanti per crescere. Piccola rispetto alle altre due compagnie del Golfo, Emirates con base a Dubai e Qatar con base a Doha, Etihad vuole acquisire un peso internazionale di rilievo. Sullo scacchiere mondiale del traffico aereo disegnato da Etihad l’accordo con Alitalia, oggi, acquista senso. E anche per la compagnia italiana potrebbe significare il rilancio su rotte intercontinentali che aveva dovuto dismettere. «Siamo in fase preliminare dell’analisi su Alitalia », ha dichiarato James Hogan. Ma le trattative procedono con lentezza e grande cautela. Il piano industriale, infatti, è solido. Mancano, ancora, le fondamenta finanziarie. L’aumento di capitale grazie all’intervento di Intesa San Paolo, oggi primo azionista, Poste italiane e Unicredit, che insieme detengono ora il 52% dell’azionariato di Alitalia, ha permesso di liquidare i debiti più urgenti, evitando la paralisi. Ma i conti restano in rosso. E la condizione posta da Etihad per stringere l’alleanza è la rinegoziazione del debito. I nuovi assetti azionari dopo l’aumento di capitale dell’Alitalia
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