Le banche devono tornare a fare le banche' (Il Sole 24 Ore Radiocor) - Roma, 07 ago - Il piano industriale di Alitalia prevede "il pareggio nel 2017 e il ritorno all'utile" poi "le banche devono tornare a fare le banche e ci saranno altri azionisti che torneranno a investire in Alitalia". Cosi' il ministro delle infrastrutture e dei trasporti, Maurizio Lupi, in un breve incontro con la stampa al ministero rispondendo ad una domanda su cosa potra' accadere al termine del lock up per i soci della compagnia tra quattro anni. Lupi esprime nell'incontro la soddisfazione del Governo per l'accordo, ormai in dirittura d'arrivo, che porta l'ingresso nell'azionariato di Etihad.
MILANO - Alitalia ed Etihad, dopo un laboriosissimo fidanzamento, si preparano alle nozze. Nelle ultime ore governo, banche, soci, Poste e la compagnia di Abu Dhabi hanno trovato la quadra: tutti i tasselli dell'intesa (complicatissima come sempre quando c'è da salvare un malato grave) sono andati a posto. Ognuno ha fatto un passo indietro rinunciando a un pezzo delle sue pretese e domani sarà il giorno dei fiori d'arancio. Un'assemblea di Alitalia darà il via alla ricapitalizzazione che ricostituirà il patrimonio e cancellerà i 560 milioni di debiti - per un terzo cancellati dalle banche, il resto trasformato in azioni - poi arriverà finalmente il momento della firma della pre-intesa: gli emiri si impegneranno in sostanza a versare 560 milioni per rilevare la partecipazione (sotto il 50% per non perdere i diritti di volo nella Ue) e a garantire altri 600 milioni circa di investimenti futuri per cambiare il volto della società italiana.
L'alleanza non decollerà subito. Gli uomini del Golfo si sono riservati di dare un'ultima occhiata diretta dall'interno dei conti del gruppo per evitare sorprese. Ma, soprattutto, l'accordo dovrà passare il vaglio di Bruxelles. Un passaggio non formale visto che i concorrenti, Lufthansa e British Airways in primis, sono sul piede di guerra per i timori dell'avanzata del
Golfo nei cieli continentali.
La nuova compagnia. Come sarà la nuova Ali-had? Sarà un vettore completamente diverso da quello che abbiamo concosciuto fino a oggi. La cordata dei patrioti aveva puntato, con che risultati l'abbiamo visto, sul mercato domestico e sul medio raggio. Cancellando in sostanza Malpensa e ridimensionando i viaggi intercontinentali. Una strategia che si è rivelata suicida visto che i margini su queste nicchie, causa concorrenza delle low cost, sono bassi o nulli.
James Hogan, ad di Etihad, dovrebbe rivoltare come un calzino il network della compagnia. Aumenteranno i voli a lungo raggio. Specie da Fiumicino. E nella flotta di Alitalia entreranno in prestito molti dei superaerei ordinati da Abu Dhabi. L'Italia dovrebbe diventare la base per dirottare verso Nord e sud America i passeggeri in arrivo dall'Asia attraverso l'hub dell'emirato. Saranno intensificati i servizi di "navetta" verso il Golfo, che a quel punto sarà la tappa per chi vorrà volare dall'Italia a tutte le destinazioni del Far East. Alitalia diventerà parte integrante della ragnatela di intese e di rotte costruite con grande pazienza da Hogan negli ultimi anni: nel network ci sono Air Berlin Air Serbia, la svizzera Darwin, l'indiana Jet Airways, Air Seychelles e Virgin Atlantic.
Gli azionisti. Chi controllerà la compagnia dal punto di vista azionario? Il socio forte, ovvio, sarà proprio Etihad. Non fosse altro per il know-how, il peso degli investimenti e le disponibilità finanziarie pressochè illimitate garantite dai petrodollari. Il matrimonio rimescola invece le carte tra i soci italiani, che formalmente raccoglieranno ancora il 51%. Le Poste hanno aumentato di molto la loro influenza, costruendo un rapporto privilegiato e avviando le trattative per sfruttare a fondo le sinergie nell'e-commerce, nella biglietteria e nell'informatica. Restano (dopo aver già bruciato oltre 150 milioni e investendone altri 60 circa) i Benetton. Anche perché l'asse con Abu Dhabi potrebbe portare in dote a Fiumicino - di cui Atlantia è prima azionista - l'ingresso nel capitale di Adia, il ricchissimo fondo infrastrutturale del Golfo.
Quote di peso rimarranno pure in portafoglio alle banche che sulla partita dell'ex compagnia di bandiera hanno già mandato in fumo oltre 400 milioni. La loro scommessa - in fondo anche quella del governo - è che questa sia la volta buona. E che l'arrivo di Etihad consenta davvero ad Alitalia di voltare pagina dopo aver perso quasi 1.500 milioni in cinque anni.
I passeggeri. Festeggeranno forse un po' meno i consumatori. Specie se, come pare, il governo varerà provvedimenti ad hoc per limare un po' le unghie alle low-cost. Il rischio è quello di un rialzo dei prezzi dei biglietti. Si vedrà.
Dipendenti. In bianco e nero è anche il bilancio dei dipendenti. Chi resta avrà un posto di lavoro più sicuro. E se è un pilota può persino fare il salto della barricata e passare alla cloche degli aerei di Eihad. Resta il nodo dei 1.650 esuberi: "Tutti troveranno un posto di lavoro" ha assicurato ieri il ministro Maurizio Lupi. Sarà. Da un paio di giorni perà la realtà è che sono scattate le procedure di mobilità. Seicento persone dovrebbero essere ricollocate presso fornitori esterni di Alitalia. Gli altri passeranno sotto l'ombrello dei contratti di ricollocamento approvati dal governo Renzi.
repubblica
“Le Poste dimostrano con forza all’Ue che sia il primo investimento, sia quest’ultimo, sono un investimento di mercato per cercare sinergie industriali e risorse per il futuro”. A sostenere ancora una volta che l’intervento del gruppo pubblico al capezzale di Alitalia non è l’ennesimo aiuto di Stato alla compagnia aerea è stato il ministro dei Trasporti Maurizio Lupi. “Alla faccia di quelli che tifano perché vada male, questo è un bel segnale se fosse stato un aiuto di Stato non se ne sarebbe parlato così tanto”, ha aggiunto alla vigilia della firma dell’intesa tra Alitalia ed Etihad.
“Sull’Europa noi siamo tranquilli, abbiamo seguito tutti i dettagli e a fine agosto, inizio settembre, presenteremo il dossier all’Europa in cui spieghiamo passo dopo passo quello che abbiamo fatto”, ha proseguito. “Comprendiamo le reazioni dei concorrenti, ma una cosa è la concorrenza e un’altra è usare l’Europa per evitare la concorrenza: noi non l’accettiamo ma siamo convinti che ognuno farà la propria parte, anche l’Europa”.
ilFattoQuotidiano