[TR] Look inside America


straniero

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18 Settembre 2012
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Ciao a tutti, è da un po' che sono iscritto e lascio qualche post ogni tanto, ma mi rendo conto di non essermi mai presentato a dovere. Cerco quindi di rimediare ora con il TR della mia ultima vacanza. Non ci sono molti aerei qui dentro, sorry – trattandosi di viaggio in due, opto per una vacanza più vacanziera. Però garantisco un sacco di bei posti, e tanti hamburger.

Un'ulteriore nota: sono iscritto a (sito di aviazione internazionale) da circa un milione di anni e ho postato il medesimo TR anche lì. Piuttosto che linkarlo preferisco postarlo ex-novo sperando comunque di fare cosa gradita.

Comunque! mi chiamo Michele, ho 38 anni, e questa è la storia delle mie vacanze 2014.

Dopo anni e anni senza una vera vacanza, decido che il 2014 è il momento ideale per portare la fidansata a fare un giro per i parchi dell’America dell’ovest. Ci sono vari motivi che mi convincono a partire:
  • ho un po’ di quattrini da parte – sacrilegio! vanno spesi
  • come CFP posso usare BusinessPerTe per l’upgrade in Magnifica
  • ho anche un po’ di miglia che posso usare per l’upgrade al ritorno
mi tuffo quindi su matrix e creo l’itinerario di base:

FCO-LAX-FCO 2400€ totali. FCO-LAX in Y (per l’upgrade con BusinessPerTe), LAX-FCO in T (per l’upgrade con 35k miglia a cranio).

Non male, ma posso fare di meglio. Aggiungo PHX, che tanto ci dobbiamo passare: 2200€.

Non male, ma posso ancora migliorare. Aggiungo LIN alla fine, tanto la fidanza deve passare di là (MIL è la mia ex home base anche se al momento per lavoro vivo a Roma): 2000€. Ok, ora mi sta bene. Potrei fare di meglio, magari usando classi di prenotazione diverse, ma questa è una vacanza, non un MR, e inoltre riesco a fare due bei voli in J a un prezzo accettabile, 1000€ a cranio.

Chiamo quindi il call center CFP e in circa 30 minuti mi emettono i biglietti e confermano tutti gli upgrade. A causa della mancanza di posto per l’upgrade sul ritorno, scelgo un LAX-JFK-FCO.

L’itinerario finale è quindi:

FCO-LAX (AZ J) – LAX-PHX (DL Y)
LAX-JFK (DL Y) – JFK-FCO (AZ J) – FCO-LIN (AZ Y)

Durante il tour vedremo, nell’ordine:

Phoenix – Oak Creek – Grand Canyon – Flagstaff – Monument valley – Lake Powell – St. George – Zion national – Bryce Canyon – Kodachrome basin – Dixie forest – Brian Head (!) – Salt Lake City – Idaho Falls – Yellowstone – San Francisco – Stockton – Yosemite – Tulare – Sequoia – Ridgecrest – Death valley – Rhyolite – Las Vegas – Los Angeles.

In rosso le parti in auto, in blu i mezzi alternativi (aereo, bus, treno):



Il programma finale è più o meno così: 14 giorni, ~6000 mi / 14000 km, 14 hotel Hilton, 2 bagagli a mano e due zainetti, 4 auto a noleggio, 3 bus, 2 voli interni e 1 treno – il California Zephyr! Le cose cambieranno un po’ durante la vacanza, a causa di una valanga e un gruppo di hobo, ma non più di tanto.

Non siamo riusciti ovviamente a esplorare ogni posto per esteso, ma almeno abbiamo un’idea generale e potremo tornare in futuro nei posti più impressionanti.
 

straniero

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Giorno 1 – bellalì che si parte

Passano un paio di mesi, arriva Maggio e siamo pronti a partire.

Andiamo in aeroporto con il puzzolentissimo trenino locale e superiamo i controlli del passaporto in pochi secondi.

L’aereo – non molto visibile dalla mia posizione:





La lounge è una ciofeca, un po’ come tutte le lounge airside a FCO:



per fortuna ci si imbarca poco dopo.

FCO-LAX
AZ 620
10:20 22:25 (14:25 local)
Seat 05E / 05G (J)

Non fanno in tempo ad aprire I cancelli che vengo selezionato per il controllo del bagaglio a mano. Ora, nulla in contrario, è bello sapere che qualcuno si preoccupa della sicurezza mia e altrui. Quello che mi infastidisce è questo random yahoo che mi fruga nel bagaglio senza nemmeno mettere i guanti di protezione. Alle mie rimostranze, perlomeno, si infila i guanti. Non trovando niente posso passare e mi precipito in cabina per fare qualche foto prima che si riempia:

Il sedile 5L – privato!



La cabina:





Vista dal posto:



L’aereo è piuttosto pulito e ben tenuto, contrariamente all’ultimo JFK-FCO (TR in arrivo).

Ora un piccolo excursus su madame straniera. Essa è preoccupata perché è il suo primo volo fuori dall’Europa, generalmente non ama volare (eh lo so... deve avere altri lati positivi che spero di scoprire un giorno) e staremo in aereo 14 ore di fila. Anche se ho passato le ultime 3 settimane a rassicurarla, lei ha passato le ultime 3 settimane a preoccuparsi e a garantirmi che non si alzerà dal sedile nemmeno per andare ar bagno, e se la farà sotto ad ogni rumore sospetto.

Conscio di tutto ciò, opto per una terapia d’urto a base di sbronza e film brutti. Ha già funzionato in passato quindi perché no?

La differenza è notevole: qui la vedete appena seduta, mentre finge di sorridere ma si vede benissimo che pereferirebbe stare su Plutone a discutere di porcellane con un gatto (bande nere per proteggere gli innocenti):



e qui la vedete dopo lo spumantino di benveuto e i vinelli del pranzo.



Un sorriso vero! Missione compiuta. Durante il volo riuscirà a: alzarsi 4 volte, guardare fuori dal finestrino del galley, lamentarsi che il volo sta già per finire e dare l’OK definitivo all’RTW che ho in serbo per il 2015. Power of the ciucc...

Tornando a noi, poco dopo il decollo le FA apparecchiano la tavola e si comincia col pranzo. Layout standard AZ: adoro i cosi™ del sale e del pepe.



I vini: Montefalcone rosso DOP Colpetrone 2001 e Joel Vigneti Storici Garda DOP Classico Groppello Ca’ Maiol 2011: 9 / 10.

Antipasto: 8 / 10. Buono.



Una cosa che mi garba di bestia sui voli AZ è che le FA portano il carrello al posto e ti preparano il piatto davanti agli occhi, chiedendo di volta in volta quale pasta vuoi (ambedue) e quanta ne vuoi (tanta):



Cavatelli e pasta pomodoro e basilico: 10 / 10. Yummi! Doppio giro e sono pronto per il secondo.



Vitello baresotto: 8 / 10. Gustoso.



Tortino alla liquerizia: 9 / 10. Colgo di sorpresa la dolce metà e mi sbafo pure il suo. Lamentele a pioggia.



Vino da dessert: Semèle Montefalco Sagrantino Passito DOCG Signae Cesarini Sartori 2007 appena visibile in foto: 8 / 10. Non sono un gran fan dei passiti, ma me lo scolo quantunque.

Parecchi bicchieri di vino più tardi è tempo di scattare qualche foto. Siamo qui:



Golly gosh, la banchisa!









Il volo procede senza intoppi e ronfo un poco. Il sedile in posizione ronfo:



Più o meno tra qui



e qui



arriva la colazione.

Colazione: 7,5 / 10. Ero ancora troppo pieno per potermela gustare come si deve.



Atterriamo in tempo, e complice l’uscita privilegiata, arriviamo spediti al banco immigrazione, che superiamo in poco meno di dieci minuti. Uscendo vediamo arrivare un esercito di viaggiatori e siamo ben lieti di essere già dall’altra parte.



Questa cosa si muove. Non in foto, ma si muove.



Rapido cambio di terminale e finiamo nella lounge Delta:



Non so cosa mi abbia spinto a fotografare il soffitto, ma così e:



3 lunghe ore e siamo pronti per andare a PHX.

LAX-PHX
DL 4598
18:06 19:27
Seats 05A 05B (Y)

Giusto uno scatto della cabina:



e un avione appeso (dovremmo già essere a PHX – dopo 16 ore di volo e 3 ore di noia nella lounge, con l’orologio interno che pensa siano le 5 del mattino dopo, sono abbastanza fuso):



Tutti subito al Phoenix Hilton Garden Inn:









 

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Giorno 2 – in terra straniera!

Colazione leggera per entrare subito nel giusto ordine di cose:



My American lifestyle!

Chiedo alla persona in reception come raggiungere l’Enterprise rent-a-car ed esso, gentilissimo, chiama subito la navetta privata e ci fa accompagnare aggratis. Arriviamo e prendiamo una Chevrolet Sonic, spendiamo poi 20 minuti per capire come si usa il cambio automatico. Devo ammettere di essere rimasto completamente sbalordito dal livello di servizio e dalla gentilezza in Arizona e poi in Utah e Idaho – così lontani dai livelli Italiani! In California invece abbiamo incontrato una manica di tizi con una piva lunga così e ci siamo sentiti a casa, che non è necessariamente un pregio, anzi. Scusate la generalizzazione.

Comunque, saltiamo sul bolide e ci dirigiamo verso Oak Creek:







La via della puzzolaaa!



Un tale con un cactus:



Ed eccoci Oak Creek e Sedona:





Ci ho messo un po’ a identificare il cosiddetto Snoopy’s belly:



Burgerino leggero in Sedona e si parte verso il Grand Canyon:



Cerchiamo di fare una gita in elicottero ma a causa del vento e delle condizioni avverse i voli sono sospesi. Peccato! Giriamo un po’ con l’auto e faccio qualche foto, che non rendono giustizia alla vastità immensa del canyon:













Sulla via del ritorno:









La sera siamo all’Hilton Flagstaff Garden Inn:







Ricordo solo questo della cena:

 

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Giorno 3 – piove rosso

Il giorno dopo rapida corsetta di 4 ore (solo andata) fino alla Monument Valley:





Arriviamo e il tempo già tende allo schifo, quindi ne approfittiamo per mangiare una cosa che a dispetto delle apparenze non è malissimo:



Dopodiché prendiamo il Sentinel Mesa foot path (la Sonic nello sterrato non ce la porto) e appena siamo lontani da ogni avamposto civilizzato comincia la tempest di sabbia. Molto bene.













Torniamo insabbiati al bolide e fuggiamo verso l’Hilton Flagstaff Doubletree:





 

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Giorno 4 – di antilopi e di laghi

Consueta colazione zerofat e si parte verso l’Antelope canyon.



Adoro senza reserve ognuno di quest posti. Sembra di vivere in un film. Ci sono pure i govoni che ti rollano davanti all’auto!















Il tempo è tuttora mesto e sono sicuro che in condizioni ottimali I colori qui dentro sono infinitamente più affascinanti. Anche così però il colpo d’occhio è notevole. La guida navajo (non si entra senza guida) ci spiega la storia del canyon in un tour che dura circa un’ora.

Si scende:



Cerco malamente di nascondermi alla vista:













Andando poi verso St. George ci fermiamo alla vista panoramica del lago Powell:









Lo scuolabus. Confermo, sembra di stare in un film.



Eccoci quindi all’Hampton Inn St. George:







Un modo creative di usare un tavolo. Spostarlo? naaah:



Chiediamo in reception dove cenare e ci indirizzano senza reserve a Casa Dona Maria, un messicano:







Abbastanza scadente, alla faccia delle lodi sperticate.
 

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Giorno 5 – si fa sul serio

Starbucks finalmente:



Non so che scopo ha nella vita ma mi piace:



Oggi si comincia con Zion. Arriviamo a metà mattina, saltiamo sulla navetta (non si va in auto allo Zion! cioè salvo pochi intimi).
Spettacolare:



















Dopodiché saltiamo sull’auto e partiamo verso il Bryce canyon, non prima di esserci fermata ad un Subway per un panino che non posso non fotografare:



Il Bryce canyon è WOW.











Con ancora un sacco di tempo davanti, proviamo il Kodachrome basin:







Questo parco non può essere visitato con il pass 'Murica the beautiful, ed è fuori da ogni percorso turistico. Però è bellissimo, calmo, silenzioso e c’è pochissima gente, quindi vale decisamente una visita.

Facendosi pomeriggio inoltrato partiamo verso Brian Head. Per strada:





Dixie national forest:









Ho scelto il Brian Head per la posizione (vista sulle montagne). però quando arriviamo di Hilton non c’è traccia. Uhm. Salta fuori che l’hotel ha lasciato la catena pochi giorni prima (il consueto c**o del Michele), per fortuna la prenotazione è valida. L’hotel è di molto (!) bello e siamo in 3. Per bello che sia, però, non riesco a non pensare all’Overlook hotel:





















Per cena mi concede la miglior bistecca (finora), rovinata però da un vino marsalato. In pratica le bottiglie erano aperte dalla fine della stagione invenrale (due mesi prima). Il cameriere mortificato apre subito una bottiglia nuova e alla fine non ci fa pagare i bicchieri: un ottimo modo per trasformare una situazione spiacevole in una vittoria con cliente soddisfatto.

 
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Giorno 6 – buses and hobos

Veloce colazione a La Boulangerie Marie in quel di Cedar City:



Restituiamo la fedele Sonic e ci apprestiamo ad andare con il bus da Cedar City a Salt Lake e da lì a idaho Falls. In pratica, più o meno dal centro degli USA fin verso il confine con il Canada. ho un ricordo diverso dei Greyhound: invce quello che troviamo a Cedar è un bidone rovinato, con lo scotch ai finestrini e con su una manica di hobos molto molto puzzolenti, con rispetto parlando, che vanno ad un festival di hobos (!) a SLC. Le gioie della condivisione! Inoltre il bus ha 90 minuti di ritardo e rischiamo di perdere la connessione a SLC.

L’attesa a Cedar City:





Arriviamo a SLC just in time per prendere la coincidenza: un navettino minimal ma lindo e profumato come se l’avesse pulito mammà:



Finalmente alle 10 di sera sbarchiamo all’Hampton Inn Idaho Falls:



 

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Giorno 7 – pietre gialle, ovvero come distruggere un obiettivo reflex sfidando gli elementi

Colazione! Que mas? Niente batte la combo sarsizze e muffin per passare la giornata pieni ed assetati.



Nuovo macinino, una Nissan il cui nome proprie mi sfugge e si parte per Yellowstone. Fa freddo e nevica, del resto siamo vicini al confine con il Canada:











Dopo un paio d’ore arriviamo al parco:





Passiamo la mattinata a ciondolare con i bisonti:











Arriviamo quindi ad un ristorante molto a nord dove mi godo un bison bratwurst (yea!) e delle patatine al formaggio da voltastomaco (bleurgh):



Subito dopo, Liberty Cap e ci instradiamo verso Grand Prismatic:















So già oramai che non vedrò nulla, infatti quando arriviamo siamo nel mezzo di una tempesta di neve. Direi che non ci siamo fatti mancare proprio nulla in questa vacanza. dalla sabbia alla neve. Forse il tifone... Comunque questo è il massimo che vedo:



Ne approfitto comunque per provare a fare delle foto. Come risultato, la neve sferzante mi oblitera il 70-300 che non si riprenderà mai più. Per fortuna che era un bidone da 50 euris comprato usato un paio d’anni fa, se avessi rovinato il 10-24 mi sarei sparato. Ne approfitto anche per consumare del tutto la batteria della fotocam e rubo il tablet dell’altra metà del cielo (cit.) per continuare con le foto.

per fortuna ci sono altre sorgenti, tra cui la spettacolare Sapphire pool:





Partiamo verso il Garden Inn Idaho Falls e finiamo la giornata all’Outback steakhouse. Il cibo è ottimo e merita una menzione d’onore il dolce: Chocolate Thunder From Down Under! Sono orgoglioso di averlo mangiato.





















 

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Giorno 8 – la natura non ci ama

Altro giorno di viaggi. Il bus Salt Lake Express è profumato e ci porta in tempo utile a SLC. Il piano del giorno consiste nell’aspettare indomiti il California Zephyr e ronfarci su la notte alla volta di Reno. Un’altra cosa che aspettavo con ansia da tempo. Tutto bene tutto bello, peccato però che:

  • Non esiste stazione del treno – solo due binari e un ufficio, che è pure chiuso
  • SLC è paese di mormoni: indi, la domenica è tutto chiuso, a parte un tossico ristorante cinese vicino alla stazione
  • Quando torniamo alla stazione del bus (le due stazioni sono attaccate) ad attendere il treno delle 11, la manica di hobos incontrata due giorni prima sul bus è ancora lì a far casino e a infastidire i passeggeri in attesa, tanto che alla fine devono intervenire le guardie della stazione
  • All’apertura dell’ufficio dei treni, scopriamo che il treno ha dodici ore di ritardo a causa di una frana che l’ha bloccato. Oh sigh
Comunque, con la fidanza non a proprio agio, e nemmeno io se è per quello, controlliamo le varie opzioni e scegliamo per la più ovvia: Hampton Inn Salt Lake City, ça va sans dire, e il giorno dopo un bel dieci ore di auto attraverso il Nevada alla volta di SFO. Arriviamo in hotel a mezzanotte:

 

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Giorno 9 – di deserti e cavi elettrici

Colazza leggera! Sto invecchiando.



Taxi fino all’aeroporto (i rental aprono prima), noleggiamo una Passat e ci tuffiamo nel deserto del Nevada per dieci ore non stop, salvo una breve pausa a Winnemucca per provare Taco Bell: gustoso!



Potato road!



Lo scenario cambia radicalmente all’arrivo in California; ci vuole un bel po’ ma arriviamo a SFO per restituire la macchina e dall’aeroporto ci imbuchiamo sulla navetta Hilton per raggiungere l’Hilton Doubletree San Francisco airport. Cosa non si fa per risparmiare due lire:











Dopo cinque minuti di immobilità completa realizzo che non sta leggendo il menu: sta ronfando dibbellas.



‘Scusate, mi ero assopita’ (©Fantozzi). Giunge il momento più atteso della giornata: pollo con qualcosa (essalei) e ultimate burger (io). Sorry, troppo stanco per scrivere i nomi



 
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Giorno 10 – sotto al solleone

San Francisco! Bus fino ai Moraga steps:













Bus fino al Golden Gate bridge e consueta abusatissima foto da turisti:





Bus fino a Lombard street, che non riesco a fotografare come si deve ma che è comunque bella:







Cable car! Da provare, non fosse che per poter banfare ‘been there, done that’:



The pier, e Alcatraz in fondo:





Come sono carucci:





Quello in acqua sembra me quando mi rilasso in una spa.

Giungono le 6 e saltiamo sul treno per Stockton:







Consueta manica di pazzi urlanti alla stazione e arriviamo all’Hilton Stockton:











Sembra un bel posto:







Cena in hotel, che i posti intorno sono un po’ delle mezze ciofeche e siamo senz’auto:

 

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Giorno 11 – Yoghi, hai rubato tu la merenda al parco? Mm mm... mehehe (©YogiEBubu)

Terza auto (Nissan):



E via verso Yosemite:











Durante il pranzo arriva un amichetto peloso che invoca a gran voce la divisione dei pani e dei salami. Ma è vietato: giù le zampe dalla mia pizza!





Scenari mozzafiato e pelosini dappertutto:





Ripartiamo poi verso l’Hampton Inn Tulare:



 
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Giorno 12 – c’è qualcuno che è più vecchio di me qui

Oggi si va verso il Sequoia national park:









Il panino si presenta male ma si rifà con un buon sapore:



Sotto all’albero! Ho sempre voluto farlo:



Scalata time. It’s a long way to the top (puff puff pant pant):









Avvicinandoci al Generale:





Il Generale oltre ad essere molto fiCo è anche piuttosto grosso e fatico a inquadrarlo completamente da sotto, nonostante il 10-24. Inoltre è anche vagamente anziano, pur portando bene i suoi anni:







Partiamo quindi alla volta del prossimo parco:







Joshua tree! Che ghallo! Non sarà quello degli U2 ma rulla di brutto:





La sera ci vede parcheggiati all’Hampton Inn Ridgecrest:









Cena al Grape Leaf:









Buono!
 

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Giorno 13 - ghiandole sudoripare e oasi nel deserto

Passiamo per la Death Valley:















Pur essendo maggio si schiatta ed usciamo dall’auto solo per un paio di fotine.

Passiamo poi da Rhyolite, un villaggio semi abbandonato più o meno sulla via per Las Vegas:











Lunch at Denny’s in Beatty:







La città della perdizione! Restituiamo l’auto e corriamo all’Hilton Doubletree Las Vegas:



Stavo per dire I like the… ma è meglio se dico che mi piace il logo!







La città dalle mille luci:

























LAS è un posto folle. Va vissuta (*hrm* con gli amici *cough cough*)

McDonald’s alfine







Il giusto pellegrinaggio:





La sera ci vede protagonisti di un episodio interessante. Essendo io un’anima pia e generosa, fornisco grano a palate (vabeh, 40$) alla fidanza per farla divertire alle slot. Quando però essa vince la cospicua somma di denaro che vedete sotto, mi comunica unilateralmente che la vincita è sua e si rifiuta di dividere.

Aaah... le donne:



Riesco a consumare la batteria facendo foto a caso e non riesco a fare foto notturne.
 

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Giorno 14 – sui veri idoli delle folle

LAS airport:





LAS-LAX
DL 4532
09:55 11:10
Seats 05A 05B (Y)

Due ore di ritardo. Ne approfitto per sondare l’insondabile: gli abissi della mente della gente che vende sta roba:







Due ore dopo partiamo per un volo tranquillo, atterriamo a LAX e sfiniti dalla fame consumiamo un burgerone bruciaticcio ma buono al bar rock dell’aeroporto. Poi lasciamo armi e bagagli al Doubletree LAX Airport:













Un salto in Sunset Boulevard alla ricerca dei veri idoli:













Forse la foto più abusata degli States:



Pur non essendo stato a Venice beach etc., quel poco che ho visto di LAX mi è parso una gran ciofeca, pieno di pazzi che urlano per strada e sugli autobus. Ma ho visto troppo poco per esprimere un giudizio informato. Diciamo che non mi ha imperssionato come città.

Cena in hotel, che domani ci si levanta alle 4 per tornare (SIGH):







Ogni cosa ha una sua storia, ma questa?

 

straniero

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Giorno 15 – sigh e sob, sob e sigh

Si torna. Ci alziamo troppo presto per prendere

LAX-JFK
DL 2487
06:45 15:11
Seats 14A – 14B (Y)



Essendo STE+ ci tuffiamo sui sedili Economy Comfort. Aereo mezzo pieno:







Whoa! Stavo per dimenticare l’obbligatoria foto nella toeletta, zenit di ogni TR che si rispetti:



Soaring through the clouds:







Volo tranquillo. Arriviamo e ci rechiamo con mestizia nella lounge AZ (quella AF è chiusa che la stanno ristrutturando). Almeno è pulita, ma l’offerta di cibo e bevande ricorda più il bar drako di Premenugo che non una lounge seria. Massimo rispetto per Premenugo, un po’ meno per il bar drako.

Riesco a vedere un paio di avioni:







Alle 17 ci appropinquiamo al gate.

JFK-FCO
AZ 603
18:00 08:35 (local)
Seats 05E 05G (J)

Vista della cabina:

















Le FA passano per consegnare gli amenity kit, che ovviamente non ricordo di fotografare, OJ (quello rosso! yea! da quando l’han cambiato con quella roba arancione sono triste), spumantino e i menu:







Poco dopo il decollo,



Vengono preparati i tavolini per cena e io mi scordo di prendere nota dei vini. garantisco. Mea culpa, mea maxima culpa. Incolpo la levataccia.

Mousse di Asiago – 8 / 10. Ottimo.



Ravioli al pecorino e pasta con pomodorini San Marzano DOC – 9 / 10. Al momento del secono round le FA chiedono: cosa desideri ancora? E io ovviamente rispondo: tutto. Sembrano soddisfatte della mia risposta; non dico che mi lasciano il vassoio, ma quasi.



Petto di pollo con pistacchio zenzero e verdurine – 9 / 10. Tenero e saporito.



Nel mentre analizzo degusto e tasto (!) tutti i vini disponibili.

Delizia Italica– 8 / 10. Troppo pieno per godermela davvero.



Ronfo, pisolo e guardo anche un po’ di tivì e giunge l’ora della colazione:



Niente di speciale, ma sto succo!

Ahimé ci siamo quasi…



Atterriamo e faccio l’ultima foto al gioellino:

 

straniero

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Conclusioni

Voli AZ

La classe Magnifica è magnifica, se mi perdonate l’orripilante gioco di parole. Peccato solo che il soft product sia gestito da imbelli capaci di far passare la voglia di volare ad Amelia Earhart.
Il cibo e i vini sono spettacolari, i/le FA attenti e cortesi.

Due cose che potrebbero migliorare:

Pulizia della cabina. Tutto si consuma, e non pretendo che un sedile di 5 anni sia come nuovo. Ma almeno provate un po’ a pulire anche negli angoli meno visibili; se la polvere e le briciole le vedo io, potete vederle pure voi.
Trattamento dei top tier flyers. Punto delicato; io non volo per venire servito e riverito da un FA ossequioso, o perlomeno non è la mia priorità massima. Ma se salgo su un aereo e la capocabina va da un tale CFP e loa accoglie con mille salamelecchi leccandogli le orecchie, poi la stessa capocabina viene da me, che pure son CFP, e mi dice uei bellalì, ecco in questo caso penso che il livello di servizio non è consistente. Posso suonare snob, e in fondo forse lo sono; ma queste cose hanno anche un effetto sulla percezione finale del servizio da parte del cliente, e anche questo conta alla fine.

Voli DL

LAX-PHX e LAS-LAX sono voli tropo corti per farsi un’idea. Riguardo a LAX-JFK, la cabina era pulita; non c’era servizio (a parte il cibo a pagamento) e non ho usato l’IFE. In generale comunque un’esperienza piacevole.
C’è spazio per migliorare nella gestione dei ritardi. Quando hanno annunciato il ritardo del volo LAS-LAX, non è stato detto né il motivo né il ritardo previsto. A saperlo avrei potuto organizzarmi in maniera diversa, ad esempio facendo un giro o, in caso di ritardi estremi, lasciando l’aeroporto, visto che manco hanno una lounge ST dove ribaltarsi di whiskey. Liscio, con acqua a parte, grazie.

Catena Hilton

I vari marchi sono riconoscibilissimi – una volta che sei stato in un Hampton Inn, li hai visti tutti. Stesso discorso per i Doubletree. Ah, il biscotto del DT è buonissimo!
Non amo molto la moquette negli alberghi, ma la sensazione generale è di una buona pulizia.
Con questo giro sono arrivato al 70% verso il rinnovo del livello Gold – senza considerare i viaggi di lavoro già fatti o ancora da fare nel 2014.

I parchi US

Tutti i parchi sono puliti, tenuti meravigliosamente, gestiti benissimo. Il livello del servizio anche nei parchi meno conosciuti, tipo il Kodachrome, è impressionante. Tutte le persone dello staff nessuna esclusa provano un orgoglio e un senso di responsabilità verso il proprio mestiere che a confronto l’Italia ne esce a pezzi. Se fossimo capaci noialtri di trattare bene il turista anziché trattarlo come gonzo da spennare, guadagneremmo un bel po’ di punti agli occhi del mondo. Invece no, olé, facciamo andare in rovina il nostro patrimonio storico! Chi se ne fotte! HAHA! Scusate la generalizzazione, ma quando ci vuole ci vuole.

E le miglia?

Ho speso 70k per l’upgrade del volo di ritorno. In totale abbiamo guadagnato 60k + 8k grazie all’acquisto del biglietto (Amex AZ Platino). Sono esattamente dov’ero prima, ma con un signor viaggio alle spalle in più.

ciao a tutti!
straniero
 

pello

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29 Giugno 2013
2,175
153
BGY
alla faccia della presentazione, alla faccia del giro e alla faccia del cibo!!!!!!! :D :D

molto bello!!!