Re: Ustica, Stato condannato a risarcire vittime."Congruamente motivata la tesi del m
Allora, cerchiamo di mettere tutto in ordine cronologico.
Il giorno dopo l'incidente viene nominata dal Ministro dei Trasporti (Rino Formica, all'epoca) una commissione di inchiesta, presieduta dal Carlo Luzzatti. Nel team investigativo Antonio Ruscio (dirigente DGAC), Riccardo Peresempio (Civilavia), Francesco Bosman (ingegnere del RAI), Aldo Mosti (ufficiale dell'AM), Enzo Antonini (Cpt Itavia), Gaetano Manno e Bernardo Sclerandi (primi ufficiali Itavia), Pietro Fucci (medico legale) e Pietro De Luca (esperto sanitario). Prestano assistenza alla Commissione i delegati della Federal Aviation Administration e dell'NTSB.
La commissione conclude i lavori il 16 marzo 1982, stabilendo che la causa del disastro possa verosimilmente addebitarsi ad una esplosione. Che tuttavia è impossibile collocare all'interno o all'esterno dell'aereo. Si suggerisce quindi il recupero del relitto per condurre indagini più precise.
Il Pubblico Ministero Giorgio Santacroce nel frattempo commissiona ad un esperto dell'NSB americano, John Micidull, un'altra perizia. Viene richiesta in quanto la compagnia Itavia, soprattutto per iniziativa di Mario Cinti (Direttore delle Relazioni Esterne di Itavia ed ex ufficiale dell'AM), sostiene che la causa della strage sia da identificarsi in un missile. La perizia, consegnata il 25 novembre del 1980, viene svolta sui pochissimi frammenti rinvenuti in mare e sulle ipotesi formulate dalle parti, e conferma, in termini di possibilità, l'ipotesi del missile.
Il Giudice Istruttore Vittorio Bucarelli commissiona il 21 novembre del 1984 una nuova perizia al Prof. Massimo Blasi, ed iniziano i lavori di recupero del relitto del DC-9. Il 10 giugno del 1987 viene recuperata la scatola nera, il CVR ed alcune altre componenti del relitto, che vengono quindi prese in esame dalla Commissione Blasi.
Il 16 marzo del 1989 la commissione Blasi nella prima relazione conclusiva ritiene maggiormente probabile l'ipotesi del missile. Al momento della consegna della relazione finale, solo il 30% del relitto è stato recuperato.
Proseguono nel frattempo le operazioni di recupero del relitto, e il GI dispone una serie di quesiti supplementari alla luce dei nuovi reperti individuati. Viene poi completata la perizia radaristica della Selenia, che fornisce il quadro interpretativo dei tracciati e dei tabulati. La commissione Blasi a questo punto si spacca, e due componenti su cinque (lo stesso Blasi e Massimo Cerra della Selenia. il sesto è Romano, il medico legale, che non si esprime) rigettano la prima conclusione affermando come alla luce dei nuovi reparti e delle nuove perizie l'ipotesi più verosimile sia quella dell'esplosione interna. Si schierano contro, sostenendo invece l'ipotesi del missile, Ennio Imbimbo, Leonardo Lecce, Mariano Migliaccio, Carlo Romano (medico legale).
Viene quindi chiesto alla Commissione Blasi di produrre una nuova perizia, le cui conclusioni vengono presentate il 26 maggio del 1990. Si tratta ancora una volta di una doppia e completamente discordante valutazione. Blasi e Cerra parlando di bomba a bordo e ritengono che non siano visibili altri aerei dalle tracce radar; Imbimbo, Lecce e Migliaccio sostengono invece la tesi del missile e della presenza di tracce riconducibili ad altri aerei.
Nel 1990, dopo un duro scontro con l'allora Sottosegretario alla PdC Giuliano Amato, Bucarelli si dimette e viene sostituito da Rosario Priore. Questi nomina una nuova commissione, presieduta dal Prof. Aurelio Misiti, che dispone adesso del 90% del relitto.
La commissione Misiti presenta le sue conclusioni il 23 luglio del 1994, affermando che la sola ipotesi di una esplosione a bordo, con ordigno collocato nella toilette, risulta accettabile. Due membri della commissione, il Prof. Casarosa e il Prof. Held, chiedono che venga allegata una nota aggiuntiva. In questa nota aggiuntiva concordano in linea di massima con le conclusioni di Misiti e degli altri periti, ma sostengono anche che l'ipotesi della bomba presenta dei margini d'errore, non potendosi quindi attribuire un margine di certezza completo. Dagli atti dell'inchiesta: "Casarosa e Held, membri del collegio peritale, che distinguevano parzialmente le proprie conclusioni dagli altri periti in quanto, nella loro nota aggiuntiva alla relazione finale, sostenevano che l'alta probabilità dell'ipotesi di un'esplosione interna non doveva portare ad escludere categoricamente altre ipotesi (in particolare la semi-collisione), la cui coerenza dipendeva tuttavia dalla eventuale acquisizione di nuovi elementi circa la presenza di altri velivoli. Casarosa ed Held ritenevano pertanto l'ipotesi esplosione interna "molto probabile ma affetta da non trascurabili livelli di incertezza".
Nel 1993, invece, un collegio di parte civile presieduto dall'esperto americano Robert Sewell aveva ipotizzato l'impatto con due missili.
Nel maggio del 1995 i periti del collegio radaristico presieduto dal Prof. Enzo Delle Mese, e composto anche dai colleghi Donali e Tiberio, presenta conclusioni altamente contraddittorie, che comprendono sia l'ipotesi della presenza di tre aerei militari nelle immediate vicinanze del DC-9 Itavia, sia in realtà l'assoluta assenza nell'arco di circa 50/60 miglia. Escludono inoltre la manomissione dei tracciati forniti dall'AM agli inquirenti.