Sea, la procura di Milano chiede il processo per Gamberale e Maia
24 giugno 2014
Il procuratore aggiunto di Milano Alfredo Robledo ha chiesto il rinvio a giudizio per Vito Gamberale, accusato di concorso in turbativa d'asta, nell'ambito dell'inchiesta sull'acquisto del 29,75% di Sea da parte di F2i. La richiesta è stata fatta anche per Mauro Maia, dirigente del fondo, e l'indiano Behari Vinod Sahai, procuratore speciale della società Srei infrastructure finance Ltd, che aveva presentato una offerta per la quota di Sea messa in vendita dal Comune di Milano, non accettata perchè depositata con dieci minuti di ritardo. Anche per loro l'accusa è di concorso in turbativa d'asta.
La vicenda
La quota del 29,75% di Sea è stata venduta dal Comune di Milano a F2i il 16 dicembre 2011. Il prezzo fissato come base d'asta era di 385 milioni di euro. Il fondo guidato da Gamberale si aggiudicò la gara offrendo un euro in più rispetto alla base. L'offerta indiana presentata in ritardo, invece, proponeva un rilancio di 40 milioni di euro. Tuttavia, a causa del ritardo nel deposito, avvenuto dopo la chiusura della gara, quella proposta non fu accolta. Nel frattempo F2i ha comprato anche una quota di Sea dalla Provincia di Milano, salendo al 44%, quando il Comune è rimasto socio di maggioranza.
L'inchiesta
L'inchiesta, chiusa il 27 febbraio scorso, era nata in seguito alla trasmissione a Milano di una intercettazione telefonica del luglio 2011 tra Gamberale e Maia, effettuata dalla procura di Firenze, dalla quale sarebbe emersa una conoscenza anticipata della gara prima che fosse pubblicato il bando. L'ipotesi accusatoria riguardo il reato di turbativa d'asta riguarda però un presunto accordo tra Gamberale e Maia con Sahai Vinod Behari «perchè si astenesse dal concorrere alla gara» per l'acquisto del 29,75% di Sea indetta dal Comune di Milano, come indicato dal pm Robledo nell'avviso di chiusura indagini. Nel dicembre 2011, alla data fissata per la scadenza della presentazione delle offerte, il rappresentante indiano depositò la proposta della società estera interessata alla Sea in ritardo di 10 minuti - per un errore di ufficio si disse all'epoca - e l'offerta fu quindi esclusa.
Le accuse
Secondo la procura di Milano, il ritardo fu voluto e frutto di un accordo con F2i, unico altro pretendente per l'acquisto del 29,75% della società che gestisce gli aeroporti di Linate e Malpensa. L'accordo per non partecipare alla gara prevedeva, stando alla ricostruzione degli inquirenti, che F2i cedesse «alla società rappresentata da Sahai Vinod una quota compresa tra il 5% e il 7% delle azioni Sea spa a un prezzo pari a quello che sarebbe stato corrisposto da F2i in sede di aggiudicazione, poi effettivamente avvenuta in data 16 dicembre 2011, a un prezzo di 1 euro superiore a quello posto a base d'asta» che era di 385 milioni di euro. Il fascicolo sulla Sea è stato al centro dello scontro tra il procuratore capo di Milano, Edmondo Bruti Liberati, e il procuratore aggiunto Alfredo Robledo, approdato al Csm e poi trasmesso al pg della Cassazione.
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